magenta destra ciano sinistra

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puma-players-tricks

per capire il senso della nuova moda lanciata da Puma al Mondiale con testimonial Balotelli e altri, scarpe di due colori diversi, sinistra ciano, destra magenta,

abbiamo chiesto un parere a Sean Blazer, il grande antropologo esperto di moda, il quale ha detto: basta chiedere a un immigrato extracomunitario, marocchino o algerino, che vi racconterà quanto segue:

in origine chiaramente mettere due scarpe diverse era una soluzione creativa da poveri, avendo magari una scarpa bucata e l’altra no, ci si arrangiava così, scambiandole, anche i nostri nonni lo facevano,

poi, sarà stato 10 anni fa, in Marocco e Algeria è scoppiata la moda delle scarpe bicolori, nike nuove molto costose e introvabili,  facendo il verso ai poveri per significare di essere talmente ricchi da avere non un paio, ma addirittura due di nike nuove;

subito dopo è diventata usanza scambiarsi le scarpe con un amico che avesse lo stesso numero, così da far intendere di averne due paia;

in seguito sono arrivate le nike contraffatte, vendute a ¼ del prezzo ufficiale, già vendute in versione bicolore, e a quel punto la moda bicolore è finita, perché ormai era una cosa da poveri;

a questo punto tutta la storia era pronta per diventare una moda ufficiale, e la Puma ha lanciato la linea bicolore, e tutti i bambini ricchi ora metteranno le Puma bicolore,

questo ti fa capire come funzionano le mode, nascono creative per necessità dalla miseria,  poi diventano esibizione di lusso per insultare i poveri, e infine prodotto ufficiale per tutto il mondo, indossato dai campioni

e comprato in tutto il mondo, senza alcun senso, o forse sempre con lo stesso senso di ogni moda: avere addosso qualcosa che in origine aveva un senso, una storia, senza nemmeno saperlo.

berghem vintage adventures

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saltafoss vetrofania 2

certo che puoi parlare dei segreti della città! i sotterranei delle mura, le rogge coperte, i ricordi sepolti…  

quando ancora non esistevano le Nottole, eravamo noi i padroni unici

delle cannoniere, dei sotterranei delle mura e dei mille cunicoli misteriosi

se ti racconto le adventures che facevamo da ragazzini negli anni Settanta

mentre i nostri genitori impegnati si drogavano e facevano sesso libero

i vari gardaland e parchi divertimento ti sembrano ben misere cose

ci si trovava alla Fara con le nostre Saltafoss arancioni e poi

da S.Agostino ci calavamo sotto le mura a corda doppia

noi e le Saltafoss, e c’era la prima prova speciale,

bike-rafting sul letto del Morla fino al Putt di S.Caterina,

poi tappa di trasferimento navigli pitentino –galgario, oggi coperti,

e seconda prova speciale, lasciando le bici, e indossando stivali di gomma

esplorazione panico e pantegane della Morla sotterranea da borgo palazzo a via mai-via david e poi sotto la ferrovia per uscire in via gavazzeni luridi

e  felici, sotto gli occhi allibiti dei pretini internati alla casa del giovane

tutto il pomeriggio, tutta l’estate era un’attività in cerca di pericoli

e prove di coraggio più cretine dei reality di oggi, come il lasciarsi

risucchiare dalle sabbie mobili rosse al gres della Potranga, con idee

perverse su chi, come e quando avrebbe lanciato la corda di salvataggio

o la corsa sui binari a boccaleone  con la littorina marron in arrivo da dietro

e la produzione dei 50Lire doblonati, piatti e larghi come antichi medaglioni

ci voleva un treno merci, per farle, lento e pesante, e un adesivo tondo,

tipo Goggi Sport o Cominelli, col quale incollare il 50Lire sul binario

poi il treno passandoci sopra le faceva diventare enormi

lì sperimentavamo cosa vuol dire ricerca e sviluppo

cosa vuol dire tecnologia e segreto industriale,

in primo luogo esplorare

i cortili, i palazzi, i parchi, le strade,

e le vie ferrate, le vie d’acqua, gli specchi d’acqua,

poi diventati più grandi si cominciava a poter stare fuori la sera

e naturalmente il nostro Bergamo-sport era entrare la sera in posti vietati,

la Rocca, le piscine Italcementi, oppure fare il bagno nelle fontane,

alle Poste, alla Stazione, tutte cose oggi impossibili

oggi c’è la telesorveglianza, e non ci sono più guardiani, portinai,

il portinaio era il vero spauracchio, il vero nemico,

il rappresentante del mondo degli adulti,

delle regole e dei divieti.

chi è Lele Mosina

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Badante4occhi

Lele Mosina è il nuovo found raising manager del project group calepio press. Appena nominato, ha dichiarato:  “sono molto fiero alla mia età, l’età della Maresana, di essere stato scelto a rappresentare il gruppo  calepio press, tra i più importanti centri d’eccellenza nella produzione di cultura d’avanguardia made in Italy”

“c.press è la dimostrazione di come  un uomo solo, totalmente disorganizzato e inaffidabile, dedicandovi un’ora al giorno e alcuni pseudonimi, senza un euro di budget, e senza nemmeno avere la linea web, caricando i post al bar o da amici, possa essere non solo più influente di vere e proprie testate giornalistiche di regime con decine di collaboratori, redazioni, e centinaia di migliaia di euro di budget,

ma anche più produttivo in termini di idee e progetti innovativi  dei  grandi centri ricerca o incubatori d’impresa, finanziati dal regime per ragioni di facciata”

“quest’uomo non è un genio o un individuo eccezionale, ma semplicemente un uomo libero, preparato e dotato di senso critico, che ha il coraggio di scrivere le verità più lampanti taciute o mistificate dai gruppi di potere che controllano l’opinione pubblica”

“sostenere quest’uomo, questo nullatenente, significa sostenere la possibilità di superare l’ipocrisia mediatica ma soprattutto significa sostenere progetti reali d’innovazione culturale come:

> Adv zero, agenzia anti pubblicitaria (già Malomodo Communications) per la riduzione dell’inquinamento semiotico da pubblicità.

> FMKTG, fantamarketing, creata nel 2010 con Pierluigi Lubrina e BambooStudio, contaminazioni paraletterarie tra fantascienza e innovazione d’impresa.

> gentedimerda.it,  da un’idea di Federico Carrara, asocial network;

> BaDante, care&writing agency, sviluppata con Isabella Gentili e Athos Mazzoleni, casa editrice di riposo, nuova letteratura senile.

> Leone XIV, antipapa latinista, nato rivoluzionario vs PapaRazzinger, divenuto reazionario vs PapaFrancisco

> Upper Dog (con Jennifer Gandossi e Benedetto Zonca): idee e ricette per produrre cibo per animali con scarti macellaio fruttivendolo e fornaio di quartiere (nomi delle ricette: porco cane, popolo bue, trota padana, pota coniglio, master polaster, interiora design)

> #pensacheignoranza, dal 2013, con Anna Bonaccorsi e Athos Mazzoleni, web institute ricerche di mercato e sondaggi d’opinione

> PWS, pub writing session, est 2014 con CTRL magazine e ELAV brewery, lo show della scrittura, storie da pub ascoltate, trascritte e pubblicate al pub

> Mensa te!, est 2014, con Matteo Cremaschi, Athos Mazzoleni, Daniele Lussana e Virginia Coletta, mensa popolare / fabbrica delle idee, 1pasto 1idea.

“cliccando sul tasto LeleMosina potrete donare qualsivoglia cifra per sostenere questi progetti, lo trovate in home page, in alto al centro con la dicitura LeleMosina/donazione”

“se cercate la home, cliccate su domus”

C.press, è l’unico sito al mondo ad avere la domus invece della home.

atalantae veritas non deferentia sed differentia exit

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AtalantaSpad

Oggi tutti parlano di Percassi che rilancia 50,60 milioni per seat-pagine gialle, e noi invece parleremo di dea-compagine nerazzurra, in stile BgPost, più approfondimento che attualità, a partire dall’attualità.

Dobbiamo farlo noi perchè i media glocali sull’argomento dea sono molto deferenti, dal primo all’ultimo (solo BergamoNews, e il mitico Passirani, hanno osato sollevare dubbi e critiche sull’atalanta percassi style).

Per il resto, l’unica differenza tra l’EcoBg e il BgPost ultimo arrivato è questa: come l’eco non ti dirà mai la verità sugli affari della curia e del vescovo, così il BgPost  non ti dirà mai la verità sull’atalanta e percassi, il padrone della testata,

non farà mai luce su quelle zone d’ombra della presidenza percassi, di cui tifosi e addetti ai lavori parlano sottovoce, da anni, diffusamente e ovunque, tranne che sui media,

esattamente come si fa con le zone d’ombra che riguardano la curia.

Citerò tre zone d’ombra, tre “misteri” atalantini degli ultimi anni, con l’invito ad andare oltre la mentalità poliziesca che deduce il mandante del delitto dalle prove associandole probabilisticamente ai moventi a partire dall’interpretazione delle coincidenze: la prima è sospetta, la seconda un indizio, la terza una prova.

In realtà, come vedremo, la spiegazione profonda dei luoghi oscuri atalantini non viene dalla giustizia sportiva, ma dall’interpretazione psicanalitica.

Primo luogo oscuro: al tempo in cui il presidente Ruggeri cadde in coma, si cominciò a vociferare di Percassi come acquirente della società, si parlò di una o più cene Percassi-Doni o Percassi e senatori, e si sparlò in seguito dello scarso rendimento della squadra nel finale di campionato, con la retrocessione in serie b, che a parere di tutti poteva essere evitata.

(Movente: l’atalanta in serie a sarebbe costata a Percassi 20milioni di euro. Pochi mesi dopo, retrocessa in b, Percassi la pagò la metà, 10 milioni).

Sospetto: i calciatori, in accordo con la futura proprietà, hanno portato la squadra in b per svalutarla.

Secondo luogo oscuro: lo scandalo,  l’anno successivo, delle partite truccate da Doni e soci, per il quale l’intera tifoseria si mobilitò come a difendere un martire ingiustamente accusato, fino a essere smentiti dalla confessione finale di Doni, che si assunse ogni responsabilità (scagionando in tal modo la società) e meritandosi così 3 anni di squalifica (… e 3 anni a stipendio pieno, e parliamo di milioni di euro).

Movente: fosse stata dimostrato il coinvolgimento della società nella truffa sportiva (come è successo in passato a diverse squadre anche più blasonate della dea) l’atalanta come minimo sarebbe stata retrocessa in terza serie (e parliamo di un danno, in questo caso,  di decine di milioni di euro…)

Sospetto: Doni ha coperto la società, che gli ha pagato il silenzio.

Terzo luogo oscuro: oltre a Doni, in questi anni l’atalanta ha sempre tenuto a stipendio anche l’altro illustre lungo-squalificato, Masiello (già capitano del Bari, e da un punto di vista etico-tifoso ancor più colpevole di Doni, che faceva gol “organizzati”: Masiello fece il celebre autogol “pagato”, nel derby Bari-Lecce).

Ai tempi dello scandalo, dopo la confessione di Doni e Masiello (venuta dopo il carcere)  Percassi annunciò di volersi rivalere su questi “dipendenti fraudolenti” e anzi allo scopo avrebbe istituito un codice etico. Passati due anni, scaduti (e onorati) i contratti di Doni e Masiello, è arrivato nelle scorse settimane il codice etico (non retroattivo…).

Nel codice etico si condanna fermamente ogni forma di comportamento sportivamente scorretto e si vieta a ogni dipendente non solo qualsiasi pratica di scommessa sportiva, slot o gioco d’azzardo, ma anche la partecipazione a iniziative sovversive, reati contro l’ambiente, attentati terroristici,

e addirittura è vietata  “la pratica di mutilazioni degli organi genitali femminili” (sconcertante. non resta che deridere. articolo che interpretato estensivamente porterebbe al divieto di fidanzate con labbra e seno rifatto, considerando la chirurgia estetica una pratica primitiva di  deformazione degli organi genitali eseguita in sudditanza di credenze superstiziose…).

Ebbene, incredibilmente il giorno dopo la pubblicazione a mezzo stampa di questo codice iper-etico (e di fatto quasi comico) nato da due anni di riflessioni sul tema dell’etica “a tutto campo”, la società atalanta ha la faccia tosta di rinnovare il contratto a Masiello, per altri due anni. Come a dire: il vizio dell’autogol.

Vaga giustificazione addotta dai commentatori: Masiello ha pagato i suoi errori, può essere reintegrato.

Allora, allargando il quadro, la morale che esce dallo scandalo calcio scommesse è chiara: chi viene beccato e condannato e squalificato, non viene estromesso dalle squadre, ma anzi sostenuto “nella pena” e prontamente ripreso nella famiglia (come anche il caso del capitano della Lazio, e altri)

l’inquietante parallelismo è quello con i mafiosi in carcere: se non parlano e non si pentono,  limitandosi ad ammettere le proprie responsabilità, sono uomini d’onore; se  parlano e diventano collaboratori di giustizia sono infami, e vengono ostracizzati per sempre,

(come il caso dell’unico calciatore italiano che ingenuamente raccolse l’appello del presidente della federcalcio a tutti i calciatori a denunciare le truffe sportive di cui si era a conoscenza… chiamato addirittura a fare una comparsata in nazionale come esempio etico, l’anno dopo non trovò nessuna squadra disposta a ingaggiarlo, nemmeno in serie b o c, ed emigrò a giocare all’estero)

ampliando la prospettiva, guardando in casa d’altri, si vede che i luoghi oscuri atalantini sono simili ai luoghi oscuri di quasi tutto il calcio italiano,

quella che risulta unica ed esemplare è la sfacciataggine, l’enormità dell’ipocrisia per cui oggi promulghi un codice etico che il giorno dopo sei il primo a calpestare rinnovando il contratto a un calciatore simbolo della frode sportiva (l’autogol nel derby!)

due news che s’ammazzano a vicenda,  che probabilmente un grande club, con uffici stampa e comunicazione più sgamati, avrebbe evitato di esibire o far coincidere.

Lo psicanalista non ha dubbi: quest’ultimo caso non è da considerare come un luogo oscuro, ma piuttosto un mettersi a nudo, una palese autodenuncia di chi in realtà inconsciamente desidera essere smascherato, non reggendo più l’ipocrisia cui è costretto.

E così conclude l’amico psicanalista: ogni menzogna ne richiede ulteriori, alla fine intorno a un peccato originario sorge un castello di menzogne, nel quale si resta imprigionati, o dal quale si esce pazzi, secondo la sindrome del grande dittatore.

Al di là di quello che si pubblica sui media, quello che tutti pensano realmente è evidente.

“Secondo te” mi ha detto un vecchio magut, ex commandos “se Percassi becca un dipendente a rubare rame nei cantieri, lo lascia a casa a stipendio pieno?

Tutte cose che un vero giornalista dovrebbe sapere, e un vero giornale pubblicare.

Sarà molto difficile anche per il BgPost spiegare perchè l’atalanta abbia pagato per tre anni un attaccante squalificato per i suoi “gol facilitati” da avversari prepagati, invece di chiedergli i danni!

E ancora più difficile spiegare perchè il giorno dopo la promulgazione fanfarata del codice etico la società abbia rinnovato il contratto a un difensore squalificato due anni per aver fatto “autogol” su commissione, come da accordi con gli scommettitori!

A rigore, la società stessa dovrebbe licenziare sè stessa per non aver rispettato il suo stesso codice etico.

Molti avrebbero preferito un codice etico non fatto di parole, ma di fatti che parlano: e dunque non vedere Doni stipendiato, e nemmeno il contratto di Masiello rinnovato.

E c’è anche chi – un genere superiore di uomo d’onore, quello che veramente vive nel primato dell’etica – avrebbe preferito che la società si prendesse comunque ogni responsabilità, come facevano i grandi condottieri, i samurai, e le dee-amazzoni,

e dunque andare in serie c, e rinunciare ai milioni della serie a, ma non alla dignità, che non ha prezzo.

 

 

the gori job

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S/W Ver: 99.21.08R

carte, gori, maratona, scopa, ora sappiamo cosa faceva Gori in quella veranda:

svelato the gori job, the gori revolution: trascinare il paese fuori dal debito-depression della ludopatia, dalla tristezza senza fine del gioco d’azzardo, con un’operazione di sano neo-realitysmo: no Lottomatica, no Sisal, no slot, no poker on line, si Masenghini, si Dal Negro, si briscola, si scopa!

e dunque legalizzazione della scopa e della briscola (oggi vietate nei luoghi pubblici) e contagio del pubblico giovanile attraverso tornei televisivi spettacolari,

una grande operazione culturale, politica ed economica, per riscoprire il piacere stupefacente/narcotico dei giochi autoctoni delle carte, soggettivamente più appaganti e socialmente più sostenibili, come sanno bene i nostri nonni:

quarti di vino, porconi, sigarette, battute volgari, risate, nei circoli dopolavoro, nelle case del popolo, nelle acli i nostri nonni non giocavano responsabilmente, ma come pazzi, facendo follie, rischiando insulti e scherni per fare una scopa, e chi perdeva pagava le consumazioni,

il partito comunista e le parrocchie erano i padroni di queste sale gioco, dove di fatto si cementava una comunità,

poi diventando una società moderna abbiamo vietato il gioco delle carte nei locali pubblici, in quanto “gioco d’azzardo”, e successivamente con totale ipocrisia giuridica di stato abbiamo riempito i luoghi pubblici di slot machine, e pubblicità del gioco on line,

e le10 società finanziarie (Sisal, Lottomatica, etc) che hanno in gestione il gioco in Italia (gratta e vinci, lotto, poker on line, slot, scommesse sportive), sono ormai la prima azienda del paese per fatturato: un fatturato che non ha alcun senso economico se non il dilapidare “direttamente dai cittadini alle multinazionali finanziarie” risorse, risparmi, redditi e rendite che altrimenti investite in imprese o semplicemente spese in consumi sarebbero ossigeno per tutto il sistema-paese (parliamo di un 10% del Pil!)

E inoltre: 7 di queste società hanno sede in Lussemburgo. E inoltre: diversi leader di ogni colore politico, compresi molti del partito democratico, come l’attuale primo ministro Renzi, e il suo predecessore Letta, sono membri della Fondazione Vedrò, il “laboratorio politico” finanziato dalle suddette società. E inoltre: i provvedimenti antislot (come i 1000 euro di bonus fiscale all’esercente che toglie una slot) vengono ridicolizzati da “modifiche unilaterali del contratto come previsto dal contratto” (l’esercito che toglierà una slot dovrà pagare 6000 euro di penalità) apportate 24h ore dopo…

C’è qualcosa di arcaico in un popolo che sacrifica ogni suo bene ammassandolo ai piedi di un dio-tiranno fagocitatore, vorace e crudele, segnala la regressione, il ritorno a quello che in un vecchio trattato di’antropologia è definito come il tipo primitivo, cavernicolo, pre homo sapiens, di società superstiziosa, anteriore non solo alla scrittura, ma alla parola stessa, in grado di emettere solo suoni gutturali associati a gesti elementari, indicativi, induttivi, incapace d’intendere e di volere, totalmente soggiogata da stregoni capaci di spacciare semplici fenomeni naturali come pratiche magiche.

Oltre ogni ipocrisia, il ritorno al gioco vero, a km0, associato alla unica vera forma di finanza etica, il risparmio egoistico (nel progetto si prevede questa doppia terapia: da un lato il piacere del gioco puramente ludico, dall’altro l’eccitazione del risparmio, con versamenti quotidiani sul proprio conto delle somme che oggi si bruciano nell’azzardo)

sarà il cardine di comunicazione di un neo-realitysmo virtuoso:

partendo da Bergamo, questo promo-reality, più scopa meno slot, sarà il modello per la diffusione nazionale del gioco sportivo/spettacolare e della nuova finanza ego-etica;

decisiva sarà la campagna pubblicitaria e d’opinione per la liberalizzazione del gioco delle carte nei locali pubblici, sostenuta da marchi storici di produttori di carte come Masenghini-Bergamo e Dal Negro-Treviso.

Ecco la super-mission di Giorgio Gori, ecco la tv-revolution, il neo-realitysmo etico e autoctono, per scardinare dall’interno la lobby pd-lottomatica e riportare gli italiani a credere in se stessi, godendo del vero spirito del gioco:

“vivi in modo responsabile, gioca liberamente”.

il vibratore di Heidegger

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VibratoreGigi

circa 30 anni fa, università statale di Milano, esame di filosofia teoretica, il professor Carlo Sini, dopo un’ora serrata su Heidegger, prende il libretto, e vedo che inizia a scrivere 30/trenta, poi si ferma, mi guarda pensieroso e mi chiede: ma infine di che cosa è privata, la vita privata?

Silenzio, suspense, eccitazione di studentesse accaldate e accalcate nell’angusta stanzetta. Di che cosa è privato, il privato?

Della pubblicità, rispondo. Il prof sorride, e aggiunge: cum laude. Momenti di gloria.

Oggi, con i social network, con facebook, quella risposta andrebbe rivista. La vita privata sta diventando sempre più oggetto di pubblicità.

Per esibire autenticità, si finisce fatalmente nell’ipocrisia: ipocrita significa attore, colui che recita una parte, e chi recita pubblicamente sé stesso è a tutti gli effetti un “autentico ipocrita”, che insegue la “pubblicità” come luogo privilegiato di verità.

Viceversa, quando l’ipocrisia era pubblica, dichiarata, riconoscibile, come nel caso dei vecchi regimi mass-mediatici palesemente ipocriti (catto-fascismo, catto-comunismo e catto-capitalismo pre società dello spettacolo) la verità viveva nel privato.

Si osservi oggi questa “pubblicità” totalmente ipocrita dove tutti i plus del prodotto sono perfettamente comunicati pur facendo finta che il prodotto non sia quello che è.

Oggi ci si sforza di esibire ciò che si vorrebbe essere, ieri si nascondeva ciò che si era davvero: e quel tipo di ipocrisia era forse meno impegnativa (in pubblico) e più appagante (in privato).

Ammetterlo non è semplice, perché l’ipocrisia di regime era il nostro nemico pubblico numero uno. Ma il prezzo da pagare per ridurre l’ipocrisia pubblica si è rivelato altissimo: rinunciare all’autenticità del privato.

Oggi probabilmente il prof. Sini chiede agli esaminandi: che cosa viene realmente pubblicato, nella pubblicità?

Facile: la vita privata.

se la Maresana fosse un vulcano

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BgcittàMorta

Solo se messa di fronte alla sua tragica realtà di città morta, sepolta,  Bergamo si darebbe una svegliata e inizierebbe a pensare, progettare e realizzare sul serio il proprio futuro.

Le idee, le possibilità per essere una città sensata, sostenibile e felice, ci sono: quello che manca è il coraggio,  la mentalità, lo spirito e la spinta, l’innesco.

Ma se la Maresana fosse un vulcano, ecco come potrebbe rinascere Bergamo dalle sue ceneri:

1) Bergamo Terrazza dell’Umanità, le mura luogo magico, sospeso, via l’asfalto dal Viale delle Mura, vero luogo d’attrazione, via le auto, via i megabus, corsia o binario per mezzi pubblici non invasivi, più punti di risalita easy (ascensori, scale mobili, scalette), sui bastioni liberati dall’asfalto locali, botteghe, spazi culturali, conviviali, ospitali. Sotto le mura, intorno alle mura: Parco delle Mura Venete e della Rocca: percorso ad anello, valore storico e paesaggistico, pedonale e ciclabile, e contestuale ricostituzione dell’area verde ex bosco faunistico/park-frana, da 5 anni cantiere abbandonato

2) Bergamo Città Aperta, accessibile, accogliente: la piazza della stazione è brutta perchè insensata, rappresenta la chiusura della città, occorre bypassarla sopra o sotto, prolungare, connettere il viale-cardine con aeroporto, autostrada, asse interurbano, e dotare questa nervatura delle infrastrutture logiche necessarie, parcheggi, piste ciclabili (da connettere) aree d’interscambio, percorsi pedonali e negli ex Magazzini Generali la cosa più logica: grande ostello/albergo popolare, per viaggiatori, studenti, famiglie, lavoratori.

3) Bergamo Città Giardino, creazione del “passante verde” pedonale per connettere Accademia Carrara e Sentierone via Parco Suardi e Parco Montelungo (da destinare a verde urbano); apertura delle rogge, dei cortili, piantumazione delle aree dismesse, frutteti e orti pubblici, destinazione del Lazzaretto a mensa popolare – fabbrica delle idee (progetto Mensa te!) trasformazione conventi ed ex caserme e ospedali (Astino, Montelungo, Riuniti)  in cascine urbane, creazione posti lavoro e posti di vita, produzioni alimentari e culturali.

(photo “si sale da bergamo bassa” by A.Corti)

parcheggiamo la notizia

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parcheggiogavazzeni

L’Eco di Bergamo annuncia l’apertura del nuovo parcheggio Humanitas-Gavazzeni in viale Europa,

sorvegliato da 20 telecamere, dotato di un impianto di illuminazione di design e arredo verde, con 50 noccioli di Costantinopoli e 20 aceri campestri, oltre ad arbusti e cespugli

per un tot di 328 posti auto “a prezzi calmierati”: 1 euro ogni 60 minuti (chissà se non fossero calmierati!).

«Con la realizzazione di questa opera – dice G. Fraizzoli, Ad di Humanitas-Gavazzeni – diamo il nostro contributo alla città per risolvere i problemi della viabilità di questa area ».

Però la notizia sarebbe stata più corretta e completa se L’Eco avesse riportato cosa la Humanitas-Gavazzeni ha avuto in cambio per questo parcheggio:

15.000 metri cubi edificabili per edilizia sanitaria privata, concessi dall’amministrazione Bruni nel 2007 con una delle sue celebri “variante di progetto in seguito a un accordo di programma” che ha permesso di modificare il piano regolatore, portando a 55.000 metri cubi gli originari 40.000. (fonte: http://associazionelaurora.myblog.it/)

E quindi, invece di parlare del contributo che Humanitas-Gavazzeni offre alla città, sarebbe più logico parlare del contributo che la città ha offerto alla Humanitas-Gavazzeni.

Humanitas-Gavazzeni tra l’altro dovrebbe anche aggiornare il proprio sito internet, nel quale compare ancora l’informazione ormai vecchia “parcheggio gratuito sull’adiacente viale Europa”:

e questa “dimenticanza” ci fa scattare un pensierino elementare: se le giunte sapessero fare veri “accordi di programma” otterrebbero il vero interesse della cittadinanza in tema di ospedali: il parcheggio gratuito (che ormai a noi sembra un’utopia, ma in altre città è realtà).

de cerebro sgarbi sine tentorio

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sgarbiTentorio

De cerebro Sgarbi sine tentorio in vano Bergomi loquendo pro Gamec Ubiqua:

il critico d’arte Sgarbi è venuto a Bergamo a  vedere una mostra e ha rilasciato dichiarazioni disinteressate e di un certo spessore culturale come:

“questa mostra  è talmente bella”

“nel corso di questi anni ho sempre visto i quadri della Carrara” (è chiusa da 5 anni)

“chiunque vinca, perfetta la Gamec ai Magazzini Generali” (progetto di Ubi banca)

“Gori è un sindaco da periferia, andrebbe bene per Bergamo Ovest”

“Tentorio è avvantaggiato perchè non lo conosco”

E si vede. Se Sgarbi avesse delle nozioni basilari di anatomia, oltre a comprendere meglio la storia dell’arte, non avrebbe mai detto una frase del genere, che di fatto mette a nudo l’origine dei suoi problemi:

il tentorio infatti è la membrana che separa il cervello dal cervelletto (Wikipedia).