manifesto doppio della cultura, di massa e di potere

play this post

culturaMan

Il Doppio Manifesto della Cultura, di Massa e di Potere, ha una doppia funzione, pubblica, ad uso della masse, e riservata, ad uso del potere.

Quest’ultima sarà mostrata privatamente al principe, allo sponsor, all’azienda, al politico

allo scopo di fargli sponsorizzare pubblicamente la versione di massa.

Chiaramente, il vero gesto sovversivo, sarà quello di scambiare i due files.

MANIFESTO DELLA CULTURA AD USO DELLE MASSE

1)    la cultura è il bene comune indivisibile per eccellenza

2)    la cultura è la risorsa economica primaria di ogni comunità

3)    la cultura è l’arma più potente in ogni genere di conflitto

4)    la cultura è il codice che mette in linea il passato e il futuro

5)    la cultura è la forma di vita eterna della specie umana

6)    non c’è individuo, senza cultura

7)    non c’è società, senza cultura

8)    non c’è politica, senza cultura

9)    non c’è benessere, senza cultura

10)  non c’è umanità, senza cultura

MANIFESTO DELLA CULTURA AD USO DEL POTERE

1)    la cultura non è gratis

2)    la cultura non è per tutti

3)    la cultura non è commestibile

4)    la cultura non è biodegradabile

5)    la cultura non è naturale

6)    la cultura è artificio

7)    la cultura è appropriazione

8)    la cultura è persuasione

9)    la cultura è potere

10)  la cultura è in vendita

adv less 1

play this post

canetti2

Adv lesson number one:

l’advertising, la pubblicità, viene dal verbo latino“adverto

che significa “accorgersi di, rivolgersi a” o più semplicemente “avvertire”.

Il latino in pubblicità è ovunque

icona, imago, logo, tabellaria, concept, mission, sponsor,

media, video, audio, digito, script, abstract

anche dove non te l’aspetti

press”, “stampa”, viene da “pressio”, il gesto dello stampare, esercitando “pressiones” che lasciano “impressiones”, diffuse da un “pressio agens”, volgarmente “press agent”.

Alla radice dell’imprinting inglese, c’è pur sempre l’imprimatur latino.

I primi consulenti pubblicitari, da cui deriva lessico e senso della pubblicità (insegne, campagne, conquista, consenso, colonizzazione) sono stati proprio i consules rei publicae,  i consoli romani, le legioni, l’esercito romano,  una grande macchina di conquista e comunicazione.

E questa è la parte rational (ratio).

La seconda lezione di pubblicità, la pars creans (creative), dove avviene l’irruzione dell’irrazionale, dovrebbe essere una lezione di etimo-filologia celto-gaelica antica, a proposito della parola “Slogan”.

Le legioni romane, che hanno sovrastato e assorbito ogni nazione italica, illirica, iberica, elvetica, gallica, germanica, pannonica, punica, britannica, si fermano davanti a una minuscola etnia, gli higlanders scozzesi:

il saggio Adriano costruisce un muro, il vallo di Adriano, per proteggere l’impero da questi ultra-barbaros dotati di un’arma formidabile:

lo slogan, sluagh-gheirm, letteralmente “l’urlo dei guerrieri morti”,

cioè il grido di battaglia, che viene dal cielo, dall’oltretomba,

si materializza nel tuono, entra nel cuore dei singoli come una scarica di corrente

e si trasforma in boato massivo, unisono, assordante, irresistibile, super significante.

Il mitico Canetti (in foto) lo spiegato perfettamente in “Massa e potere”:

“Alcuni popoli immaginano i loro morti o un numero limitato di essi, come esercito in lotta.

Presso i Celti degli Highlands scozzesi l’esercito dei morti è designato da una parola particolare: sluagh, che si traduce in inglese come spirit multitude, moltitudine di spiriti.

L’esercito dei morti vola di qua e di là in grandi nuvole, come gli storni sopra la faccia della terra. Essi tornano sempre sul luogo delle loro colpe terrestri.

Con le loro infallibili frecce avvelenate essi uccidono gatti, cani, pecore e armenti, combattono battaglie per l’aria, così come gli uomini in terra.

Nelle notti chiare e gelide si possono vedere e sentire i loro eserciti avanzare l’un contro l’altro e ritirarsi, ritirarsi e avanzare.

Dopo una battaglia il loro sangue tinge di rosso rocce e pietre.

 La parola ghairm, significa urlo, grido e sluagh-ghairm era il grido di battaglia dei morti.

Ne è derivata più tardi la parola slogan:

 la denominazione del grido di guerra delle masse moderne

deriva dall’esercito di morti delle Highlands.”

 Elias Canetti