i Lombardi con le braghe calate

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Oggi alle 16.15 meridiane due comunicati tra loro slegati, provenienti dalla stessa istituzione, la Regione Lombardia, hanno prodotto in me, nella mia coscienza storica, il succitato titolo;

(premessa metodologica in 10 righe che puoi anche saltare o leggere infine:

come dicevano Braudel e i suoi amici della scuola degli Annales, la grande storia si scrive rintracciando il filo che lega i piccoli fatti,

la microstoria spiega la grande storia: il vero tono, il senso storico di quel che accade, più che nei grandi eventi istituzionali, è nella catena dei banali provvedimenti quotidiani;

per questo serve un metodo certosino di raccolta dati e poi una capacità creativa e ordinativa di visione globale.

Allora io che con gli Annales sono cresciuto oggi ho riprovato quel brivido che è l’orgasmo dell’investigatore quando in due fatti insignificanti riconosce una prova del delitto)

h.16.10 la prima notizia, parlando con una collega, molto delusa mi dice che Regione Lombardia non rinnoverà il sostegno a Dimore&Design, progetto no lucro di valorizzazione del patrimonio storico/architettonico, nato a Bergamo, per aprire gratuitamente al pubblico palazzi nobiliari normalmente chiusi, invitando, provocando noti designer ad arredarli per l’occasione;

stiamo parlando di edifici che racchiudono la nostra storia, a volte in modo non esibito, trasandato, ma autentico, dimore che non sono ancora state comprate da divi televisivi o sceicchi o da società finanziarie per farne la loro sede di rappresentanza,

perché è questa la fine che faranno,

i giornali titoleranno grazie alla XZY palazzo WJK tornerà a nuova vita, e invece noi sappiamo che morirà completamente, e con l’edificio morirà la nostra storia, e un po’ anche noi;

da qualche decennio stiamo perdendo l’idea di “patrimonio pubblico”, per cui una comunità a un certo punto è in grado di trasformare beni materiali privati, come un castello o un palazzo nobiliare, in beni culturali pubblici, con utilità e uso pubblici, di vario tipo, anche sociale;

l’iniziativa Dimore&Design dietro l’apparenza glamour ha lo scopo di creare conoscenza, coscienza, senso di appartenenza tra il pubblico contemporaneo e queste dimore storiche; senza questa coscienza non si può nemmeno ipotizzare il vero discorso;

il vero discorso te lo esemplifico subito: il più bel parco di Città Alta, la più grande area verde, la più scenografica è il parco di Palazzo Moroni, tra la Fara e la Rocca,

questo parco potrebbe diventare un parco pubblico, basterebbe un gesto serio del comune, invece un bel giorno leggeremo che il Palazzo e il parco sono stati acquistati da una multinazionale, come l’Italcementi, e tutte le anime belle cadranno dalle piante;

dunque la Regione Lombardia dice: non ci interessano le dimore storiche della città di Bergamo.

Va bene, si sa che le spese “cultura”, “patrimonio storico” per quanto esigue sono sempre le prime a essere tagliate.

h. 16.15 parlando con un’altra collega, molto allegramente mi informa che Regione Lombardia ha messo sul piatto una bella somma a fondo perduto per sostenere i piccoli esercenti in crisi,

e va bene, e immagini che le condizioni per usufruire dell’aiuto siano il legame col territorio, con i prodotti e l’economia e l’identità del territorio,

e invece incredibilmente Regione Lombardia aiuterà quei piccoli negozi che decideranno di entrare a far parte di una catena di franchising,

non ho capito,

hai capito, per esempio tu nel tuo paesino o nel tuo quartiere hai una trattoria che da tre generazioni fa da mangiare con roba presa alla cascina dietro l’angolo e la Regione Lombardia ti finanzia a fondo perduto se entri in una catena di ristorazione sushi di tendenza;

lo stesso se hai una merceria, una panetteria…

ha capito cosa ci resta dell’Expo a Milano?

il paradosso è che questo “paghiamo tutto noi” di solito è proposto dalle grandi catene stesse, adesso invece è la Regione, cioè noi, che finanziamo il suicidio delle botteghe del territorio, creando zombie, non negozi, con non prodotti, per non persone,

dunque la notizia non è “Regione Lombardia aiuta i piccoli esercenti” ma casomai “Regione Lombardia aiuta le grandi catene”,

noi lombardi abbiamo una specie di orgoglio regionale, legato al lavoro, all’etica, all’amministrazione virtuosa,

quando andiamo in Trentino siamo ammirati per come spendono bene i soldi pubblici, quando andiamo in Sicilia l’opposto,

oggi alle 16.15 la Regione Lombardia mi è calata nel Gattopardo, nella logica del paradosso, sostenere gli esercenti per farli sparire, trascurare il patrimonio pubblico per lasciarlo privatizzare,

i Lombardi, i politici lombardi in un colpo solo mi fanno capire l’intenzione, svendono il commerciante lombardo e il palazzo lombardo, e al loro posto promuovono il punto vendita e la sede della catena multinazionale…

ci sono tanti modi per diventare schiavi, per finire in catene…

eppure Lombardo, longobardo, significa longo bardus, bardato a lungo, è questo che ha sconvolto l’impero romano, l’uso dei pantaloni lunghi, l’uso della cucitura, ignota ai romani,

portare i pantaloni significa essere capaci di decidere del proprio destino, essere autonomi, uomini liberi, con libere assemblee…

penso alla Fara, che era il campo longobardo dove si tenevano le assemblee dei guerrieri, ferocemente determinati ad abbattere l’impero,

e penso con vergogna a noi Lombardi di oggi, con le braghe calate.

(imago: Palazzo Moroni, Bergamo)

 

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