la rivoluzione dei fighetti

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all’indomani della vittoria elettorale (primo turno) le  cronache interne dal partito democratico segnalano forti attacchi di mal di pancia ai massimi vertici del politique bureau della berghem federation,

temevano la sberla a 5 dita gialline, e invece il ceffone è arrivato arancione, dall’interno, dai fighetti gory,

ancora una volta la rossa primavera si ritrova sbiadita, venata di bianco,

e gli equilibri di potere nella coalizione si spostano dalla grande proletaria alle avanguardie rivoluzionarie (o controrivoluzionarie) dei goryboy e delle goretti girls, dette anche le gorettine, o anche: le medju-gory.

Il partito locomotiva si scopre trascinato (in direzione opposta) dall’ultimo vagone aggiunto, che ha poco a vedere con la base, la struttura, la storia, gli interessi, la burocrazia e l’inerzia centralista, statalista,

e più rivolto alle libere o nuove professioni, a un rinnovamento trasversale, che segna la fine della mitologia penitenziale del lavoro hard in favore dei nuovi lifestyle a base di cazzeggio light, sostenibile,

alla festa in piazza dante la sera prima della chiusura della campagna elettorale, vedevi queste due situazioni che parevano metafore contrapposte, da una parte il modus operandi macchinoso del pd (la preparazione interminabile del mohito, un’ora di attesa in coda) dall’altra il brio blu lista gori, panini e birre al volo (e coca libera!),

la rivoluzione dei fighetti è una rivoluzione bobos (bohemienne-bourgeois) di quarantenni non (o non ancora) disperati ma nemmeno troppo “sistemati”, o del tutto a sistema, per usare un dialettismo,

una compagnia con un suo squilibrio, fatta di giovani orribilmente vecchi, come il carretta, e vecchi orribilmente giovani, come l’amaddeo, e lo stesso gori in jeans e zainetto,

con finti nordafricani, come il superfighetto bergamo-bene omar d’egitto, e finti sudamericani, come il gori-guru sanchez d’italia uno,

tutti assolutamente sottomessi alla finta cougar titina (madre e sposa esemplare)

tutti assolutamente consapevoli di essere il vero nuovo centro destra, in grado di governare la sinistra dall’interno:

per questo mi sbilancio a dire che sarebbero piaciuti molto al padre della politica italiana, il grande giulio.

Morale poli-cromatica: la febbre gialla del cambiamento ha perso le elezioni con i 5stelle, ma ha vinto all’interno dello schieramento vincente, con la rivoluzione dei fighetti.

Ora ci si augura che i bravi fighetti siano anche in grado di fare qualche ottima figata per la città, a cominciare dal pensionamento del buon Tentorio, che non chiede altro.

(testo by Sean Blazer, photo: i mohito-gori occupano piazza Dante)