quàte bàle pè fà sö ü tübo

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il lavoro manuale, quella cosa che è iniziata con gli ominidi e che imperterrita va avanti di pari passo con l’evoluzione dell’umanità.


io subisco una fascinazione drastica verso chi sa usare le manine,

cioè per chi riesce a collegare perfettamente il cervello agli arti,

per chi cristallizza nei decenni un sapere perfetto, fatto di miliardi di tentativi e correzioni,

fino a diventare un artista marziano, un uomo, con il suo pizzetto arzigogolato, che compie un milione di movimenti apparentemente uguali, apparentemente insignificanti, ma tutti infinitesimamente diversi, secondo un processo che rappresenta la summa dell’intelligenza umana.

fare la cosa che appare come la più banale e umile del mondo, seguendo un processo che è la cosa più complessa del mondo.

c’è una dignità e una superiorità in queste persone che le pone sopra, fuori, da ogni epoca, che le rende inossidabili al tempo, inattaccabili dal progresso, e, ovviamente, indispensabili all’umanità.


per quanto mi riguarda questa persona vale tanto quanto un papa, anzi di più:

perchè non ha la pretesa di giudicare o decidere del destino altrui, perchè non entra nella vita di nessuno senza che alcuno lo chieda,

e al contempo se lui si ferma, il mondo si ferma,

perchè sa fare qualcosa che nessun altro al mondo sa fare.


vorrei uomini come questo a decidere le sorti del mondo,

ma uomini come questo se ne guardano bene dal miraggio del potere.

loro il potere già ce l’hanno.


se dio esiste ha davvero uno humor da prete,

perchè ha creato l’albero, la mela, una miriade di affamati, e pochissimi capaci di aiutare un albero a crescere.


fine

dove sono i frattali

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non sto a far la storia dei frattali. probabilmente quando si parla di frattali si pensa al classico set di Mandelbrot:

mandelbrot_large

e in effetti finora i frattali sono sempre stati rappresentati con grafici bidimensionali, proprio per la natura intrinseca della formula frattale, che si basa sui numeri complessi, quindi dotati di 2 componenti.

per decenni si è cercato di tirar fuori una terza dimensione, insomma, di generare grafica tridimensionale partendo da formule frattali. sembrava la normale evoluzione di quella roba. ma evidentemente non era facile.

a riuscirci è stato un tal Daniel White, come spiega sul suo sito, e la formula si chiama Mandelbulb, e lavora in coordinate sferiche.

i primi risultati ottenuti da Daniel erano questi tuberi bitorzoluti meravigliosi:

golden-mandelbulb-section

poi pian piano la community di sviluppatori ha iniziato ad assorbire e rielaborare le formule di Mandelbulb, e ne sono venuti fuori molti software (io ho provato Mandelbulber, disponibile per linux).

e i risultati grafici ora vanno ben oltre i tuberi bitorzoluti.

se devo dirla tutta, escono cose che l’occhio umano non ha mai visto prima. d’un tratto l’immaginario (fanta)scientifico umano sembra vecchio, di fronte a questi nuovi mondi.

ecco qualcosa trovato su youtube cercando “Mandelbulber”, buon viaggio:

l’app arel art

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british

Con la proprietà letteraria metti sul mercato un capo dal valore di 4 dollari al prezzo di 80 dollari. Subito ci sono 76 buone ragioni per fare un’imitazione.

Devo citare la difesa che fece un ambulante di Napoli che rivolgendosi al presidente del tribunale gli disse:

“Sig Presidente, ma io non ho falsificato nulla, la maglietta è uguale, ci ho messo solo il coccodrillo, forse il coccodrillo di quegli altri è un vero coccodrillo?”

(Paolo Boggi, fondatore dell’omonima catena, riferito da Leone Belotti, suo  BaDante Alighieri, riportato in Paolo Boggi, “Un abito da leggere” ediz. Calepio Press 2006, riediz. Franco Angeli)  

apparel art è dunque l’app che ti porta (o ti costa) il 2000% di valore aggiunto al tessile. 

l’app rognone

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ren

Rognone is an ajax content visualizer, which uses a floating spiral layout and a TV-like viewer to show pictures and texts from your posts.

Rognone is an automated and animated posts visualizer. It uses ajax to fetch latest contents from your blog, and then draws them on the page according to a floating spiral layout, continuously animated and updated. When you click a post, it plays all of its paragraphs and images just like in a movie player. Main goal of Rognone is to let you sit in your coach and watch your blog contents as they were on the tv. See changelog for newest features. It’s an ongoing project.

See it in action in this site: https://calepiopress.it/?rognone

more info contact federico@calepiopress.it

l’app manzella

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alkaseltzer

(manzella è un neolog per manzo in pastella, app sta per appetitosa, chiaramente)

 ingredienti: bistecche di manzo normalissime, 
cipolla,
sale,
olio,
frutta secca assortita (assortita a caso, il risultato non cambia nella sostanza),
pastella preconfezionata per fritture (credo contenga pan grattato, uovo, e saiddio cosa),
formaggio prepotente (zola, ma secondo me anche qualche buon formaggio di capra, qualcosa che si sciolga bene e che puzzi molto).

prima di tutto tritate col fido minipimer la frutta secca fino ad ottenere una granella come quella che mettono sui gelati.

poi via con il solito soffritto con cipolla, e un pizzico di sale (non ho ancora capito quando va aggiunto il sale, quindi ogni volta lo aggiungo in un momento diverso della preparazione).

si pigliano le bistecchine e le si impregnano, le si inzaccherano di pastella. la pastella assorbe subito l’umido della carne e si forma una melma semitrasparente, quindi insistete con la pastella finchè le bistecche non sono più riconoscibili come tali. sulle mani vi si formeranno dei guanti di pastella un po’ simili agli zoccoli di terra quando camminate in un campo appena arato.

mettete le bistecche sfigurate nel soffritto (quando questo è pronto, nè prima nè dopo), e fatele cuocere secondo il vostro gusto di cottura sul primo lato. quando questo è pronto giratele, e noterete che brandelli di pastella si staccheranno, mischiandosi con le cipolle del soffritto, parti di bistecca cotta rimarranno nude, e su altre la pastella si aggrapperà ormai imbrunita a mo di impanatura.

poco prima che le bistecche siano cotte anche sul secondo lato, cospargete il tutto (carne e soffritto) con la granella di frutta secca. questa si annegherà nella pastella e nel soffritto, assorbendo olio come una spugna, un piacere già solo per la vista…

a fine cottura il piatto potrebbe essere pronto, ma sarebbe troppo leggero, il fegato ne risentirebbe troppo poco per i nostri intenti nefasti: quindi, con la bava alla bocca e bevendo l’ennesimo bicchiere di vino, ricoprite completamente il lato superiore delle bistecche con tante fettine sottili di formaggio, e mettete tutto nel forno già caldo per pochi minuti, giusto il tempo necessario a far sciogliere per bene in formaggio.

servite bollenti e con abbondante alka seltzer nei bicchieri di ogni invitato: sta roba è matematico che non la digerirete prima di 24 ore. ma che sapore, che botta di gusto ti dico…. sta merda stronca sul nascere la fame compulsiva di qualunque psicopatico conosciate.

(ricetta pubblicata in tempi non sospetti su

http://ammmore.federicocarrara.it/

> commento di Bianca, postato a suo tempo: apprezzabile l’impegno.Le solite ricette leggere e da novel cousin.Per il sale, in questo caso o in altri in cui è prevista l’impannatura in pastella liquida o densa, è da aggiungere direttamente nella pastella. Se invece ti capiterà di passare la carne in semplice farina o pane grattuggiato, per intenderci tipo bistecca alla milanese, mettilo verso fine cottura.La carne rimarrà più tenera.


il grafico ai tempi di internet

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2 - Copia

(vecchie considerazioni – datate 2007 – di un vecchio programmatore)

 […] fare il grafico ai tempi di internet. io mi sono personalmente rotto i coglioni di fare il grafico ai tempi di internet. e per essere sinceri non lo faccio più da un po’ il grafico, ma faccio solo il programmatore.
detta in breve, la grafica su internet è un’utopia NON VA MAI UN CAZZO. […]   una volta c’era l’HTML. perfetto. quattro cose in croce, con cui facevi tutto. […] subito dopo arriva il DHTML […]  e arriviamo ai CSS […] una delle creazioni più contorte che la mente umana abbia mai partorito. […] ho mosso i maggiori esperti mondiali del settore, gente che si fa validare dal W3C anche il cibo che mangia. niente. o le foto hanno la stessa misura, oppure tutto il layout si accartoccia sulle diverse misure delle immagini, colpa del float. come si risolve? con le buone e vecchie tabelle. peccato che le tabelle non siano allowed, anzi, peccato che siano proprio deprecated, peccato che le tabelle sono la bestemmia fatta html per la filosofia zen dei CSS. ma senza tabelle non va. quindi tutti i maggiori esperti mondiali di CSS che ho sentito alla fine hanno confessato, a bassa voce, mangiandosi le parole sperando che non si capisse quello che stavano per dire: “ci ho dovuto mettere una tabella…”.  […] il grafico ai tempi di internet ci si mette d’impegno ogni volta.

[…] è una rincorsa disperata e infinita ai nuovi standard. io ho capito che la normalità è non conoscere lo standard vigente. la normalità è fare cose che non vanno bene. poi è arrivato Javascript. […] è nato quindi il WEB 2.0. non so voi, ma io quando sento parlare di WEB 2.0 mi viene solo in mente lapo, coi suoi occhiali del cazzo e il suo look da immigrato clandestino su una carretta del mare, che parla di aria fritta con la faccia emaciata da cocaina. ecco a cosa serve il WEB 2.0: a riempire la bocca del nostrano “genio del marketing”. […] mica finisce qui. prendiamo Flash. appena è uscito Flash, nella cartella dei samples c’erano quattro file con un’orribile palla colorata che rotola su una spiaggia. grafica da vignette della settimana enigmistica. e infatti non se l’è cagato nessuno per un bel po’. finchè qualcuno non ha iniziato ad usare trasparenze, oggettini minuscoli che svolazzano qua e là, tutto che si muove, siti che hanno più caos, esplosioni, colori di un carnevale. e Flash ha spopolato. è nata l’era della “intro in Flash”.
[…] provate una cosa semplicissima: aprite una decina di siti flash in dieci tab di firefox. e andate a casa. quando tornate il giorno dopo in ufficio il pc sarà crashato causa riempimento della ram.

ma la vita del grafico ai tempi di internet non è così rosea (!!!) come ve l’ho raccontata fino qui. perché nel mondo reale esiste Microsoft Internet Explorer. […] quando bill, dopo aver sostenuto apertamente che internet sarebbe stato un flop, per riparare alla sciocchezza, ha chiamato i suoi mejo programmatori, gli ha detto: dobbiamo fare un browser anche noi. esiste Netscape che ha il 100% del mercato. Netscape funziona. rispetta gli standard aperti. noi dobbiamo fare un browser che dice di rispettare gli standard ma che non li rispetta. noi dobbiamo fare un browser che dice di rispettare l’HTML, ma poi rispetta solo l’HTML creato con i nostri prodotti. dobbiamo dire che rispetta gli standard, sennò gli utenti non lo usano. dobbiamo farlo che non rispetta gli standard perchè sennò l’utente non usa i nostri prodotti: gli unici che conoscono come funziona il nostro browser.
Microsoft Internet Explorer è malvagio perchè è nato per distruggere gli standard. l’hanno fatto apposta, e ci sono riusciti benissimo.

[…] la mia sensazione, dopo anni che faccio questo lavoro, è che gli standard nell’informatica (ma forse nell’elettronica di consumo in generale) non vengano fatti per il bene dell’utente, ma per preservare il vantaggio del produttore. la mia netta sensazione è che un grafico ai tempi di internet sarà costretto vita natural durante a imparare nuovi standard e a disimparare i vecchi. è come essere dei criceti che corrono nella rotella. tutto quello che hai imparato è costantemente messo in uno stato di “deprecated”. e più impari, più devi disimparare. più sei un “guru”, più sei obsoleto.
[…] ma allora, perché abbiamo fatto tutto sto giro per passare da un paradigma ad un altro, e poi ritornare a quello di prima? non potevamo fermarci al risultato ottenuto inizialmente?
io credo che si tratti di un dominio culturale, che viene imposto da qualcuno, per mettere i bastoni fra le ruote agli altri, ai possibili competitors. chi è partito per primo ha imparato per primo a fare le cose, e ha imposto i suoi standard. poi gli altri ci hanno messo il loro tempo per impararli, per allinearsi, per essere “compatibili”. ma se davvero gli altri fossero diventati compatibili e produttivi, sarebbe decaduto il predominio dei primi. e infatti quello che succede è che nel mentre gli altri si allineano, i primi non stanno fermi, ma vanno avanti, inventano nuove cose, e quando gli altri sono finalmente allineati, i primi sono già “one step beyond”, e ti piazzano il nuovo standard: ti flaggano come “deprecated”, ti rendono obsoleto, ti obbligano a ricominciare a rincorrere.
il grafico ai tempi di internet ha iniziato giocando con fotosciòp, ed è finito col dover conoscere una decina di linguaggi di programmazione. che, sempre e comunque, sono quelli vecchi. […]

grafici di tutto il mondo: volete davvero fare grafica ai tempi di internet? imparate a programmare. ma non quello che vi dicono gli altri, non quello che va di moda, non quello che gli americani vi propinano come “new era”, come “killer app”, come “definitive standard”, bensì quello che sta sotto a tutto, quello che resterà perchè da quando è nato non è mai stato snaturato. bisogna legarsi alle basi, non alle cime, non agli “edge”. e le basi sono sempre le stesse. architettura unix (ovvero client/server), linguaggio macchina e programmazione orientata agli oggetti. giusto per spingere il discorso agli estremi: qualsiasi cosa si voglia fare con un computer, bisogna imparate a programmare. usare programmi scritti da altri vuol dire usare parole dette da altri, vuol dire esprimere concetti pensati da altri. vuol dire rincorrere. tanto di più se ci piace la grafica.

immagine : http://www.jennifergandossi.it

(leggi i’articolo completo su http://ammmore.federicocarrara.it/?cat=4&paged=2)

gli alberi

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1L

ho 37 anni. ho il riscaldamento in casa. ho una connessione adsl.
siamo i primi figli dell’informatica. e metà di noi odia l’informatica. forse per colpa del digital divide, perchè potersi immergere nell’informatica era roba da benestanti. adesso pure i benestanti si stanno distaccando, o quantomeno stanno passando dall’altra parte del bancone (per citare un lessico da bar), lasciando la prima linea ingenua ed innocente per ritirarsi nelle trincee della tecnicità. ma l’informatica è la nostra grande opportunità culturale, il nostro nuovo linguaggio, per dirla schiettamente.

cosa vuol dire per una generazione vivere un cambiamento di linguaggio? vuol dire qualcosa che accade con una periodicità millenaria. si dice che il cervello umano abbia un pezzetto, un qualche decigrammo, dedicato al linguaggio. e sono cose che darwinisticamente non si creano da un giorno all’altro. ebbene la nostra generazione ha visto cambiare il contenuto di questo “tocco” di cervello. la portata è ancora tutta da commisurare e assaporare, entusiasmo e campanilismo (mio e dei tecnicisti come me) a parte. e per essere più precisi il grande cambiamento non sta nel passagio dal decimale al binario, ma dal lineare all’albero. anzi, per dirla un po’ più correttamente, dal sequenziale al grafo.
la storia si distacca dalla preistoria per l’invenzione della parola scritta. il linguaggio scritto come lo intendiamo è lineare. un libro si legge parola per parola, riga per riga. linearmente. un programma è un grafo, li chiamavamo diagrammi di flusso. si passa da un ragionare lineare, ad un ragionare ad albero. si impara a non aspettare più la parola seguente, ma a scegliere il nodo successivo, con la consapevolezza che ci sono anche gli altri nodi possibili, quelli non scelti. negli anni ottanta si parlava di universi paralleli. oggi parlerei di siblings, di fratelli del nodo in cui ci si trova all’interno dell’immenso grafo che è la conoscenza.
se qualcuno oggi mi chiedesse cosa vuol dire programmare gli direi che è la capacità di muoversi su un albero. come il barone rampante, che non si ritira in mare, o in una stanza, ma su un albero. imparare a rappresentare i problemi come un’insieme di particelle tra loro legate da forze, legami, relazioni, che portano ad altre particelle, che creano un tessuto di particelle cui tutti facciamo parte. non è più importante la scelta del singolo, ma la logica con cui ogni singolo compie le proprie scelte, moltiplicato per tutti i singoli del grafo, fino a generare i fenomeni di massa, i comportamenti sociali. come un algoritmo ricorsivo che non contempla tutte le combinazioni di scelte possibili, ma solo le regole con cui ogni particella compirà la propria scelta.

è ovvio che scrivendo con la lingua scritta come sto facendo ora, con il linguaggio che ci ha distinto dalla preistoria, non si possa spiegare ciò che ci sta distinguendo dalla storia. un po’ come non è possibile con le parole descrivere la musica. forse è per questo che anche i blog lasciano il passo ai social network, che ftp lascia il passo al peer to peer.

(November 12th, 2009 – Federico Carrara)

testo tratto da:

http://ammmore.federicocarrara.it/

imago by

http://www.jennifergandossi.it/home.html

s.antonio + e.book

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alignment

l’idea è sperimentale: associare a un meccanismo retrò-vizioso-super/stizioso (la catena di s.antonio) un’opzione virtuosa-virtuale, come la pubblicazione gratuita di un romanzo e.book inedito, con la semplice stimolazione/contagio per cui, ricevuta la mail con la prima puntata del romanzo,  volendo avere il seguito è sufficiente inoltrarla ad almeno 3 amici… il messaggio è: se vuoi continuare a leggere gratis, condividi! Ci stiamo lavorando…