Inavvertitamente, credo di aver sperimentato il turismo religioso di montagna, livello base. Ne faccio un semplice resoconto. Già il primo giorno in montagna, mi sono ritrovato davanti a questa chiesa e per pura voracità psico-estetica mi sono seduto sul prato a guardare questa chiesa
Il secondo giorno avevo intenzione di fare un’escursione in montagna, ma passando davanti a questa chiesa, mi sono tolto lo zaino, mi sono disteso sul prato e sono rimasto tutto il giorno a prendere il sole, in totale godimento semi-onirico.
Il terzo giorno pioveva, e ho pensato di fare due passi con l’ombrello. Arrivato davanti a questa chiesa, ha smesso di piovere. Dopo un po’ mi sono seduto sulla giacca a vento, finché è arrivato un ragazzo orientale che si è messo a fare foto, quasi chiedendomi il permesso. Io stavo pensando ai miei fallimenti, ai miei fallimenti sentimentali, e alle mie fallimentari imprese culturali.
Il quarto giorno ho voltato le spalle a questa chiesa e sono salito al Plan de Corones per vedere il museo MMM Hadid-Messner, ma inopinatamente mi sono ritrovato in mezzo al raduno spettacolare dell’Inter, ho incrociato lo sguardo caldo di Spalletti, e sono tornato giù di corsa, desiderando il prato davanti alla chiesa, perché davanti a questa chiesa, mi sono reso conto, riuscivo a riflettere professionalmente e coraggiosamente sulla mia vita, su me stesso, i miei lavori, i miei amori, i miei umori, e sulle persone della mia vita, sulle vite vissute, il tempo perduto, le ambizioni, le occasioni.
Il quinto giorno non ho nemmeno fumato, e davanti a questa chiesa ho cominciato a pensare positivamente a cosa farmene adesso della mia vita, a questo punto della mia vita nel quale non sono più così interessato alla mia vita, e dunque potrei…
Rientrando in città, bloccato in coda a Affi, mi sono ritrovato alla radio una vecchia canzonetta di Bennato, “un giorno credi”, e ho inforcato i vecchi rayban. Poi la coda si è sciolta e ho acceso il telefono. Ma sei in vacanza? Si, da anni. Sto rientrando.