blu chimay rossa pagata 1981

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chimay

una sera di pochi giorni fa, prima di andare a fare una performance da pub writer a un festival della birra, mi fermo a trovare i miei,

mia madre sta facendo ordine nei vecchi armadi, mi mostra delle mie vecchie giacche destinate alla caritas, tra queste il mio piumino Dubin 1980, è un vintage perfetto, lo indosso subito,

mezz’ora dopo alla festa della birra il boss mi mette in mano una manciata di tappi da birra bianchi, valgono come gettoni per le consumazioni, mi riempio le tasche del Dubin vintage e comincio la mia performance,

gente mai vista si siede davanti a me, in 15 minuti mi racconta una storia, io la scrivo in simultanea, i mie soci la stampano e distribuiscono,

ad ogni storia stacco qualche minuto e vado al bancone a farmi una birra a gettone,

finché, verso la fine della serata, forse alla decima birra, il cow boy alla spina osserva il tappo che gli ho dato, se lo gira tra le mani, e ride,

con un tuffo al cuore lo riconosco, è blu chimay, è un flash-back saltato fuori dal vecchio Dubin,

serissimo, dico al cow boy:  non è un gettone qualsiasi quello che ti ho dato, ha una storia, adesso non posso raccontartela, ma è una bella storia, vale molto più di una birra rossa,

d’accordo, risponde lui porgendomi la birra, però mi devi una storia,

e siccome uno scrittore chiaramente è un uomo di parola, la storia è questa:

stazione-dogana di Strasburgo, doveva essere il 1981, per la prima volta sperimentavo l’Europa, in viaggio-comitiva-convegno con i giovani studenti comunisti,

io in coda al gruppo, e sbucata dal nulla al mio fianco ecco questa ragazza che mi parlava camminandomi vicino, addosso,

magrissima, ambrata, slavata, occhi grigi, un viso delizioso, indossava solo jeans e t-shirt, ed era inverno,

mi mostrava come fosse una moneta preziosa questo tappo di birra, mi guardava negli occhi, e mi diceva, in francese: blu chimay è una petit rouge  corposa e persistente,

io avevo sedici anni, lei ne dimostrava di più, ma ne aveva tredici,

diceva d’essere parisienne, diceva di essere scappata di casa da due giorni, suo padre insegnava alla sorbona, sua madre una “gran vacca” della moda,

se tu adesso compri questo tappo, e vieni con me, mi disse, ti racconto una storia,

le servivano i soldi per tornare a casa, e un istante dopo, non so come, ci stavamo baciando con passione, in mezzo alla calca,

mi aveva preso per mano, trascinandomi nella direzione opposta, a bere blu chimay in un pub dietro la stazione,

poi ubriachi ci eravamo ritrovati in una carrozza in disuso su un binario morto,

al termine della notte, prima di scappare via, stringendomi nella mano il tappo blu chimay, mi disse:

finché terrai questo, saremo marito e moglie, ma poi un giorno lo perderai, e allora ti lascerò per sempre, bastardo, e tutto il mio amore andrà al primo fortunato che lo troverà.