sanguis bonus verum dixit

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ManzùResistenza

questo post è scritto con sangue e rabbia,

col sangue di chi muore, e la rabbia verso chi tira fuori di galera soggetti pluricondannati per violenza sessuale, gente che ingrassa pulito sul sangue di martiri innocenti,

gente che noi mandiamo tranquillamente ad amministrare la nostra città, e la nostra regione.

Il fatto di cronaca: prostituta rumena massacrata stanotte a Cene,

il reo confesso era stato già condannato per un episodio identico (ma allora la ragazza pur con le ossa rotte era riuscita a fuggire) nonostante la strenua difesa a suo tempo montata dell’avvocato ex sindaco Bruni (che aveva sostenuto fosse stata la ragazza a fuggire dopo aver rubato il portafoglio al cliente, il quale l’avrebbe inseguita per riprenderselo, da cui la collutazione e le ossa rotte)

la sua connazionale di ieri è stata meno fortunata, ed è morta, uccisa da questo violento recidivo (che però poteva permettersi un principe del foro)

ora immaginiamo che Bruni debba farsi in quattro (essendo già impegnato in questi giorni nella difesa del catechista accusato di violenza sessuale da due fratellini all’epoca minorenni)

oppure potrebbe passare il cliente al collega avvocato-assessore Pezzotta, anch’egli abbastanza esperto nella difesa di stupratori di minorenni e picchiatori di prostitute (in 1 minuto di ricerca on line ho trovato 3 casi)

d’altra parte anche questi poveri avvocati-politici devono guadagnarsi il pane (e anche un bel companatico, stando alle dichiarazioni dei redditi, 10-20 volte quelle di noi cittadini comuni che li votiamo)

e quindi difendere ogni genere di stupratori, anche gli stupratori di monumenti pubblici, come la Rocca (sventrata dall’impresa Locatelli, per conto del comune, quand’era sindaco Bruni, che d’altra parte è l’avvocato dell’impresario Locatelli!)

così poi da avere quell’indipendenza economica che permette loro di fare scelte politiche nell’interesse della cittadinanza,

e penso per esempio alla pagliacciata delle aste per svendere i riuniti, o alla più grande area demaniale di città alta, le ex carceri, che, sempre per iniziativa di Pezzotta, sarà destinata a costruttori privati che ne faranno un hotel lusso, cioè un’area esclusiva, da cui sarà esclusa la cittadinanza, come dagli ex espedali,

> però  a questi avvocati-politici vorrei ricordare i valori civili difesi dai loro progenitori (da cui hanno ereditato nome studio prestigio):

l’avvocato assessore Andrea Pezzotta è nipote dell’ex sindaco Giacomo Pezzotta, che fu il promotore  del monumento di Manzù dedicato alla Resistenza, che i bigotti de l’Eco volevano togliere in quanto troppo cruento;

l’avvocato ex sindaco Roberto Bruni, è figlio dell’avvocato Eugenio Bruni, che ricordo strenuo difensore in un rovente consiglio comunale del 1974 del valore etico del monumento di Manzù, con queste parole:

Il monumento raffigura un uomo che ha dato la vita per la libertà e ciascuno può vedere in esso ogni uomo che sacrifica la vita per la battaglia della libertà e della giustizia

oggi la progenie di quei grandi amministratori come abbiamo visto si dedica a battaglie lontane anni luce dalla difesa di valori come libertà e giustizia,

ne consegue che questa città, più che capitale della cultura, al momento è definibile come la capitale mondiale degli avvocati-politici figli di papà,

(specializzati nella difesa di stupratori di monumenti pubblici, donne di strada e minorenni)

e d’altra parte ne consegue che “Buon sangue non mente” oggi ha più verità riferito a una prostituta rumena, che a un avvocato di buona famiglia bergamo bene.

imago: monumento alla Resistenza, Bergamo, ph by S.Sproti

 

la palestinese scomparsa in curia

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Maddokk1

…e si meravigliarono che stesse parlando con una donna…” Giovanni 4,27

Va bene, parliamo seriamente di femminicidio.

Il primo femminicidio l’hanno compiuto i Padri della Chiesa  qualche secolo dopo Cristo,

quando hanno stabilito quali fossero i vangeli ufficiali, da divulgare, e quali apocrifi, da censurare: ovvero tutti quelli dove si dava (troppo) risalto alle figure femminili, al libero amore (praticato dalle prime comunità cristiane) e soprattutto a Maddalena, la compagna di Gesù, puttana e santa: da quel momento il destino della donna è  puttana o santa.

Più di mille dopo, parallelamente alla rivoluzione scientifica, la Chiesa compie il grande femminicidio, la caccia alle streghe,

estirpando di fatto non solo tre generazioni di donne “emancipate” (o mai sottomesse) ma una cultura orale femminile che si era tramandata per secoli (alternativa, medicina naturale, non commerciale, non gerarchica, sessualmente libera)

in favore del monopolio maschile della medicina e della tecnica, e di una cultura scritta, gerarchica e sessuofobica.

Quello che fanno le donne è magia, alchimia, astrologia, superstizione.

Quello che fanno gli uomini è tecnologia, chimica, astronomia, scienza.

Le donne fanno l’amore (puttane), gli uomini fanno la guerra (santa).

Gli uomini diventano famosi abbattendo nemici, le donne no.

L’unica possibilità per una donna di passare nei libri di storia è il martirio (o il marito).

Cercando nella storia di Bergamo una donna da mettere in copertina per la capitale della cultura, non si trovano che donne uccise in quanto donne, e fatte sante,

un femminicidio senza fine, le donne vengono “uccise” e poi santificate dalla Chiesa,

a cominciare da Maria Maddalena, la compagna di Gesù, allontanata dai discepoli, censurata nei vangeli, scomparsa dalla storia, le reliquie trafugate, quindi portate dai Templari a Senigallia nel 1200. E poi il mistero.

Ho affrontato questo discorso con un vecchio monsignore.

Gli ho detto: in 2000 anni di storia di Bergamo non abbiamo una donna, e  la colpa è vostra.

Mi ha mandato a consultare i registri pastorali della Diocesi nella biblioteca Angelo Mai. Certe cose sono sfuggite anche a Dan Brown mi ha detto.

La scoperta filologica-scoop era esattamente dove mi ha indicato il monsignore: archivio Colleoni-Martinengo:

papa Sisto V anno Domini 1475, visita pastorale a Romano di Lombardia dove sono custodite le reliquie di S. Maria Maddalena, trafugate in Senigallia da Bartolomeo Colleoni nel 1444, e donate alla comunità bergamasca.

Alla fine l’abbiamo trovata la donna da copertina, il simbolo della femminilità rimossa.

Riposa in pace, Maddy, è bello sapere che sei sempre stata qui, nella capitale della cultura maschile.

(Leone Belotti, editoriale per CTRL magazine Luglio 2013, imago: Studio Temp, prove di copertina )