Nell’ambito di Bergamo Scienza

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A cena in un palazzo nobile, sede di un circolo femminista-vegano, dove si mangia molto eticamente (cioè: esci che hai una fame porca).

Sono con un amico neo-maschilista, carnivoro consapevole, e la fame ci rende creativi. L’idea imprenditoriale che sviluppiamo tra un chicco d’orzo del malawi e un bastoncino di zenzero di zanzibar è una cascina-allevamento basso-padana, con animali ruspanti che tu, dopo adeguata formazione, possa catturare personalmente, uccidere, scuoiare e macellare per la tua famiglia e la tua tavola. Una scelta virile, responsabile, morale. Ne parliamo sussurrando come due teneri gay.

Ma ecco che improvvisamente gli occhi del mio amico si accendono e la colonna vertebrale gli si raddrizza. Seguo il suo sguardo e vedo questa giovane donna divinamente bella, con stacco di gamba over the table e pube aggettante sull’infinito.

«Marina!» esclama l’amico. Lei è russa, ma parla un buon italiano. L’amico le chiede cosa ci fa a Bergamo, lei risponde qualcosa “nell’ambito di Bergamo Scienza”. Accetta con piacere di sedersi al nostro tavolo e abbandonare il suo gruppo di “noiosi cervelloni”. Nel frattempo l’amico molto rapidamente mi spiega: l’inverno scorso, nel bordello più esclusivo di San Pietroburgo. Ma eccola tornare con borsa e mini giubbino-pelliccia (che suscita occhiate di disapprovazione femminile). E inizia a raccontare.

Un progetto di ricerca sugli acidi gastrici e gli enzimi della digestione. Due anni di ricerche, finanziato dai militari e dalla camera della moda russa. Obiettivo: rimedi naturali per migliorare la digestione, l’assimilazione, e la riduzione dei grassi.

Lo spunto viene dall’usanza dei contadini – che lei ricorda dall’infanzia, ma citata anche in Tolstoj – di masticare, o meglio succhiare, per delle mezz’ore, dopo i pasti, un nocciolo di prugna.

Mesi di analisi sui noccioli di prugna. Niente. Poi l’intuizione. Il nocciolo della questione (!) non è nella prugna, ma nella masticazione a vuoto, con tanto di salivazione e continuo deglutire. I neuro-trasmettitori, credendo che tu stia mangiando, attivano in continuazione gli enzimi e gli acidi gastrici, e questo ti permette di digerire molto meglio.

Per verificare questa ipotesi, ecco il progetto da lei stessa ideato e diretto. Per un anno, 25 ragazze di una casa di piacere di San Pietroburgo si sono prestate alla ricerca scientifica, praticando dopo i pasti attività continuata di fellatio. I risultati parlano chiaro. Rispetto al campione di controllo, queste ragazze hanno una digestione migliore, defecano meglio e non ingrassano pur mangiando di più.

Complimenti sinceri, questa ricerca merita la pubblicazione. Ragioni di opportunità, ci spiega, hanno consigliato di presentare questi risultati in via preliminare solo agli addetti ai lavori (“nell’ambito di Bergamo Scienza”) ma prossimamente, ci assicura, questa “scoperta” finirà su tutti i telegiornali, e non fatichiamo a crederle.

Noi abbiamo sempre pensato che la fellatio avesse effetti benefici anche su chi la pratica. Ora abbiamo le prove scientifiche. E anche le amiche vegane, dopo i cinque cereali con la soia, potranno prendersi un bel pezzo di carne in bocca.

 (photo by Benedetto Zonca)