Dedicato a tutti i compagni bancari, agli impiegati, ai colletti bianchi col cuore a sinistra, che da sempre devono sopportare la facile ironia altrui, a cominciare da quella strofa di Venditti (“compagno di scuola, ti sei salvato, o sei finito in banca pure tu”).
Un’emozione che mi ha travolto per caso, facendo una ricerca storica di una noia mortale, leggendomi tutti i verbali dei Consigli d’Amministrazione della Banca Popolare di Bergamo dal 1869 ad oggi: finché un paragrafo mi ha improvvisamente trafitto con la forza di una pugnalata, di un pugno che demolisce i luoghi comuni.
Seduta del CdA dell’8 maggio 1945:
Consigliere Tadini: «…senza sfoggio di quella retorica che egli non ama, testimoniamo la nostra ammirazione al Dott. Agliardi, che ha saputo rimanere se non l’unico, uno dei rarissimi direttori di banca in Italia non tesserati al partito fascista…»
Chiede la parola il Dott. Agliardi: «Ringrazio, ma più di me, sono da ammirare e ricordare il capo ufficio Grassi, e i giovanissimi impiegati che rifiutarono di iscriversi al partito, e seppero resistere ad ogni persecuzione, contribuendo all’azione di resistenza e dando prova di grande ardimento, come Rodari, e di spirito di sacrificio, come Biava, Dell’Orto e Urio, caduti per piombo fascista».
Lavoravano in Banca! Gli eroi, i martiri della Resistenza al nazi-fascismo in città, erano impiegati della Popolare. Da sempre sentiamo questi nomi di ragazzi trucidati giovanissimi, ci sono targhe commemorative in città, ma io mai avrei immaginato o saputo che fossero dei bancari, se non mi fossi imbattuto in questo verbale.
Compagno di Banca, non vergognarti del tuo lavoro, né dei tuoi ideali. Altri si devono vergognare.
(immagine: filiale della Banca Popolare di Dezzo di Scalve)