Vodka, gin, tequila, triple sec, rhum e coca cola. Secondo la leggenda metropolitana è stato inventato da un barista italiano di Long Island ai tempi del proibizionismo. L’idea è che all’aspetto sembri tè freddo. Il colore è quello.
Quindici anni fa andavo all’Hemingway, e bevevo Long Island, a volte anche due o tre in una sera. Da allora non l’ho mai più bevuto. Ne parlo con il giovane M, che sta raccogliendo testimonianze per la sua tesi (per una storia dei bar di Bergamo 1990-2015).
Il giovane M. mi dice che oggi il Long Island a Bergamo si beve dall’Adri, in Broseta. Adri? E mi viene in mente uno dei due baristi dell’Hemingway che mi preparavano il Long Island.
Così mi lascio trascinare in questo bar in Broseta, ed effettivamente l’Adri è proprio l’Adri dell’Hemingway, con 15 anni e qualche chilo in più. Appena mi riconosce scoppia a ridere. Poi ci dice: ecco due bei tè freddi! Ha già la caraffa pronta.
Usciamo da Broseta, e in due semafori siamo a Longuelo. Prendiamo la salita della Pigrizia. C’è un piccolo bar. Dietro il banco, il testone del Beppe, che era l’altro barista dell’Hemingway. “Ciao Beppe, siamo appena stati dall’Adri a bere un Long Island, perché Leone qui è in serata amarcord. Sorride. Ve lo faccio io il Long Island, dice.
Anche con lui parliamo dei vecchi tempi. Poi col giovane M. risaliamo Borgo Canale, ci fermiamo dai giovani G., A. e J., che fanno i musicisti e i foto/video maker, o ci provano, e vivono tutti insieme nei pressi di Santa Grata Inter Vites, quella chiesina sotto la strada, con le pitture macabre del Bonomini. Qui c’era un ristorante di lusso, gli racconto, la Pergola, c’è ancora l’insegna. Ma parliamo degli anni Settanta, siamo fuori dall’ambito della ricerca.
Poi chiaramente finiamo al Druso. Ciao Mari, come stai? La Mari era la proprietaria dell’Hemingway. Ma sei il Leone? Si, sono venuto a bere il mio terzo Long Island. Parlare al Druso è già più difficile. C’è un Dj scatenato, mi pare un baccano indistinto da demolizioni ferrose: ma l’impianto audio è rotto, chiedo, no, mi dicono, è la musica che è così.
Uscendo dal Druso dalla parte sbagliata mi ritrovo in una sala di registrazione. Il giovane M. mi presenta altri musicisti. Usciamo.
E così, 15 anni dopo, ho bevuto di nuovo i miei 3 Long Island all’Hemingway. Mi restano impressi due versi della Merini riportati su un muro nel back stage del Druso: il corpo parla ma non chiarisce proprio niente – l’amore è un mistero che davvero non so risolvere.
Il giorno dopo sono rimasto a letto tutto il giorno. Bere fa male. Spesso si beve per dimenticare. A volte invece si beve per ricordare. E fa ancora peggio.
poèr tamburù intréch come öna bora… giovani e meno giovani