Riguardo all’archeo-scoop divulgato dal signor Dante A. nel post “Bergamo commedia dell’assurdo” (l’arena romana sotto il seminario) da una prima ricerca abbiamo trovato le seguenti fonti:
> Giovan Battista Rota, “Dell’origine e della storia antica di Bergamo”
pubblicato da Vincenzo Antoine a Bergamo nel 1804,
(disponbile in pdf scaricabile gratuitamente dal sito dell’Università dell’Illinois – USA)
capV – dell’antico anfiteatro di Bergamo:
“Che Bergamo avesse l’anfiteatro, non è da dubitarne.
Il luogo in cui esso era situato anche oggidì si chiama Arena.
Dell’uso di spargere d’arena il campo, affinché assorbisse il sangue, e vi si potesse combattere con piè sicuro, derivò all’anfiteatro il nome di arena.
Sappiamo di certo che alcune città d’Italia e d’oltremonti, Nimes, Arles, Milano, Bergamo, Verona ebbero anfiteatro stabile, cioè di muro.
Si poté costruire in Bergamo un ampio e magnifico anfiteatro, senza far venire di lontano i materiali, trovandosi nel suo distretto cave di pietra e marmo.
Nell’anfiteatro di Nimes, di cui gran parte ancora sussiste, si veggono due mezzi tori sostenenti un architrave a guida di mensole.
Ora vi è da notare che nel luogo medesimo ove era situato l’anfiteatro di Bergamo si sono scoperti tre mezzi tori di marmo, che si conosce essere stati messi in opera a sostenere qualche architrave,
ed è verosimile che molti altri marmi di questa fatta rimangano tuttavia colà sepolti, ove furono guasti o ridotti ad altro uso, ovvero gettati ne’ fondamenta delle moderne fabbriche”
> dal sito del Museo Archeologico Bergamasco:
“La presenza dell’ anfiteatro è suggerita dal toponimo “Arena”, che conduce ai piedi del colle di S. Giovanni, dove attualmente sorge il Seminario.
È altresì documentata dall’andamento curvilineo di alcuni muri della Cittadella e da alcuni elementi architettonici rinvenuti ai piedi del colle che trovano confronti in elementi simili dell’anfiteatro di Nimes”
> da Lorenzo Quilici “Architettura e pianificazione urbanistica nell’Italia antica” pubblicazione CNR, Roma 1997 , pag.206 :
“… danni ingentissimi ha causato l’erezione del Seminario, vero e proprio caso di brutalità edilizia che ha portato alla distruzione di tutti i resti venuti in luce durante i lavori”
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