la conversazione è morta

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(Guy Debord, Internazionale Situazionista, commentari alla SdS, 1988, par.X, dove il maestro prefigura l’esito del web quando ancora non esisteva) 

Nel realizzare la distruzione della logica, in base ai suoi interessi fondamentali, il nuovo sistema di dominio si è servito di vari mezzi che si sono sempre sostenuti l’un l’altro.

Molti di questi riguardano la strumentazione tecnica che lo spettacolo ha sperimentato e reso popo­lare, ma alcuni sono legati piuttosto alla psicologia di massa della sottomissione.

A livello tecnico quando l’immagine costruita e scelta da qualcun altro diventa il principale rapporto dell’indi­viduo con quel mondo che prima, dovunque andasse, guardava da sé, allora è innegabile che l’immagine reg­gerà tutto,

perché all’interno di una stessa immagine si può giustapporre senza contraddizione qualunque cosa.

Il flusso delle immagini trascina tutto con sé ed è sem­pre qualcun altro che governa a suo piacimento questo riassunto semplificato del mondo, scegliendo dove indi­rizzare la corrente e anche il ritmo di ciò che dovrà mani­festarsi, come perpetua sorpresa arbitraria, non volendo lasciare tempo alla riflessione, prescindendo del tutto da ciò che lo spettatore può capire o pensare.

In que­sta esperienza concreta della permanente sudditanza va individuata la radice psicologica dell’adesione così gene­rale a ciò che è lì in quel momento, riconoscendogli ipso facto un valore sufficiente.

Il discorso spettacolare tace evidentemente non solo su quanto è segreto, ma anche su ciò che non gli conviene, per questo motivo ciò che mostra è sempre avulso dal contesto, dal passato, dalle intenzioni e dalle conseguenze, quindi è completamente illogico.

Poiché nessuno lo può contraddire, lo spettaco­lo ha il diritto di contraddire se stesso e di correggere il proprio passato.

I suoi servitori, quando devono far co­noscere una versione nuova, ancora più falsa, magari, di alcuni avvenimenti, correggono l’ignoranza e le interpre­tazioni scorrette attribuite al loro pubblico con atteggia­mento sprezzante,

quando proprio loro il giorno prima si erano affrettati a diffondere quell’errore con la solita sicumera.

In tal modo l’insegnamento dello spettacolo e l’ignoranza degli spettatori sono ritenuti, indebitamente, antagonisti, quando in realtà derivano l’uno dall’altro.

Il linguaggio binario del computer è anch’esso un’incita­zione irresistibile ad accettare in ogni momento, senza alcuna riserva, ciò che è stato programmato così come ha voluto qualcun altro ma che viene fatto passare come l’origine atemporale di una logica superiore, imparziale e totale.

Non sorprende quindi che fin dall’infanzia gli scolari vengano iniziati facilmente e con entusiasmo al Sapere Assoluto dell’informatica, mentre ignorano sempre più la lettura che esige un vero giudizio a ogni riga, e che è anche la sola che può dare accesso alla vasta esperienza umana anti-spettacolare.

Perché la conversazione è morta e ben presto lo saranno anche molti che sapevano parlare.

Guy Debord, Commentari alla società dello spettacolo, 1988, par.X;

edito da Fausto Lupetti Editore

http://www.faustolupettieditore.it/catalogo.asp?id=206) 

imago by Virgilio Fidanza per FaustoLupetti/CalepioPress

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