de gustibus gori disputandum non est

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de gustibus gentium per annos solliciti satis non fuimus dixit veneris vespro Georgius Gori

“negli anni non ci siamo preoccupati abbastanza di formare un gusto nelle persone” ha dichiarato venerdì sera alla tavola rotonda degli “amici dell’accademia carrara” giorgio gori, candidato sindaco di bergamo,

verum Georgius Gori pro gustibus turbae ostentationis duxit in italiam magnum fratrem et clarorum insulam

in realtà, giorgio gori, come direttore di italia1, canale5 e produttore di reality magnolia, ha portato nella case di tutti gli italiani  il Grande Fratello e L’isola dei famosi, e ha contribuito in maniera pervasiva alla diffusione del peggior cattivo gusto possibile, l’esibizionismo,

qui sui spectaculum dare vitae privatae ita ut gens tota suddita gustibus domini fiat

che consiste nel dare spettacolo di sé, della propria vita privata: la gente, private del privato, cade in totale soggezione del gusto pubblico dominante,

il che è la realizzazione del conformismo, cioè la forma perfetta di dittatura, con un dittatore virtuale (il grande fratello) e una piccola elite di uomini liberi (i famosi) che vivono in isole incontaminate

ergo Georgius Gori de gustibus gentium non est disputandum sed forte se purgando

perciò giorgio gori sui gusti della gente non deve disputare, ma casomai scusarsi

giorgio hogan per bergamo

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dopo la campagna per la mobilità SUVstenibile (per una Bergamo a misura d’audi) ecco il nuovo format Giorgio Hogan X Bergamo via XX (concept CalepioPress):

l’idea nasce dalla lettura del rapporto Caritas 2014 (in povertà assoluta il 10% della popolazione, aumento record persone che perdono reddito o casa o entrambi, boom di padri separati ridotti a barboni)

e dalla consapevolezza che è proprio quando si deve vivere come barboni, girovagando tutto il giorno, che le scarpe diventano importantissime,

perciò considerando che nelle scarpiere dei bergamaschi bene  esistono migliaia di Hogan seminuove, portate due volte,

Giorgio Hogan ha scelto di lanciare a Bergamo, prima città in Italia, il nuovo format di free-shoe-sharing:

da oggi chiunque può donare le proprie Hogan (portabili) al negozio Hogan di via XX, sede del comitato Giorgio Hogan X Bergamo, dove chiunque ne abbia bisogno, potrà riceverle in omaggio.

L’evento clou della campagna è fissato per il sabato prima delle elezioni, quando Giorgio Hogan tra due ali di folla risalirà sulle sue Hogan via porta dipinta da casa sua fino all’antica piazza Mercato delle Scarpe (tornata alla sua funzione)  dove le donerà a un artista povero nel corso di un grande shoe sharing collettivo upper class & pauper class.

(nota: per avere un paio di Hogan usate in omaggio è sufficiente presentare copia della propria tessera elettorale. Come da antica tradizione italiana, la scarpa sinistra sarà consegnata subito, mentre la destra potrà essere ritirata dopo le operazioni di voto)

Photo CalepioPress: il negozio Giorgio Hogan x Bergamo di via XX

gli architetti bergamaschi

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CARD-(IL)-CAPITALE-DELLA-CULTURA (5)

con un’immagine-locandina cyber-splatter, adatta a un concerto punk-teenager,

+ un vecchio titolo pseudo-sovversivo, stile Il manifesto anni Ottanta,

+ un comunicato stampa rigorosamente democristiano (offrire, a distanza di qualche mese, una riflessione che permetta di non disperdere il patrimonio di lavoro compiuto)

gli architetti di Bergamo si sono esposti stamattina in convegno sulla scena del Donizetti.

Originariamente previsto nel foyer, il convegno si è poi svolto in platea.

Tema: sviluppo urbano e politiche culturali.

Senso del convegno: dopo la “fregatura” presa su Bg2019, mettere le mani avanti su Expo2015.

La fregatura gli architetti su Bg2019 l’hanno presa in questo modo: originariamente esclusi dal comitato promotore (e dal budget, come tutti) sono stati inclusi di facciata all’ultimo momento, barattando l’adesione con la promesse di finanziamenti europei in caso di vittoria,

in questo modo hanno perso sia i finanziamenti, che la faccia,

ora, per ridarsi una faccia (e forse pensando anche ai finanziamenti expo) si espongono formalmente aggressivi (locandina e titolo) ma sostanzialmente disponibili (comunicato).

Sul palcoscenico i dieci relatori seduti dietro un lungo tavolone, coperto da un orribile assemblaggio di tovaglie stiracchiate.

Il convegno si è sviluppato in tre movimenti:

1) rappresentanti di altre città, che hanno raccontato progetti riusciti di interventi partecipati a Matera, dove la candidatura a capitale culturale è nata dal basso, da associazioni di cittadini, a Siena, a Torino,

progetti di architettura in grado di trasformare la percezione del patrimonio storico-architettonico che non è una cosa, ma un processo, e anche un conflitto, e dunque comprende anche le azioni sovversive, le iniziative abusive che svolgono un ruolo propulsivo  di agopuntura urbana sul corpo delle città.

2) momento clou, l’archi-star Stefano Boeri (figlio dell’arci-designer Cini Boeri, già assessore cultura a Milano e a capo del primo master plan Expo2015) si è fatto dare un microfono, si è piazzato sul palco spalle alla platea, e si è denudato

raccontando molto francamente i suoi più noti fallimenti del recente passato, come la megasede magna magna del G8 che non si è tenuto alla Maddalena,

e del prossimo futuro, come lo snaturato e megacostoso bosco verticale di Milano, ben sintetizzato da un angosciante video-supplizio che mostrava tutta la sofferenza provata da quelle piante tirate su con la gru a 300 metri, in un altro clima.

(Ti regalo una certezza, Boeri: quelle piante smetteranno di vivere, nonostante gli impianti ipertecnologici per tenerle in coma vegetativo, a causa dello shock provato. Come qualsiasi botanico ti potrà spiegare, una pianta non è fatta di pietra inerte, ma è un sistema nervoso, un corpo fibroso, linfatico, organico, tenuto in vita da un “sentimento”  base,

il sentimento di essere una pianta, radicata nella terra, che ogni giorno trova il coraggio per protendersi di qualche millimetro verso la luce, verso l’alto. Se tu la sollevi nel vuoto a 300 metri d’altezza con una gru, la pianta muore sul colpo, muore di vertigini, di panico, te lo garantisco, chiunque abbia una parte vegetale molto sviluppata vedendo quel video te lo potrà confermare)

tagliare un bosco vivo per fare un bosco artificiale, di facciata, costosissimo, mi è sembrata la metafora perfetta del tema del convegno, il senso della cultura per le istituzioni

lo spogliarello Boeri dice questo: il destino fallimentare dei grandi progetti–grandi eventi.

3) Infine, i candidati sindaci dei 3 grandi schieramenti: Tentorio, Gori e Zenoni.

A loro gli architetti bergamaschi per voce del loro vicepresidente portuguese chiedono che progetti hanno e se pensano di indire concorsi.

Tentorio non dice niente, però fa una gaffe, dicendo di doversi tenere buona l’ANCE che è sua cliente,

Gori dice qualcosa di sinistra, ma poi ha un vuoto di memoria, dicendo “3 cose in città alta”, ed elencandone 2.

Zenoni ha un tono da sacerdote, e quasi sussurrando dice le cose più pesanti: mentre la gente esce alla spicciolata, parla degli ex ospedali e invita gli architetti a essere partecipativi davvero, non solo iscrivendosi ai dovuti concorsi, ma offrendo ciò che viene prima dei concorsi, le idee, le visioni in base alle quali nasce il consenso, la decisione pubblica, e quindi il concorso pubblico.

Ma ormai molti dei presenti se ne sono già andati.

PS: nessuno ha avuto il coraggio di dire qualcosa, fare richieste, proposte, prendere impegni sulle due massime vergogne-emergenze dell’architettura urbana: il cantiere-frana abbandonato della Rocca, e gli insensati totem della cultura.

tempi gori

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GoriMoto

di questi tempi digitando gori su google la prima voce che impenna è il guru giorgio

ma per chi appartiene alla gori generation il gori è il gori arancione 2 tempi,

alternativa all’ancillotti giallo come enduro must per teenager bergamo vip:

quando al sarpi o al lussana parlando di qualcuno ti dicevano “ha il gori”, erano punti pesanti, le cose erano chiare,

da questa parte del cortile avevi i primini con il Si blu, le ragazze con il PX metallizzato, i maschi con il  Laverda da strada, il Fantic e/o SWM da trial, il KTM, Ancillotti e Gori da enduro e i “nonni” maggiorenni con l’RD o il Morini 3 e 1/2 ;

dall’altra parte del cortile c’erano gli sfigati del Vittorio Emanuele, con i Ciao e gli ET3-Polini, i Cagiva-gengiva e i Gilera-spingi e spera,

il Gori lo vedevano da lontano,

oggi invece il gori è il candidato sindaco di Bergamo del centro sinistra,

con reddito dichiarato oltre il milione, una casa-palazzo sulle mura da 17 milioni (per dire, e magari varrà di più) e altri svariati incommensurabili milioni dalla vendita delle sue società di produzioni televisive,

avendo l’uomo fatto soldi e potere importando dall’estero l’imbecillità suprema dei reality televisivi, madre di tutte le forme di inquinamento mentale e sociale dell’ultimo decennio,

giorgio gori, detto “smiling cobra”, è l’uomo giusto per comprendere i problemi e rappresentare gli interessi di gente come Bombassei, Pesenti e Percassi (per dire);

per loro rappresenta forse l’amore della maturità, basato sul fascino intellettuale, come scriveva anni fa Alfonso Signorini su Sorrisi&Canzoni Tv a proposito della presunta e piccante love story del gori con Simona Ventura

(ma occorre anche considerare che poi la Ventura ne è uscita con le ossa rotte)

che cosa possa invece rappresentare per gli altri 130.000 bergamaschi, è difficile capirlo, specie per il popolo della sinistra,

del resto questo paese assomiglia sempre più a disneyland,

con Berlusconi-Paperone e i rampanti della sinistra come il fighetto Gori, il chierichetto Renzi e l’enrichetto Letta nei panni di Qui, Quo e Qua,

simpatici, svegli, ma pur sempre legati alla famiglia,

se è vero che gori ha fatto in soldi con mediaset

renzi è di formazione parrocchiale e andava in visita privata ad arcore già dal 2009,

dove letta è praticamente di casa, essendo nipote dello spin doctor di Silvio.

E tutti e tre sono uomini “vedrò”, la fondazione finanziata dalle multinazionali del gioco d’azzardo. Vedremo.

Quanto al colore della carrozzeria, il gori è sempre stato arancione.