lex a.D. 1357 contra ludentes ad taxilos

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19 De la Tour - Giocatori di dadi

Item statutum et ordinatum est

quod nulla persona de dicto loco debeat ludere ad taxillos

nec ad ludum ubi vincatur nel perdatur in loco nec teritorio mozanice

sub pena solidorum quinque imperialium

cuilibet contrafacienti et pro qualibet vice.

Item statutum et ordinatum est quod eamdem penam incurat quilibet

qui teneret bisclatiam taxillorum et quilibet superstaret dicto ludo taxillorum

et quilibet qui faceret guardam ludentibus ad taxillos.

Item statutum et ordinatum est quod ius non reddatur

alicui persone de ludo taxilorum nec bisclatia.

Così pure si stabilisce e si ordina

che nessuna persona dl detto luogo possa giocare a dadi,

o altro gioco dove si vince o si perde, sia nell’abitato, sia nel territorio di Mozzanica,

sotto la pena del pagamento di cinque soldi imperiali

per ogni trasgressore e per ogni volta.

Così pure si stabilisce ed ordina che nella medesima pena incorra chi tiene una bisca

per il gioco dei dadi e chiunque controlli il gioco e faccia la guardia ai giocatori.

Così pure si stabilisce ed ordina che non debba essere resa giustizia

alle persone implicate nel gioco dei dadi o d’azzardo.

(tratto da Statuti Rurali di Mozzanica del 1357, edito 2012 da Comune di Mozzanica,

a cura di Adriano Carpani– imago: G. De La Tour, Giocatori di dadi, 1650)

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Nulla é più contrario alla educazione civile di un popolo, che la credenza di poter migliorare la propria sorte con altri mezzi che il lavoro e l’economia, e di poter fare assegnamento sopra giuochi di fortuna.  Regio Decreto 1865.

Per spiegare a un extraterrestre cosa sia l’Italia, la patria del diritto, basti dire che oggi in Italia in quegli stessi locali pubblici dove è vietato giocare a carte, in quanto gioco d’azzardo, abbiamo quasi mezzo milione di slot machines, una ogni 150 abitanti.

Facile gettare la croce addosso al barista. In realtà il barista è l’ultima ruota del carro.

Il primo responsabile di questa rovina è lo Stato, i Monopoli di Stato, e le 10 società che hanno in gestione il business, delle quali soltanto due hanno sede in Italia,  Lottomatica e Snai, mentre la maggior parte ha sede in Lussemburgo.

Al barista fanno questo discorso: ti garantiamo 500 euro a settimana, cioè le spese, l’affitto, etc. In pratica lo Stato, o chi per lui, da un lato ti mette condizioni fiscali capestro, per cui un piccolo bar è costretto a chiudere, dall’altro ti offre pelosamente questa fune di salvataggio, che ti permette di stare a galla. In più ti regalano l’abbonamento Sky, il nuovo I.phone, il nuov i.pad, etc.

Una volta firmato il contratto, il barista è fottuto, diventa il primo ad avere la dipendenza dalle slot, anche se non ci gioca. Se spegne le slot, o chiude il bar per lutto familiare, penali salatissime. Poi entra in gioca la mafia, la camorra, etc che ti propone di diventare usuraio, cioè prestare soldi ai tuoi clienti per giocare. E sei nel tunnel. E arriviamo al dato più inquietante.

Nel 2004 gli italiani hanno speso 24 mld euro in lotterie, scommesse e slot, e l’erario su questa gigantesca torta ha incassato 7,3 mld.

Nel 2012 la spesa è stata di 70 mld euro, cioè 1200€ pro capite, neonati compresi, ma a fronte di un fatturato triplicato, la cifra effettivamente incassato dall’erario è quasi la stessa (7,9 mld euro): e qui si capisce che il vero guadagno, più che lo Stato, ce l’ha la filiera (opaca) che dal bar sotto casa conduce in Lussemburgo.

Allora, la questione è semplice: in Ungheria pochi mesi fa una mattina è arrivata in Parlamento una proposta di legge per vietare le slot. Alla sera era approvata. Da un giorno all’altro, dunque, in Ungheria hanno eliminato le slot per motivi di salute pubblica.

Non è questo che dovrebbe fare un Stato, un Parlamento, un Governo?