come eravamo

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testa

eravamo giovani, poveri, ribelli, andavamo in piazza

e facevamo casino armati di volantini ciclostilati in proprio,

il nostro leader era Chicco Testa, la nostra battaglia era contro il nucleare,

quel 10 maggio 1986, dopo il disastro di Chernobyl, eravamo in 200.000  a Roma,

con Lega Ambiente e WWF abbiamo raccolto un milione di firme per il referendum,

e poi l’abbiamo vinto, basta nucleare in Italia, è volontà popolare,

in seguito Chicco Testa, nato dal movimento ecologista, ha fatto una carriera esemplare,

prima nel partito, poi come grande manager di Stato, arrivando a presiedere l’Enel,

ed essere consigliere o presidente di multinazionali come Allianz, Riello, Rotschild, Telit,

adesso, con la saggezza della vecchiaia, Chicco ha messo la Testa a posto,

definisce chiacchiere le energie rinnovabili e spinge per fare subito le centrali a carbone, cioè la soluzione più nociva all’uomo e all’ambiente, e più comoda e lucrosa per la mafia finanza-politica di cui è il servo esemplare, e molto ben remunerato;

per completare la parabola si è messo a capo della lobby per il ritorno del nucleare;

sarebbe interessante sapere come ha vissuto la storica sentenza di ieri:

il Tribunale di Milano ha dato ragione a Greenpeace nella causa contro Enel

che intendeva affossare gli ambientalisti (e la libertà di critica)

colpevoli di usare il logo Enel sui volantini contro le centrali a carbone.

I giudici hanno rigettato le richieste dell’Enel stabilendo un principio importante:

le associazioni no-profit impegnate in campagne di sensibilizzazione che hanno per oggetto interessi collettivi “di rango costituzionale”, come la salute pubblica,

non possono essere “silenziate”  per l’uso improprio di un marchio commerciale.

Evviva! Ma una condanna, per Greepeace avrebbe significato sparire,

e in agenda ci sono altre nove cause promosse da Enel contro Greenpeace.

In Italia muore una persona al giorno a causa delle centrali a carbone.

In Calabria una società straniera (svizzera!) costruirà la centrale a carbone più grande e inquinante del Mediterraneo, proprio di fronte al Teatro greco di Taormina, che dopo 2000 anni di sole diventerà completamente nero.

Una catastrofe ambientale e sociale (i magistrati hanno già dimostrato il ruolo della ’ndrangheta nel colossale business da 1mld euro) in corso d’opera, con il placet del ministro dell’ambiente (del governo “tecnico”!) e il silenzio totale di giornali e televisioni,

che invece danno grande spazio all’ultima uscita del nostro:

“In Italia c’è un’ipocrisia pazzesca, nessuno ha il coraggio di dirlo in pubblico:

è ora di legalizzare le droghe leggere, io stesso ogni tanto mi faccio ancora le canne”. Bravo. Coraggioso. Geniale.

Potevi anche aggiungere: abbiamo fatto un patto a tre:

stato italiano, ’ndrangheta, e multinazionale svizzera.

Lo stato italiano legalizza la coltivazione della marijuana (attualmente praticata a livello industriale in Calabria, e in mano alla ’ndrangheta, mentre da noi arrestano i ragazzini che hanno due piantine in bagno)

la n’drangheta in cambio riceve il business del carbone,

e gli svizzeri passano in lavatrice il cash nero.

Uomini come Chicco Testa rappresentano il peggio di una generazione,

che ha totalmente riconvertito l’impegno civile in arrivismo di regime.

Bisognerebbe denunciarlo, per questa uscita sulla marijuana, dargli ancora il brivido giovanile di sfidare il potere,

e poi vedere che faccia farà quando leggerà le motivazioni dell’assoluzione:

“…considerate le proprietà terapeutiche nel trattamento della demenza senile…”