il miracolo della spina di San Giovanni Bianco

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Posso confermarlo, a San Giovanni Bianco accadono miracoli in serie.

Stamattina all’alba, come da prescrizione, mi sono recato all’Ospedale di San Giovanni Bianco per un’operazione ortopedica (rimuovere un cavo metallico dalla rotula).

Primo miracolo: l’apparizione di un’infermiera bionda con gli occhi azzurri, efficiente e gentile.

Secondo miracolo: l’apparizione di un giovanotto non agitato non antipatico non infelice non borioso (il chirurgo) che fa un briefing preciso con noi pazienti prima di tagliarci.

Terzo miracolo: l’infermiera suddetta mi chiede di spogliarmi, sdraiarmi a pancia in giù e aprire le gambe. Quando mi giro a guardare che intenzione abbia vedo che ha un rasoio in mano, e una bacinella metallica, nella quale già immagino i miei preziosi beni. Mi deve depilare. L’acqua è piacevolmente tiepida. Le chiedo: com’è questa storia della spina?

E lei mi racconta: “mia nonna l’aveva vista nel 1932, me lo diceva sempre quando ero bambina, e adesso è successo! Ieri sera mi telefonano, mi dicono che sta succedendo qualcosa, la spina fiorisce, allora chiamo mio marito, che è capoturno e non ha mai fatto un giorno di ferie, e gli dico la spina sta fiorendo, vieni giù in chiesa o non sei più mio marito; poi chiamo mia figlia che era con le amiche, le dico vieni giù in chiesa o non sei più mi figlia, tutta la notte a vegliare in chiesa con tutta la famiglia, un miracolo, e la spina è fiorita”

Quarto miracolo: il chirurgo toglie la spina che ho nel ginocchio, e per la prima volta dopo nove mesi cammino senza tutori, stampelle, viti, cavi metallici.

L’unico miracolo che è mancato, è la fede del nostro vescovo, che in merito alla miracolosa fioritura ha sulle prime dichiarato (tanto per cambiare) che occorre prudenza in queste cose. E anche lui, come un qualsiasi amministratore delegato o conduttore televisivo, si è affidato al parere degli esperti.

Ma io, che ero sul posto, posso testimoniare che a San Giovanni Bianco non solo è fiorita la spina, ma è stata finalmente tolta la spina dalla zampa al Leone qui scrivente.

Così, appena uscito, sono andato a bere una birra alla spina.

 

contro la festa della donna

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In occasione della festa della donna, l’associazione neo-maschilista HS chiede l’abolizione di detta festività, offensiva per tutti i generi, e invita tutte le amiche a diffondere il manifesto dell’Homo Sapiens:

Constatato lo stato di crisi del maschio della cosiddetta “X Generation” (nati dopo il 1965) giudicato mammone, e senza palle,

Analizzato lo stato attuale di pace apparente nella guerra dei sessi in seguito alla vittoria del femminismo sul maschio antico che ha prodotto un maschio debole sottomesso schiavizzato;

Sentita nei nostri organi fondamentali (cervello, cuore, cazzo) un’urgenza vitale selvatica guerriera di ribellione e affermazione positiva solare

H.S.

libera riunione di maschi primitivi del nuovo millennio,

intende promuovere nell’immaginario collettivo una nuova identità maschile

Il nuovo maschio è un Homo Sapiens (HS) in grado di superare le paure del Maschio Debole (MD) e i limiti del Maschio Antico (MA). HS salva e rilancia la sensibilità degli MD con la forza e la sicurezza degli MA.”

Contro la cultura dell’autodisprezzo maschile insegnataci dalle nostre madri

Contro i valori di questa società femmina isterico frigida

H.S. Invita tutti gli uomini di buon senso a pensare e a dire

E’ mio e me lo gestisco io

H.S. invita tutti i maschi consapevoli ad affermare a voce alta la propria vocazione selvatico-ludica

Mantua vs Berghem

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MantuaUn mio amico manager nel settore cultura e turismo, innamorato di Bergamo, convinto che sia la più bella città d’arte della Lombardia, a precisa domanda, confessa di non essere mai stato a Mantova (dove io invece ho vissuto un anno, obiettore di coscienza assegnato all’ufficio del turismo).

Mi chiede se valga la pena spenderci un fine settimana, magari romantico.

Gli rispondo: assolutamente no, e gli elenco sui due piedi 10 buoni motivi per cui non gli conviene visitare Mantova, pena il crollo delle sue certezze sul turismo cultura e romanticismo:

1) lo skyline: il profilo della città ducale appare sospeso sulle acque, subito percepisci la città rinascimentale come scenografia ideale dell’edificio guida, il castello, la corte, e tutto quello che offre in coerenza, eleganza e leggerezza (must pittura: il Mantegna della camera degli sposi, versione privè della cappella sistina; must architettura: il cortile della Cavallerizza);

dopo questo skyline “città d’arte” con grazia, la ns Walled City, dominata dalla sagoma incombente del Seminario, ti sembrerà quello che è, un’accozzaglia edile chiusa, dura, petrosa,

Bergamo è un mattone pesantemente caduto dal cielo, Mantova un miraggio che sorge dall’acqua.

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2) il Mincio: il suo temperamento sentimentale, primavere/estati d’esuberanza gioiosa, autunni/inverni di melancolia sublime, sempre struggente,

strutturato come un carattere psicologico, tre personalità:

> l’io Mincio dal Garda a Mantova, azzurro, bello, risorgimentale, oleografico,

> il super-io Mincio di Mantova, che diventa un lago (a sua volta tripartito: superiore, di mezzo, inferiore) che circonda la città e produce un miracolo, ile isole di fiori di loto, che ti vien voglia di camminarci sopra

> e l’inconscio Mincio, da Mantova al Po, nella deep Po valley, lento, verde, majestic, con strutture ed esperienze d’altri tempi (il ponte di barche, le chiuse di Leonardo)

un corso brevissimo, ma un’importanza, un carisma e un carattere da grande fiume, per questo io lo chiamavo il Minciossipi,

Puoi anche affittare una house-boat, specie di camper d’acqua, senza patente, risalire fino al Garda o discendere al Po. Dopo aver navigato il Minciossipi,  i nostri Serio e Brembo ti sembreranno quello che sono: torrenti, non fiumi.

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3) la basilica di S. Andrea: per gli amanti del genere un orgasmo, e non di orpelli, ma di volumetria, di percezione fisica dello spazio;

lunghissima, stretta, altissima, niente cappelle, orpelli o altre cazzate, un perfetto e funzionale palasport dello spirito, ti fa sentire quello che sei, un microbo, impressionante,

e da fuori non la vedi, non  esiste, quasi completamente camuffata nell’edificazione urbana, vedi solo la facciata, irreale, che sembra un arco di trionfo romano, e un ingresso laterale, che sembra di un’altra chiesa,  essendo dall’altra parte della città.

Una basilica che non c’è, interno puro.

Nel film “Il mestiere delle armi” di Olmi è davvero filmata da Dio.

Dopodiché, se pensi alle nostre chiese, capisci che non ce l’abbiamo una chiesa così, capace di darti questo genere di orgasmo d’interni continuato. S.Maria Maggiore è da orgasmo d’orpelli, e già la seconda volta ti stanca; il Duomo è solo per orgasmi audio quando è in organo;

S.Agostino in teoria, ma una chiesa sconsacrata è un forma-struttura priva di senso, come una Ferrari senza il motore, non è buona neanche da esposizione.

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4) la cucina anfibiotica: se sei più di un turista, e vuoi entrare nello spirito del paese esotico come un vero viaggiatore, ti parlo di trattorie dedicate all’antica cultura autoctona della cucina anfibiotica: gamberi di fiume, rane, lumache, lumachine…

in alternativa, puoi ripiegare sui classici tortelli di zucca, o su un risotto alla mantovana, e a seguire stracotto d’asino e per finire bicchierino di rhum invecchiato, niente ghiaccio, temperatura ambiente.

Dopodiché casoncelli e coniglio e grappino ti sembrerà il parente povero, insipido.

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5) palazzo Te: ll’apoteosi dell’edificio inutile, dell’architettura effimera, senza funzione, puramente dilettevole, capolavoro di Giulio Romano,

palazzo per feste, la socialità come momento teatrale,

regno delle illusioni, una stanza che ti crolla addosso (la sala dei giganti), la facciata monumentale fine a sé stessa, come una quinta teatrale, per esibire un enorme giardino, che del resto ha il solo scopo di occultare un piccolo giardino segreto…

dopo Palazzo Te, le nostre dimore storiche ti sembreranno quello che sono, residenze borghesi, un po’ più grandi.

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6) biblioteca Teresiana: creata da Maria Teresa d’Austria a fine 700, il secolo dei lumi, l’epoca felice del Lombardo-Veneto come provincia meridionale dell’Impero Austro-Ungarico,

con l’idea di raccogliere, riunire il sapere, e farne uno snodo, un punto di incontro – l’equivalente dei grandi server di oggi – e quindi un centro di produzione culturale,

ma è anche il sogno realizzato di ogni bibliofilo, un castello di libri, di parole, una torre di babele nelle quale arrampicarsi.

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7) Valeggio: il ponte visconteo, e sotto il ponte i mulini del borghetto, oggi convertiti in ristorantini e negozietti,

qui realizzi la gioia infantile del presepio a grandezza reale, qui fatturano in turismo più che in tutta città alta,

e capisci cosa potrebbero essere Porto Clanezzo o Porto Calepio, invece che ruderi abbandonati, infrattati in angoli ignoti di Brembo e Oglio.

foto per UNESCO Comune di Mantova

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8) teatro Bibiena: qui ci sarebbe da scrivere un saggio, ti dico solo vai, prova una serata al teatro Bibiena, e il nostro Sociale ti sembrerà uno spazio misero, e il Donizetti deprimente.

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9) Castellaro Lagusello: un borgo cinto, incastellato, sulle rive di un laghetto a forma di cuore, che in primavera diventa rosso,

detto così e visto così potrebbe sembrarti anche vomitevole, in realtà è realmente incantevole,

non mi viene in mente un competitor degno in Bergamoland, forse il laghetto di Gaiano, con la valle del freddo, ma è più da un cuore in inverno.

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10) gli amanti di Valdaro: l’immagine che non ti scorderai, dopo Mantova porterai con te  questa immagine dell’amore eterno, questo incredibile ritrovamento, una tomba del paleolitico, conservata e visibile in teca così come è stata trovata al Museo Archeologico.

Dopodiché, le nostre celebrate danze macabre del Bonomini in Borgo Canale o dei Disciplini di Clusone, ti sembreranno cose morte.

Questa è la superpotenza dell’amore terreno che trionfa sulla morte, e surclassa il “finché morte non vi separi” cattolico.

E non ti ho parlato delle cose più note, Palazzo Ducale, il Castello, la Camera degli Sposi, il Cortile della Cavallerizza… e poi Sabbioneta, l’utopia rinascimentale della città ideale, con quel suo Teatro Olimpico…

Aggiungi che a Mantova van tutti in giro in bici, niente stress subalpino, si relax food/wine via emilia, e se ti rivolgi a uno sconosciuto non ti prende per malato mentale, e le donne, anche quelle magre, hanno la risata grassa facile…

Alla fine l’amico ha deciso di fare un giro a Mantova, ma invece di ringraziarmi mi ha dato dello stronzo: se tu, mi ha detto, mettessi questa convinzione nel raccontare 10 motivi per venire Bergamo, invece di parlarne sempre male…

 

 

 

 

 

eco di bergamo pubblicitari furbissimi

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In prima pagina, oggi, titolo sul buon signor Persico (scafi per l’America’s Cup), che proclama l’orgoglio artigiano dichiarando “I miei 40 anni al lavoro senza un ufficio”.

A fianco della sua dichiarazione, anzi, a fianco della sua immagine, ecco la pubblicità “Regus – uffici arredati- sale riunioni”. Regus è la multinazionale degli uffici temporanei, con sede in Lussemburgo, e filiali in tutto il mondo, Bergamo compresa: guarda un po’, la filiale Regus di Bergamo ha sede in Palazzo Rezzara, che è anche la sede de L’eco di Bergamo…

Allora, signor Persico, stai pubblicizzando la Regus, ci metti la faccia, ci metti la tua storia aziendale, prendi i soldi o ti stanno prendendo in giro dedicandoti un articolo in prima pagina?

Un caso di pubblicità palese, occulta solo per il testimonial!