Il cane a 6 zampe e le 7 sorelle

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Tutti i creativi che hanno studiato design sanno che il cane a sei zampe dell’Agip rappresenta un nuovo animale mitologico, l’automobilista, dotato di 6 arti (2 gambe + 4 ruote).

Quasi nessuno invece (parlo sempre delle nuove generazioni) ha mai visto o sentito parlare del gatto a tre zampe, marchio in disuso dell’AgipGas (oggi ENIgasGPL), che per Mattei rappresentava, più del petrolio, il futuro italiano.

A questo punto chiedo: sai chi era Mattei, no? Chi? E allora cerco di spiegare in poche parole a questi “giovani” chi era Enrico Mattei, e cosa significano in realtà il cagnaccio/benzina e il gattino/gpl.

Enrico Mattei è stato l’unico uomo al mondo che osò sfidare le “sette sorelle”: e fu lui a definire così il cartello delle sette grandi compagnie petrolifere americane.  Ex partigiano, creatore dell’Eni, del petrolio e del metano italiano e dell’alleanza con i paesi del terzo mondo per liberare l’Italia, e non solo, dal monopolio delle 7 sorelle, capì in anticipo sui tempi l’importanza della comunicazione e dell’immagine aziendale.

Per prima cosa, nel dopoguerra, creò l’ufficio pubblicitario dell’ENI, e fece pubblicare sulla rivista Domus un bando di concorso per la creazione del marchio, con una dotazione di 10 milioni di lire (oggi sarebbero c.ca 150.000 Euro) e una giuria composta da nomi come Giò Ponti, Mario Sironi e Mino Maccari.

Così nacque e fu scelto il famoso cane a sei zampe (poi ristilizzato e accorciato nel 1972 da Bob Noorda, creatore dell’immagine coordinata Agip-Eni). Parallelamente al petrolio italiano, Mattei scoprì, industrializzò il gas naturale, convinto che quello fosse il futuro energetico (in anticipo di qualche decennio).

Nei primi anni Sessanta, ospite a Tribuna Politica, Mattei raccontò quella che ai tempi divenne nota come la “parabola del gattino di Mattei”:

“Invece di dare subito delle cifre o dei dati, preferisco cominciare raccontando un episodio personale. Una ventina d’anni fa ero un buon cacciatore. E andavo a caccia nelle montagne vicino a Varzi. Avevo due cani, un bracco tedesco e un setter. E, incominciando all’alba e finendo a sera, gli uomini e i cani erano stanchissimi, morti. Ritornando in questa casa dei contadini dove ci riunivamo la sera, la prima cosa che veniva fatta, davamo da mangiare ai cani. E veniva preparato un grande catino di zuppa per questi cani. E io mi stavo togliendo uno stivale e vedevo questi due cani che erano dentro con la testa nel catino e seguitavano a mangiare con voracità. Era una zuppa che forse bastava per cinque cani, non per due. E, in quel momento, in un angolo sentii un miagolio. E vidi arrivare un gattino grande così. Uno di quei gattini dei contadini, magro, affamato, debole. Aveva una gran paura, si vedeva perché vedeva i cani, però aveva anche una gran fame. E si avvicinò piano piano, miagolando, guardando i cani. E siccome i cani erano immersi con la testa nel catino, il gattino seguitava ad avanzare. Arrivò sotto il catino, guardò ancora i cani, fece un miagolio e appoggiò uno zampino all’orlo del catino. Il bracco tedesco gli diede un colpo, lanciando questo gattino a tre o quattro metri di distanza, con la spina dorsale rotta. Il gattino visse qualche minuto e morì. Questo episodio mi fece molta impressione e l’ho sempre ricordato, specialmente in questi anni.
Ecco: noi siamo stati il gattino per i primi anni, avendo contro una massa di interessi paurosa. Contro di noi si è sollevata una polemica terribile. E abbiamo seguitato a lavorare, a rafforzarci, cercando di non farci colpire, il tentativo era o di soffocarci o di lasciarci deboli. Pian piano ci siamo rafforzati, lavorando con tenacia. E oggi il Gruppo Eni è una grossa forza. È una grande impresa. Una grande impresa che può guardare al futuro con tranquillità e che può fronteggiare vittoriosamente la grande coalizione dei colossi petroliferi.”

Sino ad allora le 7 sorelle depredavano d’amore e d’accordo tra di loro il petrolio in ogni parte del mondo. Paesi tecnologicamente incapaci di estrarre il petrolio non potevano che cedere alle condizioni americane. Ma Mattei, contando sulla tecnologia italiana (siamo sempre stati forti nel settore ingegneria, tubi e giunti, da Leonardo in poi) pensò bene, invece di limitarsi a dare la nostra tecnologia agli americani, di proporsi come società petrolifera italiana, offrendo ai paesi poveri il 75% del profitto derivante dal petrolio estratto (le 7 sorelle arrivavano la massimo al 50%).

«Voi mi avete chiesto di farvi una raffineria ed io vi offro una industria petrolchimica. Ma vi offro anche un mercato per l’eccedente della vostra produzione e vi offro soprattutto la parità, la cogestione, la formazione di una élite tecnologica perché non siate il ricevitore passivo di una iniziativa straniera, ma siate soggetto, non oggetto, di economia».

Con questo discorso Mattei “conquista” la Libia, il Marocco, la Tunisia, l’Egitto e l’Iran. Nello stesso anno nasce l’Opec, il cartello dei paesi esportatori di petrolio. Le 7 corelle cominciano a innervosirsi, il Foreign Office prepara un dossier dove viene indicato come un sovversivo e un destabilizzatore, molto pericoloso per gli interessi americani. Ma in quello stesso periodo Mattei era riuscito ad avere l’appoggio del nuovo presidente “illuminato” americano, J.F. Kennedy, che lo invitò negli USA. Pensava, a differenza del suo gattino, di aver convinto i cagnacci a lasciargli prendere un pochino di zuppa.

A fine 1962 Enrico Mattei, alla vigilia dell’incontro alla Casa Bianca con Kennedy, fu ucciso da una bomba piazzata sul suo aereo. Il caso venne archiviato come “incidente”, ma molti storici sanno che l’attentato fu organizzato materialmente dalla mafia, e commissionato dalla Cia. Pochi mesi dopo, toccò a Kennedy. I poteri forti, i petrodollari e gli interessi di consorterie parassitarie stroncarono così due figure portatrici di innovazione, meritocrazia, e di una visione globale, di un pensiero di libertà, autonomia e progresso.

Questa triste storia si ripete ancora oggi in Italia in ogni ambito: nelle aziende, nelle istituzioni, nei concorsi pubblici, e perfino nelle manifestazioni sportive. Il gattino continua ad essere fatto fuori senza tanti riguardi. Lo sviluppo equilibrato, l’innovazione… i discorsi di oggi su sostenibilità e risorse naturali avrebbero potuto essere anticipati di 50 anni, evitando il disastro ambientale e sociale nel quale stiamo affondando. Per questo, quando mi capita sotto tiro il giovane creativo infervorato dal cane a sei zampe, gli faccio una testa così parlandogli di Mattei, di Kennedy, del Vietnam, del 68, delle compagnie petrolifere, delle multinazionali, della democrazia apparente…

Ricordatevi di Mattei e della parabola del gattino, quando vedete il cane a sei zampe. La creatività non è solo fare un bel logo, ma idee per cambiare il mondo. Il coraggio non è solo nel gesto grafico, ma nella coscienza politica, storica, culturale. Il coraggio è quello del gattino.

(immagine di cover tratta dalla graphic novel dedicata a Enrico Mattei, di F.Niccolini e S.Cortesi, edizioni il Becco Giallo; qui sotto il gattino a tre zampe)

Agipgas