santa maria sedativa

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Ieri sul Sentierone al Festival dell’Ambiente di Bergamo acquistata marijuana light (thc < 3) in libera vendita. 17 euro in promozione, 5 grammi, cartine in omaggio. Buona. Il commerciante mi dice: per il suo contenuto inferiore al limite di legge, è perfettamente legale, tuttavia potrebbero sequestrarla per esaminarla. Quindi?

Meglio evitare, se siete persone riservate, di andare in giro a fumarla vistosamente, perché l’aroma è quello. Nei primi tempi ci saranno dei controlli, ma possiamo abbastanza realisticamente prevedere che nel giro di x mesi/anni, tutti fumeranno tutto ovunque.

Trambai tribe

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CRESPIcentrale

Una lingua di terra sempre più esigua tra due corsi d’acqua, da una parte il canale, gonfio e rapido, dall’altra il fiume, placido e sinuoso. Improvvisamente dietro un’ansa appare il grande edificio d’altri tempi, che torreggia sulle acque, con dentro macchine gigantesche, grandi come astronavi, dipinte di nero.

In questo scenario da Metropolis + Indiana Jones, in una mattina di sole, ecco un gruppo eterogeneo di persone –  giornalisti, assessori, atleti e alcuni selvaggi tatuati e barbuti – che bevono insieme birre spillate da un impianto montato al momento, e non è nemmeno mezzogiorno.

“Tutto comincia qualche anno fa negli Usa, una festa di compleanno di un gruppo di amici che amano la birra, e sono tutti bike messengers, i fattorini in bicicletta, e si sfidano in una gara improvvisata nel quartiere. Subito la moda arriva in Europa, parliamo di gare semiclandestine notturne, in zone industriali, a Milano, a Bologna, nasce una tribù, un fenomeno. Parlando con Giovanni (boss del maglificio sportivo Rosti, ndr) ci viene l’idea di fare una gara del genere nel villaggio operaio di Crespi d’Adda. Da perfetto sconosciuto vado a bussare all’amministrazione comunale” (Alessandro Gallo, Balanders’ crew – team fixed).

“Subito sono rimasta colpita dalla serietà e dalla professionalità di queste persone (gente con gli orecchini e la barba lunga trenta centimetri, ndr) e l’idea mi ha conquistata, qui ci piacciono le sfide, questo luogo deve tornare a vivere, è un gioiello di storia, un volano di energia” (Valeria Radaelli, sindaco di Crespi d’Adda)

“Si corre su un circuito urbano, con curve secche, ma con una bici da pista, a scatto fisso, pedalata continua, niente freni… per rallentare pedali all’indietro, in contropedalata, come facevi da ragazzino con la Graziella della nonna… arrivi alla curva a 50km/h, devi riuscire a fare una skittata, hai bisogno di tante forza fisica e tanta tecnica, sia di gambe che di testa, insomma: tanta adrenalina, e cervello, perché se sei stanco…” (Manuel Scerbo, squadra corse team Beltrami Criterium Italia)

“Per il food avremo la Casa di Enzino, una comunità creata da Don Mazzi in Val Camonica, e poi le birre Balanders’. Dicendo Balander in dialetto si intende un poco di buono: però buono, e benvoluto” (Gottardo Ferrati, birrificio Balanders’)

“No io non parlo, cosa c’è da dire? Che il ricavato andrà in beneficienza? C’è bisogno di dirlo?” (Giovanni Alborghetti, maglificio Rosti)

Succedeva stamattina (25 maggio, ndr), alla vecchia centrale idroelettrica di Crespi d’Adda, “cattedrale” di archeologia industriale che un tempo faceva “girare” la fabbrica, e oggi è stata rimessa in funzione, in ottica sustineable-energy. Era la conferenza stampa di presentazione della Trambai Rosti Criterium, gara fixed che si correrà il 10 giugno, nelle strade del villaggio operaio di Crespi d’Adda (luogo che è patrimonio Unesco).

“Una vera conferenza stampa si fa così: prima si beve, poi si parla. Nessun discorso preparato, niente sedie, palchi o microfoni. L’evento parla da sé” (Leone Belotti, Calepio Press) (Photo: interno della centrale di Crespi d’Adda).

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quando si faceva il bagno al diurno

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La domenica mattina se ne andava tra scrivere a casa e fare il bagno, all’albergo diurno, perché la signora Gemma aveva lo scaldabagno guasto, e secondo lei c’era il pericolo che il gas facesse scoppiare ogni cosa.

Il diurno era sotto il piano della strada, e bisognava scendere una rampa di scale a chiocciola. Laggiù scoprivi un labirinto di corridoi a piastrelle bianche e tante porte. Una decina di donne cinquantenni e atticciate, con grembiule celeste e fazzolettone in capo, trottavano su e giù, portando asciugamani sporchi, secchi di liquido per disinfettare, spazzoloni di cencio per strofinare le vasche. I clienti invece stavano seduti in fila su certi sgabelletti cromati, in attesa del turno. All’ingresso ti davano un biglietto con il numero, e dovevi star bene attento, quando la donna lo chiamava, altrimenti c’era il pericolo che quella passasse al successivo, e il turno andava perso.

“Novantasei” urlava la donna. E Subito, se nessuno si alzava a dire “Io”, oppure “Presente!” secondo i casi, quella incalzava: “Novantasette”, e così via.

Con tanta gente bisognava far presto a lavarsi, altrimenti la donna ti bussava alla porta gridando con voce di naso: “Sollecitare!”. Così io non avevo mai tempo di tagliarmi con comodo le unghie dei piedi: ho sempre tenuto le forbicine apposta io, per le unghie dei piedi, di quelle che funzionano a molla, come le cesoie dei giardinieri.

(Luciano Bianciardi, L’integrazione, 1960. Immagine: il Diurno di Milano)

Domani 19 maggio dalle h18 il Diurno di Bergamo in piazza Dante, chiuso dal 1978, riapre in anteprima come Contemporary Locus (progetti d’arte in luoghi dismessi temporaneamente riaperti attraverso opere e progetti site specific di artisti internazionali).

Si scenderà da uno scalone dietro il Sentierone, ci si ritroverà in un grande salone sotterraneo, in origine costruito come rifugio antiaereo, quindi trasformato in albergo diurno. Bagno, manicure, pedicure, coiffeur, liquori, sigari, biliardo. Una specie di mix centro benessere-malessere. Negli ultimi anni era diventato il posto dove i perdigiorno-nottambuli della città andavano ad aspettare il tramonto. Qui sotto, immagine del Diurno di Piazza Dante.

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cosa vuol dire banca immagine

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bancaimmagine

Passi interi pomeriggi on line sulle più grandi banche immagini, guardi migliaia di foto perfette, in alta definizione, e non ne trovi una che ti dica qualcosa. Paesaggi fantastici, uomini e donne bellissime, luci studiatissime, inquadrature intelligentissime: e non ti smuovono niente. Zero sentimento, zero suggestione.

Torni a casa, cambi epoca, ti si apre un mondo. La vera banca immagine è quella scatola di scarpe nell’armadio di tua madre, con dentro le vecchie foto di famiglia. Un patrimonio che andremo a perdere. Mi viene da ridere quando le anime belle digitali pensano di salvare questo patrimonio a colpi di scanner.

In realtà tutte le nostre schede di memoria, i giga, il cloud, i server sono tecnologie di perdizione. I miei romanzi degli anni Ottanta su floppy disk sono irrecuperabili. Il diario di mio bisnonno del 1880 è perfettamente leggibile. Credo che molto difficilmente potremo mostrare ai pronipoti le nostre bacheche facebook. A meno di stamparle, e metterle in banca, cioè in una scatola di scarpe, e in un armadio.

 

 

Il consiglio del maschio antico

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MschioAntico

Corpo di ninfa, pelle di seta, bocca d’amore, occhi di brace.

Può ucciderti con uno sguardo, resuscitarti con un cenno.

Toglitela dalla testa. Portala nel cuore.

(consiglio del maschio antico, dal retro di una vecchia fotografia anni quaranta) 

 

ti piace studiare?

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IMG_20170424_150403 Quando siete un piccolo genio, e un adulto vi chiede se vi piace studiare, la risposta giusta è: no, mi piace sapere.

(photo: il bambino Leone Belotti riceve la sua prima borsa di studio in storia dal presidente della grande banca)

 

Quando sharing/condivisione si diceva comunione

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Prima ti confessavi, poi ti comunicavi.  Facebook ce l’hanno installato da piccoli.

La parrocchia era la community, l’oratorio il social network. La confessione è stata la nostra prima chat. La comunione ci ha portati all’happy-hour. La ridondanza dei messaggi – comandamenti, preghiere – ci ha predisposti alla pubblicità.

Il titolo di quel vecchio libro del grande laico Benedetto Croce, “Perché non possiamo non dirci cristiani”, funziona ancora.

Sono queste le cose che mi dice il me-bambino della foto Wells. Primi anni Settanta, prima comunione. Chiesa di S. Anna, Borgo Palazzo.