Trambai tribe

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CRESPIcentrale

Una lingua di terra sempre più esigua tra due corsi d’acqua, da una parte il canale, gonfio e rapido, dall’altra il fiume, placido e sinuoso. Improvvisamente dietro un’ansa appare il grande edificio d’altri tempi, che torreggia sulle acque, con dentro macchine gigantesche, grandi come astronavi, dipinte di nero.

In questo scenario da Metropolis + Indiana Jones, in una mattina di sole, ecco un gruppo eterogeneo di persone –  giornalisti, assessori, atleti e alcuni selvaggi tatuati e barbuti – che bevono insieme birre spillate da un impianto montato al momento, e non è nemmeno mezzogiorno.

“Tutto comincia qualche anno fa negli Usa, una festa di compleanno di un gruppo di amici che amano la birra, e sono tutti bike messengers, i fattorini in bicicletta, e si sfidano in una gara improvvisata nel quartiere. Subito la moda arriva in Europa, parliamo di gare semiclandestine notturne, in zone industriali, a Milano, a Bologna, nasce una tribù, un fenomeno. Parlando con Giovanni (boss del maglificio sportivo Rosti, ndr) ci viene l’idea di fare una gara del genere nel villaggio operaio di Crespi d’Adda. Da perfetto sconosciuto vado a bussare all’amministrazione comunale” (Alessandro Gallo, Balanders’ crew – team fixed).

“Subito sono rimasta colpita dalla serietà e dalla professionalità di queste persone (gente con gli orecchini e la barba lunga trenta centimetri, ndr) e l’idea mi ha conquistata, qui ci piacciono le sfide, questo luogo deve tornare a vivere, è un gioiello di storia, un volano di energia” (Valeria Radaelli, sindaco di Crespi d’Adda)

“Si corre su un circuito urbano, con curve secche, ma con una bici da pista, a scatto fisso, pedalata continua, niente freni… per rallentare pedali all’indietro, in contropedalata, come facevi da ragazzino con la Graziella della nonna… arrivi alla curva a 50km/h, devi riuscire a fare una skittata, hai bisogno di tante forza fisica e tanta tecnica, sia di gambe che di testa, insomma: tanta adrenalina, e cervello, perché se sei stanco…” (Manuel Scerbo, squadra corse team Beltrami Criterium Italia)

“Per il food avremo la Casa di Enzino, una comunità creata da Don Mazzi in Val Camonica, e poi le birre Balanders’. Dicendo Balander in dialetto si intende un poco di buono: però buono, e benvoluto” (Gottardo Ferrati, birrificio Balanders’)

“No io non parlo, cosa c’è da dire? Che il ricavato andrà in beneficienza? C’è bisogno di dirlo?” (Giovanni Alborghetti, maglificio Rosti)

Succedeva stamattina (25 maggio, ndr), alla vecchia centrale idroelettrica di Crespi d’Adda, “cattedrale” di archeologia industriale che un tempo faceva “girare” la fabbrica, e oggi è stata rimessa in funzione, in ottica sustineable-energy. Era la conferenza stampa di presentazione della Trambai Rosti Criterium, gara fixed che si correrà il 10 giugno, nelle strade del villaggio operaio di Crespi d’Adda (luogo che è patrimonio Unesco).

“Una vera conferenza stampa si fa così: prima si beve, poi si parla. Nessun discorso preparato, niente sedie, palchi o microfoni. L’evento parla da sé” (Leone Belotti, Calepio Press) (Photo: interno della centrale di Crespi d’Adda).

Trambai-Rosti-Criterium_10-6-2017

 

 

 

dieci giri veloci e a casa

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Ieri sera, dopo tre ore in un’aula del km rosso a sentir parlare esperti marketing sul tema della creazione del valore, mi ritrovo sparato in A4, direzione Milano, in un bolide rosso.

“Dove ti porto adesso vedi lo spirito autentico della cosa” mi dice l’amico al volante. “La gente è stanca delle manifestazioni ufficiali”.

Uscita Lambrate, parcheggiamo su un’aiuola, entriamo nel Parco Lambro. Dall’oscurità arrivano voci concitate. Come zombie, da ogni direzione singoli, coppie, gruppetti di persone convergono verso una zona là in fondo.

Poi lampi di luci intermittenti, come lucciole. Fari di biciclette. Intravediamo l’assembramento. Scavalchiamo un fosso. Da un albero ci cade addosso una ragazzina con una macchina fotografica più grande di lei. Parla francese, ci chiede qualcosa.

Passa un’ambulanza a sirene spente, si ferma poco avanti, dove la gente si sta radunando. In mezzo alla stradina, 30 o 40 ciclisti sono pronti alla partenza. Un tipaccio che fa da direttore di gara sta gridando le istruzioni in stile bastardo: “Ricordatevi che siamo al limite, fate attenzione alle buche e niente spallate. Dieci giri, poi la premiazione al volo e tutti a casa, chiaro? Pronti? Via!”

Si chiamano Criterium, ma sono competizioni scriteriate, improvvisate, semiclandestine, con una particolarità: si usano biciclette a scatto fisso, e senza freni. Per rallentare eserciti sui pedali una forza opposta, cercando di pedalare all’indietro. Come un freno motore.  Oppure sollevi il retrotreno con un colpo di reni, così riesci a bloccare i pedali, e la ruota, e fai la curve derapando, o rallenti bruciando la gomma sull’asfalto.

Niente segnaletica, niente recinzioni, niente di niente. Solo una corsa incosciente in un percorso ad anello nelle stradine del parco. I concorrenti sono di ogni tipo: professionisti o ex della strada e della mountain bike, dilettanti, iron man, cani sciolti. L’amico mi indica alcuni corridori noti, con le bici senza insegne. Incontriamo due amici che lavorano nel settore delle gare ciclistiche tra Bergamo e Milano. Poi mi presenta altre persone, e anche i soci di un birrificio delle valli bresciane. Di me l’amico dice: “Lui è lo scrittore”. Come se dicesse “lui è basista”. Sembra che dobbiamo organizzare un colpo.

La gara dura una ventina di minuti. Passano in gruppo, velocissimi, incollati l’uno all’altro, un’unica massa rutilante, che sposta l’aria. Sfiorano gli alberi, ogni curva c’è il rischio caduta di gruppo.

In cielo, c’è la luna rossa. Il Lambro manda i suoi miasmi. Un cane con una luce verde sul collare. Sirene della polizia.

“Hai visto abbastanza?” mi chiede l’amico.

Torniamo in A4, direzione Bergamo. Dopo aver ascoltato a volume bomba “vivo da re” e “sultans of swing”  mi riporta dove mi ha preso, a Km rosso. Mi dice: “Vogliamo organizzarne una a Crespi d’Adda”.

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