Tratto da “The male code” by Leone Belotti, da un’idea di Gian Franco Bortolotti, cap4 “il sistema operativo”
«Se vuoi sapere la verità Paky, a me i videogiochi non interessano più»
«E cos’è che ti interessa?»
«I sistemi operativi. I nuovi computer, i personal computer. Sarà quella la nostra prossima sfida»
«Spiegati meglio amico mio, stai parlando di qualcosa di gigantesco »
«La mia idea Paky per ora è solo un’intuizione. Abbiamo creato una nuova periferica di controllo, che sostituirà il cazzo-joystick con il touch-figa.
Bene, ora occupiamoci di qualcosa di più complesso, l’elaboratore centrale, il sistema operativo, intendo dire: il cervello dei computer, l’intelligenza artificiale, è questo che mi interessa.
Sto cercando di ragionare e agire come un’intelligenza artificiale, in ogni cosa che faccio, con ogni persona che incontro.
Un uomo deve essere capace di entrare in empatia con chiunque grazie alla capacità di percepire ed elaborare tutti i micro segnali che l’altra persona ci invia.
Il vero controllo è quello sulla mente delle persone. Quando hai la mente di una persona, puoi facilmente prenderti anche il cuore.
E sai qual è il punto, Paky? Un computer non sbaglia mai, ottiene sempre il risultato. Non si fa fottere dai “sentimenti”, dalla paura, dalla rabbia, dalle pulsioni sessuali.
E’ lì che voglio arrivare. Non voglio dover dire come mia madre la mia disgrazia è stata innamorarmi della persona sbagliata. Mi capisci, testa di pollo al curry?»
Paky non risponde. Sta fissando il mare, un punto lontano, all’orizzonte.
«Se tutti prestassero la stessa attenzione nel fare le cose; nello scegliere il lavoro, nell’amore, nello scegliersi i compagni, se seguissero la logica, e non le paure e i pregiudizi e i giudizi altrui,
se si liberassero dalla maleducazione ricevuta dai genitori – almeno della parte più violenta e strumentale – sarebbero più consapevoli…. se la stessa attenzione che tu metti nello scegliere il componente di un circuito elettronico…
voglio dire, Paky, anche tu potresti scopare le belle fighe se la stessa disciplina che metti nel lavoro, la mettessi nella cura di te stesso!»
Stronzo pensa Paki.