47 TFIC – 17 naming

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17 The naming specialist

in principio era il verbo

A un certo punto, mi ritrovo a dover lasciare il rosa causa infortunio sul lavoro: essendo stato “mollato” dalla tipa (dopo dieci anni di sesso-fuga d’amore- due cuori e una capanna – l’attico a rate – la moto nuova – un certo imborghesimento) in piena crisi da maschio abbandonato anche solo l’idea di scriver la parola “ti amo” mi fa venire il voltastomaco;

così in cerca di scritture “senza passione”, che non richiedano “il cuore”, comincio a  lavorare all’architettura narrativa di videogame e cd-multimediali, non è per niente semplice.

Poi mi viene offerto di lavorare alla Thompson, la grande agenzia, come copy senior del below the line, che sarebbe una sezione della catena di produzione creativa.

E’ il sogno di tutti, stipendio sicuro, carriera, soldi, gratificazioni sociali.

Ma devi fare una vita da caserma, devi vivere lì, in questa location eccitante che ti porterà a depressione sicura.

Come sempre succede, quando rifiuti un posto sicuro non ti preoccupi perché hai molti lavori free-lance, ma puntualmente questi lavori spariscono e ti ritrovi pentito e piagnone.

Com’è, come non è, dopo aver rifiutato questa proposta-Thompson, passo veramente un paio d’anni in depressione, tutto il giorno a letto a fumare le Marlboro Lights, spendo tutto quello che avevo, vendo la casa, spendo tutto, alle banche chiedo mutui specifici come scrittore in crisi d’ispirazione, non li ottengo, così mi tocca alzarmi e andare a cercare lavoro.

Chi mi aiuta in questi momenti di crisi nera? Forse qualche fondazione europea? Qualche assessorato comunale alla cultura? Nessuno.

Crisi.

Poi trovo un vecchio art director scoppiato, A.T., uno dei “padri” della pubblicità italiana.

Sue citazioni preferite:

“L’immaginetta della Madonna è la base della pubblicità”

“La pubblicità è il vangelo del dio denaro”

“Nel paradiso terrestre il sesso serpeggia ovunque”

“Il quieto vivere è meglio della lotta sociale”

“Il lavoro base è la costruzione del super-io”

“La psiche è come il maiale, non si butta niente”.

Questo vecchio art in passato mi ha chiamato qualche volta per lavori di “”naming”, cioè trovare il nome a qualche nuovo prodotto, più tutta la salsa semiologica intorno, un lavoro che ti rende mille-duemila euro, e cinque volte a lui che, magari dopo aver corretto un po’ la salsa, “vende” il tutto alla grande agenzia, la quale a sua volta gli mette intorno la sua salsa e fattura al cliente il quadruplo del costo.

Sia chiaro che alla fine tu vedi i mille euro solo se viene scelto il tuo nome.

La grande agenzia ha magari in giro tre o quattro sub-fornitori di creatività i quali hanno in giro altrettanti copy.

L’agenzia non fa altro che scegliere e convincere il cliente, o il dirigente markentig dell’azienda cliente. Incassa ventimila, paga cinquemila al vecchio art che paga mille a te, mentre gli altri diciannove creativi in proprio hanno lavorato gratis, sperato invano, e quando va bene hanno preso un “rimborso” di cento o duecento euro.

Effettivamente tu alla fine, tra vocabolari e settimane enigmistiche e frittura della salsa, hai lavorato un paio di giorni.

Il dirigente-art ha svolto un po’ di lavoro di psiche, dovendoti dare gli input e dovendoti “caricare”, e dovendo poi anche “persuadere” l’agenzia.

L’account dell’agenzia fa identico lavoro, caricare l’art e scaricare sul cliente.

Morale, mi chiama questo vecchio art, e mi dice: c’è da fare il lavoro base per un cliente che opera sul mercato della politica.

Bisogna sapere che questo art director ha iniziato a fare il pubblicitario alla fine degli anni Cinquanta, dopo la chiusura dei bordelli, spiegando alle prime lucciole di posizionarsi sul lato destro dei sensi unici in uscita.

Oggi non sa usare un computer e quasi nemmeno un telefonino, però è riuscito a convincere De Michelis ad andare dal barbiere e a rimettersi in politica.

Così scrivo un po’ di slogan politici per il nuovo PSI, ma soprattutto faccio il copy per  enti che una volta si chiamavano sindacati e oggi hanno come missione base quella di far pagare le tasse ai lavoratori (precari).

Crisi.

Viene un momento, nel corso della carriera dell’aspirante writer, nel quale ci si rende conto di essere, da un punto di vista professionale, nella stessa situazione di una prostituta di lusso, tutti vogliono venire a letto con re, ma nessuno vuole sposarti.

Questo ti duole, perché professionalmente parlando continui a credere nell’amore, e sogni un matrimonio d’amore, e continui a sperare di incontrare il tuo Adriano Olivetti, e diventare un big letteratura-industria.

Crisi.

imago “architetture sospese” by J.Gandossi