expo-kmrosso un contronsenso

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expo è l’occasione per la riconversione del made in italy in food in italy, che evidentemente non è il fast food, ma lo slow food,

non la grande industria, non i mercati globali,

ma la qualità autentica, l’economia, l’ecologia, della filiera corta, km zero,

italy sarà ok se diventerà la terra del buon cibo,

e non lo diventerà grazie ai surgelati e ai 4 salti in padella,

ma con un territorio fertile di cascine, persone, animali, colture, laboratori artigiani etc, cioè il contrario della grande industria, della grande distribuzione,

e invece i nostri presentano al km rosso una specie di expo delle macchine per confezionamento cibo, conservazione, congelamento, impacchettatrici, cioè una fiera di freezeer e domopak, cioè il passato,

il comune ha lasciato le lucine di natale in città per far vedere una città da favola ai delegati expo,

e con questo metodo-fiaba vogliono vendere mostri del passato come invenzioni del futuro, sempre complice la scenografia, il km rosso,

spacciato per un centro d’eccellenza, mentre è solo una scenografia, un muro, con spazi in affitto (alle grandi aziende, visti i prezzi, magari bisognose di fare scena)

in realtà le luci di natale a fine febbraio significano esattamente una città che è rimasta indietro,

di mentalità, coraggio, istituzioni,

molti avrebbero visto bene un’expo “terra madre” magari al lazzaretto di prodotti, colture e animali autoctoni, e delle nuove aziende bio che rappresentano il passato e il futuro, la patata di rovetta, il mais bg, i vini, i veri formaggi, i veri salumi, la pecora bergamasca…

per capire il controsenso di esibire macchine all’expo del buon cibo, basta leggere il nome su l’eco di questo nuovo leader confindustria che ha presentato l’idea expo-machine al kmrosso, matteo zanetti, figlio di emilio,

e leggere le cose apparentemente innocue che l’Eco scrive come: “la Zanetti spa, leader dei formaggi di qualità”…

e io che pensavo che i formaggi di qualità fossero quelli fatti nelle malghe in alta valle secondo metodi secolari,

metodi oggi vietati dalle norme ue, che evidentemente sono fatte dagli industriali della plastica, delle impacchetatrici e dei freezer.