le strane parole del papa ai lavoratori della rai

play this post

VaticanoII

incontrando i giornalisti della Rai, Papa Francesco ha raccomandato di mantenere alto il livello etico della professione e ha indicato, condannandoli, i 3 vizi capitali del giornalismo italiano: la disinformazione, la diffamazione e la calunnia.

Per un attimo abbiamo pensato fosse un scherzo, una parodia da Benigni, quando nei panni di Johnny Stecchino dice: “I problemi della Sicilia? L’Etna, la siccità e… il traffico!”

Invece parlava sul serio, e questo additare la diffamazione e la calunnia come mali supremi, in un’epoca e in un paese nel quale vige la dittatura di comunicazione dei grandi media controllati dalla politica e dalle lobby d’affari, somiglia tanto a un brutto invito alla prudenza, a non toccare i nomi noti, gli uomini di potere,

le istituzioni e le eminenze grigie che da decenni, supportati da schiere di avvocati ben pagati, stroncano sotto denunce per diffamazione e richiesta di danni morali per calunnia qualsiasi anelito di verità sociale, affossando ogni indagine  giornalistica o pubblicazione scomoda.

Forse il Papa non sa che oggi in Italia si può essere condannati per “diffamazione” anche per aver definito “pedofilo” un soggetto già condannato più volte per pedofilia…

Ci saremmo aspettati dal Papa tutto, meno la difesa della “onorabilità”. Forse è disinformato, o raggirato dai suoi stessi uomini di comunicazione…

A ben vedere, con queste parole effettivamente Papa Francesco ha mancato di rispetto a quanti (come Ilaria Alpi, della Rai) hanno perso la vita per scoprire e denunciare verità scomode (poi magari insabbiate da colleghi o superiori rispettosi del buon nome… dei grossi nomi!).

Avremmo preferito associare al livello etico della professione qualcosa di più autenticamente evangelico, e forte, come il coraggio della verità, la tutela dei deboli, la denuncia delle ingiustizie.

Quando Gesù sbatte fuori i mercanti dal tempio, cosa sta facendo, diffamazione semplice o aggravata? Calunnia? L’associazione esercenti di Gerusalemme l’ha poi denunciato?

Un giornalista che ha come prima preoccupazione evitare una denuncia per diffamazione, è già un servo del potere,

e in Italia di giornalisti e intellettuali del genere ne abbiamo già fin troppi, e da troppi anni,

e che Papa Francesco, proprio lui, non si sia accorto di questo, ci preoccupa,

e ci sembra molto strano, non ne capiamo il senso,

forse rivendica a sé, alla chiesa, il compito “scandaloso” della verità e della denuncia?

o forse sta dicendo che l’importante è non fare nomi?

Ci hai lasciati di stucco, grande padre, spiacevolmente di stucco!

(Imago: il Concilio Vaticano conferma il dogma dell’infallibilità papale)