atalantae veritas non deferentia sed differentia exit

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AtalantaSpad

Oggi tutti parlano di Percassi che rilancia 50,60 milioni per seat-pagine gialle, e noi invece parleremo di dea-compagine nerazzurra, in stile BgPost, più approfondimento che attualità, a partire dall’attualità.

Dobbiamo farlo noi perchè i media glocali sull’argomento dea sono molto deferenti, dal primo all’ultimo (solo BergamoNews, e il mitico Passirani, hanno osato sollevare dubbi e critiche sull’atalanta percassi style).

Per il resto, l’unica differenza tra l’EcoBg e il BgPost ultimo arrivato è questa: come l’eco non ti dirà mai la verità sugli affari della curia e del vescovo, così il BgPost  non ti dirà mai la verità sull’atalanta e percassi, il padrone della testata,

non farà mai luce su quelle zone d’ombra della presidenza percassi, di cui tifosi e addetti ai lavori parlano sottovoce, da anni, diffusamente e ovunque, tranne che sui media,

esattamente come si fa con le zone d’ombra che riguardano la curia.

Citerò tre zone d’ombra, tre “misteri” atalantini degli ultimi anni, con l’invito ad andare oltre la mentalità poliziesca che deduce il mandante del delitto dalle prove associandole probabilisticamente ai moventi a partire dall’interpretazione delle coincidenze: la prima è sospetta, la seconda un indizio, la terza una prova.

In realtà, come vedremo, la spiegazione profonda dei luoghi oscuri atalantini non viene dalla giustizia sportiva, ma dall’interpretazione psicanalitica.

Primo luogo oscuro: al tempo in cui il presidente Ruggeri cadde in coma, si cominciò a vociferare di Percassi come acquirente della società, si parlò di una o più cene Percassi-Doni o Percassi e senatori, e si sparlò in seguito dello scarso rendimento della squadra nel finale di campionato, con la retrocessione in serie b, che a parere di tutti poteva essere evitata.

(Movente: l’atalanta in serie a sarebbe costata a Percassi 20milioni di euro. Pochi mesi dopo, retrocessa in b, Percassi la pagò la metà, 10 milioni).

Sospetto: i calciatori, in accordo con la futura proprietà, hanno portato la squadra in b per svalutarla.

Secondo luogo oscuro: lo scandalo,  l’anno successivo, delle partite truccate da Doni e soci, per il quale l’intera tifoseria si mobilitò come a difendere un martire ingiustamente accusato, fino a essere smentiti dalla confessione finale di Doni, che si assunse ogni responsabilità (scagionando in tal modo la società) e meritandosi così 3 anni di squalifica (… e 3 anni a stipendio pieno, e parliamo di milioni di euro).

Movente: fosse stata dimostrato il coinvolgimento della società nella truffa sportiva (come è successo in passato a diverse squadre anche più blasonate della dea) l’atalanta come minimo sarebbe stata retrocessa in terza serie (e parliamo di un danno, in questo caso,  di decine di milioni di euro…)

Sospetto: Doni ha coperto la società, che gli ha pagato il silenzio.

Terzo luogo oscuro: oltre a Doni, in questi anni l’atalanta ha sempre tenuto a stipendio anche l’altro illustre lungo-squalificato, Masiello (già capitano del Bari, e da un punto di vista etico-tifoso ancor più colpevole di Doni, che faceva gol “organizzati”: Masiello fece il celebre autogol “pagato”, nel derby Bari-Lecce).

Ai tempi dello scandalo, dopo la confessione di Doni e Masiello (venuta dopo il carcere)  Percassi annunciò di volersi rivalere su questi “dipendenti fraudolenti” e anzi allo scopo avrebbe istituito un codice etico. Passati due anni, scaduti (e onorati) i contratti di Doni e Masiello, è arrivato nelle scorse settimane il codice etico (non retroattivo…).

Nel codice etico si condanna fermamente ogni forma di comportamento sportivamente scorretto e si vieta a ogni dipendente non solo qualsiasi pratica di scommessa sportiva, slot o gioco d’azzardo, ma anche la partecipazione a iniziative sovversive, reati contro l’ambiente, attentati terroristici,

e addirittura è vietata  “la pratica di mutilazioni degli organi genitali femminili” (sconcertante. non resta che deridere. articolo che interpretato estensivamente porterebbe al divieto di fidanzate con labbra e seno rifatto, considerando la chirurgia estetica una pratica primitiva di  deformazione degli organi genitali eseguita in sudditanza di credenze superstiziose…).

Ebbene, incredibilmente il giorno dopo la pubblicazione a mezzo stampa di questo codice iper-etico (e di fatto quasi comico) nato da due anni di riflessioni sul tema dell’etica “a tutto campo”, la società atalanta ha la faccia tosta di rinnovare il contratto a Masiello, per altri due anni. Come a dire: il vizio dell’autogol.

Vaga giustificazione addotta dai commentatori: Masiello ha pagato i suoi errori, può essere reintegrato.

Allora, allargando il quadro, la morale che esce dallo scandalo calcio scommesse è chiara: chi viene beccato e condannato e squalificato, non viene estromesso dalle squadre, ma anzi sostenuto “nella pena” e prontamente ripreso nella famiglia (come anche il caso del capitano della Lazio, e altri)

l’inquietante parallelismo è quello con i mafiosi in carcere: se non parlano e non si pentono,  limitandosi ad ammettere le proprie responsabilità, sono uomini d’onore; se  parlano e diventano collaboratori di giustizia sono infami, e vengono ostracizzati per sempre,

(come il caso dell’unico calciatore italiano che ingenuamente raccolse l’appello del presidente della federcalcio a tutti i calciatori a denunciare le truffe sportive di cui si era a conoscenza… chiamato addirittura a fare una comparsata in nazionale come esempio etico, l’anno dopo non trovò nessuna squadra disposta a ingaggiarlo, nemmeno in serie b o c, ed emigrò a giocare all’estero)

ampliando la prospettiva, guardando in casa d’altri, si vede che i luoghi oscuri atalantini sono simili ai luoghi oscuri di quasi tutto il calcio italiano,

quella che risulta unica ed esemplare è la sfacciataggine, l’enormità dell’ipocrisia per cui oggi promulghi un codice etico che il giorno dopo sei il primo a calpestare rinnovando il contratto a un calciatore simbolo della frode sportiva (l’autogol nel derby!)

due news che s’ammazzano a vicenda,  che probabilmente un grande club, con uffici stampa e comunicazione più sgamati, avrebbe evitato di esibire o far coincidere.

Lo psicanalista non ha dubbi: quest’ultimo caso non è da considerare come un luogo oscuro, ma piuttosto un mettersi a nudo, una palese autodenuncia di chi in realtà inconsciamente desidera essere smascherato, non reggendo più l’ipocrisia cui è costretto.

E così conclude l’amico psicanalista: ogni menzogna ne richiede ulteriori, alla fine intorno a un peccato originario sorge un castello di menzogne, nel quale si resta imprigionati, o dal quale si esce pazzi, secondo la sindrome del grande dittatore.

Al di là di quello che si pubblica sui media, quello che tutti pensano realmente è evidente.

“Secondo te” mi ha detto un vecchio magut, ex commandos “se Percassi becca un dipendente a rubare rame nei cantieri, lo lascia a casa a stipendio pieno?

Tutte cose che un vero giornalista dovrebbe sapere, e un vero giornale pubblicare.

Sarà molto difficile anche per il BgPost spiegare perchè l’atalanta abbia pagato per tre anni un attaccante squalificato per i suoi “gol facilitati” da avversari prepagati, invece di chiedergli i danni!

E ancora più difficile spiegare perchè il giorno dopo la promulgazione fanfarata del codice etico la società abbia rinnovato il contratto a un difensore squalificato due anni per aver fatto “autogol” su commissione, come da accordi con gli scommettitori!

A rigore, la società stessa dovrebbe licenziare sè stessa per non aver rispettato il suo stesso codice etico.

Molti avrebbero preferito un codice etico non fatto di parole, ma di fatti che parlano: e dunque non vedere Doni stipendiato, e nemmeno il contratto di Masiello rinnovato.

E c’è anche chi – un genere superiore di uomo d’onore, quello che veramente vive nel primato dell’etica – avrebbe preferito che la società si prendesse comunque ogni responsabilità, come facevano i grandi condottieri, i samurai, e le dee-amazzoni,

e dunque andare in serie c, e rinunciare ai milioni della serie a, ma non alla dignità, che non ha prezzo.

 

 

a volte ritornano

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N70

La notizia circola da tre mesi, ad alcuni pare comica (a volte ritornano) e ad altri tragica (come si uccide l’informazione)

a Bergamo aprirà una nuova testata web di nome Bergamo Post, gravemente finanziata da Percassi Group (“il nostro successo è frutto dell’osservazione della realtà, unito al desiderio e all’ambizione di fare qualcosa di nuovo e di migliore”) e seriamente diretta da Ettore Ongis («Occorre il tempo per approfondire, se non si vuole gettare il cervello alle ortiche. Internet, per sua natura, non ha tempo di rielaborare le informazioni») ex direttore de L’Eco, già presidente del gruppo Imiberg, scuole cattoliche.

Nel 2009, l’allora direttore de L’Eco di Bergamo, così si confessava agli studenti del Mascheroni: «Non avevo le idee chiare su che cosa fare dopo l’università. Per fortuna è la vita che ha scelto per me. La mia prima esperienza da giornalista è  stata nel mondo della Rai. Alcuni dirigenti Rai vollero selezionare e reclutare dei giovani e venni assunto a Radiodue. Poco dopo entrai nella redazione de L’Eco di Bergamo e per così dire mi sistemai».

«Ho sempre pensato che non sia giusto imporre ai ragazzi la lettura dei giornali, nemmeno a scuola. Fino a venticinque anni la Gazzetta dello  Sport è il giornale più adeguato».

Un mito.

Sull’incontro Percassi-Ongis un amico, teorico della davantologia comica, approccio opposto alla dietrologia tragica (le cose sono lì davanti, da vedere, nella superficie delle cose la loro spiegazione)  ha detto: “ma quali lobby e finanza bianca! Piuttosto penso a  quella barzelletta milanese dove c’è un tipo un po’ ciula che chiama un suo amico un po’ ciula e gli chiede: non conosceresti qualcuno…si ma lo vuoi un po’ ciula ?”

Chi vede il lato comico,  pensa che ci sia del comico nel fare un giornale web con un direttore del cetaceo-cartaceo, e anche nell’avere la redazione e il budget per fare approfondimento sul web, e impiegarci tre mesi a partire.

Chi vede il tragico, invece, ha solo da scegliere:  partirei da un Gad Lerner del 2012, su MicroMega: «La confessione dell’imprenditore Pierluca Locatelli che ha pagato un milione e duecentomila euro la licenza per una discarica d’amianto, colpisce soprattutto per la destinazione della parte più cospicua di questa somma: la ristrutturazione “gratuita” della scuola paritaria Imiberg, 700 studenti e 100 docenti, fiore all’occhiello della “libertà d’insegnamento” lombarda.

Nel dicembre scorso Formigoni aveva inaugurato il suo centro sportivo lodandone la fisionomia esemplare, fiancheggiato dal giornalista ciellino Ettore Ongis che sovrintende alla sua gestione da quando il vescovo Francesco Beschi l’ha allontanato dalla direzione dell’Eco di Bergamo per liberare il giornale della curia dai vincoli eccessivi del gruppo di potere ciellino».

Per capire come un soggetto “troppo vincolato a cl per l’eco” possa ora vincolarsi al consumismo turbo capitalista del bell’antonio innominato, una pagina tratta da Sean Blazer, “Lo stile italiano”:

“l’informazione si uccide mettendo, o riportando, ai vertici dei media fidati yesmen molto ben pagati per garantire il massimo torpore d’opinione,

non la redditività editoriale, non la sostenibilità culturale, non la costruzione o la diffusione di una consapevolezza critica, ma proprio il suo esatto contrario, il massimo torpore d’opinione pubblica,

anche a costo di grandi perdite finanziarie, che saranno sostenute da imprese  impure, cioè non da editori puri, ma da super-imprenditori con interessi in settori diversi, che rappresentano il potere secolare, il braccio armato degli oligopoli bancari (quando non ne sono ostaggi)

nel mondo turbo capitalista l’informazione è controllata non attraverso la repressione ma con il finanziamento di testate opprimenti,

attraverso il controllo della pubblicità, in regime di monopolio od oligopolio, quei due o tre gruppi di potere associati escluderanno sia i professionisti che le testate indipendenti, o quelle comunque capaci di sostenibilità editoriale (cioè di stare in piedi per la qualità del prodotto realizzato)  e perciò doppiamente pericolose,

e d’altra parte invece si garantiranno introiti finanziamenti alle testate del gruppo, il che significa  che si darà il posto sicuro, prestigio, denaro e mille altri privilegi a un numero ristretto di direttori, capoccia, caporedattori e kapò,

non importa che sappiano scrivere, pensare, capire, comunicare, importante è che sappiano ammansire, riunire, condurre la redazione e i lettori come un gregge, come un curato fa con i suoi parrocchiani,

e al contempo si affameranno coloro che realmente lavorano, i giornalisti, i giovani freschi di laurea ed entusiasmo, o anche professionisti che da una vita fanno quel lavoro, tutti ridotti a vita a collaboratori esterni pagati una miseria, cioè il massimo della dipendenza, e il minimo della libertà di scrittura, che dovrebbe essere l’unico vero valore della professione”

Infine, per coloro, come me, per i quali  questa nuova notizia-onda, la  new ongis, tecnicamente una risacca,  è peggio che tragica, e cioè funebre (come un requiem all’informazione, alla professione, e allo spirito d’impresa editoriale)

propongo in spirito a volte ritornano  il post L’eco di un suicidio by Leone, dedicato a tutti i precari- aspiranti giornalisti, tratto dal blog estinto bamboostudio, pubblicato all’indomani del cambio di vertice alla direzione de L’Eco:

“Hai meno di trent’anni, sei cresciuto nella favola del Made in Italy, seguendo questa favola hai studiato Scienze della Comunicazione, ti sei laureato, hai cominciato a fare piccoli lavori nel mondo della comunicazione, dapprima gratis (per fare esperienza, curriculum) poi pagato quasi niente, senza alcun contratto, ma sei bravo, ci credi, tieni duro, il tuo lavoro consiste nell’incensare eventi mondani, prodotti di lusso, persone di successo, tu non hai in tasca nemmeno i soldi per comprare le sigarette, non importa, smetti di fumare, sei pronto a fare sacrifici.

Poi ti chiedono di aprire la partita iva, d’accordo, e ti chiedono di diventare commerciale, di vendere pubblicità, d’accordo, puoi fare anche questo.

Con la partita iva chiedi un mutuo per andare a vivere in un monolocale con la tua fidanzata (che è nelle tue stesse condizioni); alla fine dell’anno hai fatturato 10.000 euro, fai parte della generazione 1000 euro, precaria, la “parte peggiore” del paese secondo un ministro, però tu sei in regola, formalmente anzi sei un imprenditore.

Poi vai dal commercialista, dai tuoi 10.000 euro togli l’iva, le tasse, l’INPS, il commercialista, ti restano 3000 netti, in un anno, e hai un mutuo da 6000, cominci ad andare sotto, eppure ti dai da fare tutto il giorno, non hai vizi, non esci mai a cena, non getti un euro in gratta e vinci, non ti droghi, non vai a donne, non hai la macchina.

Prendi la bici, e vai umilmente a chiedere aiuto ai tuoi, pensionati, vai da tua sorella che ha sposato un dentista, cerchi di stare a galla, ma l’anno dopo non ce la fai, non hai i soldi per l’INPS, ti sembra un paradosso essere obbligato a versamenti previdenziali quando non hai da mangiare oggi.

Non hai i soldi, non paghi, allora Equitalia comincia a perseguitarti. Poi non riesci a pagare la rata del mutuo, e la Banca andrà a rivalersi sui tuoi.

La vergogna è troppa, ti rendi conto di aver sbagliato tutto, aveva ragione tua nonna: impara un mestiere, idraulico, panettiere!

Non hai più nemmeno la forza di guardare in faccia la tua ragazza, le dici che hai bisogno di restare solo, la molli, molli anche il monolocale, tiri avanti altri tre mesi fregandotene delle ingiunzioni di pagamento, intorno a te sembrano tutti ricchi e felici, belle ragazze e belle automobili, showroom e vernissage, tu non esisti, i tuoi problemi non interessano a nessuno, non sono contenuti interessanti da condividere su facebook, e così un bel giorno la fai finita.

Il giornale della tua città, cattolico, non racconterà questa vicenda (“Il nostro giornale non pubblica le notizie dei suicidi” si vanta il direttore Ettore Ongis) i suicidi non meritano una parola, non importa se il suicidio è la prima causa di morte giovanile dopo gli incidenti stradali, non importa se i giovani suicidi sono aumentati del 60% in tre anni, non importa se la tua città ha il record di giovani suicidi in Italia.

A nessuno interessa il tuo fallimento, ti negano perfino il funerale in chiesa (eppure da bambino facevi il chierichetto), nessuno ha una parola per te. Eri il migliore della tua generazione, volevi fare il giornalista. Chi ti ricorderà? Nessuno, forse Equitalia. Qualcuno ti renderà giustizia? Qualcuno spiegherà che il vero fallito non sei tu, ma il modello sociale in cui viviamo?

“Ogni tentativo di capire, si inceppa a motivo dei sentimenti che affiorano nel nostro cuore: sentimenti di pietà, di tenerezza e di amicizia, di delusione e di sconfitta, di tristezza e di speranza”. Sono belle parole queste, il Vescovo in persona le ha pronunciate: ma non sono per te, sono per un prete colpevole di molestie sessuali che, smascherato dalle Iene, per un genere totalmente diverso di fallimento e vergogna, ha fatto infine la tua stessa scelta.

“Il suicidio di don Recanati non è un fatto privato, è un grido di dolore e di protesta che sale fino al cielo”. Lo scrive Ettore Ongis, il direttore del giornale della tua città, lo stesso uomo che da dieci anni ignora e quindi denigra migliaia di suicidi come il tuo. È il trionfo dell’ipocrisia di regime. E tu muori due volte. E quelli come te continuano a fare la scelta di Catone.

Sono passati sei mesi, e la notizia del giorno è questa: a l’Eco di Bergamo hanno cambiato direttore.”

> sono passati tre anni, e il direttore scaricato da l’eco ritorna in carica col  post

Gori admin Percassi edit Ubi leasing CL sharing

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viacrucis

“sosterremo Gori convintamente e concretamente poiché lo riteniamo portatore di valori e priorità compatibili e complementari ai nostri”.

Sembra un discorso dell’onorevole “albanese” Cettola Qualunque, e invece incredibilmente è il comunicato stampa diffuso dai Popolari per l’Italia per presentare la lista Moderati per Gori.

Il presidente dei Popolari per l’Italia è l’ex ministro della difesa, Mario Mauro, leader di Comunione e Liberazione.

Nel comunicato si dice anche: “Ci riconosciamo in principi come quello della legalità e della sussidiarietà” “Principi che non sono solo parole vuote ma che necessitanodi comportamenti conseguenti”. 

(ogni riferimento a quello che sta uscendo su Expo e CL viene spontaneo)

E ancora: “grazie al forte, presente e discreto impegno dell’On. Gregorio Gitti, il movimento ha individuato in Giorgio Gori un buon candidato Sindaco moderato”

L’on. Gitti, figlio dell’ex  on. democristiano Tarcisio Gitti, è il marito di Francesca Bazoli, figlia del banchiere Giovanni Bazoli, Presidente di Intesasanpaolo, il più importante gruppo bancario in Italia, in questi giorni indagato per i leasing “friends” UBI banca.

Questo Gitti junior sponsor di Gori è presidente di 4 società UBI banca: Ubi Finance 2, Ubi Finance 3, Lombarda Lease Finance e 24/7 Finance.  Queste società  si occupano di cartolarizzare i crediti di emanazione Ubi Banca.

Il giovane Gitti è anche nel CdA di Alitalia, dove è appena entrato il senior Percassi come nuovo socio con 15 milioni (con un finanziamento avuto da Intesa, cioè da Bazoli, il suocero di Gitti),

Percassi inoltre diventerà editore di una nuova testata on line che si chiamerà BergamoPost, e avrà come direttore l’ex direttore de L’Eco di Bergamo, Ettore Ongis, da sempre apostolo di Comunione e Liberazione a Bergamo (attualmente: presidente del gruppo Imiberg, scuole cattoliche).

Lo so, sembrano trame di un romanzo di serie b, e invece è il backstage lobbystico di una città di serie b come bergamo.

Capito tutto? No? Allora sveliamo anche l’ultimo tassello:

Chi figura insieme a Percassi (finanziato da Bazoli-Intesa-CL) tra i soci fondatori di questo BergamoPost, diretto dal CL Ongis?

Dai che lo sai: il ragazzo sempre stato di sinistra, Giorgio Gori. Fine del viaggio.

Come ti senti dopo la lettura di questo post? Pensi di iscriverti al gruppo facebook “BergamoPost de merda”?

Gori – Bazoli/Gitti – Percassi sembra proprio una cordata politica-finanza-informazione, nemmeno troppo occulta, per mettere le mani sulla città: le mani di Comunione e Liberazione.

Mattei diceva: uso i partiti politici come fossero dei taxi. Comunione  e Liberazione sta facendo la stessa cosa (e il taxi è in leasing).

A tre giorni dal voto sarà molto difficile per Gori, dopo la “veranda abusiva”, smantellare la “tettoia aberrante” di CL sotto la quale si è infilato, o si è lasciato infilare,

difficile rinnegare o scaricare sostenitori come Gitti, finanziatori come Bazoli e soci come Percassi,

più facile che l’elettorato di sinistra scarichi Gori.

Nel qual caso, ne vedremo delle belle.

(photo: la processione via crucis in città alta, organizzata da CL)