bergamo terrazza dell’umanità significa comprendere e valorizzare la vera risorsa, il vero cuore della città d’arte sostenibile,
lo spettacolare scenario delle mura venete, assurdamente inutilmente dannosamente utilizzate come strada asfaltata,
sacrificando così, per il privilegio di 1000 mezzi meccanici, la possibilità d’incantare 100.000 esseri umani,
e innescare una rivoluzione di benessere diffuso:
via l’asfalto dal viale delle mura, via le auto, una grande terrazza-parco piena di vita, persone, tavolini, bancarelle, spettacoli, botteghe,
una terrazza sull’umanità, attrazione incantata, città sospesa, completamente senz’auto, come una venezia di terraferma,
un nuovo volto al segno matrice, una rivoluzione in 5 anni,
via il catrame, via i motori, via le telecamere, via i posti auto,
ripristino delle scalette, dei sentieri, dei fontanili, dei giardini,
apertura di punti d’accesso e risalita non invasivi, ascensori, scale mobili,
costruzione di uno scenario gioioso, attrattivo, fantastico, fatto di gazebo liberty, bancarelle mobili, teatrini erranti, localini, banchetti, arene, serre, ristorantini, verande,
il viale delle mura è il vero patrimonio, la vera sfida,
trasformarlo in un locus fantastique, il vero progetto, il vero futuro,
il cardine della città d’arte eco-sostenibile,
tutto quello che serve è immaginazione e coraggio, un certo coraggio,
e non sono certo le telecamere a dartelo: ma gli esempi, e la mente lucida.
Bilbao era una città morta, poi qualcuno ha avuto il coraggio di immaginare un grande museo d’arte contemporanea,
oggi Bilbao grazie a quel coraggio è diventata una fiorente capitale del turismo culturale, e tutti applaudono Bilbao, ma non basta, serve il coraggio di alzarsi e dire e dare la mossa logica: “le mura venete saranno il nostro guggenheim!”
(nota: città alta oggi ha 2.000 abitanti, fino a non molti anni fa ne aveva 7.000, espulsi i residenti nativi, gli artigiani, le botteghe storiche,
inaccessibile economicamente per studenti, artisti, studiosi, musicisti,
il numero di seconde case è triplicato, sta diventando un borgo inanimato di case chiuse di lusso per vip col pass, è questa la vera zavorra che sta facendo affondare un patrimonio secolare,
è decisivo chiudere totalmente questo gioiello di città alle auto, unico modo per allontanare la zavorra, e aprirla totalmente all’umanità viaggiante, che non ambisce al possesso immobiliare ma a soggiornare, vivere, lavorare e creare benessere,
si, immaginiamo di creare 5000 posti di lavoro in città alta, non all’oriocenterport, e altrettanti posti letto per chi vuole lavorare, studiare, soggiornare o vacanzare in una città d’arte modello, in una vera isola pedonale, senza macchine, piena di gente viva, non di case morte, che è un’altra vita)
Non occorre coraggio, solo buon senso e lungimiranza: qualità purtroppo che difficilmente si riscontrano ai vertici come alla base.
E basterebbero meno di cinque anni e un quarto di quello elencato per rendere città alta l’incipit di una città alt(r)a .
Anni fa proposi un piccolo progetto/sperimentazione di ri-uso pubblico e sociale (oltre la passeggiata con il gelato) delle mura: la risposta fu un sorriso che allora, data la giovane età, interpretai compassionevole ma che oggi capisco essere quello di un ebete lobotomizzato.
Lo stesso sorriso che si nota sui cartelloni pubblicitari elettorali: simulato o reale sempre quello di un ebete appare.
Mi sfugge qualcosa: i residenti di città alta, anche se oramai pochi, come arriverebbero a casa?????
sulle proprie gambe! presumibilmente…
Magari potrebbero fermarsi a godere del panorama e di una città viva prima di passare direttamente dal garage al divano.
Sono pochi i residenti che hanno un’autorimessa in Città Alta, io per esempio sono uno dei tanti che non la ha. Ci sono comunque mille modi per risolvere il problema delle auto e dell’accessibilità per chi vi abita. Qualche disagio potrebbe crearsi certo ma sarebbe più che contraccambiato dalla rinascita storico, culturale ed artistica della nostra magnifica Bergamo. Condivido pienamente quanto ho letto perché amo davvero il posto in cui sono nato e nel quale ho ancora la fortuna di abitare. Lo amo certo di più di un’automobile!
grande marco! adesso voglio vedere se il dinamico candidato GG condivide tuo parere ed è disposto, oltre a lasciare l’auto a casa, a lasciarla extra muros, pro bono civitatis! L
Vuoi il pane fresco appena sfornato? Alzati presto e vai dal fornaio. Ti pesa? Mangia pane raffermo. E così: vuoi vivere in un luogo che potrebbe essere IL luogo a misura d’uomo (e non di tesserino da codice fiscale)? Muovi il culo.
Complimenti Marco: se molti (purtroppo non tutti: c’è sempre qualcuno che non ci arriva, ma non è colpa sua poverino … non ci arriva) avessero la tua attitudine questa estate potremmo avere una città alta di vivi anziché di morti che guidano.
Un programma pieno di poesia e saggezza, noi pensiamo di sostituire una funicolare con la scala mobile proprio per arrivare alla chiusura di città alta al traffico. Ieri ho visto tre bambini che giocavano a pallone sul Sentierone e mi si è aperto il cuore, bisogna ridare la città ai bergamaschi perchè solo così gli ridiamo la vita. Mirko Isnenghi
Bisogna che i bergamaschi, quelli vivi, si riprendano la città. Quelli morti non sentono ragioni per definizione.
E non c’è solo Città Alta o il Sentierone. Piazza della Libertà oggi non è più una piazza né tanto meno della Libertà. Il contentino di qualche sporadica manifestazione poco spontanea è solo un guinzaglio lasciato un po’ più lento. Eppure basta davvero poco.