Seduto dietro una scrivania che pareva un tempio romano in miniatura, l’uomo era piccolo e all’apparenza molle, ma aveva un potere enorme e muscoli d’acciaio.
«Voglio una bambina di nove, dieci anni»
Alle sue spalle, accanto alla bandiera italiana, una grande aquila reale impagliata su un trespolo sembrava spiccare il volo ad ogni sua parola.
«Deve avere la pelle bianca, bianchissima, gli occhi verdi, e i capelli rossi»
Di fronte a lui, in piedi davanti alla scrivania come militi a rapporto, stavano una donna brutta, di una certa età, e una giovane e bella. Lo ascoltavano rigide, a capo chino, senza osare interromperlo. Prendevano ordini.
«La piccola italiana perfetta sarà di mente vivace, e di carattere docile»
L’uomo si alzò e andò a guardare fuori dalla finestra. Il sole aveva dissolto le nubi che per tutta la mattinata avevano minacciato pioggia.
Il suo sguardo cadde su una famigliola di aristocratici sicuramente inglesi che invece di prendere posto sui nuovi vaporetti pubblici attraversava il Canal Grande a bordo di una gondoletta abusiva.
«Meglio se viene dal popolo, meno problemi, più carattere»
(Incipit de “Il Balilla innamorato”, romanzo di Leone Belotti, edizioni Bolis. Immagine: Achille Starace, vecchia foto tratta dalle Domeniche del Corriere della nonna dell’autore. Il romanzo nasce così, guardando vecchie fotografie di vecchie riviste illustrate, e immaginando storie, come facevo da bambino in solaio. “Anche la creatività è una carenza che ci tiriamo dietro dall’infanzia”.)