parliamo della campagna di prevenzione HIV “mettilo nel sacco” promossa dalla ASL di Bergamo,
dello slogan “mettilo nel sacco” parliamo alla fine, prima guardiamo il focus, “hiv”, e questi due anellini fuxia con crocetta, che significano donna con donna,
ne deduco che mi stai parlando di rapporti lesbo, e nel testo mi dici: “come ci si può proteggere? Usando sempre il preservativo!”
dunque mi stai dicendo che due lesbiche devono sempre mettere il preservativo? E dove, sul vibratore? Sulla lingua? Sulle dita? Mi stai davvero dicendo questo?
E cosa mi dici delle due figurine che si tengono per mano: perchè la femmina ha il doppio mento e la barba-pizzetto?
No, guarda meglio, non è un pizzetto, è un reggiseno di pizzo che sostiene due tette (e lo Jacovitti che vive in me si leva dalla tomba).
Passiamo oltre, e leggiamo “se recentemente o in passato hai avuto un rapporto a rischio”: “fondamentale fare il test” “il test può essere fatto in molti degli ambulatori” “chiama per qualsiasi informazione”:
ognuna di queste frasi denota imprecisione, pressapochismo,
Mi viene voglia di chiamare e chiedere: scusate, vorrei sapere chi ha fatto questa campagna, quanti soldi ha preso, chi è l’art, il copy, il grafico, chi il dirigente della mutua, o peggio la dirigenza riunita, che l’ha commissionata, scelta, approvata.
Poi quando ho i nomi li denuncio tutti per oltraggio al pudore, negligenza in pubblico ufficio, violazione del codice deontologico.
Mi basta lo slogan “mettilo nel sacco” per rovinarti davanti al gran giurì della pubblicità, cara asl di Bergamo,
perchè questo slogan è fuorviante, volgare, viola il pudore, manca di rispetto all’utente, incita a comportamenti socialmente deleteri,
l’idea si capisce era quella di essere spiritosi, leggeri, giovanili, certo,
giocavano sul doppio senso loro, hai capito, infilando il preservativo, sconfiggi l’hiv, peccato che quello che passa subito nell’inconscio è l’esatto contrario:
perchè mettere nel sacco, un gatto o l’argenteria, vuol dire catturare, prendere, far proprio, e dunque col preservativo catturi e ti prendi l’hiv,
in ogni caso “mettilo nel sacco”, cioè “fregalo”, “fottilo”, non è un bel messaggio, visto che stiamo parlando di relazioni umane, non è educativo,
spinge esattamente nella direzione contraria al “rispetto”, che sarebbe il valore che devi promuovere,
se l’asl, cioè lo stato, su un argomento così delicato, comunica in modo così sciatto, banale, fuorviante e sbagliato non fa solo un danno commerciale all’azienda, ma un danno sociale a tutta la collettività (che è sia committente che utente, ed è “messa nel sacco” due volte)
questo è un caso di “pubblicità regresso”, e non vale le scusa che il creativo è succube del cliente, che l’ha voluta lui così,
vuol dire che il creativo è davvero un dilettante, che non ha le palle professionali per dire al cliente, al committente, al politico, al funzionario di turno che loro non capiscono niente di comunicazione, che è sempre la prima cosa da dire al cliente,
la pubblicità è una cosa seria, potente, non è per dilettanti,
diceva il mio vecchio art director: la pubblicità è come la figa, in mano ai bambini non serve a un cazzo.