a 10 anni
da bambini si giocava a nascondino,
il nostro campo di gioco era un isolato suburbano
con due grandi condomini, un piccolo parco mezzo abbandonato,
una fabbrica-laboratorio abbandonata, un parcheggio di camion,
e un tratto di seriola, che divideva il territorio in due nazioni,
la svizzera e l’africa.
a 20 anni
poi crescendo i bambini di quei due condomini, quelle due nazioni,
cominciano a nascondersi socialmente, negli anni della formazione,
bambini svizzeri condividono stanze, sogni, economie africane,
e bambini africani frequentano posti, ambienti e svaghi svizzeri,
si sta molto attenti a non farsi stanare, si nasconde l’estrazione sociale,
il figlio del magnate nei centri sociali, il figlio di nessuno nei club chic,
si nasconde l’identità, per cambiarla
a 30 anni
dopo qualche anno, o anche decennio, si scopre con amarezza
che era solo un gioco, un periodo giovanile, finito il quale
si deve accettare la verità nascosta, il predominio della famiglia,
il destino segnato dalla casta di appartenenza, come degli indù,
questo riguarda la grande maggioranza,
i bambini svizzeri tornano in svizzera, e sposano
professioni e donne svizzere, e così i bambini dell’africa.
Ci si relaziona molto sui social ma in realtà non ci si parla più.
a 40 anni
ormai consapevoli dei meccanismi nascosti, dei poteri nascosti,
delle ricchezze nascoste, delle gerarchie nascoste,
succede agli svizzeri di esibire amici, lavori, viaggi,
case, macchine, scarpe, e scoprirsi malinconici;
mentre gli africani diventano cinici, e nascondono
passioni, problemi, ansie, intenzioni, aspettative.
Alla fine si tiene nascosto qualsiasi tipo di sentimento.
a 50 anni
ci si rende conto che lo sport più praticato è il nascondino,
e che ormai da decenni viviamo in una dimensione di realtà nascosta,
economia sommersa, relazioni clandestine, taciti accordi, discariche abusive,
evasione fiscale, ipocrisia sociale, inganni istituzionali, truffe legalizzate,
anche noi diamo il nostro contributo alla visibilità della mediocrità,
anche noi abbiamo tenuto nascosti i nostri i talenti
a 60 anni
doppia vita, doppia morale, doppia identità,
in famiglia, sul lavoro, nella sfera erotica,
ci si nasconde per convenienza, comodità, codardia,
ma anche per sopravvivenza, fuga, ribellione, sovversione intima, oblio.
ci si nasconde anche davanti allo specchio, o guardando un calendario,
e qualcuno a un certo punto getta la maschera.
a 70 anni
si torna a giocare a nascondino, con i nipotini.
e si capisce che il senso del nascondino è diabolico,
doversi nascondere, per potersi poi liberare,
è questo che abbiamo fatto per anni,
per una vita intera.
sono questi i pensieri, le cose che mi vengono in mente
quando il vecchio Postini, all’assemblea degli editori del cetaceo-cartaceo,
mi informa che sabato 30 agosto in località Brembo beach,
nell’isola bergamasca, tra l’adda e il brembo, tra il serio e il faceto,
si svolgerà la quinta edizione del campionato mondiale di nascondino,
lo sport più praticato in Italia dai 10 ai 70 anni, è questo che penso,
è proprio un’idea giusta,
nell’Italia del carnevale permanente,
la vera giornata del ribaltamento è questa,
andare a nascondersi per gioco, semel in anno,
alla ricerca dell’emozione perduta, il tempo del gioco.
Sarebbe bello che poi il gioco contagiasse, ribaltasse la realtà,
e i talenti nascosti saltassero fuori prepotentemente a cambiare il paese
affiancati da orde di possidenti allucinati che corrono in banca gridando “liberi tutti”.