la giunta Galgario

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GiuntaGalgario

I soliti bergamarci sono quelli che da 300 anni hanno quella faccia da trota-squalo del maschio di soldi o di potere che si dà l’aria del nobile ma è bastardo dentro, e si vede.

Un tipo d’uomo moralmente un po’ suino, mediamente ignorante e piuttosto vanitoso, visibile per strada, nelle aziende, in società, sulle copertine patinate,  sui manifesti elettorali, identico nell’espressione ai vecchi ritratti di Fra Galgario (il frate-pittore dei vip, al secolo Vittore Ghislandi, Bergamo 1655-1743) che si possono vedere alla Carrara (ndr: no, scusate, è chiusa da 5 anni).

Secondo una ricerca #pensacheignoranza, il 69% dei bergamarci  non sa chi sia Fra Galgario, e chi lo sa, crede sia una figura minore. Sui libri di storia dell’arte è il maggior ritrattista del 700 in Europa, l’anello di congiunzione tra la pittura veneta e quella fiamminga, il maestro delle lacche.

Una storia tragicomica la sua, che si presta al gossip e all’amarezza, come i soggetti dei suoi ritratti.

Gossip: ancora ragazzo, mentre sta facendo il ritratto a una prosperosa contessa, quella, insoddisfatta, si apre il corpetto e gli sbatte in faccia il seno chiedendogli: ma perchè voi mi togliete quel che Dio m’ha dato? Il giovane Ghislandi fugge terrorizzato, scappa a Venezia, si fa frate.

Starà a Venezia 25 anni, imparando i segreti del colore dai grandi maestri. Nella Venezia barocca sarà il frate pittore amante del ritrarre orfanelli, speculare al prete-rosso Vivaldi che adorava far suonare le orfanelle.

Tornato a Bergamo, diventerà il ritrattista dei vip, lavorando fino a 90 anni, e facendo sempre e solo ritratti di 3 tipi: 1) bellissimi, di fanciulli bellissimi 2) bellissimi, di committenti orrendi 3) orrendi, di donne orrende.

Dal che derivano: 1) la fama di frate-pittore gay, con preferenze teen (il Cerighetto, il chierichetto, l’assistente più ritratto nella storia dell’arte, incarna per Zeri il modello ideale dai grandi occhioni e dalle labbra carnose e ricurve) 2) la fama di misogino 3) la vergogna-ignoranza dei bg b.got + ostracismo chiesa + iconoclastia femminista (le donne si vendicheranno).

Amarezza. Il corpus delle sue opere raccolte dal conte Carrara per la futura Pinacoteca, appena morto il conte, è smembrato e svenduto dalle nobildonne della commissione. Da lì in poi, l’oblio.

Fu il Longhi, già “scopritore” del Lotto, a spiegare il senso  di Fra Galgario ai moderni: distraendo committenti e spettatori con le magie del colore di vesti e tessuti, denudava le anime nei volti.

Pietro Citati scrive: non si rendevano conto, mentre posavano, che il loro demoniaco ritrattista penetrava dentro di loro, e frugava nelle anime, o nelle contraffazioni delle anime.

Gli aristocratici e i ricchi borghesi di Bergamo hanno gli sguardi rivolti verso sé stessi, in laghi di ansia e apprensione, forse nascondono follie; altri sono impavidi, arroganti, stolidi, immersi in tutto ciò che di equivoco e losco offre la vita. 

Un grande maestro, un minore nella sua città. Anche il Fra Galgario appeso nell’ufficio di presidenza della Ubi è stato sostituito con un’opera più glamour, optical, di un artista donna.

Tra gossip e amarezza, Fra Galgario continua ad aggirarsi inquieto tra i corridoi chiusi della Carrara (dove hanno messo i miei quadri?) e gli stanzoni dell’ex convento del Galgario dove posavano i vip, oggi dormitorio per extracomunitari dai grandi occhi e dalle labbra carnose.

(editoriale by Leone Belotti per il nuovo numero di CTRL, il magazine che “va a ruba pur essendo gratuito”, in distribuzione da oggi nei locali giusti con il titolo “i soliti bergamarci” partorito del duo Postini e Fennino, editore e direttore. L’immagine di copertina, elaborazione di un celebre ritratto doppio by Fra Galgario, è stata realizzata dai goodfellas dello Studio Temp)