ciao rocco

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rocco3

rocco è un labrador di otto mesi nato in val seriana,

una padroncina fantastica con cui giocare, una casa bellissima a bergamo alta, con un poggio panoramico sulla mura dove abbaiare agli stupidi turisti, un inverno tribolato con un’infiammazione agli arti e una frattura al gomito e un’operazione delicata perfettamente riuscita, con l’inserimento di una vite,

finalmente settimana scorsa prende contatto con il suo elemento naturale, il mare,

felicità pazzesca, tutto il giorno in acqua a giocare con quelle strane creature, i bipedi,

e poi corse lunghissime nei campi assolati, rincorrendo le ombre degli ulivi, il vento,

gli odori, i rumori, i gatti, i topolini di campagna, annusando leccando divorando tutto quel che capita,

e poi un boccone dal sapore strano, amaro, e un mal di pancia sempre più forte,

e vomitare sangue, e la corsa dal veterinario, e il veterinario che ti dà gli antibiotici,

ma non servono a niente, e non serve a niente la corsa in macchina alla clinica veterinaria,

rocco ha chiuso gli occhi, continuerà a correre da qualche altra parte, sulle bianche scogliere del canada, in un altro tempo, in un altro mare, più freddo,

cercando il mitico passaggio a nord-ovest!

ciao rocco!

j’accuse

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login_poker

> per la morte del diciannovenne di Ischia che si è buttato nel vuoto lasciando un biglietto nel quale chiedeva scusa a mamma e papà per aver bruciato i magri risparmi di famiglia nel gioco d’azzardo on line, io indico come responsabile il capo del governo, Enrico Letta,

> per la rovinosa liberalizzazione attualmente in corso del gioco d’azzardo, a totale ed esclusivo vantaggio delle 10 grandi società finanziarie private che hanno in gestione i giochi in Italia, le 10 sorelle (Sisal e Lottomatica, più altre otto  società non italiane, la maggior parte delle quali ha sede in Lussemburgo) e a totale rovina, economica e umana, di milioni (milioni! un suicidio collettivo!) di cittadini comuni, che a causa del gioco d’azzardo legale in brevissimo tempo hanno rovinato sé stessi, le loro famiglie, attività, imprese, io indico come responsabile il capo del governo, Enrico Letta,

> per la gestione criminale dei monopoli di stato e dell’erario, che oggi ricava dal gioco d’azzardo la stessa cifra di dieci anni fa, 7mld di euro, a fronte di incassi quadruplicati (da 20 a 80mld di euro l’anno) con utili stratosferici per le 10 sorelle, io indico come responsabile il capo del governo, Enrico Letta,

> per la metamorfosi orribile, rapida, cui assistiamo giorno dopo giorno, di quello che era il bene pubblico supremo, lo stato, la res-publica fondata sul lavoro, in una privativa fondata sul gioco d’azzardo, che è un furto legalizzato, io indico come responsabile il capo del governo, Enrico Letta,

> per la morte indotta, bi-partisan, sia della libertà d’impresa che dello stato sociale, per l’assoluta mancanza di opportunità, sostegno, incentivi a chi è in cerca di lavoro, e per le condizioni insostenibili cui è costretto chi oggi in proprio o in società produce beni e servizi utili, possibili, competitivi, innovativi, oppresso e perseguitato con metodo da decine di agenzie, uffici, ufficiali pubblici, e migliaia di disposizioni, norme, spese, tasse, contribuiti, divieti, controlli; e  all’opposto per la facilità, la rapidità, il favore con cui viene accolto e trattato dallo stato chi decide di giocare e dilapidare, invece di lavorare e produrre, con sollecitazioni ovunque, per strada, in tivu, on line, e con incentivi, bonus, di 500, 1000, 1500 euro, equivalenti a uno stipendio: per questa politica criminale, che da un lato perseguita e mortifica artigiani, lavoratori e  disoccupati, e dall’altro blandisce, facilita e gratifica chi sceglie di giocare; io indico come responsabile il capo del governo, Enrico Letta,

Perchè indico il capo del governo come responsabile di tutto questo?

Perchè il capo di questo governo, Enrico Letta, e sei ministri di questo governo bi-partisan,

nascono ed esistono e provengono  da una fondazione (di nome VeDrò),

la quale fondazione nasce ed esiste in quanto finanziata dalle due più grandi società di gioco d’azzardo, Sisal e Lottomatica.

Voi cosa credete che farà il capo del governo, al di là di raccontare una marea di cazzate su questioni in realtà secondarie, cosa credete che farà a proposito di questo curioso paradosso, per cui il gioco d’azzardo, ovvero l’attività con il peggior rapporto benefici/danno sociale mai esistita, di fatto la prima causa di spreco e di perdita di risorse, è allo stesso tempo anche la prima azienda italiana per fatturato?

Cosa farà Enrico Letta: deciderà di mandare a fare in culo Sisal e Lottomatica (e le altre otto società anonime che controllano il mercato italiano dell’azzardo)  per rimettere in piedi l’Italia che lavora, come farebbe un grande statista,

o continuerà a fare quello per cui è stato messo lì, e cioè mandare in merda tutti quanti, ma proprio tutti quanti, con l’unico vantaggio di accrescere gli utili delle 10 sorelle, che sono società private, di cui magari è socio (visto che scemo scemo non sembra)?

Eh? Cosa mi dite?

poscritto

Cosa mi dite di questo governo, voi giovani di sinistra, che ogni giorno spedite 10 curriculum sudatissimi e in cambio ricevete 10 proposte di lavoro frizzantissime che cominciano con “cerchiamo persone disposte a guadagnare 5000 euro al mese lavorando da casa- bonus di 1500 euro immediato – registrazione pay-pall immediata –scarica e gioca, comincia subito a guadagnare”?

Cosa credete, cosa pensate quando la grande azienda seria, dopo dodici colloqui, tre lauree, sette master vi propone di lavorare gratis, come stagista? Oppure vi chiede di aprire la partita iva, offrendovi una specie di anticipo mensile sulle provvigioni, e dopo un anno che lavorate vi ritrovate ad esservi indebitati fino al collo col vostro datore di lavoro, cosa pensate a quel punto, provate a scaricare il bonus Welcome Sisal?

Che cosa pensate quando a trent’anni compiuti, dopo aver passato la settimana a fare colloqui e volontariato, dovete chiedere il 100 euro a vostro padre, un perfetto idiota che alla vostra età, trent’anni fa,  con un impiego qualsiasi e inutile (ufficio, cravatta, andare a bere un caffè, battere qualcosa a macchina, fare due telefonate, andare a bere l’aperitivo) manteneva moglie, tre figli, due macchine, vacanze al mare, in montagna, tredicesima, quattordicesima, assicurazione medica, tre televisioni, e andare a mangiare il pesce?

Cosa dice vostra madre, arzilla ultrasettantenne ecologista che è sempre stata iscritta alla CGIL, e prende la pensione da quando aveva 35 anni, avendo lavorato in totale 7 anni nella sua vita (+3 maternità +5 anni di università, passati a fare assemblee)?

Le piace Enrico Letta, no? 

E cosa dice la zia interista, che però ha sempre votato Berlusconi, e non ha nessuno con cui parlare da quando è rimasta vedova, e un cazzo da fare tutto il giorno, e le figlie sposate bene, e la casa di proprietà, più le altre due messe a reddito, e una bella pensione di reversibilità sicura come il giorno e la notte, tutti beni da dilapidare gioiosamente alle slot machines in un paio d’anni?

I pensionati con problemi di sciatica, come lei, non avrebbero diritto ad avere la slot in casa? Sarebbe mica una bella comodità?

Non è penoso vederli arrancare da un tabaccaio all’altro?

Chi li manterrà questi nuovi tossici che hanno lavorato trent’anni e adesso si fanno fuori la pensione in tre giorni? I figli disoccupati, quelli che dovevano guadagnare 5000 euro al mese lavorando da casa, on line, vincendo facile col metodo Fibonacci? Finita la pensione, finiti i risparmi, pignorata la casa, cosa si fa, se la cosa riguarda 3-5-8-13-21 milioni di persone tra 5 anni? Dai Letta, datti una mossa, i conti li sai fare.

Per un diciannovenne che si suicida oggi, bisogna fare saltare dieci pensionati domani.

Cosa dice il pensatoio VeDrò-Sisal-Lottomatica? Un nuovo gioco, una nuova slot?

Qui ci vuole il Black Jackpot. Tre teschi neri, e via! Risolvi anche la grana-eutanasia, win for death, e funerale pagato bipartisan, da Lottomatica e INPS.

Non si preoccupi, dottor Letta, anche la cosa più assurda, con la pubblicità giusta, risulta accettabile. Tutto dipenderà dalla pubblicità, dal testimonial giusto.

Come dice? Bisio? Si, Bisio sarebbe perfetto per win for death! Sarebbe capace, no? Ha già lavorato con noi, e con ottimi risultati mi pare.

10elotto_bisio 

grande talento, ma inaffidabile

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certo, è stata una disgrazia, ma di quelle che vengono da lontano,

una storia come tante, l’amico che ti tradisce alle spalle, e fa finta di niente;

tu invece lo sai, ma anche tu tieni la parte, e fai finta di niente,

aspetti il momento buono per fargliela pagare con gli interessi;

intanto vi vedete sempre meno, è normale, passano gli anni, i decenni…

sono passati più di cinquant’anni…

l’amicizia tra me e Gianni è iniziata che avevamo vent’anni, era il 59, governo Fanfani,

sempre insieme, grandi progetti, grandi idee, pochi soldi, tanto entusiasmo,

abbiamo fatto cose bellissime, lavori incredibili, io introverso, incapace di comunicare, lavoravo di notte, facevo capolavori;

lui brillante, affabile, conquistava chiunque,

siamo andati avanti così per dieci anni, tra alti e bassi, i lavori li firmavamo insieme, ma era lui quello che si era fatto conoscere, io stavo dietro le quinte, anonimo, e mi andava bene così;

poi è arrivata l’occasione giusta, è arrivata a me, gennaio 1970,

e io invece di dire subito sì, ne ho parlato a Gianni,

lui ha detto dobbiamo muoverci nel modo giusto, prendi tempo,

poi, come capita con le cose importanti, è successo tutto dal mattino alla sera,

senza che nemmeno me ne rendessi conto, il mio amico Gianni, il mio migliore amico, forse l’unico che ho mai avuto, grazie al mio lavoro, alle mie idee, mi ha rubato il posto, si è preso la scrivania, il lavoro, lo stipendio, il successo, i progetti, il futuro, si è preso tutto,

allora non me ne ero reso conto con chiarezza, l’amarezza ti confonde le idee, ti rende incerto,

lui mi ripeteva la sua versione, non era come sembrava, l’aveva fatto per me, per noi, mi diceva di avere pazienza, qualche mese e mi avrebbe fatto entrare,

passa un mese, ne passano due, passa un anno,

una sera mi chiama, io penso: finalmente!

ti devo chiedere un favore, mi dice,  lui a me, un’emergenza, e così, al telefono, mi chiede di coprirlo: ha detto a sua moglie che si vedeva con me, sua moglie mi conosceva, una bellissima ragazza, giovanissima,  della mia parola si fidava, dovevo dirle una balla, se mi avesse chiamato, e poi avvertirlo subito…

aveva un’altra, da non credere, non gliene era mai importato niente delle donne, non era mai stato portato per gli affari cuore, ma adesso che era diventato qualcuno, ecco che aveva sentito il bisogno di farsi l’amante, e io, l’amico tradito, senza lavoro, senza soldi, senza donna, dovevo essergli complice,

non ci ho pensato molto, gli ho risposto subito: ascolta Gianni, io non ho più niente, solo il rispetto di me stesso, io le menzogne non le dico nemmeno per me, perchè dovrei dirle per te?

D’accordo, come non detto, mi fa, pensavo fossimo amici, mi ha detto, lui a me.

In quello stesso periodo, vengo a sapere da terzi che si è liberato un posto, proprio la mia mansione, allora lo chiamo, non mi risponde, lo richiamo, niente, alla fine mi richiama lui, mi dice di stare tranquillo, tu fai la domanda, mi dice, al resto penso io, ma non continuare a chiamarmi, poi pensano male, sai, le segretarie parlano, ti chiamo io appena so qualcosa,

era già diventato vicedirettore, stava bruciando le tappe,

qualche giorno dopo mi chiama, mi dice: non c’è stato niente da fare, il direttore si è imposto, ha imposto il suo cavallo, uno dieci anni più giovane di te, capace di far niente, senza curriculum, senza titoli, e adesso dovrò pure fargli da balia... era lui la vittima, alla fine,

ma io il direttore lo conoscevo per altre ragioni, un vero signorsì di pochissime parole, arrogante, ma con una sua etica, di quelli che le carognate te le fanno da nemico, alla luce del sole, non di nascosto, come gli amici,

così prendo coraggio, sapevo le abitudini, il punt e mes a mezzogiorno, lo avvicino al bar, gli dico dottore, ci contavo su quel posto, Gianni me l’aveva promesso…

non c’era nemmeno bisogno parlasse, l’espressione diceva già tutto: tanto per mettere le cose in chiaro, mi dice scostandosi, non sono io che mi sono opposto alla tua assunzione, ma qualcuno che ti conosce bene, e ti ha definito “di grande talento, ma inaffidabile”.

Inaffidabile? A me, che sono la fedeltà in persona? Poi ho capito. Mi faceva pagare il mio rifiuto a fargli da ruffiano.

Per qualche tempo ho pensato di aspettarlo per strada con una spranga, frantumargli un ginocchio. Oppure: andare a trovare sua moglie, Mara, e spiegarle alcune cose. Invece niente.

Passano gli anni, uno dietro l’altro, dieci anni.

La domenica lo vedevo arrivare a messa con la macchina nuova, il cappello Borsalino, le scarpe lucidate, la Mara in pelliccia di visone.

Soldi ne aveva fatti a palate, si era comprato la macchina, la casa, la seconda macchina, la seconda casa.

Io mi ero venduto tutto, anche l’orologio di mio padre, per tirare avanti. Passavo le giornate in ciabatte e canottiera, sulle panchine. Ero diventato un fanigott. Ma non ci pensavo più a fargliela pagare. La rabbia era passata.

Mi faceva pena, a dire il vero, con quel suo sorriso da curato di campagna. Lasciami stare, Gianni, gli dicevo quando incrociava il mio sguardo, e lui da bravo passava oltre.

Ma un’estate, era Ferragosto, 1982, l’estate in cui l’Italia vinse i Mondiali, lo incontro in piazza, aveva la moglie al mare, mi invita a mangiare con lui in trattoria, è molto agitato…

io ti ho sempre invidiato, mi confessa, fin da quando eravamo ragazzi,

io avrei sempre voluto avere il tuo talento, mi dice, la tua grazia,

usa proprio queste parole, sono parole che mi colpiscono,

ma cosa stai dicendo, gli dico, col mio talento faccio una vita da miserabile! 

però sei libero! mi rinfaccia con foga, troppa foga, e lì ho capito che mentiva, faceva scena, e mi ha fatto schifo, era inutile stare lì ad ascoltarlo, ho gettato il tovagliolo sul tavolo,

sì, sono libero di sputarti in faccia, gli ho detto, e nell’uscire mi sono pure fermato a pagare il conto, tutto quello che avevo in tasca per tirare avanti una settimana,

Passano altri dieci anni. Crolla il muro di Berlino, cambia il mondo.

Ormai ero diventato un poveraccio, mi ero messo a bere, stavo con la Mery, una donna di strada, e non mi vergognavo, lei mi amava, ero la sua ragione di vita, un artista, io la stimavo, aveva una sua etica, un’onestà totale, profonda, una specie di forza virile, mai un lamento, una lacrima, niente, si teneva tutto dentro, peggio di me, anche la malattia,

sto mica tanto bene, mi dice una sera, domani vado a farmi vedere,

una volta entrata in ospedale, se ne è andata in pochi giorni,

l’avevo seppellita da una settimana, quando mi arriva un biglietto di Gianni, ma non di condoglianze, no…

mi scriveva testuale che “aveva nostalgia di quando eravamo ragazzi” e “andavamo a donne insieme”. Eravamo andati una volta in una casa chiusa, perchè poi le avrebbero chiuse, era in discussione la legge Merlin, ma non ci avevano nemmeno fatti entrare, non avevamo i ventun anni,

non eravamo mai andati a donne insieme, tu non sai nemmeno cosa siano le donne, avrei voluto dirgli, col suo biglietto tra le mani,

davvero una lettera stupida, con un finale orripilante, dove mi chiedeva per scritto di “trovargli una donna, ma verace, formosa, anche non giovanissima, al giusto prezzo”,

forse non sapeva del mio lutto? o faceva finta? uno dei suoi giochetti? cosa significava lasciarmi tra le mani quella lettera di suo pugno, avrei potuto rovinarlo mostrandola alla moglie, e anche alla ditta, perchè la ditta a queste cose ci teneva, lavoravano per la chiesa, non si poteva sgarrare sulla moralità dei dirigenti…

non riuscivo a capire, provavo solo pena, schifo, tristezza,

arriviamo all’epilogo, al processo, all’assoluzione,

alla fine le cose si sono risolte, ci ha pensato la Provvidenza,

quando l’ho visto sulla sedia a rotelle, al parco, l’ho osservato bene prima di avvicinarmi, era anche molto ingrassato, lei faceva fatica a spingerlo,

ciao Mara, le ho detto, forse non ti ricordi di me, lascia che ti dia una mano,

lei mi ha sorriso con una tristezza senza fine, non ci eravamo quasi mai parlati, ma eravamo come fratelli,

e come mi fissava lui, invece, un vegetale con gli occhi terrorizzati, riusciva a muovere solo la mano destra, emetteva dei grugniti incomprensibili, che forse incutevano pietà a chi non lo conosceva, e invece a me, e a sua moglie, facevano schifo,

è lucido, lucidissimo, capisce tutto, mi ha detto lei, e mi ha raccontato cosa era successo, davanti a lui,

capivo che aveva addosso una rabbia cattiva, quell’uomo l’aveva  sempre tradita, e alla fine gli era preso un colpo, un ictus, mentre era “con un ragazzo di strada”,

le parole le uscivano affilate, controllate, avrebbe voluto urlare, ma si limitò a ripetermelo a bassa voce: “non una donna, un ragazzo!”

poi gelida mi ha detto: “potrebbe andare avanti così anche vent’anni”.

io le ho risposto: sei ancora una bella donna, Mara, quanti anni hai? sessanta? ne dimostri dieci di meno, non è giusto quel che ti è capitato, non lo meriti.

Tutti questi discorsi davanti a lui, era la nostra vendetta.

Abbiamo cominciato a vederci tutti i giorni, al parco, non c’è stato bisogno di spiegarle per filo e per segno, aveva capito anche lei cosa avevo intenzione di fare.

Così quel giorno mi ha affidato Gianni, e il furgone attrezzato per portarlo in giro, prenditi una giornata di riposo, Mara, ci penso io oggi al nostro Gianni, lo porto al lago, dove andavamo sempre da ragazzi,

in quel punto il lago è profondo 300 metri, ci facevamo il bagno d’estate fantasticando sui galeoni spagnoli affondati negli abissi del tempo,

l’ho tirato giù dal furgone, l’ho legato bene alla pesante carrozzina, in giro non c’era anima viva, è proprio triste il lago d’inverno, stava già venendo buio,

alla fine avevi ragione Gianni, sono proprio inaffidabile

non c’è stato nemmeno bisogno di spingerlo, una volta sistemata la carrozzina sullo scivolo del vecchio imbarcadero, è bastato togliere il freno,

e non ho dovuto nemmeno mentire troppo bene, raccontando della disgrazia:

tutti, dal maresciallo, al pubblico ministero, al giudice hanno capito cos’era successo,  il vecchio amico impietosito gli aveva dato una mano pietosa a suicidarsi, ridotto in quello stato…

(By Leone Belotti, Luglio 2013, BaDante Care&Writing Agency; imago: Gianni Cavina e Alessandro Haber ripresi da Pupi Avati)

meccanica quantistica

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2005_03_31_principio

1851, Giuseppe Verdi lancia la hit mondiale “la donna è mobile, qual piuma al vento”.

Oggi sappiamo che l’autore del libretto non aveva intenzione di creare quello che per 150 anni sarebbe diventato lo slogan del vetero maschilismo romantico. Più semplicemente, era socio di una ditta produttrice di ventagli e cappelli con piume di struzzo.

2009, George Clooney dirige e interpreta il film “l’uomo che fissa le capre” e contestualmente fa coppia fissa con la Canalis. Di seguito gli spot dove fissa la donna-mobile Nespresso.  Poteva immaginare che “Fissare la capre” diventasse la parola d’ordine del neo maschilismo gay?

1927 W.Karl Heisenberg: Ci sono fenomeni chimico-fisici che non sono misurabili.

L’incertezza è nella natura stessa delle particelle quantistiche.

(immagine: T-Shirt Heisenberg, by Federico)

deus ex machina

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Deus ex machina in theatro graeco est deus qui repente in scaenam prodit et orditum subvertit in subito epilogo

Il “deus ex machina” (Dio dalla macchina) nel teatro greco è una divinità che improvvisamente viene calata in scena da una macchina (dall’alto, tramite una carrucola) e risolve l’intreccio con un colpo di scena finale.

Imago: James Bond ex Aston Martin

una cosa intelligente fatta da Berlusconi

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berlusconi-anni-70

Faccio parte di quella massa di italiani che da sempre trovano Berlusconi epidermicamente insopportabile, perfetto rappresentante di tutto ciò che è profondamente detestabile, socialmente, politicamente e culturalmente,

perciò quando settimana scorsa una maestra yoga mi ha invitato, come esercizio di spirito positivo, a trovare una buona notizia, volendo esagerare, ho rilanciato promettendo: farò di più, troverò una cosa buona, una cosa intelligente fatta da Berlusconi,

non è che mi sia venuta in mente subito, ci ho pensato per giorni, e alla fine l’ho trovata,  e in tutta onestà devo ammettere che una cosa buona, intelligente, Berlusconi in 20 anni l’ha fatta,

una cosa da niente, ma di grande valore, che interesserà pochi:

bisogna tornare indietro parecchio, fine anni Ottanta, primi anni Novanta,

in quegli anni io ero un giovane rampante-sovversivo in ambito pubblicità-letteratura, da un lato frequentavo l’intelleghenzia di sinistra, Milano Poesia, votavo Democrazia Proletaria e pubblicavo racconti con piccoli editori prestigiosi; dall’altro facevo marchette (copy e ghost writer) per l’odiata Milano da bere moda e design;

altri tempi: scrivevi la didascalia “poetica” per una sedia, tre righe, e pioveva il centomila lire; scrivevi una mezza cartella stampa per lanciare una nuova linea, e pioveva la mezza milionata; scrivevi agile un libro in 5 giorni sul marketing, un libro poi firmato da un grande manager, e piovevano dieci milioni;

un giorno sono al caffè Sant Ambroeus col mio boss (uomo craxiano, che tutti ritenevano un grande stratega pubblicitario, in realtà amava dipingere e aveva fatto i soldi come musicista componendo la sigla per l’antesignano dell’e.commerce: “con Postal Market è una festa”) quando la mia attenzione è attirata da un tizio (Silvio B.) che racconta barzellette al barista (impassibile, mentre tutti intorno si scompisciano)

quello lì è un leader carismatico, mi dice il mio boss. Allora io tiro fuori tutta la mia preparazione citando Max Weber. Lascia stare Max Weber, mi dice il boss, e tutti i marxisti: se vuoi capire come funziona davvero il capitalismo, leggi Pareto. Chi?

Vilfredo Pareto. In qualsiasi facoltà di sociologia francese, tedesca, inglese, americana Vilfredo Pareto è considerato il più importante scienziato della politica del Novecento, così come Marx lo è dell’Ottocento, Montesquieu del Settecento, Bodin del Seicento e Machiavelli del Cinquecento.

In Italia è quasi del tutto ignorato. Per quale motivo? Sarà stato un porco fascista! Macchè, insegnava  in Svizzera. Leggiamo le opere, e vediamo di capirci di più.

Il boss mi presta un mattone (il Trattato di Sociologia, del 1916) e un libello polemico (“Il mito virtuista e la letteratura immorale”, del 1911) in edizione originale.

Entrambe le letture sono delle rivelazioni. Nel libello polemico, il nostro se la prende con i moralisti, sia cattolici bigotti che atei socialisti, invitandoli, invece di pensare alle “foglie di fico” a occuparsi dei veri problemi del paese: miseria, corruzione, analfabetismo, mafia a camorra. Il pudore patologico serve a distrarre l’attenzione dai fatti economici: mentre la gente si sfoga a discorrere intorno alle foglie di fico, i furbi mangiano i fichi stessi.  Uno dei pamphlet più divertenti, dissacranti, eleganti e colti che abbia mai letto.

Nel Trattato, mi si apre un mondo. Le “scoperte” di Pareto sono numerose, e tutte fondamentali. La più nota è conosciuta come “teoria delle elites”: a differenza di Marx, che spiega la storia come scontro tra classi sociali, Pareto spiega la storia con la teoria delle elites: gli individui emergenti, anche quando dichiarano il contrario,  non vogliono sovvertire le elites, ma semplicemente farne parte, ed è interesse delle elites (ricambio delle elites) integrare questi individui capaci, ed emarginare i proprio rami secchi in attività oziose (sport, cultura, beneficenza…).

Quando un’elite non è in grado di assicurarsi sangue fresco, l’intera società va verso la sclerosi. Ne deriva, è il caso italiano, che il primo fattore di sclerosi sociale, che impedisce la circolazione delle elites, è il familismo.

Il familismo è la base dell’impresa familiare, e a livello d’impresa familiare è un fattore socioeconomico propulsivo. Non esisterebbe la piccola impresa senza un nucleo compatto e solidale di comando e lavoro come la famiglia.

Ma a livello di grande impresa, con grande responsabilità sociale, le dinamiche familiste delle elites italiane nel 90% dei casi sono un fattore recessivo: in una posizione di potere, servono individui di grande capacità, ed è improbabile (al max 10% dei casi) che i figli di uomini di grande capacità, nonostante le favorevoli condizioni in cui sono stati allevati, siano essi pure dotati di grandi capacità. Basta guardarsi in giro, per averne conferma.

E cosa fanno le elites? Come dominano? Come sfruttano i lavoratori?

Prendendoli in giro. Dandogli ragione. Dandogli dei contentini, e facendo grandi promesse. Lasciando che si uniscano in grandi masse, essendo più facile manovrare una massa (cooptandone i leader) che una moltitudine di individui. L’uomo massa, convinto dai suoi leader che l’unione fa la forza, rinuncia a ogni iniziativa individuale, e accetta come sue le scelte dei suoi leader.

Ci sarebbe da andare avanti ore. Ci sarebbe da leggersi Pareto. Dopo aver restituito le edizioni originali al mio boss, mi ero precipitato in libreria, volendo possedere testi così culturalmente importanti (il Trattato) o letterariamente esemplari (il pamphlet contro i moralisti).

Con mia grande incredulità e sorpresa scopro che esistono edizioni delle opere di Pareto in francese, in inglese, in tedesco… ma non c’è un editore in Italia che pubblichi Pareto!

E non stiamo parlando di un filosofo nazista maledetto come Julius Evola, stiamo parlando di un tranquillo liberale aperto e tollerante (forse un tantino elitario…).

Mistero. Misteri del sistema culturale italiano.

I grandi misteri del sistema culturale italiano sono l’imposizione nella scuola dell’obbligo di autori scadenti come il Manzoni, Vittorini, Moravia, gente che ti fa passare la voglia di leggere per il resto della vita, e in parallelo il mobbing editoriale/scolastico sul grande romanzo dell’Ottocento italiano, Le Confessioni di Nievo, e sul grande romanzo del Novecento italiano, l’unico di livello europeo, La Pelle di Malaparte.

Ma questo li supera tutti. Nessuno in Italia pubblica Pareto!

Pochi anni dopo, in una nota libreria di anarchici, trovo questa collana superlussuosa e costosa (tipo i Meridiani) che ha in catalogo l’opera omnia dei grandi pensatori eretici: Erasmo da Rotterdam, Giordano Bruno… e Vilfredo Pareto!

Chi è l’editore? Silvio Berlusconi Editore. Non Mondadori, Fininvest, o altre sigle del gruppo. Si chiamava proprio Silvio Berlusconi Editore. Il Pareto mi pare costasse 100.000 lire. Una collana che oggi non c’è più.

Ecco la cosa buona, intelligente fatta da Berlusconi. Pubblicare Pareto.

Meno buono, il fatto che lui, e non noi, intellettuali di sinistra, abbia letto, compreso bene e messo in pratica con successo la teoria delle elites, soprattutto il capitolo sulla predisposizione delle masse verso i comportamenti non logici…

In una villa sul lago di Como, alla scuola del partito, ci facevano leggere tutti i pallosissimi testi sacri del comunismo, il resto era sovrastruttura borghese, ma ripensandoci adesso  mi sorge il dubbio che il docente di dottrina, D’alema, si leggesse Pareto di nascosto.

6 palle 2 gay 3 verità

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ColleoniDavinci

come cane umanista, quando faccio una ricerca, vado a fiuto,

la mosca al naso mi viene leggendo che il monumento equestre al Colleoni è considerato la più bella statua equestre mai realizzata. E come mai allora l’artista che l’ha realizzata, il Verrocchio, è un mezzo sfigato?

la prima traccia, che potrebbe essere una coincidenza, arriva osservando la fisiognomica della faccia skaz del Colleoni equestre del Verrocchio comparata con il celebre uomo inkaz disegnato da Leonardo per La battaglia di Anghiari:

la sguscia, le labbra affilate, il naso, gli zigomi, gli occhi fuori dalle orbite (per il nervoso, e la tiroide) le arcate sopraccigliari da pugile…

il Colleoni sembra proprio la versione muta dell’uomo sbraitante di Anghiari (che del resto somiglia al Percassi furioso…)

la seconda traccia, che è già un indizio, è nelle cronache storiche: nel 1469, al banchetto con 100 portate a Venezia in onore del Capitano Generale Bartolomeo Colleoni, è presente, come disegnatore, un giovanissimo Leonardo da Vinci (diciassettenne).

Nell’occasione il Colleoni, ubriaco, dichiara a tutti di aver trovato il destriero perfetto, il cavallo Leone, dotato di 3 collioni, che dovrà fare da modello per il proprio monumento equestre.

La terza traccia, è quasi una prova: morto il Colleoni, il suo monumento equestre viene realizzato dal Verrocchio. E chi c’è a bottega dal Verrocchio in quegli anni come allievo-scultore: Leonardo da Vinci!

Ora, le “botteghe” dei vip, oggi come 500 anni fa, che siano designer, stilisti o scultori, funzionano sempre nello stesso modo, è il metodo socratico,

diciamo che il maestro, per svezzarlo, fotte l’allievo, a volte non solo professionalmente, e per un allievo che arriva a livello del maestro (Platone e Socrate) o addirittura lo supera (Leonardo e Verrocchio) ce ne sono 1000 che si fanno fottere e basta, professionalmente e non…

la quarta traccia, sempre in quegli anni: mentre il Colleoni equestre è in lavorazione, la bottega deve fronteggiare uno scandalo (piuttosto frequente): il Verrocchio e Leonardo sono infatti denunciati per sodomia dalla corporazione degli scultori…

Morale: per realizzare la grande statua del grande mangiafighe a cavallo Bartolomeo Colleoni, con sei coglioni totali, c’è voluta una sinergia omosex, con il vecchio maestro (il Verrocchio) che si prende il lavoro, il merito e il soldo; e l’allievo di genio (Leonardo da Vinci) che ci mette i disegni, e non solo quelli.

Totale: 6 palle e 2 gay fanno 3 verità: il Verrochio era gay (e chi se ne frega)  Leonardo era gay (e chi se ne frega) e la statua più bella del mondo è opera di un genio (Leonardo): e questo ci piace!

sì, questo è uno scoop mondiale, fatto da un Upperdog, il cane umanista in grado di dirti che libri hai letto dalla puzza che hai sotto il naso.

(imago: a sn, statua equestre del Colleoni by Verrocchio, a ds. disegni di Leonardo)

 

adv family

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una-grande-famiglia-cast

“Una grande famiglia” è la storia di una famiglia borghese mandata in rovina dal cambio generazionale, contenitore ideale di spot sul tema “crisi, diventare poveri”,

la fiction è in onda la domenica sera su RaiUno, ma al primo intervallo pubblicitario ecco lo spot Sky: niente fighetti o belle ragazze, ma una famiglia di routine proletaria, con casa modesta, ma il bello di arrivare a casa, è che c’è Sky, messaggio chiarissimo;

subito dopo, una scena mai vista: una lussuosa Audi nera entra nel parcheggio del discount-sottocosto Lidl: non cambiare stile di vita, cambia supermercato!

dopo l’interruzione pubblicitaria, la fiction riprende con la didascalia nel programma sono presenti inserimenti di prodotti a fini promozionali, a segnalare che la pubblicità continua, sotto diversa forma;

una volta la si definiva occulta, oggi basta dichiararla, e in questo modo stuzzichi anche l’attenzione, vediamo se riconoscete gli inserimenti,

questi inserimenti possono essere a livello visivo, di screen (evidenti primi piani tipo spot sulle vetture Fiat) verbali, di script (il prodotto viene “detto”: …adoro guidare la mia Lancia…) o di sceneggiatura, di plot (il prodotto è protagonista della fiction o di una scena),

segnalo tre inserimenti particolarmente infelici:

screen: mountain bike Oldrati nella cameretta del bambino, ma la bici è enorme, e il bambino avrà 4 o 5 anni;

script: ristorante Taverna Colleoni, la protagonista dice al figlio: siamo qui, nel ristorante più buono della città… (e il figlio vorrebbe suicidarsi)

plot: la mamma con bambini alla guida della family car Fiat: prima si perde (ma non c’è il navigatore?) poi addirittura s’ingolfa e s’inchioda come l’auto di Paperino, in panne. Il problema? Finita la benzina! (Colpa della protagonista? No, colpa della Fiat: era rotta la spia! come negli anni Ottanta!),

complimenti al Gruppo Fiat (che compare come partner anche nei titoli finali)

la Fiat non solo paga la pubblicità auto-denigratoria (chi comprerà mai un’auto di famiglia che non ti porta a casa e che ti lascia a piedi per i soliti problemi di fusibili?)

ma addirittura paga la pubblicità perfetta ad Audi: il vero figo della puntata,  dopo essere stato presentato come ricchissimo e potentissmo, nonché serio e onesto, appare a bordo di una mega Audi nera scintillante, che attraversa silenziosa il traffico una spanna sopra gli altri…

viene in mente la celebre definizione dell’acronimo Fiat data negli anni Ottanta da Lee Iacocca, boss italoamericano della Chrisler: Fiat means Fix It Again Tony!

morale della serata adv-family: RaiUno pubblicizza Sky, Fiat pubblicizza Audi, Audi pubblicizza Lidl,

nell’insieme, riceviamo la sensazione di un mondo che si sta rovesciando: il discount? roba da ricchi! Sky? Roba da poveri! il buco finanziario delle famiglie italiane? Colpa delle nuove generazioni!  In questo mondo a rovescio, l’unica certezza… è ancora la cara vecchia Fiat, con i suoi problemi alla centralina…marketing.

fissiamo un incontro

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Pietro_Longhi_003

(riferitami dal vecchio monsignore come “barzelletta da prete” che circola in Curia, ma il baDante sente puzza di verità!)

un romano, una milanese e due canadesi sono chiamati a organizzare Bergamo2019

allora convocano un vecchio prete del posto e gli chiedono quali siano i nomi culturalmente più significativi della città.

Il vecchio prete comincia: il Tiraboschi, il Mascheroni, il Quarenghi…

La milanese prende nota, poi chiama la sua assistente e le passa i nomi:

“Contattali al più presto, fissiamo un incontro…”

(imago: Pietro Longhi, la visita alla dama, 1746, Metropolitan, New York)

ecoadv budget euro 2500

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ECoadivi

4 considerazioni comparate e 1 nota finale su come fare eco-pubblicità a basso costo:

1) 10 miliardi di volantini stampati (e gettati) ogni anno in Italia,

ovvero 40.000 tir sulle strade e 4 milioni di alberi tagliati ogni anno;

2) fatalmente, per ironia semiotica, ricercando pubblicità ecologica, eco-pubblicità, si finisce sui volantini/pubblicità-eco di bg, che attraverso adivì, offre stampa e distribuzione di 50.000 volantini a 2500 euro;

3) digitando su google  “costo stampa + distribuzione 50.000 volantini” scopri che altri ti fanno spendere meno della metà;

4) infine arrivi su Calepio Press-ADVzero, pubblicità ecologica,  che per la stessa cifra, 2500 euro, ti scrive un libro ad hoc di 50 pagine e te lo stampa in 1000 copie. In totale fanno sempre 50.000 fogli. Però riciclati, non plastificati, e soprattutto: che non verranno buttata via! Lo stesso dicasi dei tuoi 2500 euro di budget. Meglio la stima di 1000 lettori che il fastidio di 50.000 non lettori.

Nota finale: si, questo è un post pubblicitario, dedicato a tutti gli amici che da anni mi ripetono “facile limitarsi a criticare sempre gli altri, senza mai proporre soluzioni alternative”

Qui sotto, un esempio di “libretto da visita”, o Pergamino, realizzato e pubblicato da Calepio Press/ ADVzero:

copPaganiI5