sabbatum fasciis

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montelungoYell

sabbatum fasciis flaviis montis longi castrum longe desertum vestitum fiat

pro seditione cum martiale musica funebre

ad mutanda castra in urbana utilitate

ad usum iuvenum et senectorum et urbanorum agricolarum

cum hortiis et oviis et vino et musica et civica laetitia

sabato (2 novembre h15) la caserma Montelungo da tempo in abbandono sarà fasciata di giallo per un flash mob con marcia funebre musicale (Bergamo Marching Band con Guido Bombardieri) per sostenerne il riuso urbano come spazio per giovani, anziani, contadini urbani, con orti, galline, vino, musica e benessere condiviso.

(imago by Il Cavaliere Giallo, associazione amici delle arti; sul “passante verde” e sul progetto di trasformazione della caserma montelungo in cascina urbana vedi http://blog.bamboostudio.it/?p=2800)

la psiche dell’architetto

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800px-Cole_Thomas_The_Course_of_Empire_Destruction_1836

Per giorni, settimane, a volte mesi ho l’impressione di non stare facendo niente.

Gli altri non se ne accorgono, in ufficio vado tutti i giorni.

Ma io lo so, non combino niente.

Il tempo passa, le scadenze si avvicinano e sento crescere in me un coagulo di insoddisfazione, noia, nervosismo e disgusto di me stesso.

Comincio a sentirmi male, anche fisicamente, male.

Altre volte questo stesso far niente mi dà felicità e leggerezza.

Anche saggezza, equilibrio, mi viene anche il sorriso.

Avverto una specie di gradevole compostezza generale.

Passo intere giornate scarabocchiando.

Faccio e ricevo telefonate inutili o angoscianti.

E intanto ho in corso progetti e contratti pazzeschi, assurdi, superpagati.

Mi sono laureato nel 68, in architettura.

Tutti si occupavano di politica.

Io preferivo studiare e già allora davo consulenze varie, a tutto campo, per cambiare tutto.

Oggi creo le vetrine per un gigante della moda.

Disegno per un supermarchio del design.

Progetto le case dei vip.

Nel mio studio lavorano venti persone.

Sono tutti giovani capaci, intelligenti, sani.

Ma io sono completamente inadeguato al ruolo di leader, l’unica cosa che mi interessa è l’architettura, la forma, la funzione,

quasi tutto ciò che mi circonda di solito mi disgusta, sono disgustato dalle stesse cose che mi interessano, la moda, il design, l’architettura, i modi di vita dell’uomo contemporaneo…

Sono considerato un grande innovatore, un maestro della purezza, del minimal, della semplicità, dell’austerità, della pulizia, della delicatezza

faccio grandi sforzi per giungere a questi risultati, perché il mio animo in realtà è barocco, espressionista, massimalista, e quindi ho desideri estetici che non posso realizzare né proporre,

per esempio l’architettura fascista, con dentro i mobili Luigi XIV, e i casalinghi della civiltà contadina,

sottopongo il mio fisico a prove estenuanti, e poi ho dolori di ogni tipo,  non dormo per notti intere, prendo di tutto, non faccio sport, penso sempre di smettere di fumare, di mangiare sano,  ma spesso ho lo stomaco chiuso, è la feroce determinazione dei miei commensali a mangiare sano, che mi chiude lo stomaco.

Lo stomaco mi si apre improvvisamente in autogrill, mi viene una fame, una voragine, ordino tre panzerotti ipocalorici uno dopo l’altro, al terzo faccio una battuta alla ragazza,  elemosino un sorriso.

Ho la fama di creativo, di filosofo,  sono anni che non mi siedo al tavolo da disegno,  i programmi dei computer non so nemmeno cosa siano,  faccio schizzi, spiego idee continuando a fare schizzi.

I miei collaboratori si mettono all’opera, e poi io correggo, e continuo a correggere, se i miei collaboratori o i miei clienti sapessero qual è veramente la mia fonte di ispirazione creativa andrebbero in crisi.

Dico che vado dal dentista, dallo psicologo, dall’avvocato e invece comincio a girare per la città oppure prendo la macchina e vado in un’altra città oppure vado alla stazione e prendo un treno, entro nei negozi, mi fermo nei bar, vado a fare la spesa, mi metto a parlare con le persone,  nei supermercati, per strada, in treno, e con grande naturalezza divento un’altra persona,  un uomo comune, anonimo, ma socievole, aperto,  gentile con le persone anziane,

passo ore a parlare con i vecchi sulle panchine dei parchi,  mi basta mezzo bicchiere di vino per farmi puzzare l’alito,  quando si crea un po’ di confidenza mi chiedono di me,  se bevo per qualcosa che mi è successo.

I vecchi con cui parlo… mi interessano le case in cui sono nati e cresciuti,  come hanno vissuto quelle case, è così difficile vivere bene in uno spazio interno,

l’unica possibilità è che questo spazio sia già abitato, da uno spirito accogliente,  altrimenti tutto è freddo e silenzioso,  ma oggi non si fa altro che uccidere lo spirito delle cose e delle case, ingegneri, architetti, geometri, immobiliaristi, tutti insieme distruggono forme vive di architettura e le sostituiscono con forme morte, o forme vuote.

La chiamano ristrutturazione, ma è un’operazione di imbalsamazione.

Case imbalsamate per gente imbalsamata.

Una casa è come una persona.

Non può vivere in eterno.

Occorre semplicemente che viva bene, in armonia, il suo tempo.

Si può curare una casa vecchia, non stravolgerla con trapianti integrali

tenendo solo il guscio, la facciata, e per cosa? per motivi estetici!

Il loft? Un’assurdità!

Un’altra? Le case di ringhiera che diventano residences!

Il borgo storico un presepe inanimato.

Se quattro persone vivono in un ampio quadrilocale, ognuna di queste vive in un ampio quadrilocale, ma se quattro persone vivono in quattro monolocali, ognuna vive in una stanza.

Il monolocale è una cella, ci vivono i frati e i carcerati, ma sia i frati che i carcerati a differenza dei moderni singles, possono godere di grandi spazi comuni.

Se devo costruire formicai, mi devo immedesimare nella formica.

Oggi tutti riescono a immedesimarsi nell’aquila, nella pantera, nessuno riesce a immedesimarsi nella formica.

La differenza fondamentale tra le classi agiate e le altre è che queste occupano tutto il loro immaginario con lo stile di vita delle classi agiate mentre gli individui delle classi agiate non riescono nemmeno a immaginare come si possa vivere in 40 metri, con 800 euro al mese.

Riguardo alla povertà materiale, chiunque, povero o ricco, preferisce non pensarci,  e invece c’è molto da pensare, se è vero che dalle fasce più povere della popolazione io traggo le idee per far vivere meglio le fasce più ricche:

bisogna capire, sentire la miseria di un attico tutto design, tutto creato da architetti e designer; e bisogna capire, sentire la ricchezza di una stamberga tutta necessaria, tutta creata da chi ci vive.

Se parlo con colleghi, committenti, collaboratori non trovo una sola idea giusta, un solo pensiero vero;

se parlo con portinaie, pensionati, inquilini, occupanti abusivi vengo illuminato su aspetti fondamentali cui non avrei mai pensato.

Per gli oggetti, stesso discorso, se non peggio, fanno disegnare mestoli da spaghetti a gente che non ha mai servito un piatto di pasta in vita sua ed ecco il mestolo di design, un oggetto di bellezza!

La gente compra le sedie design che vede nei bar,  la gente non sa che le sedie da bar sono progettate per essere scomode, per far alzare il culo dopo mezz’ora.

Vorrei progettare sedie e tavoli per scuole, biblioteche e case di riposo invece progetto sedie e tavoli per i set dei reality show, per gli show room moda e per le agenzie viaggi last minute.

Poi i singles comprano tutto.

(copyright BaDante Care&Writing Agency -Calepio Press, testo by Leone Belotti ex intervista anni Novanta ad architetto designer italiano compasso d’oro;

titolo originale “I singles comprano tutto”, in “Riduzione Uomo” blog bambooostudio;

imago: Thomas Cole, La distruzione dell’impero romano, 1836, New York, Historical Society)

meno totem e più palle

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sangiacomo2

scandaolosa  la cifra spesa da Bg2019 per riempire la città di uribili totem di plastica con immagini e frasi insulse fortunatamente destinati a durare poco,

il fatto è che non hanno il coraggio di fare cose che restano,

per esempio: la più bella statua equestre del mondo, il Colleoni by Verrocchio e Leonardo di Venezia, in replica fedele in bronzo, sulle mura…

con un monito duraturo: abbiate più palle!

(imago by Athos Mazzoleni – Food For Eyes)

adv 2019

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cultura in discarica2

il totem cultura-spazzatura: qualsiasi cosa voglia dire,

questa “dimenticanza” di netturbini-artisti vista ieri sotto le mura

è il miglior concept di comunicazione visto finora sul tema bg2019

(photo by J.Gandossi)

4zampe vs 4ruote

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cerchi2

numeri alla mano, il vero pericolo per un cane o un gatto che trotterella a bordo strada è quello di essere decapitato da uno dei 2 milioni di copricerchi che ogni anno vengono sparati sulle strade italiane dalle auto in corsa,

i copricerchi posticci in plastica nascono negli anni Ottanta, e dicono molte cose sulla mentalità italiana:

con l’arrivo delle ruote in lega, più performanti, vistose, delicate e costose, in varie fogge, d’aspetto metallizzato, nella mente dei marketing men (prima ancora che in quella degli utenti) nasce la vergogna per il buon vecchio cerchio nudo in acciaio opaco, o nero, economico e indistruttibile, sostanzialmente simile da 50 anni e per ogni modello d’auto, dalla Renaul4 alla Panda al Land Rover Defender all’Alfetta,

e scatta così l’idea di “camuffarli” ricoprendoli di copricerchi in plastica verniciata, solitamente montati a incastro, a pressione, che scimmiottano la ruota in lega.

Questo “trucco” da “tamarri”, in seguito, è diventato massivo, e le case automobilistiche oggi equipaggiano tutti i loro modelli con questi inutili dischi volanti, trasformando di fatto ogni automobilista in un bipede ignorante e povero:

1) ignorante: perchè non sa che con questi copricerchi assolutamente inutili non solo aumenta il peso delle masse rotolanti (più consumo, meno controllo) e diminuisce la ventilazione dei freni ma si scarrozzano in giro quattro pericolosi dischi posticci uno dei quali matematicamente prima o poi, a seguito di un urto a un marciapiede, o prendendo una buca, verrà “sparato” sulla carreggiata, diventando potenzialmente causa di incidenti tragici, di cui il bipede alla guida sarà ritenuto responsabile.

2) povero:  e non per le ruote “povere” in acciaio, ma perchè sente il bisogno di nasconderle ed esibire finte ruote “ricche” in lega, esattamente come finge di avere la borsetta griffata.

3) in quanto ignorante e povero, non capisce la vera bellezza del design, che consiste nella semplicità della forma-funzione dell’oggetto tecnico: come un grande designer ha spiegato in una lectio magistralis, i nudi cerchioni in acciai, sono “belli” in quanto utili e autentici, così come i nudi caloriferi in ghisa, mentre copricerchi e copricaloriferi, che pretendono di nascondere la “bruttezza” dell’oggetto tecnico sotto un “camuflage” posticcio e falso, di fatto, mettono a nudo l’estetica posticcia e l’etica piccolo-borghese del falso-pudore che vuole “coprire” le “pudendae”.

Perciò io, cane upperdog, quando mi trovo in un parcheggio, e devo scegliere se pisciare sulle ruote in lega, su quelle in acciaio, o su quelle in acciaio con copricerchi in plastica, sceglierò sempre queste ultime,

ci piscio dentro, tra cerchione e copricerchione, e il mio piscio resterà lì a fermentare, a puzzare, ti seguirà in garage a dirti:

apri la mente, liberati da un peso inutile, togli le fette di salame dalle ruote: l’auto a ruote nude sarà più sicura, libera e bella, e l’automobilista anche.

(campagna per l’abolizione degli orripilanti copricerchi in plastica)

union jack italy 1861

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bandiera-inglese-italiana

Al di là delle favole, se qualcuno fosse seriamente intenzionato a capire il senso dell’Unità d’Italia, dovrebbe per prima cosa chiedersi  come sia potuto accadere che 1000 “volontari” (quasi la metà bergamaschi, studenti e artigiani) siano riusciti a sconfiggere in pochi giorni uno dei più potenti eserciti dell’epoca, forte di 100.000 uomini,

scoprirà in breve quanto segue:

al di là della favola di un sentimento nazionale del tutto “inventato”, troverà la realtà di un gigantesco investimento finanziario britannico, 3 milioni di franchi francesi in piastre turche, destinati a realizzare uno stato unitario, allo scopo di abbattere i costi doganali per le merci provenienti dall’altra grande opera in costruzione, il canale di Suez,

sarebbe stato inutile “tagliare” l’Africa se poi per attraversare l’Italia fosse stato necessario passare 5 o 6 dogane, con relative imposte,

questi 3 milioni di franchi, cifra enorme, furono destinati in parte a finanziare l’impresa dei Mille, ma soprattutto a “corrompere” a tutti i livelli l’esercito borbonico,

sbarcati i mille (sotto la protezione della flotta inglese…) le armate del regno delle due Sicilie furono richiamate a Palermo e la maggior parte degli ufficiali passarono nelle file garibaldine,

le prove di questo “golpe inglese” giacciono in fondo al mare, a 1000 metri di profondità, tra Capri e Ustica,

l’eroico colonnello garibaldino Ippolito Nievo, scrittore-soldato, che era l’intendente della spedizione dei mille responsabile dell’amministrazione dell’impresa, si imbarcò sul piroscafo Ercole intenzionato a portare a Torino, in parlamento, tutte le “fatture” e i conti della spedizione,

Ippolito Nievo, trentenne, aveva già scritto  le “Confessioni di un italiano”, l’unico grande romanzo italiano di livello europeo a parere di tutti i critici letterari, nel quale si affronta il problema costitutivo del “carattere italiano”, il trasformismo delle elites,

alcuni pescatori testimoniarono di aver visto il piroscafo inseguito da una nave militare inglese,

il piroscafo Ercole fu dato per affondato “causa bufera” con tutto l’equipaggio e il suo carico compromettente,

non fu fatta alcuna ricerca, né si ebbero superstiti,

secondo la ricostruzione di Umberto Eco l’affondamento dell’Ercole fu opera di un “agente segreto” al servizio degli inglesi,

in un sussulto di patriottismo, possiamo considerarla la prima strage di stato,

la vera perdita “Italiana”, oltre alla “verità” sulla spedizione dei Mille, fu la morte precoce (aveva trent’anni) del miglior scrittore italiano dell’Ottocento,

con l’affondamento dell’Ercole e la morte di Nievo, in un colpo solo abbiamo perso le prove del “golpe inglese” e l’autore del grande  “romanzo italiano”

disgraziatamente pochissimi anni dopo la sua morte anche il suo romanzo venne “affondato” a tradimento: il nuovo ministro dell’istruzione della neonata Italia stabiliva (provvedimento ancora oggi in vigore!) come testo unico di lettura per tutte le scuole del Regno, un mediocre romanzo “catto-regimental” appositamente scritto,  “I promessi sposi”, che rese enormemente ricco il suo autore.

Il nome del ministro? Da non credere: Alessandro Manzoni!

E dunque: l’amara lezione di storia patria che prima o poi dovremmo avere il coraggio di affrontare, è questa: ingerenze straniere, stragi di stato e conflitto d’interesse non sono malattie moderne, ma proprio fattori originari, costitutivi dell’Unità d’Italia,

siamo alle origini dello “stile italiano”, in seguito sviluppato dal Fascismo,  come tecnica di costruzione del consenso basata sul “trasformare” i panni sporchi in favole a lieto fine,

con la mitologia del Made in Italy, l’esaltazione della “grande favola” e l’occultamento delle grandi verità scomode, diventeranno il meccanismo base della società dello spettacolo globalizzato.

(tratto da “Lo stile italiano”, work in progress by Sean Blazer – Calepio Press 2013 )

 

animula vagula blandula

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Antinous

ex voluptatibus omnibus somnium pretiosissimum est

tu quoque nudus omne nocte mergis inermis solusque in misterioso oceano

quo omnia mutant et luces et colores et rerum densitates

animula vagula blandula sumus

ubi mortui nos adeunt

di tutti i piaceri il sonno è il più prezioso

anche tu nudo ogni notte ti immergi inerme e solo in  un oceano msiterioso

dove tutte le cose mutano, anche le luci, e i colori, e la densità delle cose,

siamo piccole anime incerte e desiderose

in un luogo dove i morti ci vengono incontro

(M.Yourcenar “Memorie di Adriano”, trad. in latino by Leone XIV,

imago: Adriano-Antinoo, villa Adriana/Tivoli – Hermitage/S.Pietroburgo)

il parere dell’avvocato

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agnelliJuve

da dieci anni le autorità usano il pretesto della violenza negli stadi per trasformare (senza riuscirci) il calcio in uno spettacolo business-televisivo a beneficio di sponsor e scommettitori,

così, nel tentativo di avere solo spettatori ammaestrati, come quelli delle trasmissioni televisive, ogni coro o striscione  “offensivo” o politicamente scorretto o non approvato dal prefetto comporta provvedimenti disciplinari su singoli (divieto di entrare negli stadi) e su chiunque (chiusura dello stadio al pubblico).

Paradossale quanto accaduto in settimana: avendo i tifosi del Milan cantato il coro “Napoli colera” le autorità, con la motivazione della “discriminazione territoriale”, hanno chiuso  la curva di San Siro: ed ecco che per solidarietà i tifosi del Napoli hanno esposto a loro volta lo striscione “Napoli colera”.

Imbarazzo e disagio delle autorità e dei media. Si può punire qualcuno che insulta sé stesso? Auto-discriminazione? Reato di sarcasmo?

Di fatto la vera “discriminazione territoriale”, come hanno scritto sui loro volantini gli ultras, la fanno le autorità:

infatti oggi un cittadino italiano non può recarsi alla biglietteria ed entrare in un qualsiasi stadio italiano, ma soltanto nello stadio della provincia di residenza

(oppure, dopo una serie complicata di domande,  richieste, documenti, tessere può seguire le partite della propria squadra in trasferta,  ma deve viaggiare su treni o bus scortati dalle forze dell’ordine).

Come cittadino italiano, evidentemente, e paradossalmente, non posso che sostenere gli ultras: e con loro reclamo il diritto a viaggiare liberamente in Italia e ad entrare liberamente in ogni stadio italiano. Un diritto costituzionale!

Come uomo di diritto e di potere, squalificherei le autorità del calcio non solo per “discriminazione territoriale”, ma anche per “ignoranza storica”.

Lo stadio, e lo spettacolo, soprattutto sportivo, è stato inventato 3000 anni fa nella democratica Atene proprio per contenere-comprimere e scaricare-esprimere la violenza in una “rappresentazione” (catarsi).

Nella Roma imperiale, 2000 anni fa, i giochi circensi (e anche il pane) vengono offerti gratuitamente alla plebe, e con ciò alla funzione catartica si assomma una funzione di controllo, consenso e ordine pubblico.

Questo dovrebbe insegnare che per avere stadi pieni di spettatori condiscendenti e festanti c’è un solo modo:  dare come nell’antica Roma lo spettacolo gratuitamente, e anche qualche cosa da mangiare (“panem et circenses”).

Duemila anni dopo, ignorando che lo stadio nasce proprio allo scopo di contenerla ed esprimerla, le autorità pretendono di debellare la violenza dagli stadi,

non solo la violenza fisica, ma perfino la violenza verbale, psicologica, senza la quale non si ha catarsi.

Quando i  tifosi reclamano il diritto a insultarsi tra di  loro la domenica allo stadio, hanno tutte le ragioni, sia giuridiche (possiamo considerarlo come un diritto di una minoranza) che storico-sociali: lo stadio è precisamente il luogo pubblico deputato a “scaricare” la tensione sociale in una “rappresentazione”, cioè la violenza fisica in violenza di comunicazione.

O si preferisce che la violenza si scarichi fuori dallo stadio, per le strade, giorno e notte, come accade nel paese modello degli stadi pon-pon, gli Stati Uniti d’America?

(imago: l’avvocato scende in campo)

 

claudia, chicca e milly

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sartirani

tre notizie del giorno (da Bergamo News), tre donne che fanno cultura a Bergamo:

1)   la Claudia (Sartirani, assessore alla cultura): “mi piacerebbe organizzare un concerto dedicato e offerto ai bergamaschi. Un nome? Claudio Baglioni sarebbe molto bello… un sogno…manca poco”.

Un dubbio: quando dice “offerto ai bergamaschi” cosa intende, che paga di tasca sua, o che paga il Comune, cioè i bergamaschi?

2)   la Chicca (Federica Oivares) ha reso noti i costi della candidatura di Bergamo a capitale della cultura: per il 2013 sono 825.000 euro, di cui 487.000 già spesi, di cui 300.000 per il “team di progetto”, il quale progetto non è stato reso pubblico.

Mitica, quasi un milione di euro di soldi pubblici a scatola chiusa.

3)   la Milly, dell’omonimo negozio, “sfida la Bergamo bigotta”, presentando in un ristorante cittadino a 50 donne bergamasche i vibratori di “ultimissima generazione”, andati a ruba.

Forza amiche, il sogno si sta avverando, tutte insieme al concerto di Baglioni, vibratore alla mano, nella capitale della cultura!

(imago: l’ass alla cult di bergamo Claudia Sartirani)

il maschio anti-virus

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federico-carrara

nella lingua latina la parola “homo” indica l’essere umano a prescindere dal genere, mentre “uomo” nel senso del maschio è “vir”, da cui l’italiano “virile”,

la parola “vir” appartiene alla seconda declinazione, che normalmente ha il nominativo in   -us, ad esempio: lupus. Quindi la definizione corretta dovrebbe essere “virus”, ma evidentemente il maschio latino, il vir, colui che dà verbo e senso alle imprese umane,  è qualcosa di eccezionale,  che sfugge alla regola, e traccia percorsi fuori dall’ordinario,

d’altra parte, come qualsiasi donna può sperimentare, il “maschio regolare” alla lunga si rivela a tutti gli effetti un vero e proprio  “virus”.

La grossa questione del “maschio debole”, nato dalla soppressione del “maschio antico” operata dalla rivoluzione femminista, vero e proprio “mascolicidio” generazionale, ci porta a chiederci se la fenomenologia del “femminicidio” sia una tragedia ininterrotta che viene da lontano, o piuttosto una nuova reazione del “maschio isterico” al “mascolicidio” sociale avvenuto negli ultimi 30 anni, con totale perdita di ruolo del “vir” e soprattutto del “pater familias”.

Il movimento neo-maschilista “homo sapiens” da anni studia queste dinamiche nel tentativo di costruire un “nuovo maschio” che sia in grado allo stesso tempo di conservare i plus-vir del “maschio antico” (e cioè: capacità virile di guidare, proteggere, prendere decisioni, etc) e i plus-virus del “maschio debole” (capacità di comunicare, accettare sconfitte, rifiuti, consapevolezza della sfera affettiva, sensibilità psicologica, etc).

Questo tipo nuovo di maschio, antico e moderno, eccezionale e serafico, neo-selvatico e post-industriale, è capace di difendere sé stesso e i suoi dal conformismo coatto della società unisex e sarà prossimamente  protagonista della nuova ribellione maschile, che ha le stesse istanze libertarie della rivolta femminista del secolo scorso.

Questo nuovo tipo di maschio è il maschio anti-virus.

(imago: un esemplare di maschio anti-virus allo stato brado)