Anche a me il monastero di Astino sta particolarmente a cuore,
un luogo millenario, non secolare, già monastero, cascina, caserma, manicomio, in abbandono da decenni, riaperto in questi mesi per un’expo special opening con il senso di un test, o forse di uno spot;
è da quando andavo al liceo che sento parlare di idee per Astino, si è parlato di centro congressi, golf club, museo, università;
certo pochi si sarebbero aspettati questa apertura food&drink, ma dobbiamo ammettere che serviva uno shock per attirare gente, sentimenti, idee, critiche…
Oggi siamo tutti d’accordo: l’utilizzo come locale estivo non può essere la prospettiva, sarebbe miope, sarebbe sprecato: considerati il valore, il senso, la magia del luogo, si reclamano intenzioni più forti, e condivisibili.
Si tratta di prendere coraggio, e non specchiarsi in facili e falsi scenari futuribili, come la scuola esclusiva d’alta cucina e simili;
basta guardare l’edificio e cogliere il richiamo che esprime per vedere che il futuro di Astino è rintracciabile nel suo passato, sovvertiamo il feudo e abbiamo il modello del km0, piccola community auto-sostenibile. E oggi la community virtuale si espande oltre la rete, nel mondo reale, e reclama spazi comunitari.
Io immagino un manifesto esemplare, una nuova community esemplare: l’abbazia-feudo 2.0, dove coesistono il km0 delle colture e il km1000 delle culture,
intendo cioè un sistema autonomo di economia neo-curtense, circolare, sostenibile,
esperimento doppio, di colture e cultura, una lezione di sostenibilità che ci viene dal medioevo,
intendo un progetto globale di ripresa del territorio e delle pratiche ad esso connesse: al centro del progetto il giacimento slow food, mais, frumento, luppolo, erbe medicinali;
sinergico al progetto agricolo il progetto zootecnico, galline, conigli, maiali;
quindi il progetto laboratori artigiani, fornaio, salumiere, falegname, fabbro, scalpellino;
poi il centro culturale, biblioteca, centro studi e convegni sul medioevo sostenibile;
infine l’ospitalità, mensa, spaccio, libreria, bottega artigiana, dormitorio frugale.
In questo modo il monastero potrà offrire cultura, ospitalità e prodotti; potrai mangiare polenta e coniglio o pane e salame realmente autoprodotti; troverai libri, oggetti, alimenti prodotti dal monastero, ma soprattutto un esempio di rinascita in economia-ecologia di un universo coerente, esemplare e funzionale.
Le persone, le competenze, la community vocata a questo progetto esiste già.
Chi ha bisogno di esempi pratici, pensi o vada all’abbazia di Novacella, che da sempre è qualcosa del genere, un piccola valle-feudo con abbazia, molto più grande di Astino, che produce vini, distillati, ospitalità, e monocultura cattolica;
chi preferisce visioni laiche, pensi a una nuova-novacella slow food, livello gambero rosso, tutto bio e km0, e multi-culturale, meta di pellegrini europei ed extra,
che vuole cultura, lo immagini come luogo cult, appuntamento must, il convegno storico + film festival “secoli bui”, con lectio magistralis di grandi guru, history, philosophy, economy e cinema di culto film/docu/3D ambientazione a.D 475-1492, questo d’inverno, in primavera invece festival musica antiqua/medievale + happening erbe officinali;
chi ha visione social, di condivisione, immagini ospitalità su standard da monastero (cella, branda) a prezzi da ostello, e polenta coniglio e pane salame da gambero rosso, a prezzi popolari, e anche uno spazio dormitorio e mensa popolare, per tutti, anche chi non ha soldi.
Riprendiamoci Astino, è il luogo giusto per tentare, tracciate la via del futuro sostenibile-solidale, come una missione a casa nostra, per questo propongo un titolo/slogan di grado zero, “ASTINO è MIA”, al contempo veritiero e sovversivo:
la Misericordia Maggiore non è forse un chiaro invito ad alzare il livello della condivisione?