sei quello che mangi

play this post

singlebollito

Volendo prendermi cura di me stesso, invece di mangiare in piedi davanti al frigorifero, ho fatto bollire un povero pezzo di lista con due umili patate, e a latere ho disposto quel che avevo in fatto di salse.

E improvvisamente, guardando compiaciuto la mia pietanza, sono stato trafitto da un fendente di auto-consapevolezza assassina:  sei quello che mangi, un single bollito.

 

Le ultime frasi degli ultimi maschi alfa

play this post

300-Rise-of-an-Empire7

caso 1/ Da bambino avevo questa zia nubile, formosa, buona, dolce, faceva la segretaria, l’amante, ha sempre avuto relazioni con uomini bellissimi, o di rango, ma sempre come clandestina dell’amore, e le domeniche le passava quasi sempre da sola, nel suo monolocale. Al suo funerale, il mese scorso, mi sono reso conto che io, “il palestrato dagli occhi dolci”, l’idolo di tutti i miei amici sposati, con la tipa che viene a prendermi con la Porsche, faccio la stessa vita e ho la stessa  solitudine di mia zia.

caso 2 / La terapia ha funzionato ma sinceramente preferivo tenermi la malattia, almeno avevo qualche cosa di umano, adesso mi sembra di avere la centralina elettronica.

caso 3 / La cosa che più mi disturba sono le fidanzate dei miei amici che ci provano con me. Più di una. E devi stare molto attento. Se le offendi, la paghi molto cara. Se ci stai, quando vedi il tuo amico ti senti una merda. L’unica è abbozzare, lasciarle credere che ti piacerebbe, ma per una cosa o per l’altra non si trova mai l’occasione. Poi esci con il tuo amico, e lui vuole che gli presenti le tue amiche allegre, vuole fare la serata matta, e poi vuole che tu  sostenga una marea di palle con la sua fidanzata, perché sei un amico.

caso 4 / Si, è vero, ho risolto tutte le mie menate, sto bene, ho amici veri, guadagno bene, le donne, donne belle, donne capaci di amare, non mi mancano. Ma c’è un ma. Mi sono reso conto di non essere più in grado di stare con qualcuno. Anche un week end mi sembra una prigione. Alla fine mi limito a portarle a cena, e cerco di evitare il dopo cena, appena possibile.

caso 5 / Tre settimane fa una domenica sera lei ha preso su la macchina, il bambino, due borse, ed è andata a vivere a casa di sua madre.  Ma sua madre non è mica morta il mese scorso?  Appunto.

caso 6 / Venerdì notte la biondina giovane, il sabato in pausa pranzo la mammina elettrica e nel pomeriggio la giunonica bisex. Tre donne e sei coiti in dodici ore, tutto molto bello. Ma la sera poi una disperazione pazzesca, mai sentito così solo in vita mia.

caso 7 / La mia compagna negli ultimi due anni è diventata un cadavere. Controvoglia, totalmente passiva. Non facciamo sesso da sei mesi. Non ricordo quando è stato l’ultimo bacio.  Provato andare qualche volta con delle prostitute, con risultati davvero poco gratificanti. Settimana scorsa in trasferta sono finito a letto con una collega, ubriachi, la prima vera scopata liberatoria da anni, mentre stavo per venire ho cominciato a dirle ti amo, ma io ti amo, ti amo, ti amo, lei diceva smettila, smettila, smettila! Io non ho capito subito, stavo per venire, pensavo che anche lei fosse lì lì, invece era in crisi isterica, mi ha allontanato, si è appallottolata, piangeva disperata mordendo la federa del cuscino, non mi toccare, vai via, per favore vai via, mi diceva.

caso 8 / Si, sono venti giorni oggi. No, non dormo. No, non mangio. No, non lavoro. Cosa faccio tutto il giorno? Sto sul divano a guardare la tele. E cosa guardo? Niente, non l’ho ancora accesa da quando se n’è andata.

caso 9 / Alla fine mi sono inventato questo giochino: sul più bello, mentre lei sta per venire, rallento, lei è infoiata, adesiva, dimmi che mi ami, le dico, no, non ti amo, voglio solo scopare con te, allora lo tiro quasi fuori, mi fermo, dimmi che mi ami, no, bastardo, e spinge col pube, ma io la tengo a distanza di forza, dimmi che mi ami, brutta troia, e a quel punto finalmente cede, e mi soffia in faccia rabbiosa, si, ti amo, e allora la penetro a fondo, la stringo, me la stringo, le vengo dentro mentre le lecco la gola, o l’ascella, e intanto le sussurro anche io ti amo, a bassa voce, tanto non mi sente, tutta presa dal suo urlare di piacere.

caso 10 / La strategia prevede di non mandare messaggi, non fare telefonate, ma io a un certo punto della sera avrei proprio voglia di mandarle un messaggio. Così, senza bisogno di avere risposta, un mio bisogno di comunicare, di darmi. Parlando in pausa pranzo con due mie colleghe, scopro che hanno lo stesso mio problema: anche loro, come me, si trattengono dal mandare messaggi “romantici” per non risultare asfissianti. Decidiamo di creare un trio what’s up IL MESSAGGIO CHE TI MANDEREI, e quando ci viene la voglia di scrivere il messaggino patetico e strategicamente sbagliato ce lo mandiamo tra di noi. Così ieri sera ho mandato alle mie colleghe: Ciao amore mio ti amo tanto ti abbraccio ti bacio il collo le orecchie i capelli le tempie i capelli gli zigomi il mento la gola lo sterno l’ombelico ti accarezzo la nuca le ginocchia ti lecco le dita ti sussurro dormi bene sei una persona speciale domani sarai ancora più bella!