Con un certo coraggio l’Ordine degli Architetti di Bergamo promuove e invita i cittadini sabato 29 marzo al Foyer del Teatro Donizetti al convegno “(IL) Capitale della Cultura”, dedicato al rapporto tra politiche culturali e sviluppo urbano.
Nel comunicato si legge: “Sullo sfondo, ben presente nell’immaginario cittadino, campeggia l’eliminazione dalla short list delle candidature a Capitale Europea della Cultura 2019. Senza voler entrare direttamente sulle ragioni dell’esclusione, si è ritenuto necessario offrire, a distanza di qualche mese, una riflessione che permetta di non disperdere il patrimonio di lavoro compiuto. Sarebbe infatti auspicabile che si riparta da quanto fatto per dare vita ad una nuova progettualità più partecipata…”
Il programma prevede i saluti, l’assessore, gli esperti internazionali, l’archistar (Stefano Boeri) e infine è previsto l’intervento dei tre candidati sindaci Gori, Tentorio e Zenoni.
Invece, entrando direttamente nelle ragioni dell’esclusione (la mancata partecipazione) si dovrebbe dire che il lavoro svolto è risultato non solo inutile, ma deleterio, e dunque si dovrebbe ripartire lasciando perdere quanto fatto dalla giunta Tentorio, e andare nella direzione opposta:
piedi per terra, e partecipazione attiva,
questo vorrebbe dire che l’ordine degli architetti invece di fare convegni di riflessione sei mesi dopo, dovrebbe stare sul pezzo, partecipare alle sfide, promuovere progetti collettivi, proporre alla città e alla giunta visioni e soluzioni.
Dove era l’ordine degli architetti mentre la giunta Tentorio ha messo in piedi questo progetto Bg2019 basato sull’utilizzare città alta come facciata culturale, vantandosi di illuminare le mura di luci colorate, mentre nel back-stage hai da 5 anni una frana-discarica che è una ferita viva, una voragine sconcia, nella collina-acropoli della rocca?
Abbiamo distrutto un bosco pubblico, un parco faunistico, che era (e sarebbe) uno scenario perfettamente expo con un suo delizioso percorso di risalita, il km verde!
Dov’era, dov’è l’ordine degli architetti mentre la città è puntellata da vergognosi totem-stimmate di anti-comunicazione urbana, tuttora installati?
allora, per ri-cominiciare, la prima certezza dovrebbe essere questa: non si può fare cultura senza tutela del paesaggio,
e dunque il modello di città d’arte eco-sostenibile deve ripartire da un progetto immediato, prioritario, come il ripristino del parco della rocca (ormai è chiaro che il parcheggio non si farà)
per dare un vero segnale di attenzione alla cintura verde, ai parchi, le scalette, ai percorsi pedonali, ai viottoli dei colli, agli acquedotti storici…
e quindi, ai candidati sindaci, non chiedere promesse, ma lanciare sfide,
e magari anche esigere qualcosa di immediato dalla giunta in carica: la rimozione dei totem!
Siamo stanchi di fare gli indiani.
(Imago: città e la rocca, backstage.
Sulla sn, il più grande giardino privato della città, il parco di Palazzo Moroni, sulla ds. la ex più grande area verde pubblica, l’ex bosco-parco faunistico, ridotto a voragine da 5 anni. Photo by Gianluca Zampogna su velivolo Bruco)