Bergamo capitale dell’ignoranza

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BG2019ignoranza

con la sacrosanta bocciatura di Bg2019, è finalmente sotto gli occhi di tutti quello che tutti hanno sempre sospettato (e io scrivo da mesi): “Bergamo capitale della cultura” è una commedia dell’assurdo, senza alcuna possibilità reale,

messa in scena in modo irresponsabile da un trio-ignoranza (sindaco commercialista + assessore agenzia eventi + moglie di un banchiere esperta in salotti) che ci ha preso in giro per mesi (a caro prezzo!) e adesso ha pure  il coraggio di dire “la commissione ci ha presi in giro”

senza considerare il vero semplicissimo motivo dell’esclusione, e cioè aver dato prova di totale imperdonabile ignoranza sui punti decisivi della candidatura:

1) prima prova di ignoranza, come un alunno che non ha nemmeno capito il titolo del tema:  il primo requisito richiesto dal bando è infatti la “partecipazione dei cittadini”,

e invece i nostri  hanno pensato bene di non far partecipare nessuno, affidarsi a professionisti internazionali e soprattutto, a differenza delle città promosse, hanno avuto questo colpo di genio di non rendere pubblico il progetto, come si trattasse di un brevetto industriale privato!

Questo è il vero motivo della bocciatura: a prescindere dalla validità del progetto, affidarlo a esterni e non condividerlo con la città significa non aver capito niente di cosa significhi oggi far “cultura”: rendere partecipi, pubblicando e condidivendo!

Hanno titolato il progetto “Bergamo oltre le mura” e per cominciare col piede giusto  l’hanno tenuto chiuso nella stanza dei bottoni! Ridicoli!

2) seconda dimostrazione di ignoranza: i nostri sono andati sicuri e tronfi con i loro numeri “aziendali”, i milioni di euro di budget pubblico-privati, i milioni di passeggeri-shopping di Orio, dimenticandosi completamente dei numeri cui era interessata la commissione, quelli relativi alla cultura:

e i numeri della cultura, cioè livelli di alfabetizzazione e consumi culturali, spesa pro capite in libri etc,  ci dicono che Bergamo è attualmente una delle città sì più ricche, ma anche più ignoranti d’Italia e d’Europa: record di centri commerciali, mentre le librerie chiudono per fallimento e i locali dove si fa musica vengono fatti chiudere per motivi di “ordine pubblico”,

spendere 10euro per l’happy hour è pratica comune quotidiana, spenderli per comprare un libro ci si deve pensare su molto bene, una cosa da fare un paio di volte all’anno, perché poi il libro resta lì, a dirti quanto sei ignorante.

3) terza prova d’ignoranza, nel progetto non si dice una parola su questa curiosa contraddizione per cui pretende di essere capitale della cultura una città capace negli ultimi 5 anni non solo di lasciare chiusa senza un vero motivo la sua più importante risorsa culturale-artistica (l’Accademia Carrara)

ma anche di mandare sciaguratamente in rovina e abbandonare come fosse un’area dismessa il suo più notevole gioiello di storia/architettura e memoria civica: la Rocca,  l’acropoli della città,

cioè il cuore del sistema di baluardi-mura venete patrimonio unesco, fatta quasi crollare per farci dentro un parcheggio, e poi lasciata lì così, con sopra un cellophane.

Infine, appena saputo di essere stati trombati, hanno anche avuto l’arroganza ignorante di auto assolversi e insinuare che la commissione abbia premiato città “meridionali” e “di sinistra” per motivi geopolitici!

Basta guardare il sito web delle altre città (o leggere i progetti) per capire che non solo il progetto Bergamo è completamente fuori tema, ma è penosamente non competitivo in quanto a capacità di comunicare (vogliamo parlare dei totem?)

Bergamo capitale della cultura se presa sul serio è un’utopia che richiederebbe di cambiare completamente la visione, il metodo, e chiaramente le persone:

il pianoB, elaborato “dimostrativamente” a zero euro da Calepio Press, è un provocazione in questa direzione, ma nel contesto di potere attuale, con attori come Bruni Tentorio Curia L’Eco Percassi etc  si tratta chiaramente di fantascienza, fantamarketing.

Viceversa, realisticamente, paradossalmente le stesse ragioni per le quali oggi Bergamo non ha senso come capitale della cultura, ne fanno la candidata perfetta a essere “capitale dell’ignoranza”.

Ecco un progetto realizzabile, onesto e sincero, e certamente di immediata comprensione e votato a successo internazionale:

Bergamo capitale mondiale dell’ignoranza  – il fuori-salone della cultura

festival dell’ignoranza doc (salone dell’ignoranza a km0).

“perché senza sana ignoranza non si fa cultura!”:

programmino provvisorio:

> conferenza stampa d’inaugurazione: Tentorio, Olivares, Sartirani: “La nostra ignoranza al servizio della città, dell’Europa e del World”

> segue concerto rock star genuinamente ignorante (Vasco, Liga, etc) nel piazzale dell’Oriocenter.

> al Donizetti e al Sociale: commedie dialettali in bergamasco

> nelle piazze: torneo no-stop di scopa/briscolone per over 75 prelevati dalle case di riposo e dai circoli acli alta valle (con tanto di bestemmie in lingua berghem + megascreen +  riprese TV tipo poker texas).

> al KmRosso: un convegno filosofico-epistemologico inaudito sulla playstation e l’X.box e Wii come forme occidentali di meditazione-mandala per cogliere l’inutile assoluto nel vuoto della propria mente.

> Balotelli e Cassano: seminario “un calcio ai libri”

> associaz. di categoria: le risorse d’eccellenza ignorante del territorio (edilizia, agroalimentare, lavorazioni plastiche, etc)

> sponsor tecnico: Cantina Sociale Valcalepio + birrifici indipendenti

> ambasciatori: gli stessi della cultura (Atalanta, Pooh, Gimondi, etc)

> madrine-presentatrici: le sorelle Parodi.

> organizzatore/produttore tv: il marito-cognato.

> slogan: per non saper né leggere né scrivere…

 

32 thoughts on “Bergamo capitale dell’ignoranza

  1. Meno male che c’è ancora qualcuno che sa usare bene l’ironia. Bravi. Anche se 850 mila euro spesi inutilmente non sono una farsa. Occorre restituirli alla città, ai musei, alle biblioteche, ai gruppi culturali

  2. Bergamo è una città bellissima. Nessuno ha mai messo in discussione le sue molteplici qualità artistiche, paesaggistiche e architettoniche ma questo non era sufficiente per poter sperare di vincere.
    Ma la sfida stava proprio nel saperli valorizzare, nel proporre iniziative che, partendo dalle esigenze dei cittadini, sapessero fare culturalmente grande questa città.
    Questo è il senso della candidatura.
    Non solo si è perso completamente di vista il reale obiettivo di questa candidatura ma soprattutto ci si è dimenticati uno dei punti fondamentali della sua progettualità: la partecipazione dei cittadini.
    La spinta per lo sviluppo progettuale doveva venire dal basso, da chi, vivendo realmente la quotidianità della città, è il miglior conoscitore delle sue necessità e bisogni, da chi per primo usufruisce di servizi (e disservizi), da chi la anima e la rende viva.

    • Bergamo ha qualità artistiche? Quali scusami….Bergamo ha qualità architettoniche? Ma, ti riferisci a città alta? E tu, pensi che la sola città alta, potrebbe competere con la quantità industriale di siti architettonici che hanno città come Roma, Firenze, Napoli, Venezia….. ma scherzi? Forse quelle paesaggistiche delle valli….. ma forse dico forse solo quelle….

      • Sì, Bergamo ha qualità artistiche. Finiamola di pensare che solo le famose città italiane abbiano dei gioielli: l’Italia è bella perchè sono dei piccoli gioielli anche e città piccole. E Bergamo è bella e tenuta bene.
        Il problema è, come giustamente è stato fatto notare, innanzitutto il poco amore che i bergamaschi stessi dimostrano per la loro città: per la maggior parte di essi, essere bergamaschi significa solo tifare atalanta e mangiare polenta parlando in dialetto. Che tristezza. Questo sfocia in una politica che si fa i c***i suoi, che esclude i cittadini senza che questi si lamentino mai. E la cultura è la prima ad andarci di mezzo, come sempre in Italia. Un esempio? Il sistema bibliotecario provinciale: un ottimo servizio, funzionale e all’avanguardia, che collega tutte le biblioteche della provincia mettendone in comune il patrimonio librario e dando agli utenti la possibilità di ordinare i libri senza bisogno di andare a prenderli chissà dove. E’ un servizio che funziona, che genera e favorisce la cultura (quella vera, aperta a tutti)… E non ci sono più risorse, andrà in carico ai comuni, che sono in crisi pure loro. Si tradurrà con il far pagare gli utenti: per carità, sono ben lieta di pagare purché un simile servizio venga mantenuto, ma il punto è che di un servizio culturale che funziona se ne fregano.

  3. Vergognoso a dir poco il finale con il programmino del festival dell’ignoranza. Rispetto per una terra operosa e per le sue maestranze in settori basilari come l’edilizia e l’agricoltura, dove sicuramente non serve solo saper tenere in mano una penna o pigiare il pulsante di accensione del pc!

    • Ps E la sottoscritta (bergamasca) è peraltro sollevata dall’esclusione di Bergamo,perchè una sua candidatura sarebbe stata a dir poco ridicola.

      • Concordo con Lucia, il programmino spocchioso potevi evitarlo, o renderlo meno spocchioso…per il resto nulla da eccepire ovviamente.

  4. io non parlo d’ignoranza delle maestranze che lavorano e conoscono il loro mestiere, delle quali faccio parte, ma d’ignoranza laureata del padronato, della dirigenza e dei burocrati di settore, che si riempiano la bocca di “eccellenza” senza nemmeno sapere che eccellenza è il titolo del vescovo

      • Lucia, il “programmino” è un pietoso ritratto della routine cerebrale degli abili muratori e operai bergamaschi che tanto ammiri. Saranno pur bravi (io sono uno di quelli) ma ammetterai che, per la maggior parte, l’ignoranza -di cui sono incolpevoli- li imbruttisce e li rende privi di gusto e, in un mondo in cui la qualità è in decadenza, perfettamente anonimi. A che serve una comunità di abili maestranze se la principale opera pubblica cittadina dell’ultimo decennio (piazzale stazione) è un’obbrobrio realizzato alla perfezione, a regola d’arte?
        Per quel che mi riguarda non nutro una grande stima per maggior parte dei bergamaschi.
        Pensare ai grandi nomi che la nostra città ha lasciato alla storia mette malinconia… bisognerebbe piantarla col dire quanto si è orgogliosi di essere bergamaschi e cominciare a far qualcosa per essere degni di essere bergamaschi.

        • Penso che il programmino sia sopportabile solo se preso con una grandissima dose di ironia, altrimenti è come detto da molti appunto, spocchioso.

          Io mi sto per laureare in Filosofia, quindi so bene cosa vuol dire leggere Platone, Aristotele, Cicerone, Kant, Wittgenstein… però scusa, pure io al sabato gioco a scopone scientifico (e a volte pure all’ospizio con i miei nonni, grazie ai quali oggi posso permettermi l’università), anche io vado ad Orio Center a comprare molte cose (libri in primis), anche io ho una Play Station attaccata alla TV (e ti risparmio la riflessione sui videogiochi che sinceramente trovo il futuro della comunicazione culturale ai giovani) e potrà sembrare assurdo ma addirittura trovo nel dialetto un patrimonio da preservare, non da squalificare.

          Detto questo, condivido le considerazioni su “Bergamo capitale della cultura”, portata avanti da persone poco preparate e poco competenti.
          Ma credo anche che chi sostiene che BG non abbia patrimonio notevole da mettere in mostra, siano i primi a non entrare mai nei nostri musei, a non partecipare mai a Bergamo scienza, a non andare mai ad un concerto di musica classica; altrimenti non mi spiego tutto questo astio verso una città che a tutti i non bergamaschi che l’hanno visitata venendomi a trovare è rimasta nel cuore.
          Trovo che BG abbia enormi potenzialità, l’unica cosa che le manca è la volontà di svilupparle… Magari partendo da una diversa concezione di Begamo come nuovo grande polo universitario (sullo stampo di cittadine come Pavia)?

  5. grazie supercazzola, e scusami per averti fatto perdere tempo, d’altra parte se vuoi leggere figate professionali vai sul sito ufficiale bg2019

    • supercazzola…è il finto vip bergamasco che gira in SUV preso a rate mentre a casa il frigo è vuoto e che alle 18.00 cascasse il mondo c’è l’aperitivo….., perchè a casa il frigo è vuoto e con 6,00 euro ha cenato ecc ecc…. i tipi come supercazzola son quelli che son convinti che Bergamo è UP…… mhà

  6. 1) nelle università di bergamo sono stati presentati vari progetti di partecipazione, dal sito internet a aspetti logistici generali. ovviamente la partecipazione è stata 0.
    2) non capisco il nesso libri-centri commerciali o spendere in magliette o drink-spendere in libri. a maggior ragione quando i libri cartacei sono sempre più obsoleti e gli e-book reader sono sempre più diffusi, e con loro i relativi store. e pure mondadori con il suo kobo dà il suo grande contributo.

    insomma, se era un pezzo per attirare gli indignati da quattro soldi penso che sia perfetto, per una persona con capacità autonome di raziocinio penso che sarebbe stato più opportuno un lavoro più accurato

  7. 1) se la partecipazione non c’è, tanto più sbagliato candidarsi
    2) il libro cartaceo dura come minimo 300 anni, il reader (e prima di lui il cd-rom) forse 2-3 anni? quello che leggi su carta te lo ricordi, quello che leggi nell’etere lo confondi, non c’è l’esperienza fisica a sostenere la memoria, direi che obsoleta è l’idea che l’elettronica possa avere la forza impressiva del segno materiale, senza contare la dipendenza da alimentazione, software etc
    3) d’accordo, ma il mio è un blog-diario quotidiano gratuito con tutta la liberà e i limiti che comporta, non pretendo di sostituirmi ai grandi media, se questo accade non è colpa mia, ma dei grandi media

    • Che sia meglio la carta stampata o no penso che sia una cosa soggettiva, io mi trovo meglio a leggere sul divano o a letto con il mio kindle, tu magari preferisci la carta stampata, credo che cercare di convincerci l’un l’altro quale sia il metodo migliore non porti a niente. La diffusione sempre più dilagante del formato elettronico è comunque una realtà, e come tale va presa in considerazione.
      Ma tralasciando questo inciso, se vogliamo ragionare d’insieme, alla fine la “colpa” di chi è? dell’organizzazione elitaria o del menefreghismo dei cittadini che pure hanno avuto la possibilità di fare qualcosa? di tutti e due in qualche modo? bene, nel secondo caso allora ci siamo dentro anche io e te, insieme a tutti coloro che additano contro l’organizzazione a posteriori, a giochi già conclusi.

      • caro claudio, vedo che ti piace mettere il dito nella piaga! la verità è che io ci sto lavorando gratis da un anno, con critiche, proposte (se hai tempo leggi nel sito) scrivo gli editoriali per il più diffuso magazine giovanile, il mio blog pur essendo per addetti ai lavori segna record di letture, sono un editore, un giornalista, ti prego di credermi: se non ti presenti “politicamente” per i comitati ufficiali non esisti! se non sei di ds, e non sei di sn, né leghista,né confindustria, né curia, e nemmeno 5stelle, panico! Da una vita mi sforzo di guardare avanti, col risultato che mi chiedono sempre: chi c’è dietro?

        • Caro Leone, concordo pienamente con quello che scrivi, per 25 anni mi sono occupato di progettare e sviluppare grandi eventi, non a Bergamo ma in altre città del centro sud Italia. Qui a Bergamo, dove ora vivo, ho proposto 16 progetti che in altre città hanno avuto riscontri a dir poco entusiasmanti, dove hanno portato lavoro, nuova gente e mosso l’economia. Progetti che qui a Bergamo neanche conoscevano…… risultato? Bè puoi immaginarlo…..neanche mi hanno risposto….silenzio totale. Questa è una città che resterà piatta e fuori dal mondo…mentre il mondo va avanti, qui si vegeta. Peccato, qui ci sono risorse valide le quali se unite ad altre risorse possono garantire risultati eccezionali per il territorio. Purtroppo le proposte che vanno avanti sono sempre le stesse…. solita zuppa riscaldata….

  8. Più che giusta e giustificata bocciatura.
    Il caso contrario sarebbe stato un colpo basso al paese-Italia prima che al paesotto-Bergamo, che è una città – formalmente – di culti discutibili prima che di colti interessanti e/o di interessi da coltivare.

  9. Giusta la bocciatura ma non solo per l’errata interpretazione della proposta ma sopratutto perchè Bergamo, non ha mai fatto cultura. Le città che da sempre fanno cultura sono altre: Firenze, Napoli, Roma ecc. città che hanno le fondamenta sulla cultura, città sono nate con la cultura e ancora oggi continuano a far cultura. Qui a Bergamo, c’è la cultura di costruire centri commerciali per svuotarne altri, c’è la cultura dell’happy hour anche se non hai una euro in tasca, c’è la cultura di andare nella palestra ViP perchè fa tendenza, c’è la cultura di girare in SUV anche se a casa il frigo è vuoto, c’è la cultura di dire che: “ho un’azienda” anche se hai una semplice partita iva e una ditta individuale, c’è la cultura dell’apparire e di ingigantire quello che è piccolo. Bergamo, inoltre, non è più una città ricca….. basta girare per rendersi conto della quantità enorme di negozi chiusi e con cartelli di chiusura imminente, basta andare alla caritas e vedere che in fila ci sono anche bergamaschi…. Bergamo “forse” era ricca ma molti anni fa, oggi, la ruota ahimè è girata. Bergamo non potrà mai esser definita capitale della cultura come, non potrà mai essere indicata come capitale di un qualcosa….forse, potrebbe essere la capitale dei costruttori e dei demolitori di case….. ma forse…manco questo

    • Giuseppe, da bergamasca trovo i tuoi commenti molto generalizzanti e, come tali, anche un po’ offensivi. Generalizzanti perchè demolisci una realtà che conosci solo da “esterno”, mi pare di capire, innalzandone invece altre che per come la vedo io sono affette dallo stesso identico morbo di Bergamo: quello dell’italianità media. Parli di Napoli, di Roma? parliamo della reggia di caserta abbandonata, delle gallerie chiuse, di pompei? Oppure del colosseo fatiscente e chiuso per scioperi (?) senza una ragione? Dai eh. Il problema non è Bergamo, o Napoli, o Roma: è il fatto che all’italiano la cultura non interessa.
      Se parliamo di tendenze coatte, le ho viste sia nella mia città che nelle innumerevoli altre città che ho visto: suv ovunque, tamarri ovunque, ecc (e ti assicuro che l’accento non era solo bergamasco!).
      Bergamo ha i suoi punti deboli e sono stati già ampiamente dibattuti e su di essi concordo, proprio perché come bergamasca certe cose le vedo da dentro: ma nel momento che attacchi anche cose che non c’entrano niente con la bocciatura della città a capitale della cultura – come l’operosità di chi apre partita iva anche in tempi di crisi per provare a non morire di fame aspettando sussidi statali, o i settori base dell’economia bergamasca come l’edilizia o l’agricultura – non sei critico, sei pregiudiziale. E questo non è giusto.

  10. È stato un capriccio-pasticcio, progetto partito male con la causa in corso con l’ex consulente che chiede un risarcimento danni, se l’Assessore fosse stato un buon politico avrebbe ritirato la candidatura quando l’illustre cittadino Sen. Calderoli vice pres del Senato se ne uscì con le frasi razziste sul ministro Kyenge; comunque letto il dossier: autoreferenziale e generico; titolo Oltre le mura accompagnato da un logo che più mura non si può! Alla commissione i nostri (Comune, Università, Curia, Camera di commercio e compagnia bella saranno sembrati un po’ confusi) ora speriamo ora di non portarci i totem fino a Natale. Auguri

  11. io lavoro a Bergamo ormai da 4 anni,la vivo la città direttamente essendo in centro.Ho un lavor legato al turismo quindi so bene di cosa parlo e le mie conclusioni le avevo già tirate ancor prima che uscisse sta ridicola candidatura.
    il problema è alla fonte: la mentalità bergamasca.Incentrata sul lavoro e sulla quotidianeità.Il discorso di Giuseppe lo sottoscrivo e lo comprendo.La maggior parte della gente e spt dei GIOVANI è così,gente limitata,moltooooo ignorante,culturalmente lontana anni luce dal resto della Lombardia(esempio lampante il commento di Lucia che difende la operosa città…come se bastasse solo quello).
    Una città che davanti ai miei occhi si sta spegnendo…la cultura si fa in molli modi (dai musei,dalle scuole,dalle manifetsazioni..ma anche dai locali,i bar,centri di aggregazione)…e anche politicamente ,amio parere,è governata da una parte politica che è il simbolo dell’ignoranza e mi auguro che tutte quella gente sparisca al più presto perchè se no porterà Bergamo( e non solo) verso un buoi totale..
    Faccio i complimenti al redattore per il loro sarcastico-realista programma perchè è lo specchio della realtà bergamasca e purtroppo dell’Italia attuale

    • Forse non basta l’operosità, ma di sicuro non è la cosa da denigrare o quella da sfottere in quella fase di amara polemica in cui si rende conto di aver fatto una figuraccia davanti all’europa e davanti all’italia.
      Sono bergamasca, ho lavorato nel turismo e nel giornalismo, quindi come te osservo la mia realtà da due punti di vista diciamo in qualche modo privilegiati .
      Il fallimento della candidatura di Bergamo, sono d’accordo con te, è dovuta al fatto che il bergamasco non ha una mentalità dinamica: il lavoro, l’operosità, lo sbattimento, anche la capacità di osare tante volte (nel lavoro) sono punti di forza, a mio avviso, ma lo sarebbero ancora di più se fossero declinati su larga scala, cioè applicati anche a quei settori che richiedono lungimiranza e investimenti a lungo termine come la cultura. Io credo che le potenzialità ci siano… Ma non ora. Se da un lato idealisticamente mi sarebbe piaciuto veder conosciuta la mia città a livello europeo – anche se mi rendo conto che la apprezzano più gli stranieri che gli altri italiani… conosco milanesi che non vi hanno mai posto piede e quando lo fanno poi si innamorano di città alta, come ne sono innamorata io – dall’altro mi rendo conto che i tempi non sono ancora maturi.
      Magari si potrebbe incominciare a evidenziare, sui blog e giornali, quelle realtà giovanili che anche in bergamasca si sbattono per creare cultura e lo fanno spesso nel silenzio, ignorati dai più… anche dai blogger, che preferiscono scrivere post ironico-polemici invece che evidenziare le eccellenze positive 🙂

      • scusa cara Erica devo correggerti sul finale: personalmente, sono anni che scrivo quotidianamente su iniziative pro-positive, giovanili, senili, culturali, etc, e in quei casi ho 100 lettori e 10 like; quando scrivo post polemici invece arrivano 10mila lettori e 1k di like, e la cosa non mi fa impazzire, perché nel sistema mediatico marcio italo-berghem un fatto è assodato: più consenso hai, meno possibilità hai che ti chiamino a lavorare nei media o nelle aziende o nelle iniziative pubbliche, infatti gli editoriali sul corriere li affidano a pagnoncelli che in sei mesi di blog a l’eco (immagino pagato) ha tirato su forse 3 like

        • …critichi Pagnoncelli/IPSOS solo per i like mancati, o anche per le sue/loro analisi? Non è una domanda retorica, sono davvero curiosa del tuo parere sul suo lavoro – se vorrai darmelo – poichè credo che vi focalizziate su molti aspetti simili (tu qui, o anche per lavoro non so, lui per lavoro)

  12. Che la mentalità bergamasca abbia dei punti di forza in alcuni ambiti è assodato: il fatto che ti insegnino a vivere per lavorare e non a lavorare per vivere avrà pure qualche risvolto positivo!
    Sta di fatto che è anche un’enorme freno a tutte quelle attività che non hanno risvolti pratici immediati e che necessitano di una certa lungimiranza per il benessere emotivo: pare plausibile che una via come quella del Tasso, XX Settembre e similari siano occupati da negozi e negozietti di bassa lega (a parte qualche eccezione naturalmente, ma in discorsi di questo tipo credo che una certa generalizzazione sia necessaria) anziché da locali di altro genere dove la cultura (musicale, visiva, etc) possa trovare modo di evolversi? Insomma esempi ne si trovano in molte città, inutile fare l’elenco, ma in fin dei conti è il cittadino che fa la città e solo poi la città che migliora la cittadinanza: provate andare a Pamplona (ed è un esempio come tanti e nemmeno fra i più felici) a far chiudere un locale per disturbo della quiete pubblica …
    Questo non significa che a Bergamo non ci siano realtà che tentano di muoversi in questo senso, ma a volte una miope democrazia non è la soluzione migliore, né tanto meno la sufficienza di tornare a casa alle 19:00 e mettersi davanti alla tv o a youporn!
    Va be’ … sperem, ma mia trop!

  13. per capire dove sta l’ignoranza di bergamo non bisogna tirare in ballo il fatto che i bergamaschi lavorano tanto, forse più di altri. questo non giustifica nulla. il problema è che un bergamasco medio preferisce fare un mutuo per comprarsi una bella macchina, o una bella moto, invece che per far studiare i figli. un bergamasco medio preferisce comprare la motoretta al figlio che pagargli una vacanza studio. un bergamasco medio sostiene che parigi alla fine l’è mia un gran chè, che se magna mèi ala propria cà, che gli òter gli è terù. questi sono dati di fatto, non li ho inventati io, lo sa qualunque bergamasco che il ragionamento collettivo è questo. e questo è ignoranza. la audi conta più che i libri. qualunque operaio si fa il culo per comprare il macchinone, non per investire in cultura. e non sto parlando della casa. sto parlando del superfluo. è così. e lo sanno tutti che è così. basta polemizzare. accettiamo di essere ignoranti.

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