Donizetti night, Donizetti live

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Donizetti night, forse la più bella serata che questa città ha vissuto negli ultimi x anni.

50 spettacoli, concertini, performance, esibizioni, tutto in 4 ore (con la coda della sleep concert all night long), tutto in 500 metri, e il centro città da un borgo all’altro, da piazzetta S. Spirito a piazza Pontida, finalmente fluido, unito, il Sentierone extended play, notturno, vivibile, giocoso;

un’orgia, un orgasmo scenico, nella città riservata, introversa, e per una notte esplosiva, con quell’arroganza dei timidi, e conla follia della donna sottomessa che a una certa dice no, che è la follia della Lucia di Lammermoor, che è ormai la Lucia 2.0 della città, la Lucia maledetta, cui hanno cavato non gli occhi, ma l’anima.

Una specie di funeral party dionisiaco, perché in realtà si celebrava la chiusura del teatro, che andrà in restyling – vedi nella foto di Gianni Canali la Lucia di L. assisa sulla catasta delle poltroncine rosse davanti all’ingresso, che già sembrava un rogo – ed ecco che allora, chiuso il teatro, la città stessa diventa un teatro, e musicisti e cantanti si aggirano e si esibiscono in libertà per la città, proprio come quando abbiamo chiuso i manicomi, e lasciato i pazzi in libertà.

Piccoli sipari inquadravano un palco; nelle corti, nei giardini, nei cortili trovavi cancelli aperti, portoni aperti, passaggi, connessioni, naturalmente pensi a Barthes, a Benjamin:  un città la capisci dai sui “passages”.

Al centro della città-teatro – dove s’incrociano il Viale e il Sentierone, cardo e decumano di Bergamo bassa –   sotto la torre dei Caduti, ecco una grande piazza/teatro, con Porta Nuova come ingresso, e Città Alta con fondale di scena.

Qui lo spettacolo clou, “Matti da slegare”, meta-recital, contaminazione di teatro-canzone e multimedia show, una specie di racconto-varietà, un cabaretelling, quattro figure, il pianista, la cantante, il narratore e Gaetano, interpretato da Elio delle storie tese, con la storia del nostro, la vita, le opere, e sullo schermo le citazioni e ei rimandi dalla lirica italiana al cinema americano. Se questo spettacolo aveva la mission impossible di trasmettere l’orgasmo della lirica alle persone comuni di oggi, ormai lontane dal bel canto, bene, ci è riuscito.

Ho visto persone che godevano. Agli accenni, agli attacchi delle arie, che forse molti sentivano per la prima volta, mentre scorrevano immagini di film che invece tutti riconoscevano, ecco il miracolo della lirica (ma solo per cuori puri, cuori semplici):

qualcosa che ti prende visceralmente, una scossa che dalla pelle ti arriva nella cassa toracica come un pugno, un’onda d’urto che poi si dilata, corporale, è l’orgasmo del cuore;

sono momenti nei quali sei posseduto dalle divinità dell’amore, della passione, potresti fare qualsiasi cosa, e però non fai niente, perché godersi l’istante, assorbire questo piacere, è già il massimo che puoi fare, se normalmente vivi in frigorifero…

La lezione della d.night è questa: se davvero vogliamo costruire identità e valore di città d’arte, bisogna tirare fuori i gioielli dai caveau, cioè tirare fuori la lirica dai teatri, e il teatro dai teatri, e la storia dai musei, e l’arte dalle gallerie, e il sapere dalle università, e far lavorare gli artisti, i musicisti, i writers, e produrre lo spettacolo della città, mettere in scena la sua storia.

Non bastano shopping e drink e food per essere un centro urbano attraente, e non basta nemmeno avere belle pinacoteche, belle biblioteche, bei teatri e bei musei: ci vuole la vita culturale vera, viva, non morta, lo spettacolo live della cultura portata nelle piazze, persone vive che trasmettono a persone vive, in linguaggio vivo.

Se l’intento era quello di appassionare alla lirica, e/o contestualmente rivitalizzare il centro, il risultato ci dice che le due cose vanno insieme, e dunque la lirica funziona come spettacolo urbano, e la città funziona come città lirica.

La missione della Fondazione Donizetti è far vivere l’arte e le opere di Donizetti nel nostro tempo e presso le nuove generazioni. Investire in eventi come la d.night, e cioè usare la città come teatro – e far lavorare i nuovi Donizetti – è chiaramente 10 volte più efficace che limitarsi a curare la stagione lirica e l’edificio-teatro. Le persone che la d.night ha toccato ed emozionato in una sera sono 10 volte, se non più, il pubblico-bene della stagione teatrale.

Effettivamente, viene da pensare, con quello che costerà la ristrutturazione-maquillage del teatro, potremmo farci la d.night una sera al mese, tutti i mesi, per i prossimi dieci anni. Cosa che porterebbe visitatori e fan a Donizetti e alla sua città, e diletto ai cittadini.

La d.night indica precisamente che bisogna manipolare, osare, contaminare, creare, rischiare, produrre la nuova versione del patrimonio culturale;

e pensiamo alla Carrara, non basta riempire la città di totem spiritosi o sostituire le didascalie con i QR code, occorre far vedere l’arte in città, far lavorare gli artisti di oggi su questo tema, senza snobismo, con amore vero rispetto a un corpus artistico, a uno spirito, e liberarsi dai vincoli, dalle filologie vetuste, dall’ossessione leguleia per le fonti, ed essere capaci di mimesis, di energia intellettuale-corporale.

Va bene conservarli, ma bisogna anche goderli, questi benedetti beni culturali. Con la cultura bisogna fare l’amore, mica dire messa.

 

4 thoughts on “Donizetti night, Donizetti live

  1. Caro Leone,

    con simpatia noto che i francobolli li attacchi con estrema cura e molta aQua, sei forse preoccupato che le cartoline tornino al mittente per errata affrancatura? Non ti preoccupare ti assicuro che di così talent-uosi non ne trovano, peccato per il talento sprecato, andiamo oltre.

    A parte notare che t’aggiravi con aria piuttosto annoiata e di sufficiente stizza per la Donizetti night, Donizetti Live quale intellettuale puro e non prezzolato pennivendolo la narrazione che ne fai m’appare più che prezzolata. La definirei fumisteria alchemica dei bei tempi andati, occultare al bopolo la baracconata di fine regime, trasformandola in fulgente esempio d’illuminata amministrazione, quale non è. Ciò che è stato fatto É uno scempio al pari di quello realizzato a Palmira, l’identico furore distruttivo: l’indecente livello interpretativo dei palcoscenici con l’orrore dell’allestimento generale corrispondono a danè pubblici bruciati nel falò delle vanità narcisistiche. Indice d’eccessiva credenza nelle proprie capacità e attrazione verso gli altri, non a caso l’evento clù il Direttore che marioneggia e sgio’ppina con un compassato e professionale Elio. Forse, sai, che ci sono molti modi per distruggere la cultura di un popolo, snaturare è forse il peggio del peggio in quanto: apre le porte a quel pervertimento ideologico che scientemente si sta realizzando in questa città e mandiamola in fanteria; tra non molto, con un bel salto carpiato cambierà tutto.

    La parte più interessante, questa la dice lunga sull’interesse? Ora cerca di capirmi bene e capire meglio: La curiosità estetica personale nell’osservaTi e osservare chi ti accompagna mentre, con passo lento e misurato t’aggiRi nel triangolo della morte XXsettembre-P.zza Pontida-sant’Orsola – puro caso l’incrocio al pari stavo tornando a casa – per carpire l’essenza dell’uomo ‹niente di personale ne di malevolo, ripeto curiosità intellettuale esteta, e per fugare ogni dubbio non sono soggetto ne preda del mal greco›. Considero e osservo che la brevità non cela un ego ipertrophico, comprensibile se vivi in questa Provincia, il resto è volutamente anonimo se non per gli striminziti occhiali da vista, deliberato quanto intenzionale, porre in risalto lo sguardo inquieto e febbrile, glabro, accentuandone l’aria dotta credo più per seduzione che altro. Non me ne volere, mi hai ricordato l’esule socialista Benito.

    Dei 47mila ho notato l’incessante sciamare avanti in dietro, annoiato e superficiale, lungo tutto il corso: nei siparietti non più di venti trenta persone, aficionados.

    L’evento clù 200 paganti seduti tutt’attorno il vuoto.

    Il sentierino… usato come seduta e discarica abusiva dei commensali convenuti, pisciatoio per cani, in alcuni punti divelto. Che ne dicono i colti estensori del progetto AARRRGGGGHHHHH !!

    La parte migliore?
    Le Merrie Melodies dal 1931 al 1969 della Warner Bros. Cartoon (cartoni animati per capirci) proiettate al quadriportico (posti a sedere esauriti, non per stanchezza ma interessati, bambini zero), ho contemplato la bellezza perchè l’arte è bellezza e di bellezza mi nutro.

    Avrei molto altro da dire e lo tengo per me, faccio parte del bopolo da educare ergo la mia opinione non conta.

    Nota caustica: poteva essere un esercizio d’integrazione ma degli interessati non s’è visto ombra, anche questo la dice lunga… sugli interessati. Questa è la nostra cultura.

    fabio

    • Scusa potresti dirmi chi sei, come ti chiami, che faccia hai, magari ti conosco? Ti mi conosci? Non hai un sito dove anche io possa scriverti commenti del genere?
      Leone

      • caro Leone,

        Touchè!

        Riconfermo la mia intenzione non persecutoria, ne altro, ma: se per strada non vuoi essere riconosciuto non rendere pubblico il tuo volto. Oltremodo: rendere pubbliche le proprie opinioni sulla vita cittadina t’espone alle opinioni altrui… Altrimenti rinchiuditi dentro il simulacro del consenso d’avorio è la Democrazia Bellezza.

        No. Non ci conosciamo e non abbiamo comune conoscenza, da tempo, come molti, seguo il tuo blog. Appartengo al bopolo il resto lo fa l’ego. Grazie Ego che me lo rendi simpatico.

        Nota Caustica: non sono un ‘audace’ da tastiera, volevo scrivere leone ma sai; i doppi sensi ti fregano!
        Non sono un Troll ma un essere umano suppergiù, Fabio è il mio nome la mail pure, aggiungo: la passiflora è il fiore che contraddistingue il mese in cui sono nato e nel distillato odoroso mi ritrovo.

        All’uopo provare per credere.

        fabio

        Nota ultima: osservo che da Bergamo Capitale dell’ignoranza (mancata istruzione e cultura) si è direttamente precipitati tramite le maestranze illuminate nella Bergamo Capitale della Cialtroneria (scorretta volgare trasandata).

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