Le peggiori campagne pubblicitarie non sono quelle brutte, ma quelle banali, insignificanti, che passano totalmente inosservate:
è il caso della pubblicità dell’Università di Bergamo, che presenta slogan iper-banali, buoni per tutti gli usi come “Qui troverai il tuo orizzonte” e “Il nostro presente è il tuo futuro” (a pensarci bene ha un significato terrificante) con immagini da british school di 30 anni fa, su sfondi made in Italy (cielo azzurro, prato verde, fondo bianco e kmrosso) adatti al turismo Ryan Air
queste campagne sono realizzate da Pierrestampa, l’agenzia pubblicitaria romana che lavora per tutti i grandi enti-carrozzoni pubblici-privati a sud di roma (più, misteriosamente, l’Asl, l’Università e il Comune di Bergamo: vedi il post “Tentorio e tentacoli”)
evidentemente Pierrestampa per fare pubblicità all’Università di Bergamo ha vinto il bando facendo il prezzo più basso, ed evidentemente all’Università di Bergamo, dove pure si insegna scienze delle comunicazioni, non capiscono molto di comunicazione,
a cosa ti serve investire in pubblicità (gli spazi costano!) se per risparmiare sulla creatività mandi in giro un messaggio a impatto nullo? Tipica mossa ignorante da azienda sorpassata destinata a estinzione.
Se volevano risparmiare, quelli dell’Università di Bergamo, potevano fare due cose:
1) andare dai pubblicitari bravi, emergenti (esistono) e dire loro: voi mi fate una campagna bomba, vi diamo carta bianca, e me la fate gratis per poter esibire Università di Bergamo come vostro cliente
2) fare quel che è scritto nella pagina istituzionale del corso di scienze della comunicazione: “il corso prepara all’analisi, all’ideazione e alla realizzazione di campagne pubblicitarie…” e cioè farla fare a professori e studenti, come esercitazione didattica interna o anche come concorso creativo aperto a tutti gli operatori
Potevano fare qualsiasi cosa, tranne un bando al ribasso, per una materia così delicata: mi stai dicendo di venire a studiare comunicazione in un istituto che si presenta con una comunicazione al ribasso? Ma dici sul serio? Se questi sono i risultati di tutta la scienza di comunicazione che avete, sarà meglio iscriversi in altra facoltà.
Con che coraggio un marchio come Università di Bergamo si presenta al pubblico e compra sulla stampa spazi da occupare con questa roba?
So che ci sono testate che hanno avuto la forza (caratteriale, non contrattuale) di rifiutare l’inserzione istituzionale UniBg, o l’hanno sostituita con una copy campaign realizzata gratis ad hoc… per non compromettere il prestigio e l’estetica della testata.
Una testata dovrebbe essere orgogliosa di pubblicizzare l’Università, non vergognarsi. Adesso capisco cosa intendeva il mio maestro, quando mi ripeteva: la peggior pornografia è la cattiva pubblicità.