complimenti! vi seguirò da ora innanzi…
p.s. vi ricordo da quando ho realizzato il libro LA MITICA ATALANTA, prefazione di Cristiano Doni (non ricordo se il titolo era così…) CIAOO Michele
Il vostro testo sulla morte di Ippolito Nievo contiene imprecisioni. Nessun documento storico parla di piastre per un valore di 3 milioni di franchi, dati dalla Massoneria inglese a Garibaldi per la Spedizione dei Mille. (Le piastre, poi, erano una vile moneta turca che corrispondeva a 1/100 della lira oro turca, che aveva il valore del marengo). Questa storia delle piastre è venuta fuori una trentina di anni fa, a un convegno della Massoneria piemontese, ma i documenti, che si diceva esistessero in Inghilterra, non sono mai stati presentati e nessuno li ha mai letti. Garibaldi partì da Quarto con 90.000 lire, come testimoniano moltissimi documenti d’epoca. Aveva anche un sacchetto di monete d’oro, ma poiché le monete d’oro non avevano corso legale sotto i Borboni, le cambiò a Palermo, ma da un orafo, per il valore del metallo. Il grosso dei finanziamenti alla Spedizione vennero dal Banco di Sicilia (a Palermo) dove erano conservati 5 milioni e 444 mila ducati. (21 milioni di lire dell’epoca) Questo tesoro, che apparteneva a privati cittadini che lo avevano depositato presso il Banco (solo centomila e rotti ducati appartenevano allo Stato) fu consegnato a Garibaldi in forza di un armistizio sottoscritto da Crispi e dal generale borbonico Lanza, il 31 maggio 1860 e che prevedeva la consegna di tutto lo stabile dove erano il Banco e tutti gli uffici finanziari che gestivano la Sicilia. Il documento ufficiale della consegna del Banco è attualmente conservato a Roma, all’Archivio Centrale dello Stato ed è stato pubblicato nel 1961. Sottoscritto da Crispi in nome di Garibaldi e dai tre cassieri del Banco. Con questi denari Garibaldi pagò i Borbonici perché lasciassero Palermo senza più combattere, amministrò la Sicilia e fece il resto della guerra, fino a Napoli. Copiosi finanziamenti volontari arrivarono alla cassa che il medico Bertani gestiva a Genova. Servirono per comprare due vapori in Inghilterra, per mandare in Sicilia rinforzi di armi e soldati. A gennaio 1861 Bertani pubblicò il resoconto della sua cassa con l’elenco di tutti i sottoscrittori. Si può leggere si Google libri. Nel 1867, con la Legge sul ripianamento del Banco di Sicilia, lo Stato italiano si dichiarò pronto a coprire il vistoso rosso che si era prodotto nelle casse del Banco, a causa della guerra. Non fu possibile tuttavia documentare una forte somma, per mancanza di pezze d’appoggio. Al netto degli interessi maturati, questa somma corrispondeva a circa un milione di ducati che, secondo miei calcoli, corrispondono alla “mancia” data dai garibaldini ai borbonici. Ritengo che i documenti che Nievo aveva con sé si riferissero proprio agli esborsi per pagare i borbonici. E non si trattava di somme al nero, poiché erano passate dalle mani di Giovanni Acerbi, Intendente Generale dei Mille, che per 10 giorni, dal 28 maggio 1860, ebbe la curiosa nomina garibaldina di Gran Pagatore della Sicilia. Una mostruosità: pagare la tangente al nemico, in forza di un regolare decreto. Da notare: tutti i decreti garibaldini furono dal Parlamento italiano ritenuti validi. Per altri particolari visitate il mio dito http://www.ippolitonievo.info
mi piacerebbe collaborare con voi ho una buona e sintetica scrittura a forte impatto emotivo
…..NO……NON è Vero
complimenti! vi seguirò da ora innanzi…
p.s. vi ricordo da quando ho realizzato il libro LA MITICA ATALANTA, prefazione di Cristiano Doni (non ricordo se il titolo era così…) CIAOO Michele
Il vostro testo sulla morte di Ippolito Nievo contiene imprecisioni. Nessun documento storico parla di piastre per un valore di 3 milioni di franchi, dati dalla Massoneria inglese a Garibaldi per la Spedizione dei Mille. (Le piastre, poi, erano una vile moneta turca che corrispondeva a 1/100 della lira oro turca, che aveva il valore del marengo). Questa storia delle piastre è venuta fuori una trentina di anni fa, a un convegno della Massoneria piemontese, ma i documenti, che si diceva esistessero in Inghilterra, non sono mai stati presentati e nessuno li ha mai letti. Garibaldi partì da Quarto con 90.000 lire, come testimoniano moltissimi documenti d’epoca. Aveva anche un sacchetto di monete d’oro, ma poiché le monete d’oro non avevano corso legale sotto i Borboni, le cambiò a Palermo, ma da un orafo, per il valore del metallo. Il grosso dei finanziamenti alla Spedizione vennero dal Banco di Sicilia (a Palermo) dove erano conservati 5 milioni e 444 mila ducati. (21 milioni di lire dell’epoca) Questo tesoro, che apparteneva a privati cittadini che lo avevano depositato presso il Banco (solo centomila e rotti ducati appartenevano allo Stato) fu consegnato a Garibaldi in forza di un armistizio sottoscritto da Crispi e dal generale borbonico Lanza, il 31 maggio 1860 e che prevedeva la consegna di tutto lo stabile dove erano il Banco e tutti gli uffici finanziari che gestivano la Sicilia. Il documento ufficiale della consegna del Banco è attualmente conservato a Roma, all’Archivio Centrale dello Stato ed è stato pubblicato nel 1961. Sottoscritto da Crispi in nome di Garibaldi e dai tre cassieri del Banco. Con questi denari Garibaldi pagò i Borbonici perché lasciassero Palermo senza più combattere, amministrò la Sicilia e fece il resto della guerra, fino a Napoli. Copiosi finanziamenti volontari arrivarono alla cassa che il medico Bertani gestiva a Genova. Servirono per comprare due vapori in Inghilterra, per mandare in Sicilia rinforzi di armi e soldati. A gennaio 1861 Bertani pubblicò il resoconto della sua cassa con l’elenco di tutti i sottoscrittori. Si può leggere si Google libri. Nel 1867, con la Legge sul ripianamento del Banco di Sicilia, lo Stato italiano si dichiarò pronto a coprire il vistoso rosso che si era prodotto nelle casse del Banco, a causa della guerra. Non fu possibile tuttavia documentare una forte somma, per mancanza di pezze d’appoggio. Al netto degli interessi maturati, questa somma corrispondeva a circa un milione di ducati che, secondo miei calcoli, corrispondono alla “mancia” data dai garibaldini ai borbonici. Ritengo che i documenti che Nievo aveva con sé si riferissero proprio agli esborsi per pagare i borbonici. E non si trattava di somme al nero, poiché erano passate dalle mani di Giovanni Acerbi, Intendente Generale dei Mille, che per 10 giorni, dal 28 maggio 1860, ebbe la curiosa nomina garibaldina di Gran Pagatore della Sicilia. Una mostruosità: pagare la tangente al nemico, in forza di un regolare decreto. Da notare: tutti i decreti garibaldini furono dal Parlamento italiano ritenuti validi. Per altri particolari visitate il mio dito http://www.ippolitonievo.info
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