Bg 2019 ruota immagine

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BG2019pianoBBred

meno male, bocciata la Bg2019 della lobby totem-team,

il comunicato ufficiale, scorrettamente, dice testualmente: “Bergamo e il suo territorio ha dato prova di grande creatività e progettualità” e infine “grazie a tutti”.

vox populi: grazie un cazzo, adesso ci ridate i soldi, e portate via i totem alla svelta

è il momento della rivolta, ruota immagine,

scatta il pianoB, adesso gliela facciamo noi la città della cultura

MANIFESTO 2019 pianoB

concetto (concept)

La cultura non è un titolo, un business, una lobby o un bene di lusso,

ma un’arma di costruzione di massa, pericolosa, esplosiva,

che richiede grande coraggio, sacrificio, preparazione, umiltà e follia,

perchè il vero lavoro dell’artista e dell’intellettuale consiste

nel sovvertire e ricreare il mondo rappresentandolo,

e con ciò servire il popolo, prospettando il futuro.

La vera cultura è una scossa rigeneratrice.

La sua capitale, l’epicentro di un terremoto.

progetto  (project)

il progetto ufficiale Bg2019 affidato a una lobby-team internazionale  è spudoratamente un’operazione politico-finanziaria finalizzata ad acquisire un “titolo” da sfruttare per attrarre finanziamenti per grandi opere e nutrire così l’asfittica economia pubblico-privata locale.

Sovvenzionare un’economia stagnante è una scelta miope, limitata.

Al progetto ufficiale manca la forza, l’idea, la visione, ma anche la conoscenza  del prodotto, la città, e del suo valore, la cultura.

Per loro città della cultura vuol dire piantare tanti cartelli marron e mettere la faccia di un pittore di madonne sui menù dei ristoranti.

Vogliamo elaborare un progetto alternativo, vero, concreto, condiviso, basato sulle idee e il lavoro della cultura, e non sullo sperpero di budget pubblici a beneficio di lobby private.

Il piano B è il vero progetto per portare realmente la città di Bergamo ad essere un nuovo modello di città d’arte sostenibile.

avvertenza (advertising)

Il patrimonio culturale non è una risorsa statica: solo rinnovandolo lo si può conservare. Il “gioiello” città alta necessita di un vero humus culturale in uno scenario liberato dalle auto e dall’asfalto.

Immaginiamo una città esemplare per sostenibilità ambientale e vitalità culturale del tessuto urbano e umano.

Riprendiamoci la nostra città,  prima che ne facciano una puttana di lusso.

Il pianoB prevede 5 aree d’intervento/progetti/iniziative  in 5 anni:

1 Bergomum  – valoriz. opere architettura storica, mura, arena, rocca

2 Berghumus  – coltivazione artisti nel cuore e nei borghi della città

3 Bergheimat  – creazione continua nuove opere d’arte per la città

4 Bergheimer – dignità di veri monumenti per le icone della città

5 Bergomens – infrastrutture ambientali, accessibilità, cintura verde

> prendi parte al pianoB – scrivi a info@calepiopress.it

>il testo integrale pianoB proxima editio su www.calepiopress.it  e su CTRL magazine n.45

> weblografia Calepio Press 2013 su Bergamo2019:

https://calepiopress.it/2013/06/04/bergamo-commedia-dellassurdo/

https://calepiopress.it/2013/06/12/il-curriculum-della-olivares/

https://calepiopress.it/2013/07/01/il-senso-di-bruni-per-la-bergamo-bene/

https://calepiopress.it/2013/06/06/bergamo2019-adv-revolver/

https://calepiopress.it/2013/07/04/fissiamo-un-incontro/

https://calepiopress.it/2013/10/18/claudia-chicca-e-milly/

https://calepiopress.it/2013/04/24/manifesto-doppio-della-cultura-di-massa-e-di-potere/

https://calepiopress.it/2013/04/11/tra-alt-e-bas/

https://calepiopress.it/2013/06/06/larena-romana-sotto-il-seminario-di-bergamo/

https://calepiopress.it/2013/03/13/io-sui-totem-ci-piscio/

https://calepiopress.it/2013/06/14/un-tot-al-totem/

https://calepiopress.it/2013/10/28/meno-totem-e-piu-palle/

https://calepiopress.it/2013/10/28/adv-2019/

> weblografia Calepio Press 2013 sui grandi personaggi di Bergamo:

https://calepiopress.it/2013/03/14/bel-trami/

https://calepiopress.it/2013/05/21/unimpresa-da-nullo/

https://calepiopress.it/2013/06/20/la-palestinese-scomparsa-in-curia/

https://calepiopress.it/2013/06/10/nemo-propheta-in-patria/

https://calepiopress.it/2013/07/26/che-razza-di-colleoni/

https://calepiopress.it/2013/09/26/la-mossa-del-cavallo/

https://calepiopress.it/2013/10/14/snoopy-vs-berghem-gnorantu/

 

 

fissiamo un incontro

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Pietro_Longhi_003

(riferitami dal vecchio monsignore come “barzelletta da prete” che circola in Curia, ma il baDante sente puzza di verità!)

un romano, una milanese e due canadesi sono chiamati a organizzare Bergamo2019

allora convocano un vecchio prete del posto e gli chiedono quali siano i nomi culturalmente più significativi della città.

Il vecchio prete comincia: il Tiraboschi, il Mascheroni, il Quarenghi…

La milanese prende nota, poi chiama la sua assistente e le passa i nomi:

“Contattali al più presto, fissiamo un incontro…”

(imago: Pietro Longhi, la visita alla dama, 1746, Metropolitan, New York)

la palestinese scomparsa in curia

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Maddokk1

…e si meravigliarono che stesse parlando con una donna…” Giovanni 4,27

Va bene, parliamo seriamente di femminicidio.

Il primo femminicidio l’hanno compiuto i Padri della Chiesa  qualche secolo dopo Cristo,

quando hanno stabilito quali fossero i vangeli ufficiali, da divulgare, e quali apocrifi, da censurare: ovvero tutti quelli dove si dava (troppo) risalto alle figure femminili, al libero amore (praticato dalle prime comunità cristiane) e soprattutto a Maddalena, la compagna di Gesù, puttana e santa: da quel momento il destino della donna è  puttana o santa.

Più di mille dopo, parallelamente alla rivoluzione scientifica, la Chiesa compie il grande femminicidio, la caccia alle streghe,

estirpando di fatto non solo tre generazioni di donne “emancipate” (o mai sottomesse) ma una cultura orale femminile che si era tramandata per secoli (alternativa, medicina naturale, non commerciale, non gerarchica, sessualmente libera)

in favore del monopolio maschile della medicina e della tecnica, e di una cultura scritta, gerarchica e sessuofobica.

Quello che fanno le donne è magia, alchimia, astrologia, superstizione.

Quello che fanno gli uomini è tecnologia, chimica, astronomia, scienza.

Le donne fanno l’amore (puttane), gli uomini fanno la guerra (santa).

Gli uomini diventano famosi abbattendo nemici, le donne no.

L’unica possibilità per una donna di passare nei libri di storia è il martirio (o il marito).

Cercando nella storia di Bergamo una donna da mettere in copertina per la capitale della cultura, non si trovano che donne uccise in quanto donne, e fatte sante,

un femminicidio senza fine, le donne vengono “uccise” e poi santificate dalla Chiesa,

a cominciare da Maria Maddalena, la compagna di Gesù, allontanata dai discepoli, censurata nei vangeli, scomparsa dalla storia, le reliquie trafugate, quindi portate dai Templari a Senigallia nel 1200. E poi il mistero.

Ho affrontato questo discorso con un vecchio monsignore.

Gli ho detto: in 2000 anni di storia di Bergamo non abbiamo una donna, e  la colpa è vostra.

Mi ha mandato a consultare i registri pastorali della Diocesi nella biblioteca Angelo Mai. Certe cose sono sfuggite anche a Dan Brown mi ha detto.

La scoperta filologica-scoop era esattamente dove mi ha indicato il monsignore: archivio Colleoni-Martinengo:

papa Sisto V anno Domini 1475, visita pastorale a Romano di Lombardia dove sono custodite le reliquie di S. Maria Maddalena, trafugate in Senigallia da Bartolomeo Colleoni nel 1444, e donate alla comunità bergamasca.

Alla fine l’abbiamo trovata la donna da copertina, il simbolo della femminilità rimossa.

Riposa in pace, Maddy, è bello sapere che sei sempre stata qui, nella capitale della cultura maschile.

(Leone Belotti, editoriale per CTRL magazine Luglio 2013, imago: Studio Temp, prove di copertina )

il curriculum della Olivares

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olivares

La bella e dinamica Olivares,

è la nuova super-manager di Bergamo2019, assoldata dal Comune a 225.000 euro (secondo il Corriere della Sera) implementabili a 700.000 e oltre (secondo Il fatto quotidiano).

Docente di organizzazione eventi all’Università Cattolica di Milano,

consulente per le relazioni culturali del ministro-conte Terzi di Sant’Agata a Roma e consulente di Expo2015 a Milano-Rho,

l’affascinante e attraente Olivares,

come si apprende spulciando vecchi rotocalchi gossip (gli unici organi di stampa che in Italia tengono fede alla missione giornalistica, rivelando qualcosa)

ha anche un marito, che per la verità è il suo secondo marito:

un articolo di Amica del 2003 spiega: detta Chicca, belloccia, ex consigliere di amministrazione Rai, proprietaria delle edizioni Olivares, fondatrice del gruppo “Donne in carriera”, una passione per i tailleur pantalone giallo uovo e tacchi a spillo, due mariti.

Il primo, architetto, “era un’ottima moglie. Io viaggiavo, ero sempre negli Usa per lavoro. Lui stava in casa e faceva in modo che la mia vita funzionasse perfettamente. Poi, però, non mi bastò più sapere che, ovunque fossi la sera, lui stava facendo il minestrone. Così lo lasciai.”

Il secondo marito è Carlo Maria Ferrario, presidente della Banca  Schroder: dura da 15 anni. “Ho trovato un tipo straordinario! Non rompe, si rende utile. Ottimo.”

Su D di Repubblica del 1996 apprendiamo che col secondo marito la Chicca riscopre i piaceri della donna di casa:

appena nominata consigliere di amministrazione della Rai, Federica Olivares, ha organizzato un incontro conviviale tra il leader del Pds, Massimo D’ Alema, e alcuni tra i massimi esponenti del mondo degli affari.

La cena si è svolta nell’appartamento della coppia Ferrario-Olivares in pieno centro cittadino…

In questo quadretto d’epoca,  risulta veramente difficile immaginare che D’Alema possa aver detto “qualcosa di sinistra”.

Non è mai facile per nessuno tirare fuori a tavola il noto aforisma di Engels:  i capitalisti amano realmente la cultura, e sposano donne colte che amano realmente i soldi, diventando così dei pervertiti che  in pubblico si scambiano i ruoli, per cui i mariti, che amano la cultura,  si dedicano ai soldi, e le mogli, che amano i soldi, si danno alla cultura.

Chiaramente non alludiamo a te, Chicca, dal momento che tu, conti alla mano, ti dedichi in prima persona sia alla cultura, che ai soldi.

Come rivela un recente dossier pubblicato di Dagospia:

La casta è femmina. A colpire è la disinvoltura con cui il conte bergamasco e Cavaliere del Sacro Romano Impero, Terzi di Sant’Agata, ha elargito consulenze privilegiando l’universo femminile.

Il giorno dopo il giuramento di Monti eccolo firmare un incarico di consulenza a Pia Luisa Bianco per 40mila euro. Quindi il munifico Terzi ingaggia Cristina Di Vittorio e Manuela Giordano per 90 e 40mila euro. E dopo due settimane è la volta di Federica Olivares, alla quale Terzi destina 80mila euro per le “relazioni culturali”. E la lista potrebbe continuare…

Con questi precedenti, non deve essere stato difficile ottenere il super cachet dai laboriosi bergamaschi (Formigoni).

I compagni del Vernacoliere titolerebbero senza problemi:

la moglie ingorda del banchiere si prende nella cultura tre cachet per volta, e uno più grosso dell’altro!!!

Oltre al mega-cachet-Olivares, i laboriosi bergamaschi  rischiano di pagare anche il mega-risarcimento (300.000 euro) preteso da Bertollini, il project-manager silurato.

Che la cultura, in questo circus, abbia la parte del clown, lo si evince rileggendo oggi le parole “poco diplomatiche” del manager silurato:

«Grazie ai contributi che arrivano dallo Stato, dall’Unione europea e dagli sponsor si finanziano nuove infrastrutture, ma anche progetti già in programma. Sarà decisiva l’attività di lobby»

Traduzione: come in una commedia di Pirandello, nel nome della cultura salteranno fuori i soldi per alimentare l’esatto opposto, cioè l’edilizia ignorante, come lo sfascio della Rocca, da completare.

(traduzione di lobby,  dal dizionario di inglese Garzanti: gruppo di persone che fa manovre di corridoio per far passare un progetto di legge).

Ora ci è più chiaro cosa stiano facendo nel nome della cultura e a cosa serva la Chicca con il suo salotto (che puzza di minestrone).

Quello che i capitalisti non dicono, è che il progetto “capitale europea della cultura” prevede per il 2019 manifestazioni per costi dai 30 ai 90 milioni di euro, con capitale pubblico ipotizzato fra il 60 e il 90 per cento. Vista la torta, si sono buttati a pesce.

Non si sono nemmeno sognati di chiedere ai cittadini, o quantomeno agli operatori culturali: cosa ne pensate di presentare Bergamo come candidata capitale europea della cultura?

Non si sono minimamente preoccupati di creare partecipazione (come sta facendo Ravenna) promuovendo realmente incontri e comitati pubblici.

No. In modo autocratico, hanno svuotato le casse del Comune per ingaggiare super-manager a peso d’oro uno dopo l’altro,

quindi hanno riempito la città di ridicoli e costosissimi totem (già da buttare causa vandalismi: e ai compagni imborghesiti che hanno perso il senso critico, ricordiamo che chi offende la cultura e spreca soldi pubblici non è il ragazzino che scrive “siete degli sfigati” su questi totem da sfigati, ma la Giunta che li ha voluti e collocati)

poi hanno aperto un sito patetico-sottocosto con una pagina dove si invitano i cittadini a mandare le loro idee: peccato che non ci sia lo straccio di un accesso, una mail, un pulsante, niente. Più avanti c’è la sezione “entra nello staff” dove ti invitano a mandare il curriculum: “solo così potrai essere selezionato per lavorare come volontario”.

Infine ci sono le figurine con i personaggi storici (scelte molto, ma molto discutibili) con  4 righe ciascuno, e indegne, stile tesine “tirate giù da wikipedia”.  E questa sarebbe la vetrina di una capitale della cultura?

Cosa ci manca  per capire fino in fondo il senso della sceneggiata?

Un trafiletto pubblicato pochi mesi fa da una testata locale (La Rassegna): a Bergamo sono stati tagliati i fondi per permettere ai centri socio culturali, ossia agli avamposti culturali nei quartieri meno chic, di comprare dei libri da dare in prestito e in lettura agli abitanti. Poche centinaia di euro: mica cifre da paura. Insomma, nella capitale europea della cultura in pectore non si trovano mille euro per dare da leggere a pensionati e studenti delle periferie,

Ecco cosa c’è dietro la pagliacciata della capitale della cultura:

si tagliano 700 euro (settecento) alle biblioteche di periferia,  e si regalano 700.000 euro (settecentomila) alla moglie di un super-banchiere (e al conto si potrebbero aggiungere i 300.000 del risarcimento al suo predecessore!).

Totale: un milione di euro, e per cosa, poi, per quale ideona?

La Olivares si è presentata brillantissima con un concept basato sui dualismi forti: Città Alta e Bergamo Bassa, la pianura e le valli. (fonte: L’Eco)

Un milione di euro per sentirsi dire Berghem de sura/Berghem de sota? Ma il vero passo falso della Chicca sono state certe dichiarazione bassamente altezzose, come Bergamo è una città affascinante, ma non attraente.  Immaginiamo pure la conclusione: non si sa vendere! (al contrario di te, Chicca!)

Queste genere di vaniloquenze, Chicca, ti si rivolta contro:

per cui oggi sei tu la provinciale attraente che appena apre bocca perde tutto il fascino, capisci?

C’è una sola cosa che puoi fare a questo punto, Chicca, te lo dico da amico:

lasciati possedere fino in fondo dallo spirito dei grandi bergamaschi

ti parlo di Bartolomeo Colleoni, che ha lasciato tutto il suo patrimonio alla Repubblica Veneta;

ti parlo di Francesco Nullo e Gabriele Camozzi, che hanno prosciugato le loro aziende per finanziare la spedizione dei Mille;

ti parlo del conte Giacomo Carrara, che ha donato alla città la sua pinacoteca,

e la lista potrebbe continuare… Capisci l’antifona? Si che la capisci!

E allora, se sei veramente una donna di status superiore, entra nello spirito Colleoni, Nullo, Camozzi e Carrara, e finalmente ti sentirai realmente appagata, e non solo pagata, per cui farai un bel comunicato stampa, e restituirai il capitale alla collettività.

Poi, se davvero credi nel tuo progetto per la cultura,  sarai la benvenuta, e ti basterà fare quello che chiedi di fare a noi:

entra nello staff, manda il tuo curriculum,  

solo così potrai essere selezionata come volontaria e lavorare alla costruzione della Bergamo del futuro!

Bergamo2019 adv revolver

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BG2019revolver

ribaltando il logo Bergamo capitale della cultura

si ottiene un revolver puntato sulla cultura del capitale

premendo il grilletto si fanno saltare le cervella di media, politici e vip locali

basta un solo colpo per farli fuori tutti e tre in fila (essendo allineati)

chi voglia provare l’esperienza non deve fare altro che andare sul blog de L’eco di Bergamo (Eco lab), dove troviamo il post “Bergamo 2019: il lavoro fà cultura”:

revolverata primo impatto:  “fà cultura” con l’accento, più che cultura, fa ignoranza;

revolverata secondo impatto: nel post in questione, si leggono le seguenti dichiarazioni

“Bergamo ha una credibilità anche economico-finanziaria che nessun’altra candidata può vantare, bisogna approfittarne”.

Il sindaco Tentorio: “Abbiamo le carte in regola. Dobbiamo crederci”.

L’assessore regionale Terzi: “Vi darò una mano in regione, sperando che Mantova non ne abbia a male”.

La signora Federica Olivares, a capo del “team internazionale che lavora al dossier da presentare in Europa”:  “Bergamo oltre le Mura in un’Europa senza mura è il concept. Il programma di azione si svilupperà su dualismi forti: Città Alta e Bergamo bassa…”;

revolverata terzo impatto: il post dei “fà cultura” finisce in gloria con “gli ambasciatori” di Bergamo capitale della cultura: Atalanta e Foppapedretti, Alessio Boni e Giorgio Pasotti, Gimondi, Krizia e Trussardi, Roby Facchinetti e Gianluigi Trovesi, Vittorio Sgarbi e Vittorio Feltri,  Bruno Bozzetto e Cristina Parodi.

Il post in questione in una settimana ha ottenuto 1 mi piace.

Evidentemente i personaggi citati come ambasciatori sono i primi a vergognarsi di aver dato il loro nome e anche  i primi a non aver raccolto l’invito del sindaco.

Dunque L’Eco di Bergamo con 60.000 lettori e 14.000 follower e un bilancio in milioni ha messo in piedi un mega-blog in collaborazione con l’Università e l’Ipsos (e immaginiamo con un adeguato budget) per pubblicare un post “ecumenico” che in una settimana ottiene 1 mi piace.

Parere del vecchio monsignore: dovevano affidare il blog agli oratori, sono lì che ci sono i ragazzi social-web, non negli istituti di sondaggio e marketing.

In realtà puoi mettere in campo tutti i soldi che vuoi, le partnership, le pr, la pubblicità, ma se non hai la materia prima del pubblicare, e cioè l’informazione, il senso critico, il coraggio della verità,  sul web vieni preso a revolverate.

manifesto doppio della cultura, di massa e di potere

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culturaMan

Il Doppio Manifesto della Cultura, di Massa e di Potere, ha una doppia funzione, pubblica, ad uso della masse, e riservata, ad uso del potere.

Quest’ultima sarà mostrata privatamente al principe, allo sponsor, all’azienda, al politico

allo scopo di fargli sponsorizzare pubblicamente la versione di massa.

Chiaramente, il vero gesto sovversivo, sarà quello di scambiare i due files.

MANIFESTO DELLA CULTURA AD USO DELLE MASSE

1)    la cultura è il bene comune indivisibile per eccellenza

2)    la cultura è la risorsa economica primaria di ogni comunità

3)    la cultura è l’arma più potente in ogni genere di conflitto

4)    la cultura è il codice che mette in linea il passato e il futuro

5)    la cultura è la forma di vita eterna della specie umana

6)    non c’è individuo, senza cultura

7)    non c’è società, senza cultura

8)    non c’è politica, senza cultura

9)    non c’è benessere, senza cultura

10)  non c’è umanità, senza cultura

MANIFESTO DELLA CULTURA AD USO DEL POTERE

1)    la cultura non è gratis

2)    la cultura non è per tutti

3)    la cultura non è commestibile

4)    la cultura non è biodegradabile

5)    la cultura non è naturale

6)    la cultura è artificio

7)    la cultura è appropriazione

8)    la cultura è persuasione

9)    la cultura è potere

10)  la cultura è in vendita

per agros culturae errans

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(L14-RN-4,1 Latina, Anglica, Italica versio)

sapientia homines non pascet

economiae mecanicus minister dixit

tum vero per agros culturae errans ego vobis dico

sapientia non solum pascet sed minus et melius et omnes pascet

hac sapientia verax est nutrix et matrix

non mortua monumenta sed spiritus novissimus cursus

et nova tekne atque communis logos

et regressio ad uterum, cum superiore coscientia,

quia sequitur fabulae hominis in terra unus est

vera cultura pro vera agricultura

alia ignorantia sunt

EGO VOS SUM

culture doesn’t feed,

said the dull minister of economy

but wandering about cultural fields I really say to you

that culture not only feeds

but feeds better and feeds less and feeds everyones

this is true culture, nurse and mother,

not dead monuments but mental new deal

and new techique and common right

and return to the source, with higher consciousness,

because the romance of man on earth has only one sequel:

a true culture for a true agriculture,

the rest is ignorance.

I’M YOU

con la cultura non si mangia,

ha affermato un ottuso ministro dell’economia

ma in realtà attraversando i campi della cultura io vi dico che

con la cultura non solo si mangia, ma si mangia meno, meglio, e tutti,

parliamo di cultura verace, nutrice e matrice,

non monumenti morti ma nuovo corso mentale,

e una nuova tecnica e una proprietà letteraria condivisa,

e il ritorno alle origini, a un nuovo livello culturale,

poichè il romanzo dell’uomo sulla terra ha un unico seguito possibile:

una vera cultura per una vera agricoltura,

il resto è ignoranza.

IO SONO VOI

tratto da Leone XIV, Rerum Novissimarum, Parte 4, cap1, Calepio Press© 2013

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