gratis laborare

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gratis laborare pro bono aut pro domo tua si res ita fert opus est

gratis laborare pro domine aut pro gloria si dominus non es subiecti est

atque ingloriosi

lavorare gratis per una buona causa o per la propria casa se le circostanze lo richiedono è d’uopo;

lavorare gratis per il padrone o per la gloria se il padrone non sei tu è indice di sudditanza, non di gloria

> Leone XIV aderisce alla campagna per la tutela dei creativi:

http://www.youtube.com/watch?v=sd5mHHg1ons&feature=youtu.be

http://www.wired.it/tv/coglioneno-la-campagna-per-la-tutela-dei-creativi-italiani/

mors est luxus nec fallax

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tavKalep

si pulchritudine vives alia vita est

aestethica sola vis amorem generans

vivemus in urbes domusque et vestes quae iam diu humani nihil habent

cum vita sensum non habet pulchritudo fit opus primarius

sola via ut revertemus ab ade ubi fallax repetitus luxus dominat

verus dux domi vestisque signi ego non sum sed qui id uterit et vult

vera quaestio est capitem reperire qui id intellegit

formae integritati et uni gesti animo aptum

pulchra non divitia necesse sunt

omnis materia nobilis est si modo conveniente adhibita

mors unum verus luxus est una sponsio singolaritatis et sinceritatis

omne punctum irrevocabile quia mortale

omnis forma una quia mortali intellecta

Se vivi nel bello, è tutta un’altra vita,

l’estetica è l’unica forza che genera amore,

viviamo in città, case, abiti che non hanno quasi più nulla di umano,

quando la vita non ha più senso, 

la bellezza diventa l’unico bisogno primario,

l’unica via per tornare dall’oltretomba del finto lusso in serie,

il vero protagonista del design, della casa, dell’abito, e di qualsiasi cosa,

non sono io, non è il designer, lo stilista, l’architetto:

ma la persona che lo usa, che lo vuole,

il vero problema è trovare la persona intelligente che lo capisce,

disponibile alla purezza della forma, al coraggio del gesto unico,

il bello non è necessariamente ricco, tutti i materiali sono nobili

se usati in modo appropriato,

la morte è l’unico vero lusso, l’unica garanzia di unicità e autenticità,

ogni istante irripetibile perchè mortale

ogni forma unica perchè pensata per un mortale.

(profilo di Gisella Chiesa, designer d’altri tempi,

imago: tavolo esclamativo Kalep per CalepioPress, cemento e marmo,

photo by Roberto Zacconi ph)

novissima aetherea verba

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leo14-1

internet: aether (etere, aria)

social network: aetherea civitas  (comunità eterea)

facebook: facies liber 

youtube: tu video

tweet: garrit (cinguetta)

linked In: insignator

televisione: videoraclum

telefonino: corninu 

smartphone, iphone: visuvox, televox 

tablet : aetabula, abbreviazione di aelektronica tabula

email : aepistula, abbreviazione di aelektronica epistula

sms: brevitex, abbreviaz. di brevis textus nuntius (short message service)

file: aedoc, abbreviaz. di aelektronicum documentum, indeclinabile

software: laevis res 

hardware: gravis res 

copy right, diritto d’autore: auctoris ius 

copy left, diritto d’utente: utoris ius 

video: video 

audio: audio 

link: uncus (gancio)

share: divide (…et impera)

web master aemag, abbreviaz. di aetheris magister

web designer aepictor, abbreviaz. di aetheris pictor

sistema operativo: logos, indeclinabile

blog:  blogos, indeclinabile

programmatore: logitor, abbreviaz. di logos cogitator (o computator)

login : login, abbreviaz. di logos intra

logout: logex, abbreviaz. di logos exit

like : placet, indeclinabile

Explicatio: dua sunt latinorum praecipua (…) > due sono le scuole di pensiero principali sulla creazione di nuove parole in latino: una fa riferimento al Vaticano, l’altra al mondo accademico anglosassone.

 La scuola vaticana predilige evitare i neologismi e creare “circonlocuzioni sostitutive” utilizzando il latino ciceroniano.

La scuola anglosassone invece elabora neologismi sulla base dello storico linguistico considerando tutto il latino, dall’arcaico al tardo macheronico-volgare.

Poi c’è una terza scuola, espressionista, sintetica, molto advertising, costituita da copy writer, studenti di liceo, creativi, interessata in primo luogo alla pregnanza, alla vitalità semiotica. 

Questa terza scuola segue tre strade: neologia pura, neosignificazione,  abbreviazione-acronimia di circonlocuzioni, seguendo lo stile sms-tvb che è poi una ripresa della modalità lapidaria latina.

Esiste una grande analogia tra le lapidi latine, piene di abbreviazioni, e la scrittura synt degli adolescenti, fatta di acronimi, sigle, abbreviazioni.

Come scrive Giancarlo Schirru, glottologo, “il fenomeno che più attira l’attenzione di molti osservatori è la ripresa di vitalità nella scrittura sms di tutti i sistemi abbreviativi che hanno costellato la storia della scrittura latina”. 

A questa scuola appartiene Leone XIV,  aethereus pontifex (alias Leonidas Calepinus in saeculiis), che oggi pubblica nei “supplementa lexicon neolatinae linguae” una silloge di vocaboli tecnici-informatici relativi a internet.

Molti di questi nuovi vocaboli latini, sono in realtà dei grecismi (logos, aether, aelektronicum,  tele-) o parole latine (placet, cornu) semplicemente risignificate, per cui il “placet” imperiale o curiale diventa ipso dictu il placet facebook, o il cornu con il quale il comandante dava ordini “sonori” diventa in diminutivo il telefonino (corninu).

Altri sono sigle o abbreviazioni di circonlocuzioni: si veda ad esempio la lezione “aepistula”, pronuncia “epistula”, abbrev. di aelektronica epistula, o simil. aetabula, aedoc, aepictor etc.o il “brevitex” per “brevis textus nuntius”, ossia “short message service”, sms. 

Proxime: novissimae iuventutis verba (prossimamente: neologismi del linguaggio giovanile) 

(imago: stemma pontificio Leone XIV by FoodForEyes)

mortuorum picta imago non imprimatur

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LECO_DI_BERGAMO_04-02-2014-nonno-umberto

dal blog personale del direttore marketing de l’eco, in merito alla vera novità della pagina dei morti de l’eco, le foto a colori:

… è andata che dopo la bellezza di 134 anni – d’altronde L’Eco di Bergamo è del 1880, mica ieri – è andata dicevo che mia nonna oggi è stata la prima defunta a colori proposta nelle necrologie

.… le immagini in bianco e nero richiamano un tempo irrimediabilmente lontano.

…oggi il bianco e nero ha poco senso: difficile trovare laboratori che lo trattano, macchine fotografiche che lo realizzano come si deve,

… io sto tra coloro che per le necrologie preferiscono il colore: mi pare che il bianco e nero renda il defunto più lontano, lo confini in un altrove inaccessibile e indecifrabile.

… mi piace che il defunto sorrida, un solare richiamo alla vita da parte di chi, avendola appena lasciata, è in grado di apprezzarla in ogni sua curva e piega.

> commento di Leone XIV:

mortuorum picta imago non imprimatur

et ridens non mortui sed hyeanae facies est

(l’immagine dei morti a colori non ha l’imprimatur, ed essere sorridente non è l’espressione del morto ma della iena).

dum aedificaturus sensim evanescit

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ecomostroazzanojpg

… mesta oscenità della nazione che abbiamo costruito negli ultimi cinquant’anni.

È un luogo che sparisce. Mano a mano che viene costruito.

(Franco Arminio – Terracarne. Imago: centro servizi tributari, località Azzano San Paolo, Bergamo, ecomostro 140.000 mq costato 100 miliardi mai inaugurato, doveva servire a conservare i nostri 740, reso inutile dalla rivoluzione informatica, in abbandono da 25 anni). PS: la Guardia di Finanza avrebbe dato un bell’esempio riprendendosi questo spazio, non gli Ospedali Riuniti.

oculis Ducis oculo Dei

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VigilataLibertas

sub video potestate medium est nuntius

oculis Ducis sicut oculo Dei

in nomine custodia vigilata semper est libertas

et ergo profanata in nomine et de facto ab auctoritate

hoc evenit in Bergomi libertatis forum

Leone XIV hodie vidit et dixit

(italian version not available – photo postini)

memoria virescit icona

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IconeNazi

la memoria sboccia con l’icona, 

ogni giorno, in ogni relazione umana e sociale è presente il senso, l’attualità di auschwitz,

la fabbrica dei corpi, l’iper sorveglianza, lo sterminio organizzato, razionale, scientifico,

l’incapacità di dire no, l’eseguire gli ordini, il non vedere, il non sapere, la banalità del male,

in ogni momento della nostra vita siamo davanti a scelte etiche, e non le vediamo,

vediamo le icone, e nelle icone vediamo quello che vogliamo,

e vogliamo regole, ordine, benessere, test, polizze, figli biondi e sani, fabbriche modello, dominio tecnico sulla natura e sulle razze inferiori,

vogliamo icone semplici e facili da usare,

no zingari in giro, si lavoratori sedentari, e possibilmente molto lontani da noi,

è questo il regno della tecnologia occidentale, che si chiami 3°Reich, G8, Apple o Web 2.0,

è un mondo recintato, a controllo totale, motorizzato da una logica perversa:

l’eliminazione del diverso,

e l’estensione del dominio globale, del lager globale

dove si vive in sicurezza, prigionieri di se stessi.

by Leone XIV – latin version not available – imago: le icone usate ad Auschwitz per taggare i prigionieri

ego sum pastor bonus et cognosco meas

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Reportage sulla dura vita di un pastore di pecore in Lombardia nel 2012

Candido Rossi, 45 anni, pastore di Casnigo, si è ucciso nei giorni scorsi.

Piero Annoni, autore della foto, in primavera scriveva:

La conduzione di un gregge non è mai stata tanto ricca di difficoltà, ostacoli ed imprevisti come mi racconta Candido Rossi, un pastore nativo di Casnigo ancora innamorato del suo lavoro nonostante tutti gli ostacoli posti dalla continua urbanizzazione ma pure da una miope quanto aggressiva burocrazia.

Oggi oltre alle preoccupazioni di sempre nel condurre e gestire un gregge, curarne la salute, trovare acquirenti, gestire gli occasionali aiutanti ve ne è una nuova, quotidiana, sempre più difficile da gestire: la ricerca di un appezzamento per nutrire le bestie.

Ogni giorno infatti il pastore deve lasciare il gregge alla ricerca di quei prati che non troverà più, occupati da nuovi edifici industriali, villette a schiera, strade e superstrade, svincoli e rotatorie. 

Uno stato d’ansia continuo che non ti aspetteresti certo di intravvedere tra le rughe di un uomo che conduce una vita sana, semplice, essenziale.

Cinque anni fa, sul sito degli alpini, c’era questa nota:

Il gregge di proprietà di Rossi Candido di Casnigo dovrebbe intervenire nella zona di Gandino come gli anni scorsi. Impiegate in alcune aree “a rischio” della bassa Valseriana, le “pecore antincendio” hanno contribuito negli anni a ridurre notevolmente il numero degli incendi che, in precedenza, si sviluppavano numerosi e che determinavano la percorrenza del fuoco, anno dopo anno, delle stesse superfici (mettendo anche in pericolo la stabilità stessa del suolo oltre che creando pericoli per la transitabilità delle vie di comunicazione con alcuni centri).

Oltre al numero di incendi è molto diminuita anche l’area interessata perché la rimozione della biomassa combustibile in alcune fasce “strategiche” (es. crinali)  fa si che si riduca, anche in presenza di vento, la propagazione del fuoco.

In questi anni le pecore hanno efficacemente contribuito anche al mantenimento della biodiversità e alla qualità e fruibilità del paesaggio.

A causa delle sempre meno risorse disponibili, la Comunità Montana Valseriana è riuscita a raggranellare solo il 50% della somma che gli altri anni riusciva ad erogare ad indennizzo delle perdite che subisce il pastore pascolando in zone così difficili come quelle dove si esplica il “pascolo di servizio” anti-incendio boschivo, spesso ripide e con scarsità di punti d’abbeverata.

Spiace constatare come iniziative efficaci per la cura del territorio, la protezione e il miglioramento ambientale si debbano confrontare con gravi difficoltà di finanziamento mentre si spendono centinaia di migliaia di euro per ….

Altro in rete su Candido Rossi non si trova.

Notizie sui suicidi, come è noto, su L’Eco di Bergamo non sono ammesse.

Sul manifesto delle affissioni funebri che comunica decesso e funerale è riportata una della tipiche “frasi ambigue” che gli “uffici stampa” della curia usano per far capire in modo ipocrita che si tratta di suicidio, senza dirlo: preghiamo perchè possa essere ammesso in paradiso.

A questa ipocrisia, e a conforto dei credenti e delle persone che lo conoscevano, rispondiamo con le parole del Vangelo di Giovanni:

IO SONO IL BUON PASTORE – IO SONO LA PORTA PER LE PECORE – CHI PASSERA’ DA QUESTA PORTA SARA’ SALVATO – POTRA’ ENTRARE E USCIRE E TROVARE VERDI PASCOLI

IL PADRE MI AMA PERCHE’ SACRIFICO LA MIA VITA – HO IL DIRITTO DI OFFRIRLA E RIPRENDERLA COME MI PARE – IL PADRE STESSO MI HA DATO QUESTO ORDINE

IN UN ALTRO OVILE HO ALTRE PECORE DA GUIDARE –

Vangelo di Giovanni, X, 1-21 (qui sotto, vulgata ufficiale vaticana e traduzione)

1 “ Amen, amen dico vobis: Qui non intrat per ostium in ovile ovium, sed ascendit aliunde, ille fur est et latro; 
2 qui autem intrat per ostium, pastor est ovium. 
3 Huic ostiarius aperit, et oves vocem eius audiunt, et proprias oves vocat nominatim et educit eas. 
4 Cum proprias omnes emiserit, ante eas vadit, et oves illum sequuntur, quia sciunt vocem eius; 
5 alienum autem non sequentur, sed fugient ab eo, quia non noverunt vocem alienorum ”. 
6 Hoc proverbium dixit eis Iesus; illi autem non cognoverunt quid esset, quod loquebatur eis.
7 Dixit ergo iterum Iesus: “ Amen, amen dico vobis: Ego sum ostium ovium. 
8 Omnes, quotquot venerunt ante me, fures sunt et latrones, sed non audierunt eos oves. 
9 Ego sum ostium; per me, si quis introierit, salvabitur et ingredietur et egredietur et pascua inveniet. 
10 Fur non venit, nisi ut furetur et mactet et perdat; ego veni, ut vitam habeant et abundantius habeant. 
11 Ego sum pastor bonus; bonus pastor animam suam ponit pro ovibus; 
12 mercennarius et, qui non est pastor, cuius non sunt oves propriae, videt lupum venientem et dimittit oves et fugit — et lupus rapit eas et dispergit — 
13 quia mercennarius est et non pertinet ad eum de ovibus. 
14 Ego sum pastor bonus et cognosco meas, et cognoscunt me meae, 
15 sicut cognoscit me Pater, et ego cognosco Patrem; et animam meam pono pro ovibus. 
16 Et alias oves habeo, quae non sunt ex hoc ovili, et illas oportet me adducere, et vocem meam audient et fient unus grex, unus pastor. 
17 Propterea me Pater diligit, quia ego pono animam meam, ut iterum sumam eam. 
18 Nemo tollit eam a me, sed ego pono eam a meipso. Potestatem habeo ponendi eam et potestatem habeo iterum sumendi eam. Hoc mandatum accepi a Patre meo ”.
19 Dissensio iterum facta est inter Iudaeos propter sermones hos. 
20 Dicebant autem multi ex ipsis: “ Daemonium habet et insanit! Quid eum auditis? ”. 
21 Alii dicebant: “ Haec verba non sunt daemonium habentis! Numquid daemonium potest caecorum oculos aperire? ”.

1« Chi non entra attraverso la porta dell’ovile, ma cerca d’intrufolarsi ad ogni costo, scavalcando il recinto, è un ladro. Il pastore, invece, entra per la porta. Il custode gli apre, le pecore sentono la sua voce e gli si avvicinano; egli le chiama per nome e le porta fuori. Le fa uscire tutte dall’ovile e cammina davanti a loro. Le pecore lo seguono, perché riconoscono la sua voce. Certamente non seguiranno un estraneo, anzi scapperanno, perché non ne riconoscono la voce ».

Quelli che ascoltavano questa parabola di Gesù, non riuscivano a capirne il significato. Gesù, allora, spiegò: « Per la verità, io sono la porta per le pecore. 8, 9 Tutti quelli che sono venuti prima di me, sono ladri e assassini, ma le pecore non li hanno ascoltati. Proprio così, io sono la porta. Chi passerà da questa porta, sarà salvato. Potrà entrare e uscire e trovare verdi pascoli. 10 Il ladro viene per rubare, ammazzare, distruggere. Io, invece, sono venuto per dar loro la vita in grande abbondanza.

11 Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la vita per le sue pecore. 12 Un dipendente, quando vede avvicinarsi un lupo, scappa a gambe levate e lascia le pecore indifese. Che gliene importa di loro? Non sono mica sue! Così il lupo assale il gregge, prende alcune pecore, mentre altre scappano. 13 È naturale che il dipendente se la dia a gambe, perché lavora per soldi e quindi le pecore non gli stanno a cuore.

14 Io, invece, sono il buon pastore, conosco le mie pecore e loro mi conoscono, 15 proprio come mio Padre conosce me ed io conosco lui; e per le pecore do la vita. 16 In un altro ovile ho altre pecore da guidare. Anch’esse daranno ascolto alla mia voce, e allora ci sarà un solo gregge con un solo pastore.

17 Il Padre mi ama, perché sacrifico la mia vita, per riprenderla poi di nuovo. 18 Nessuno può togliermela; sono io che la offro di mia iniziativa, perché ho il diritto e il potere di offrirla e riprenderla, quando mi pare. Il Padre stesso mi ha dato questo ordine ».

19 A queste parole, le opinioni dei Giudei sul conto di Gesù furono di nuovo contrastanti. 20 Molti di loro dicevano: « È indemoniato e pazzo, perché lo ascoltate? » 21 Altri invece dicevano: « Non ci sembra proprio indemoniato! Può, forse un demonio aprire gli occhi ai ciechi? »

foto e citazione dal blog di Piero Annoni: http://lasteventphoto.wordpress.com/2012/03/07/greggi-urbani/

 

 

apertis oculis nihil videbat

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CasaLittoriaBg1

saulus autem adhuc spirans minarum et caedis in discipulos Domini accessit ad principem sacerdotum 


et petiit ab eo epistulas in Damascum ad synagogas ut si quos invenisset huius viae viros ac mulieres vinctos perduceret in Ierusalem

et cum iter faceret contigit ut appropinquaret Damasco et subito circumfulsit eum lux de caelo

et cadens in terram audivit vocem dicentem sibi Saul quid me persequeris?

qui dixit Quis es Domine?  Et ille: “Ego sum Iesus, quem tu persequeris! 


Sed surge et ingredere civitatem, et dicetur tibi quid te oporteat facere

viri autem illi qui comitabantur cum eo stabant stupefacti audientes quidem vocem neminem autem videntes 


surrexit autem Saulus de terra apertisque oculis nihil videbat

ad manus autem illum trahentes introduxerunt Damascum

et erat tribus diebus non videns et non manducavit neque bibit.

Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.

E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».

Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre giorni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.

(Atti degli Apostoli, IX -1/9; imago: San Paolo folgorato sulla via di Damasco

by Leone Lodi, Casa Littoria/Casa della Libertà, Bergamo, 1940)

habemus tutorem

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hatu2

olim manifesta scabrosa patefacere poetarum opus erat

un tempo manifestare argomenti scabrosi era compito dei poeti,

ad esempio quando il regime decise di massificare l’uso del preservativo

anche a costo di sfidare la Chiesa, per ragioni di salute pubblica (bordelli, militari),

chiamarono il poeta più pagato dell’epoca, anzi, dell’epoque, un certo Gabriele D’Annunzio,

e mostrandogli il prodotto gli dissero: vogliamo conquistare tutto il mercato italiano con questo articolo, ma non sappiamo nemmeno come chiamarlo,

in America e Gran Bretagna si chiama “condom”, ma con le leggi sulla purezza della lingua non possiamo usare termini stranieri.

A quel punto il poeta/pubblicitario del regime si era fatto una bella mezza grammata di cocaina degli  anni Venti,

poi aveva intinto la penna nel calamaio, e schizzando inchiostro ovunque aveva scritto direttamente sulla tappezzeria del ministero: habemus tutorem

e si era divertito a guardare le espressioni sbigottite dei grandi capitani d’industria e ministri vari di sanità pubblica.

Annoiato, aveva spiegato che habemus tutorem significa “abbiamo protezione”

ma naturalmente, aveva aggiunto, habemus totorem sarà il sottotitolo, mentre il marchio commerciale vere e proprio “sarà costituito dal suo acronimo vocalico”,

e di nuovo aveva guardato gli occhi lessi dei suoi committenti.

L’acronimo vocalico di habemus tutorem, aveva detto infine, è: “hatu”.

Era balzato in piedi indicando uno a uno i presenti: hatu? Hatu, hatu e anche hatu! Dico a voi! Quando siete “hatu per tu” con la bella Gigogin preferite prendervi sifilide, lue, gonorrea e scolo, o avere protezione, e non dal papa, ma da hatu?

Chiamatelo “hatu”, e si diffonderà per l’Italia e l’Europa,

e anche in America: perché fa rima con I love you.

Capite? Concordate? Non importa, fate come dico, per questo mi pagate a peso d’oro!

Au revoir! Anzi: hatu!