preambolo: twitter è un’idea geniale rovinata dalla scelta dei 140 caratteri e dal concetto infausto del micro-writing. tutto quanto segue è la dimostrazione che niente si può scrivere in soli 140 caratteri. ma questo era solo un preambolo. andiamo oltre e affrontiamo l’argomento…
c’è gente che studia anni di università per diventare esperta di marketing.
“marketing” significa letteralmente qualcosa tipo “mercataggio”, “mercantaggio”, insomma, un verbo mutuato dal concetto di mercato.
eppure da piccolo ho assorbito il detto “il furto è l’anima del commercio”.
e con questo preambolo ho già detto tutto.
siamo la società del libero mercato, con al governo da lustri i più grandi e sfegatati sostenitori del libero mercato, in una società che non è che abbia sposato il libero mercato, ci si è proprio messa a scopare dalla mattina alla sera col libero mercato, facendo figli a sdràpana col libero mercato,
il libero mercato è entrato dentro al midollo di ogni cristo appeso in croce nelle chiese, in ogni cristo nelle scuole pubbliche e private, in ogni lettore di qualunque giornale,
il libero mercato è diventato più importante della fotosintesi clorofilliana, il libero mercato è lo spermatozoo che feconda l’ovulo, il libero mercato è l’ossigeno quando vede il carbonio, è un virus che incontra windows,
il libero mercato è l’amore e il tradimento, il libero mercato oggi, in questa società, nella nostra società, nella società occidentale contemporanea, e visto dove stanno andando a parare i cinesi direi in tutto il mondo, è tutto.
tutto.
oggi l’umanità intera ha sposato il libero mercato.
bravi stronzi che siamo.
non ci voleva il mio amico alcolizzato del bar di piazza oberdan per spiegarci che sposarsi è una cazzata già di per sé.
ma sposarsi col libero mercato…
con tutte le belle teorie, con tutte le possibilità che avevamo noi virgulti singoli lavoratori automuniti… proprio col libero mercato dovevamo legarci un cordone ombelicale…
ma tant’è, così è, faccioilsegnodellacroce, mitoccoicoglioni, ora è lui nostra moglie.
lo spirito del marketing è questo:
ti scrivi su un dito “tranne questa che costa 1000”,
e poi indichi la luna dicendo “è gratis!”.
oppure, per fare un esempio più concreto (banca popolare di bergamo):
“è consigliabile un mutuo a tasso fisso perché non può crescere!”… nell’unico momento storico in cui i tassi sono allo 0,5% e continuano a scendere, contro un tasso fisso del 6% offerto dalla banca, per 20 o 30 anni, ça va sans dire.
oppure:
(vodafone e tanti altri): telefonate illimitate con chiunque! ottimo! chi ci lavora col telefono non poteva chiedere altro!
salvo poi scoprire, leggendo i papiri scritti in corpo 4 nel contratto di adesione, che l’offerta vale solo se le telefonate non sono a scopo di lucro (giuro!).
diciamo pure che alla base del marketing c’è la menzogna.
e nel mio gergo mentire si dice anche “inculare” la gente.
il marketing è l’arte (insegnata nelle università) di inculare la gente.
ho usato volutamente questo termine, perché mi piace figurarmi che sia lo stesso termine che usano i grandi teorici del marketing quando parlano della gente di fronte ai propri discepoli, quando parlano delle persone con cui avranno a che fare quando metteranno in pratica tutta la loro “scienza” per guadagnarsi uno stipendio.
fare marketing oggi significa imparare a “inculare” la gente. e il marketing, con tutte le società di marketing che spopolano e che si beano del proprio successo economico in un periodo in cui il mondo va a culo, è veramente una gran moda.
“la nostra tariffa per il gas è del 20% inferiore a quella che lei paga ora!”…
…ma solo per un anno o due, poi, grazie al fantomatico “libero mercato” (è proprio questo il concetto che ti citano al telefono, o di persona, quando parli con questi individui) la alzeremo in modo arbitrario senza possibilità di replica, perché sarà la libertà del libero mercato ad imporlo, mica una scelta nostra! e poi tanto ormai lei è nostro cliente vincolato per anni X. insomma cornuto e mazziato.
viviamo in un mondo in cui le grandi società puntano tutte le proprie energie nell’inculare la gente.
davvero, non era così prima.
la deontologia del lavoro è stata spazzata via negli ultimi venti o trent’anni.
prima un assicuratore, un bancario, un venditore in generale doveva misurarsi col proprio prodotto, e doveva trovare il giusto acquirente (domanda) per il giusto prodotto (offerta).
prima i cittadini avevano bisogno di una banca e di una assicurazione, e credevano a quello che i propri bancari e assicuratori dicevano, così come i propri bancari e i propri assicuratori li ascoltavano.
insomma: prima i bancari e gli assicuratori facevano il proprio lavoro.
poi, “colpa del libero mercato!”, hanno dovuto iniziare ad aumentare i clienti di anno in anno, per non essere assorbiti dalla concorrenza, poi hanno dovuto iniziare ad aumentare i profitti per ogni cliente, “legge del libero mercato!”, fino ad arrivare al punto che per non fallire devono fare a gara a chi incula, sempre quel verbo, più gente possibile, e chi non lo fa è fuori, non ha prodotto abbastanza, la sua azienda non ha bisogno di lui, meglio un giovane sciacallo cresciuto a TV e videogames di un vecchio incapace di buttare alle ortiche la sua morale.
oggi ci sono solo sciacalli che mentono spudoratamente, che mentono sui propri amici, sui propri parenti, pur di portare a casa un contratto.
per un periodo ho lavorato in via paglia, una via centrale di bergamo, e il nostro ufficio era al piano sopra ad una assicurazione (non ricordo il nome, se no lo direi): siccome ci eravamo imposti di non fumare in ufficio, fumavamo sul balcone, e così facevano i giovani adepti della compagnia di assicurazioni del piano di sotto. ebbene, durante quelle sigarette sul balcone ascoltavo le telefonate che facevano questi poveracci (e un po’ stronzi) ragazzini usciti dalle scuole superiori, tutti imbellettati nella loro tenuta da “assicuratore”, con le scarpette lucide, il gessato stirato di fresco dalla mamma, fumando anche loro sigarette sul balcone, mentre chiudevano contratti assicurativi:
“pronto!, ciao!, lo so che non ti ricordi di me! sono il tuo vecchio compagno delle scuole medie!… ecco, sono io!… stai bene? tutto ok a casa?… ascolta, ti chiamavo perché ho fra le mani un’offertona, una cosa irripetibile… tu che lavoro fai adesso? ah, ok, ecco, lo sai vero che lo Stato ti lascerà da solo e che non riceverai mai la pensione vero? ecco, bene, io lavoro per un’agenzia di assicurazioni e potrei venire a casa tua a offrirti un’occasione irripetibile… quanto guadagni tu al mese? ok! perfetto, guarda, con solo due o tremila euro l’anno noi possiamo garantirti una pensione, perché lo sai vero che non riceverai mai una pensione dallo Stato?!?… come? non ti ricordi di me? guarda, se giovedì sera c’hai un attimo, anche dopo le 22, posso passare a casa tua, e ti spiego tutto!”
poi le assicurazioni falliscono.
le banche falliscono.
e lo Stato, quello Stato tanto vituperato dai maestri del marketing, deve intervenire per tappare i buchi di bilancio, per non far fallire queste società di sciacalli, usando ovviamente i soldi dei contribuenti, per non lasciare a casa migliaia di giovani (e meno giovani) che lavorano per loro.
loro fregano i vecchi compagni di classe pur di portare a casa un contratto, sputtanando lo Stato (e la cosa più cara che hanno: le amicizie) per vendere un prodotto che spesso si rivelerà fallimentare, e poi l’assicurazione, la loro società madre, ricorre allo Stato per non fallire, perché se fallisce “troppa gente rimarrebbe sulla strada”….
comodo.
figo.
ma che schifo.
ma che presa per il culo.
un mondo di markettari che si sputtanano tutto, la dignità, le amicizie, la credibilità, spesso pure la fedina penale, e in cambio di niente, mentre a parare il culo a tutti ci sono sempre i soliti poveracci, i lavoratori veri, quelli che si occupano di produrre invece che di vendere, quelli che nello Stato ci credono ancora, quelli che aspettano una pensione che probabilmente, davvero, non arriverà mai, per colpa del libero mercato…
ma è l’onestà che conta.
a tutti quegli individui che tirano sempre fuori la stessa tracotante giustificazione “ma sei solo tu che non vuoi capire come funziona il mondo”, oppure “ma il mondo funziona da sempre così” vorrei dire che, non solo sono loro che non hanno mai capito niente, ma vorrei anche che un giorno mi risarcissero di tutta la loro ignoranza e di tutti i loro errori che poi, puntualmente, sono gli idealisti come me a dover pagare.
è troppo facile fare i “gli sciacalli” con il culo degli altri.
e sono sicuro, sono davvero sicuro, che un giorno il marketing sarà studiato a scuola come uno dei cancri del mondo.
la scienza, la conoscenza, il sapere, sono ben altro, sono il progresso dell’umanità. voi siete solo dei parassiti, e come tutti i parassiti, prima o poi sparirete con una botta di spazzola, con una scrollata di china di una società che sta arrivando alla saturazione delle vostre benemerite fregnacce.
noi saremo sempre qui.
poveri (per colpa vostra), ma sempre qui.
il mondo avrà sempre bisogno di qualcuno che produce.
ma mica per sempre potrà permettersi qualcuno che fa della menzogna una professione.
andate a lavorare (o imparate a lavorare) invece di inculare la gente valah!
il prossimo giro affronto i professionisti del copyright, i peggiori parassiti della cultura… ma quella è un’altra storia…
guarda condivido in pieno per di più nel libero mercato scrittori e artisiti non li sposa più nessuno, li usano come troie da strada,
qualsiasi artista o scrittore dopo l’esperinza del libero mercato, che in teoria doveva darti l’orgia dell lbero amore senza impegno con i consumatori finali, ritrovandosi a lavorare gratis per i parassiti-padroni del libero mercato,
ti confesserà che viveva meglio nelle vite precedenti come intellett-artista di regime, qualsiasi regime, nel regime comunista, o fascista, avevi lo stipendio di stato, nello stato della chiesa per un pittore il lavoro non mancava mai, committente unico, lo stato, o il papa, o il re, ma almeno c’era un committente!
Basterebbe un mercato libero. Libero dal libero mercato.
“crisi globale? ma per favore, il nasdaq è al suo record storico” (jumpi)