io sono bortolo

play this post

Leo1

Caro Giorgio, caro Stefano, sindaco della Città e rettore dell’Università, dicendovi “io sono Bortolo” intendo segnalarvi tutto il disagio psichico che mi causa una topica colossale propalata a vostro nome, live e on line,

mi riferisco al questionario somministrato ai cittadini attraverso il “Bg public space” sul Sentierone e sul sito omonimo,

dove per rilanciare il centro di bg si propone ai cittadini una prima domanda “cretina” come “vorresti che il centro di Bg rappresentasse l’identità dei bergamaschi?” (con risposta plebiscitaria “si” al 98%, incredibile!)

e subito dopo ecco la domanda “truffa”: “come vorresti ridenominare Largo Bortolo Belotti? a) largo della Roggia Nuova (era tale nell’800) b) largo del Convento (che non c’è più) c) largo San Bartolomeo (in omaggio… alla chiesa!).

Nel dubbio, basta imboccare la domanda successiva: vorresti che venisse evidenziato il tracciato della roggia tramite pavimentazione e cartelli digitali, qr code, realtà aumentata?

A questo punto mi viene da urlare: “io sono Bortolo!”

A parte il fatto che le rogge, eventualmente, vorrei vederle riportate alla realtà normale, alla luce, laddove sensato,

la topica è questa: per rafforzare l’identità della città si propone di eliminare il buon Bortolo Belotti, cioè l’unico personaggio bergamasco cui è intitolata una via nell’area in oggetto, tra Petrarca, Verdi, Tasso, Roma, Vittorio Emanuele, Dante e Cavour?

Ti dico in 5 righe chi era Bortolo Belotti, e cosa rappresenta:

1) un grande avvocato, uno storico insigne, un poeta raffinato, uno studioso di fama, un parlamentare scomodo;  2) uno dei fondatori del partito liberale, un antifascista vero, arrestato dal regime, mandato al confino, morto in esilio; 3) autore della monumentale Storia di Bergamo e dei Bergamaschi; 4) è stato uno dei pochissimi intellettuali bergamaschi del novecento di statura nazionale; 5) uno dei pochissimi esempi di intellettuale di successo che ha avuto il coraggio civile di dire no al fascismo, e non come uomo di sinistra, ma come liberale, erede della tradizione di giustizia e libertà.

Ma chi se ne frega della storia, e chi se frega dei bergamaschi, tutti bortoli: chiamiamola via della roggia nuova, o del convento vecchio, che hanno un suono più turistico, più appeal, più app, più start up.

Così, mentre si annuncia di volerla valorizzare, si uccide la memoria e l’identità della città, e per far questo si cerca di usare – e si abbindolare – i bravi cittadini che partecipano al sondaggio.

Ma la domanda vera sarebbe da rivolgere a Giorgio e Stefano: perché? Perché volete eliminare Bortolo Belotti? Perchè volete il mio consenso per cancellare dalla toponomastica, e quindi dimenticare, un’icona della società civile locale, cosa che solitamente fanno le truppe d’occupazione?

Caro Giorgio, caro Stefano, vi assicuro che il 100% degli elettori al posto della realtà aumentata preferisce tenersi stretta la realtà storica, e la memoria di un grande studioso super partes che porta un nome e un cognome tipicamente Bergamo, cosa di cui io non mi vergogno.

O mi state dicendo che è proprio questo il motivo per cui si vuole farlo sparire, perché Bortolo Belotti, nella visione internazionale della città, suona troppo bergamasco, provinciale?

Così fosse, avremmo davvero un problema di provincialismo.

(PhotoAkam: Leone Belotti vestito da Bortolo)