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Dapprima presso gli Etruschi, e poi nell’antica Roma la “bulla” (che emerge come una bolla d’acqua, vera e propria “griffe” ante litteram, alle origini del copyright, e del “bullismo”) era lo stemma gentilizio che i giovani patrizi esibivano come gioiello, come anello-sigillo, per sfoggiare il proprio status superiore alla plebe. Una dimostrazione pubblica di forza attraverso un marchio. Che cos’altro è la pubblicità?
A dispetto della parola, fin dalle origini, la pubblicità è in realtà una “privatizzazione” dell’immaginario collettivo per opera di possidenti che “bollano” come propri anche i beni immateriali, a cominciare dalla mitologia (nell’immagine, bulla etrusca con Icaro e Dedalo).