ribaltando il logo Bergamo capitale della cultura
si ottiene un revolver puntato sulla cultura del capitale
premendo il grilletto si fanno saltare le cervella di media, politici e vip locali
basta un solo colpo per farli fuori tutti e tre in fila (essendo allineati)
chi voglia provare l’esperienza non deve fare altro che andare sul blog de L’eco di Bergamo (Eco lab), dove troviamo il post “Bergamo 2019: il lavoro fà cultura”:
revolverata primo impatto: “fà cultura” con l’accento, più che cultura, fa ignoranza;
revolverata secondo impatto: nel post in questione, si leggono le seguenti dichiarazioni
“Bergamo ha una credibilità anche economico-finanziaria che nessun’altra candidata può vantare, bisogna approfittarne”.
Il sindaco Tentorio: “Abbiamo le carte in regola. Dobbiamo crederci”.
L’assessore regionale Terzi: “Vi darò una mano in regione, sperando che Mantova non ne abbia a male”.
La signora Federica Olivares, a capo del “team internazionale che lavora al dossier da presentare in Europa”: “Bergamo oltre le Mura in un’Europa senza mura è il concept. Il programma di azione si svilupperà su dualismi forti: Città Alta e Bergamo bassa…”;
revolverata terzo impatto: il post dei “fà cultura” finisce in gloria con “gli ambasciatori” di Bergamo capitale della cultura: Atalanta e Foppapedretti, Alessio Boni e Giorgio Pasotti, Gimondi, Krizia e Trussardi, Roby Facchinetti e Gianluigi Trovesi, Vittorio Sgarbi e Vittorio Feltri, Bruno Bozzetto e Cristina Parodi.
Il post in questione in una settimana ha ottenuto 1 mi piace.
Evidentemente i personaggi citati come ambasciatori sono i primi a vergognarsi di aver dato il loro nome e anche i primi a non aver raccolto l’invito del sindaco.
Dunque L’Eco di Bergamo con 60.000 lettori e 14.000 follower e un bilancio in milioni ha messo in piedi un mega-blog in collaborazione con l’Università e l’Ipsos (e immaginiamo con un adeguato budget) per pubblicare un post “ecumenico” che in una settimana ottiene 1 mi piace.
Parere del vecchio monsignore: dovevano affidare il blog agli oratori, sono lì che ci sono i ragazzi social-web, non negli istituti di sondaggio e marketing.
In realtà puoi mettere in campo tutti i soldi che vuoi, le partnership, le pr, la pubblicità, ma se non hai la materia prima del pubblicare, e cioè l’informazione, il senso critico, il coraggio della verità, sul web vieni preso a revolverate.