numeri alla mano, il vero pericolo per un cane o un gatto che trotterella a bordo strada è quello di essere decapitato da uno dei 2 milioni di copricerchi che ogni anno vengono sparati sulle strade italiane dalle auto in corsa,
i copricerchi posticci in plastica nascono negli anni Ottanta, e dicono molte cose sulla mentalità italiana:
con l’arrivo delle ruote in lega, più performanti, vistose, delicate e costose, in varie fogge, d’aspetto metallizzato, nella mente dei marketing men (prima ancora che in quella degli utenti) nasce la vergogna per il buon vecchio cerchio nudo in acciaio opaco, o nero, economico e indistruttibile, sostanzialmente simile da 50 anni e per ogni modello d’auto, dalla Renaul4 alla Panda al Land Rover Defender all’Alfetta,
e scatta così l’idea di “camuffarli” ricoprendoli di copricerchi in plastica verniciata, solitamente montati a incastro, a pressione, che scimmiottano la ruota in lega.
Questo “trucco” da “tamarri”, in seguito, è diventato massivo, e le case automobilistiche oggi equipaggiano tutti i loro modelli con questi inutili dischi volanti, trasformando di fatto ogni automobilista in un bipede ignorante e povero:
1) ignorante: perchè non sa che con questi copricerchi assolutamente inutili non solo aumenta il peso delle masse rotolanti (più consumo, meno controllo) e diminuisce la ventilazione dei freni ma si scarrozzano in giro quattro pericolosi dischi posticci uno dei quali matematicamente prima o poi, a seguito di un urto a un marciapiede, o prendendo una buca, verrà “sparato” sulla carreggiata, diventando potenzialmente causa di incidenti tragici, di cui il bipede alla guida sarà ritenuto responsabile.
2) povero: e non per le ruote “povere” in acciaio, ma perchè sente il bisogno di nasconderle ed esibire finte ruote “ricche” in lega, esattamente come finge di avere la borsetta griffata.
3) in quanto ignorante e povero, non capisce la vera bellezza del design, che consiste nella semplicità della forma-funzione dell’oggetto tecnico: come un grande designer ha spiegato in una lectio magistralis, i nudi cerchioni in acciai, sono “belli” in quanto utili e autentici, così come i nudi caloriferi in ghisa, mentre copricerchi e copricaloriferi, che pretendono di nascondere la “bruttezza” dell’oggetto tecnico sotto un “camuflage” posticcio e falso, di fatto, mettono a nudo l’estetica posticcia e l’etica piccolo-borghese del falso-pudore che vuole “coprire” le “pudendae”.
Perciò io, cane upperdog, quando mi trovo in un parcheggio, e devo scegliere se pisciare sulle ruote in lega, su quelle in acciaio, o su quelle in acciaio con copricerchi in plastica, sceglierò sempre queste ultime,
ci piscio dentro, tra cerchione e copricerchione, e il mio piscio resterà lì a fermentare, a puzzare, ti seguirà in garage a dirti:
apri la mente, liberati da un peso inutile, togli le fette di salame dalle ruote: l’auto a ruote nude sarà più sicura, libera e bella, e l’automobilista anche.
(campagna per l’abolizione degli orripilanti copricerchi in plastica)