prometti le mani

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In occasione della grande mostra dedicata a Enrico Prometti, le parole di suo figlio Vania:

I viaggi, le liti, l’Africa, la pietra, le mani, il lavoro, la voce: mio padre è nelle mie viscere, come faccio a raccontarti un episodio, a parlarti di un lavoro, di un’opera?

Se comincio a parlarti di mio padre  posso andare avanti tutta la vita, posso ripeterti tutte le parole che gli ho sentito dire,  e non perché io sia un mostro di memoria,  ma perché lui diceva cose che ti restavano impresse, vere, umane, forti,

come i gesti, i segni che faceva e lasciava lavorando ogni cosa, ogni materia, con le mani, con quelle mani sempre all’opera, continuamente, tanto che nel tempo le sue mani per me, e per quelli che lo conoscevano, sono diventate un’opera a rovescio, stratificata, impressa, incredibile,

la summa delle sue opere, l’opera suprema, le sue mani.

Nelle sue mani c’era tutto il suo tempo, i suoi lavori, quarant’anni di arte contemporanea tracciata sui suoi palmi, avevano dentro colori, pigmenti, polveri, fibre, ustioni, abrasioni,

queste mani colpivano tutti, dicevano tutto, e tutti, che fossero bambini,colleghi, manovali, cameriere o stregoni, capivano cosa c’era in quelle mani.

Un suo schiaffo ti metteva a posto per sempre, e con la sua disciplina totale ti insegnava la libertà totale, ma queste cose le capivi dopo, naturalmente.

Con quelle mani “fabbrili”, a un certo punto mio padre poteva prendere a schiaffi chiunque, moralmente, socialmente, senza nemmeno fare il gesto, parlavano da sole.

Oggi, tutti quelli che hanno avuto a che fare con quelle mani, sia quelli che da mio padre le hanno prese, fisicamente, o psicologicamente, sia quelli che da lui hanno preso, idee, stimoli, sia quelli ai quali lui ha preso, che siano figli, istituzioni, amici, collezionisti, colleghi, discepoli, che lo abbiano amato, odiato, invidiato, disprezzato, umiliato, osannato, o che siano stati da lui trascurati, offesi, dimenticati, annichiliti, sbeffeggiati, tutti sono d’accordo  su un dato: la statura umana e artistica di Enrico Prometti,

tutti sono  consapevoli di aver incontrato un grande uomo e un artista vero, incarnati  nella stessa persona, un figura in estinzione, un grande maestro.

Come tutti i grandi maestri, non ha mai avuto allievi, né maestri, ma in un certo senso aveva tutti gli uomini venuti prima di lui come maestri, e tutti quelli venuti dopo come allievi.

La sua lezione non ha problemi di attualità, opportunità, successo: è una bomba caduta in giardino, pronta a esplodere, a scheggiare e contagiare di sana follia persone e ambienti malati di insano raziocinio,

inutile resistere, fingere indifferenza, Enrico Prometti ti chiama, e non al telefono, e ti dice: guarda e ascolta, crea e distruggi.

testo raccolto 2011 da Leone Belotti, ph. by Benedetto Zonca

http://enricoprometti.it/

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