assessorato alla scultura

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LOGGIA-1

parlando con athos mazzoleni (candidato in comune bg nella lista 5 stelle) di cultura e scultura, sulla base dell’argomento del giorno (la statua di san G23 che nessuno vuole o sa dove mettere)

si tocca in realtà un tema apparentemente marginale, ma aperto e irrisolto, e cioè: hanno ancora senso oggi le sculture commemorative, celebrative, figurative?

i “moderni” vorrebbero i luoghi pubblici liberati dalle mummie di marmo, gli “antichi” invece amano questi simulacri dei grandi del passato,

in realtà, un “assessore alla scultura” dotato di cultura potrebbe risolvere il dilemma scultura sì – scultura no con un compromesso virtuoso, antico, ovvio e geniale:

> a Firenze 500 anni nasceva il primo museo del mondo, la Loggia dei Lanzi, in piazza della Signoria, dove le sculture sono raccolte ed esposte sotto un grande loggiato, protette dalle intemperie ma esposte al pubblico,

raccogliere le sculture in spazi dedicati significa sollevare sia le opere che gli spazi urbani dal superato intento retorico della scultura di piazza,

in questo modo accontentiamo tutti, e probabilmente anche le opere, meno esposte alle intemperie, sia meteo che human,  affrancate da compiti politici-didattici, e soprattutto liberate dal peso della solitudine: nessuno pensa mai all’estrema solitudine di una statua, sola al centro di una piazza, in eterno!

d’altra parte, spesso queste figure isolate e dominanti sono piuttosto sinistre e sembrano quasi portare sfiga e tormenti: riunirle sarebbe un modo per restituire loro umanità e socialità positiva,  quasi come una “compagnia” che si ritrova “sotto la Ragione”, in conclamata follia, come simpatici matti in parlatorio,

> l’assessore alla scultura dovrà occuparsi di stilare progetti di riposizionamento, diciamo, identificando uno o più spazi possibilmente protetti ma non chiusi, dove “raccogliere” le statue, che in questo modo potrebbero farsi compagnia, parlarsi, avvicinare la distanza del tempo nella prossimità della materia,

1)   nel Loggiato della Ragione, sotto la Ragione, in piazza Vecchia, troverebbero la loro sistemazione statue e busti di personaggi storici arte/cultura/spirito: con il Tasso che già c’è, metterei il conte Carrara cotonato, attualmente nascosto come un guardone nei giardinetti tra la Carrara e la Gamec (lo metterei ad osservare la linea dell’orologio solare) con papa Giovanni (che nessuno sa dove mettere) e il Ruggeri da Stabello di piazza Pontida, e la Nike del Creberg e l’arlecchino gitano…

2)   alla Rocca: tutti i militari, il Vittorio Emanuele, il Garibaldi (tirato giù dal piedistallo dell’omonima rotonda) il mezzobusto di Locatelli (strappato dalla fontana di via Locatelli) il Francesco Nullo e i fratelli Calvi di piazza Matteotti-Sentierone e naturalmente anche il partigiano impiccato di Manzù.

3)   nell’ex bosco faunistico ai piedi della Rocca, attualmente scavo-voragine, ecco l’occasione per realizzare il “parco degli alpini”, dove piazzare l’Alpino di piazzale degli Alpini, più quello di piazza Risorgimento-Loreto, più tutti gli alpini di paese che volessero aggregarsi nella scalata, così da liberare tutti i paesi della provincia da questi monumenti e restituire loro lo “spirito di corpo”

> L’assessore alla scultura dovrà altresì occuparsi dei lavori di spostamento-assembramento del popolo di pietra, eliminare tutti i segni inutili/effimeri (come i totem, i piedistalli, etc), fare insomma un lavoro di ecologia semiotica dell’arredo urbano, e al contempo pensare a questi nuovi spazi espositivi come nuovi musei o percorsi di scultura.

> Infine, non meno importante, l’assessore alla scultura si occuperà delle principali rotonde urbane (come la Rotonda delle Valli, di Longuelo, dell’autostrada, il rondò dei Caniana) nelle quali saranno sistemate tutte le statue minori, appiedate, a significare i poveri pedoni accerchiati dalle auto selvagge,

> ma anche nuove realizzazioni ad hoc, come le sculture dedicate ai caduti della strada, da realizzarsi con vere carcasse di autoveicoli incidentati (rinnovabili) a ricordo dei giovani morti sulla strada, e con funzione di monito alla prudenza, in sostituzione degli insulsi messaggi attualmente affidati ai pannelli luminosi, poco empatici.

Dunque, in un colpo solo, e quasi per magia, come un bravo arredatore, l’assessore alla scultura libera 19 piazze, crea 3 musei e dà senso a 4 rotonde.

Il prossimo assessore alla cultura dovrebbe dirci al più presto che intenzioni ha riguardo alla più pesante, antica e appariscente forma di cultura urbana, la scultura.

Quello che abbiamo avuto in questi anni è riuscito, per magia, a riempire la città di totem, cioè sculture allo stesso tempo invadenti nello spazio ma incapaci di durare nel tempo, dunque soltanto inquinanti.

(imago: la Loggia della Ragione, elaborazione by Athos Mazzoleni-Food for Eyes)

atalanta fugiens ex bergomi centro

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AthenaAtalanta2

ci sono statue che tutti vedono e pochissimi conoscono, come l’Athena vittoriosa che troneggia al centro della Torre dei Caduti in Bergamo Centro, che regge in mano una piccola Nike alata,

opera dello scultore-disegnatore bergamasco Alfredo Faino, uomo che si faceva beffe di tutti, e morì in modo beffardo, a Nizza, nel suo studio,

in breve: nato a Bergamo nel 1885, allievo del Tallone e del Loverini all’accademia Carrara, giovinezza boheme, autore di caricature dei bergamaschi come vecchietti da ospizio, scartato alla leva perchè troppo basso, si arruolò nei volontari della legione garibaldina, e nella prima guerra mondiale combatté nell’inferno delle Argonne al fianco dei francesi,

innamoratosi di una bella crocerossina provenzale, la sposò, e prese residenza a Nizza,

dove divenne artista affermato, tanto che fece il ritratto ufficiale di Poincarè, allora Presidente della Repubblica Francese,

vent’anni dopo, verso la fine del 1944 i partigiani francesi occuparono Nizza, dalla quale si erano ritirate le truppe nazifasciste. Fra di loro alcuni comunisti, armi alla mano, si recarono dai  cittadini di origine italiani per chiedere loro di rinunciare alla nazionalità italiana.

“Mais je suis italien!”, obiettò l’artista. Bastò questa protesta a decidere immediatamente la sua sorte: con una raffica di mitra fu così assassinato nel suo studio l’artista che sulle Argonne da combattente garibaldino aveva sfidato la morte a viso aperto per la libertà della Francia.

Il suo nome non figura tra i caduti cui è dedicato il monumento, la sua storia non compare nel materiale didattico dei vari siti e musei storici o artistici,

e probabilmente nessuno si è accorto che la piccola Nike alata in mano ad Athena, in realtà, non è una Nike, ma un’Atalanta fugiens,

ultimo tocco d’amore per la propria città del piccolo-grande Faino, da 90 anni sotto gli occhi di tutti, e dimenticato da tutti.

(in periodo di celebrazioni-liberazione e di campagna elettorale, segnalo questa risorsa, questa storia agli aspiranti assessori alla… scultura)

se potessi mangiare un’idea

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MTok

Un’idea, un concetto, un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione

se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione.

Mensa te! in realtà è un’idea di Giorgio Gaber, pertanto propongo i suddetti versi come pay off dell’iniziativa di condivisione pasti e progetti del neonato gruppo Mensa Te!

1 pasto x 1 idea, è questa l’idea, fare insieme una mensa popolare e una fabbrica delle idee: pagare i pasti con le idee, e pubblicare l’incasso!

nuove idee, vecchie idee, grandi idee, mezze idee, piccole idee, tutto fa brodo,

anche idee abortite, storie di progetti non realizzati (c’è sempre da imparare)

primo appuntamento 7 maggio al Lazzaretto di Bergamo h12-14

contatti e info sulla pagina fb  

https://www.facebook.com/mensate

(imago: logo ufficiale Mensa te!)

Wojtyla, Cattelan e gli artisti di strada

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crocifissoWojt2

pareri random raccolti al festival degli artisti di strada di Costa di Mezzate, in merito al tragico crollo del crocifisso wojtyla che ha ucciso un ragazzo (residente in via papa giovanni XXIII) 3 gg prima della canonizzazione di entrambi i papi:

un artista di strada, citando un filosofo televisivo: o crediamo al caso o ai miracoli.

uno scettico di passaggio:  il problema è che qui nel giro di tre giorni ci è stato chiesto di credere prima al caso (la tragedia) e poi ai miracoli (la canonizzazione).

l’ateo: adesso verrà fuori il lato oscuro della fede cattolica, le punizioni divine, che ti porta a leggere questi fenomeni come segni dell’ira divina, come la devastante “ira di buoni”: fulmini, flagelli, maledizioni, e quindi a interrogarsi su cosa l’uomo abbia fatto per offendere la divinità, e la lista è chiaramente infinita,

il gay cattolico di destra (fasciogay): l’unica cosa chiara è il senso del gesto, l’incalcolabilità della morte, una rivendicazione divina del potere di uccidere, ma anche un avvertimento, una premonizione: se tu mi metti in croce, e mi santifichi, io ti ucciderò;

ma forse anche una terribile azione dimostrativa contro la condanna a morte: se tu ti arroghi il diritto di condannare a morte i colpevoli, io uccido gli innocenti;

ingegnere: idee poco chiare, dio non c’entra con le leggi della fisica.

ragazza dell’azione cattolica (con atteggiamento provocatorio): il problema dei miscredenti è sempre il solito da 2000 anni, vedono la pagliuzza, e non vedono la trave: vogliono togliere i crocifissi dalle scuole e dagli edifici pubblici, perchè allora non toglierli sulle vette delle montagne?

ragazzo ecologista: guarda che già da un anno Mountain Wilderness si batte per la rimozione dei crocifissi dalle montagna, con l’appoggio di WWF e Italia Nostra…

ragazza az.catto: bravi, l’importante è fare… una crociata!

il critico d’arte: chiaramente questa performance soprannaturale è un’affermazione del primato dell’arte sacra anche in epoca di arte concettuale e di exhibition provocatorie:

dopo quello che è successo, il celebre wojtyla schiacciato da un meteorite, di Cattelan, perde il 90% della sua quotazione.

ragaz.catto: povero Cattelan!

artista di strada: e povero anche il ragazzo!

cosa vuol dire canonizzato

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pastoreBG

come il san bernardo, un santo non è altro che un grosso cane amico dell’uomo,

il canone è dunque un grosso cane, come del resto l’ormone è l’impronta di un piedone e il salmone un grosso cadavere,

e la canonizzazione, come dice la parola, è il processo di trasformazione di un grosso uomo buono in un grosso cane buono,

la cerimonia di metamorfosi, con-celebrata dal vecchio pastore tedesco e dal nuovo levriero argentino, dimostra che ci vogliono 4 papi per fare 1 cane (ma secondo alcuni è sufficiente una macchina fotografica canon, ed esci da cane)

woityla non si è ancora capito bene se sia stato canonizzato come husky o come labrador,

per quanto riguarda il nostro Roncalli-Giovanni XXIII, basterà mettergli o disegnargli in testa una parrucca rasta, e si vedrà che ha l’espressione e il carattere buono del pastore bergamasco.

(photo canon: papa giovanni XXIII canonizzato)

il sentiero delle Rocca e delle Mura Venete

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StefanoBombardieri

il sentiero della Rocca e delle Mura Venete è un progetto a basso costo e alto gradimento,

si tratta di aprire e minimamente infrastrutturare ad uso di sentieri pubblici super-suggestivi e connessi tra loro 1) il camminamento paesaggisticamente più pregiato e panoramico della città, ai piedi dei bastioni della Rocca 2) il percorso completo ai piedi delle Mura Venete, la fantastica passeggiata storica circum-veneta;

attualmente questi percorsi sono impossibili per basse ragioni amministrative e/o di ristrettezza mentale:

1) il sentiero bastioni Rocca, in foto,  è spezzato in tre tronconi:

> il tratto est, di pubblico dominio, ex bosco faunistico, parte dalla scaletta del condannato-chiostro San Francesco e corre sopra la voragine-scavopark (a centro/ds nella foto);

> il tratto che guarda a sud (a centro/sn nella foto, il più panoramico) fa parte del parco di Palazzo Moroni, la più grande area verde di città alta, gestita dall’omonima Fondazione che nel suo statuto prevede  “la conservazione, il restauro e la condivisione delle bellezze di Palazzo Moroni” (e dunque, considerando anche la liberalità dell’attuale conte, sempre disponibile ad aprire al pubblico la proprietà, non dovrebbero esserci problemi)

> il tratto nord (nn visibile in foto, sull’altro lato della rocca) che unisce l’ingresso di via della Rocca con la scaletta del condannato di San Francesco, e corre parallelo a via Solata, sopraelevato, è strutturato in orti terrazzati, perfettamente e piacevolmente camminabile, e fa parte del convitto delle suore Orsoline (dalle quali abbiamo tutto da imparare: il convitto infatti è “una struttura in autogestione” e “un luogo dove studiare, camminare e dormire!”)

realizzare l’anello pedonale ai piedi dei bastioni, con 3-4 accessi (da San Francesco, da via della Rocca, dalla Fara, dal Pozzo Bianco, passando per villa Gori) consentirebbe a ogni bergamasco di salire in Rocca da ogni versante della città per la propria mezzh di footing o passeggio psico-relax,

2)  lo stesso progetto, lo stesso discorso è praticabile ai piedi delle Mura Venete, un percorso ad anello completo, fantastico, attualmente spezzato in 3 tronconi,

percorribile oggi è solo il tratto porta S.Giacomo-Colle Aperto (via Tre armi, dove però passano anche le auto)

e volendo anche nel tratto porta S.Lorenzo – S.Agostino (anche se a volte ci sono cartelli ambigui, tipo “zona protetta”, e nessuno lo percorre: ma basta scendere da porta S.Lorenzo, prendere subito a destra dopo la porta, e seguire le mura fino alla proprietà Pesenti, dove si è costretti a scendere sulla ciclabile via Baioni-Sport+)

il tratto più scenografico, dallo spalto Pesenti- Fara -S.Agostino a porta S.Giacomo, invece, è completamente inaccessibile, in proprietà privata, tenuto a giardini (nei quali non si è mai vista anima viva)

> poiché non c’è nessun problema nell’espropriare terreni agricoli e cascine per fare nuove strade (vedi bre-be-mi) per cause di viabilità pubblica,

non ci dovrebbe essere alcun problema a espropriare, per lo stesso motivo, pochi metri quadri di parchi nobiliari, giardini borghesi e orti curiali. O no?

vogliamo che le Mura Venete siano riconosciute patrimonio  Unesco e non abbiamo la possibilità di ammirarle in tutto il loro imponente splendore camminando nel verde alla base dei bastioni, cosa fattibile in qualsiasi altro borgo o città murata?

per realizzare un percorso completo sotto le Mura Venete, con alcuni punti di risalita non invasivi, non occorrono grandi progetti, né grandi budget,

e così pure per aprire un sentiero super-panoramico intorno alla Rocca:

basterebbe un minimo di visione, e di volontà politica.

(photo by Stefano Bombardieri)

spectri scribae tria sunt genera

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DanceMacabreMatthiasHuss1499

spectri scribae tria sunt genera

primum est aetherea ektos plasma astralis e quo scriptura fiat

secundum est bios substantiatus et amorfus signa iactens

tertium est corpus scribae ventris crepitans

tre sono i generi di ghost writer

il primo sono ectoplasmi astrali attraverso i quali si manifesta la scrittura

il secondo sono sostanze biologiche amorfe che emettono segni

il terzo sono le pance degli scrittori che rilasciano peti 

(da una mail di Benedetto Zonca, in risposta a “Quel cane del grafico”,

traduz in latino by Leone XIV – imago: Dance Macabre – MatthiasHuss1499)

 

sanatorio d’impresa

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chiostro_del_lazzaretto acquaforte Acquatinta_1843

Il Sanatorio d’Impresa (Calepio Press Fanta Marketing Project n140409) è un classico progetto storto, obliquid, nato da un pensiero laterale, debordante e “rivoltante”,

l’idea nasce dalla semplice constatazione del trend sulla mortalità d’impresa, specialmente piccola impresa: sono più quelle che chiudono di quelle che aprono

perciò l’idea di creare una struttura-campus dedicata alle imprese morenti, in coma, in suicidio, un’idea di rianimazione d’impresa, o di aiuto nella dismissione, e nella gestione delle salme d’impresa

in origine l’idea era specialmente focalizzata sull’obitorio d’impresa, o mortuorio d’Impresa, titolo sotto il quale il progetto è  pubblicato questo mese nella rubrica Fantamarketing di CTRL Magazine (il Magazine gratuito che va a ruba, essendo introvabile, come tutte le buone cose: in questi giorni reperibile in via del tutto eccez alla fiera dei librai, sul sentierone)

> poi complice la pasqua ecco l’implementazione insurrezionale, verso una rianimazione d’impresa, o terapia intensiva, e un uso realmente utile (per non perdere e/o riconvertire le risorse e professionalità delle imprese che muoiono) di quelle applicazioni di chirurgia gestionale (comunicazione, informatizzazione, social media, condivisione costi  etc) che oggi vengono “spese” negli incubatori d’impresa a favore delle nuove imprese, o delle imprese giovani, o femminili, etc

dove insieme ai soldi pubblici si spende anche molta retorica

investire sui sanatori d’impresa piuttosto che sugli incubatori può sembrare una proposta regressiva, reazionaria e persino retriva

occorre qualche esplicazione che chi ha avuto a che fare con gli incubatori potrà confermare: l’incubatore d’impresa sarebbe il posto dove si aiutano le giovani imprese a nascere e sopravvivere, ma spesso per sua natura, essendo finanziato dal vecchio regime, tende a castrare i progetti realmente innovativi (che metterebbero in crisi l’antico regime) e a lobotomizzare i cervelli migliori, o in qualche caso a paracularli e/o associarli ai figli di papà bisognosi di sostegno, vero target dell’incubatore.

il concept del sanatorio d’impresa è il contrario dell’incubatore d’impresa, è il posto dove i giovani aiutano le vecchie aziende a morire, e con i pezzi ancori buoni (macchine, persone, saperi) assemblano delle aziende frankestein, perfette in epoca di horror-economy.

Nel sanatorio d’impresa la vecchia impresa in fallimento, ma anche la piccola impresa, l’artigiano, può trovare un centro-ricovero, servizi di rianimazione d’impresa, dismissione, dolce morte, trapianti, innesti etc.

La location ideale in ambito berghem è il Lazzaretto, luogo storicamente deputato alla missione, già pronto con le celle, dove le imprese appestate trascorreranno la lotteria quarantena vita/morte,

al centro il grande campus dove  giovani tecnici particolarmente crudeli (programmatori, e.commercialisti, social e viral marketing manager, blogger) faranno a pezzi le imprese e praticheranno terapie intensive di rivitalizzazione d’impresa con nuovi format, nuova filiera, riconversione, riutilizzo, dismissioni costi inutili, nuovo posizionamento sostenibile, etc

il Lazzaretto è per sua natura e spirito del luogo la base ideale per  diffondere in modo virale il contagio delle nuove idee

lo slogan, pensato come insegna capitale sull’ingresso ad arco del Lazzaretto:

alzati e fattura!

Il 7 maggio prox venturus in occasione del compleanno del Lazzaretto (giusto quei 500 anni) il Sanatorio d’Impresa sarà uno dei temi della pausa pranzo food-sharing Mensa te!

> Lazzaretto, 7 maggio h12-14, esperimento di mensa popolare/fabbrica delle idee

> 1 idea 1 pasto >  https://calepiopress.it/2014/04/02/mensa-te/

plus info next days

ma che calepio si fa a pasqua?

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ADCalepioNerd

Il progetto Bergamanent nasce un anno fa, in piazza S.Anna,

dall’incontro con i ragazzi di CTRL magazine, quando scopriamo di aver proposto al comune progetti simili, con grandi idee e piccoli budget, e aver ricevuto risposte simili: “bellissime idee, purtroppo non ci sono soldi” (e in quegli stessi giorni il comune stanziava 800.000 euro per consulenze e comunicazione su Bg2019 “capitale della cultura”).

Noi avevamo proposto un lavoro di rilettura e rivalutazione dei grandi personaggi storici icone della città, creando profili social-historical a partire dai quali far rivivere la storia della città con eventi musicali e teatrali, e la partecipazione di artisti, writer, ricercatori, editori, locali pubblici.

Il comune ha poi preso l’idea di partenza e l’ha realizzata in modo sciatto e a costi altissimi, tirando giù frasi fatte dai libri di storia per poi stamparle su brutti totem, e morta lì.

Nel frattempo noi siamo andati avanti, e abbiamo fatto rivivere queste icone sulle cover di CTRL magazine, cercando l’attualità, il senso di oggi di figure ricoperte dalla polvere del tempo, sconosciute ai più, ignorate dalle nuove generazioni.

E così, per un anno, invece delle rock star, abbiamo messo in copertina, come fossero nuovi divi, i grandi bergamaschi del passato, rappresentati e raccontati come personaggi di rottura, fuori dagli schemi, non ingessati e non istituzionali:

il Beltrami explorer, scopritore del Nord America;  il Che-Nullo, primo dei rivoluzionari moderni; il Colleoni dux, inventore dell’artiglieria mobile; il Natta fetish, creatore della plastica; il Locatelli no limits, pioniere dell’aria; il Quarenghi magut, costruttore di metropoli;

il Galgario gay, maestro del ritratto; il Paciana hacker, re dei banditi;

e infine il Calepio nerd, ideatore del vocabolario, in copertina questo mese, da cui prende nome questo sito e questo editore, che qui vi presento, con un augurio di buona lettura, e di buona pasqua!

Cover story per CTRL magazine n.49, imago by studio Temp, testo by Leone Belotti:

Se vuoi sapere che Calepio ha fatto e chi Calepio è, ti dico che Ambrogio da Calepio è il primo grande nerd della storia, il precursore del web, autore di un libro pazzesco, un’idea folle, che ha cambiato il mondo.

Probabilmente, prendendo in mano un vocabolario, non ci siamo mai posti la domanda: chi è quel fuori di testa che ha avuto l’idea?

Prima esistevano raccolte varie, compilazioni lessicali tematiche, indici di luoghi o gallerie di personaggi storici, ma il grande nerd ebbe il lampo di genio di fare questo lavoro scientificamente su un’intera lingua, in ordine alfabetico: e poi girarla a specchio, tra-ducta in un’altra lingua!

Ci lavorò giorno e notte per 50 anni, 500 anni fa, a Bergamo. Poi diede alle stampe. Boom. L’opera, titolata Lexicon, ribattezzata Calepino, dal nome del suo “consapevole inventore”, ebbe un effetto pari alla scoperta dell’America (che similmente prende nome da Amerigo Vespucci, e non da Colombo, che non si era reso conto).

In pochi anni, il Calepino, come internet, diventa lo strumento di lavoro indispensabile per studiosi, scrittori, scienziati, traduttori di tutto il mondo. La community subito condivide e implementa, e in breve escono decine di versioni in tutte le lingue del mondo.

Calepino alla mano, il popolino illetterato poteva finalmente capire il Latinorum usato da papi e imperatori per imporre leggi assurde con codici astrusi (il latinorum di oggi  è la pubblicità, la tecnologia, le app)

Per 300 anni insieme alla Bibbia è il libro più stampato al mondo (oggi: il catalogo Ikea) ma il suo autore, dopo la prima edizione (pubblicata a sue spese!)  non vide più un tallero: il diritto d’autore non esisteva, e tutti gli stampatori se lo ristampavano allegramente (lezione di storia: il copyleft è nato 3 secoli prima del copyright).

Poi arrivò l’Enciclopedia degli Illuministi, versione moderna del Calepino, e oggi siamo a Wikipedia. La cosa paradossale, è che se cerchi oggi in Wikipedia, su Ambrogio trovi 10 righe da sfigato.

Nato nobile nel 1435 in un castello al centro del feudo di famiglia (Castelli Calepio, in Val Calepio) il giovane conte Calepio si trasferì a studiare a Bergamo a Palazzo Calepio, in zona Fara, e passò tutta la vita nel convento di fronte a casa (S.Agostino). Probabilmente pagando, prese i voti, e il nome Ambrogio (di battesimo faceva Giacomo) con una dispensa “per motivi di studio” che lo liberava dal peso di dire messa, confessare o vedere gente.

Per tutta la vita non fece mai altro che ilfiglio di papà nerd, uscendo solo per attraversare la Fara (casa-studio) e tuffarsi nel suo lavoro titanico in S.Agostino, dove morì (1510) e fu sepolto senza nemmeno una lapide, nello stile NOLOGO degli eremitani agostiniani (seconda cappella a destra in S.Agostino).

Nell’aldilà, ha ripreso il nome di Giacomo, e passa le giornate in Purgatorio nel gruppo master nerd, molestato da fan insospettabili come gli eretici Giordano Bruno ed Erasmo da Rotterdam (che lo chiamano joker)  gli esplosivi D’Annunzio e Alfred Nobel (che lo chiamano bomba carta) e l’odioso Steve Jobs (che usa wikalepio al posto di wikipedia).

Intanto nell’aldiquà i vip del comitato cultura Bg2019 hanno blaterato per mesi e speso milionate in consulenze, totem e testimonial “lustra Berghem”, senza accorgersi che avevano in mano il jack pot della cultura, capace da solo di far saltare il banco.

E così si capisce anche perchè Calepio abbiano bocciato Bergamo capitale della cultura. Come se al Comune di Firenze, assessorato alla cultura, ti rispondessero: Dante chi?

 

 

percassi family 4 in italiano 2 in storia

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Masone15show

Evento berghem vip ieri sera in via masone 15, ex caserma Ghisleni,

dove la neo-iniziativa immobiliare Percassi è stata presentata con una mostra art/arch (De Lucchi)+ una jazz performance (Tino Tracanna).

Partiamo dal buono: catering livello altissimo (voto: 10 cum laude):  bollicine fresche a fiumi, stuzzichini, toast, tramezzini, cruditè, fritti, pasta, piccola pasticceria tutto incredibilmente buonissimo, più che perfetto, veramente ammirevole,

+ servizio d’altri tempi, camerieri onnipresenti ma invisibili, magri, agili, non giovani, non sorridenti, muti, rapidissimi,

e ovunque: veri tovagliolini bianchi di cotone! e senza loghi!

> un grande architetto mi rivela che il catering è fatto dalla medesima azienda che svolgerà i lavori: chapeau!

se i tramezzi saranno curati come i tramezzini, la qualità è indiscutibile.

Una volta nei cantieri, e  Percassi lo sa bene, si faceva la “merenda del tetto”: edificato l’ultimo piano, si festeggiava tra maestranze, a michetta, pancetta e cabernet.

Stasera siamo ancora al piano terra, e già si offre champagne agli investitori e agli opinion leader: nei fatti, il vero senso della serata è stata la presentazione di questo nuova emittenza di cultura d’impresa, The Antonio Percassi Family Foundation,

una denominazione che purtroppo fa subito “little Italy” e suona irrimediabilmente  provincial-fantozziana  (per essere davvero internazionali occorreva il coraggio di essere autentici, e magari chiamarla Fundasiü Percassi).

Ad ogni modo il padrone di casa, the Antonio, bronze skinned + silver hair, è fighissimo, e il pubblico, a inviti, è the best of glocal upper class; (tra gli altri: il notaio dei vip, l’avvocato delle banche, il commercialista della curia, l’assessore technology, gli editori cattolici, i designer di albino, gli ex presidenti della provincia, l’ex sindaco, il next sindaco);

> unici buzzurri evidenti, i calciatori dell’atalanta (jeans strappati, scarpe grosse) e chiaramente il sottoscritto (camicia lisa, giacca lisa, scarpe bucate, calzini bucati, e io stesso imbucato);

> la location, di fatto un edificio sventrato con pachera a vista, è molto underground, perfetta per la mostra di arte/architettura firmata Gamec (“case, casine, casone, casette”, progetto datato 2004 del grande archi-designer De Lucchi, presente in carne e ossa) e per l’exhibition del master jazzman Tino Tracanna in duetto live  con una mega installazione sonora/luminosa (the house wall, con le finestre dell’edificio che suonavano luci, come i led dell’equalizzatore).

> la comunicazione, affidata a Studio Pernice, oltre al brochurone immobiliare heavy luxus, prevede un grazioso librino-cataloghino della mostra, con i testi di De Lucchi, che si legge tutto d’un fiato…

fino all’ultima pagina, dove l’editore riesce a rovinare tutto, inserendo in un testo istituzionale (del resto non necessario) uno strafalgar error terrificante: “un’importante ruolo”, con l’apostrofo!

Inguardabile, come un pelo nero nel bianco dell’uovo (e imperdonabile, a questi livelli di budget).

Oltre a questo, e alla the family foundation (che motivano il 4 in italiano) risulta davvero dissennata (e siamo  al 2 in storia) la scelta di cancellare ogni riferimento, proprio mentre si decanta il pregio del contesto storico,  all’unico “segno” di valore realmente storico che avevano i muri in oggetto,

ossia il nome, l’insegna “Mario Ghisleni”, l’eroico carabiniere bergamasco – medaglia d’oro al valore militare –  cui era dedicato l’edificio/caserma.

Da qualche parte, sul muro di cinta, o in giardino, e anche nella brochure, e nel sito, avrei voluto leggere un accenno alla funzione di “memoria” che l’edificio di via Masone 15, anche quando era abbandonato e in rovina, ha sempre tenuto viva per quasi 80 anni, grazie a quella grande insegna, e alla storia cui rimandava:

“24 aprile 1936, Africa Orientale: le forze dell’Arma, 1000 effettivi a fronte di 30.000 etiopi, si disponevano in quadrato, e solo nel pomeriggio avanzato, dopo nove ore di combattimenti, riuscivano a rompere l’accerchiamento e a lanciare il contrattacco.

Il milite bergamasco Mario Ghisleni, padre di 4 figli, precedeva i compagni all’attacco dando prova di sereno coraggio, sprezzo del pericolo e slancio non comune. Ferito gravemente, continuava a sparare contro l’avversario.

Nonostante le cure mediche apprestategli, sentendosi prossimo alla fine, in pieno possesso delle sue facoltà mentali, rivolgeva il suo pensiero alla famiglia, esprimendo la speranza che i suoi figli conservassero un ricordo degno di lui”.

La scelta di strappare l’insegna, e cancellare ogni riferimento a Mario Ghisleni, può significare solo due cose, e non saprei quale sia peggio:

se fatta “in buona fede”, significa ignoranza storica dei responsabili marketing/comunicazione (e/o dei loro superiori);

se fatta consapevolmente, significa volere scientemente l’ignoranza storica dei lettori (e/o dei futuri residenti).

L’ho già scritto tempo fa, e speravo si fosse rimediato, e invece no.

Se nella brochure mi parli di “abitare nella storia” vuol dire che tu per primo devi conoscerla, e rispettarla, la storia, altrimenti sono solo parole vuote.

Fare una fondazione ha esattamente questa mission: preservare la memoria, la storia, lo spirito di una comunità.

Ieri sera, con la foundation, Mario Ghisleni è morto definitively.

Come la mettiamo?

(photo by reuters-postini)