la messa-convegno Bg 2.035

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Ieri seguendo la religione del nostro tempo, l’innovazione tecnologica, sono andato alla messa-convegno Bg2035 nella cappella I.Lab della nuova cattedrale del KmRosso fuori le mura, che attira fedeli e credenti nel progresso da tutto il mondo;

due note di colore (rosso, bianco) sull’edificio sacro: proprio come accadeva nella Roma barocca, quando i papi si sfidavano a facciate barocche chiamando chi il Bernini chi il Borromini,

similiter Don Bombassei ha chiamato l’archistar Nouvel per ideare il grande muro del pianto stridente dei freni arroventati, che per 900 metri è rosso, poi è arrivato Monsignor Pesenti e i suoi 100metri li ha voluti bianchi, e non occupati da un muro, ma da un tetto aereo, e per far questo chiaramente ha chiamato l’altro archistar delle cattedrali del progresso, Meier.

Nel salone convegno, il mood è lo stesso della messa in duomo, con minimo fervore, massimo torpore e molta compostezza.

A guardar bene, col gossip eye, vedi che anche le persone in effetti sono le stesse.

Con-celebranti: una sacra corona composta da reverendi pastori della congregazione degli architetti, tra i quali abbiamo riconosciuto l’archistar catto-ticinese, l’archi-badessa portoghese, lil nostro archi-sindaco e in rappresentanza dell’architetto supremo, il nostro vescovo.

Pastore officiante: il direttore del giornale della curia.

Liturgia della parola (affidata a due novizi che hanno appena preso i voti ad Harvard): l’innovazione urbana, le smart citiies e il car sharing,

cioè storie che sentiamo identiche da anni annuendo, non dissimiliter dalla lettera di san paolo ai corinzi.

Iconografia sacra: due grandi affreschi video raccontano i miracoli di santa app e santo smart, con rassicurante manierismo.

Momento clou: presentazione al tempio del bambin gesù Bergamo 2035, nato dal matrimonio tra l’università di bergamo e l’italcementi. Presente il santo rettore, e in teleconferenza il presidente della fondazione italcementi, che festeggia 10 anni (la fondazione, per il presidente aggiungi tranquillamente uno zero: una mummia, ma una mummia simpatica, comica, diversamente dalle mummie di mezza età, che interpretano il tragico).

Tutti i presenti augurano magnifiche sorti e progressive agli sposi e si rellegrano della prosperità e benessere che l’unione di queste due sacre famiglie, il sapere e il cemento, portano alla città.

Tutto intorno alla sala, in funzione chierichettes, come puttine carosellanti, una squadra di hostess d’assalto (corpi speciali!) che ogni tanto si danno il cambio della guardia, risvegliando l’attenzione.

Dopo la predica, il rito della comunione (aperitivo, catering) e l’ite missa est.

Sul sagrato, rincuorante, si rivive l’abbinamento dio-patria, con bellissimi carabinieri da parata del reggimento cinecittà.

Uscendo dal parco tencnologico, mi assale una certa malinconia:

sono venuto alla cattedrale dell’innovazione per verificare se sia diventata quello che promette d’essere ormai da molti anni, e cioè un centro di produzione del sapere,

(e per fare questo dovrebbe diventare istituzione pubblica, e non, come è ancora oggi, azienda privata di proprietà di una o due famiglie, dalle quali dovrebbe divorziare “per amore della scienza”)

e invece ho preso atto del matrimonio università-italcementi e della loro neonata creatura, Bergamo 2035.

Quasi rimpiango il buon tempo antico, quando le Università erano donne libere, nubili, che si concedevano a tutti gratis et amore dei.

 

copyright al km

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Lamborghini Gallardo Super Trofeo al Kilometro Rosso

19 Mission Impossibile 2

operazione last minute

Altro esempio di mission impossible last minute: siamo nel 2007, si inaugura il KmRosso.

Dopo aver scritto i testi della brochure, i titoli, gli slogan per la campagna, le cartelle stampa e molte altre cose (tra le quali rivendico il suggerimento di scrivere Chilometro con la K e in forma abbreviata) pensavo di avere finito,

invece a pochi giorni dall’evento mi chiama lo staff di Luca Bombassei e mi chiede di scrivere il discorso che dovrà tenere all’inaugurazione come responsabile del team di progettazione (è lui che ha chiamato Jean Nouvel).

Ispirato (devo ammettere che l’ispirazione arriva quando ti pagano bene) gli scrivo un bel discorso e glielo mando.

Poche ore dopo mi richiama e mi dice: sai, l’ha letto lo staff di mio padre (Alberto Bombassei, boss della Brembo) e gli è piaciuto molto così vorrebbe farlo lui, il discorso che hai scritto per me, soltanto chiede se potresti togliere un po’ di architettura e mettere un po’ più di impresa. Ma certo.

Ancora più ispirato, aggiusto il discorso, e glielo rimando.

Dopo poche ore mi richiama e mi dice: sai, il discorso che hai modulato per mio padre, l’ha letto lo staff di Montezemolo, gli è piaciuto molto, e vorrebbe farlo lui, soltanto chiede se potresti togliere un po’ di impresa e mettere un po’ più di politica.

Ma certo, nessun problema.

Ispiratissimo, partorisco la versione finale, andata poi effettivamente in scena per bocca di Montezemolo.

Rileggendo oggi, salverei le ultime tre righe (non si deve “fare economia” di idee se si vuole davvero “fare economia” di aria, acqua,  terra ed energia e offrire ai nostri figli  un mondo possibile e felicemente vivibile) e le rilancerei in versione Expo2015.

Storie del genere, lavori del genere, potrei raccontarne a decine,

dal costruttore che a cantiere quasi finito si rende conto che per venderlo bisogna trovare un nome al villaggio turistico,

alla Fondazione che per una serie di ragioni che a te copy non interessano ha bisogno da un giorno all’altro di un nuovo manifesto ideologico, quei programmi dove ogni parola è soppesata, e tu immagini frutto di elaborazione complessa e condivisa, mentre il più delle volte è il parto notturno di un copy free lance.

Ad ogni modo, è crisi, viviamo nella dittatura della comunicazione, e i linguaggi creativi sono precisamente le catene che tengono la massa in schiavitù.

Fare il maniscalco che fabbrica le catene, è questo che viene chiesto oggi a un creativo.

Crisi.

Bisogna saltare il fosso del “cercare lavoro”  e lavorare per l’umanità.

Quando una massa consistente di creativi ridotta alla fame si aggregherà, superando il falso individualismo del creativo, allora tornerà di moda la necessità della  “rivoluzione culturale” in preparazione della rivoluzione vera e propria,

si comincerà occupando gli spazi pubblicitari,

e quindi si passerà ai centri commerciali.