a Natale siamo tutti Quarenghi

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Quarenghi_by_Alexander_Orlovsky_(1777-1832)

Si spengono le insegne, si svuotano le strade. Una badante russa e un muratore marocchino aspettano l’ultimo bus. Un vecchio infagottato si avvicina lentamente, con incedere elegante.

Dice: sono partito da ragazzo, con il sogno di costruire una città!

Ha l’aspetto trasognato, ed un naso gigantesco.  I due immigrati gli sorridono, e il clochard accenna un inchino alla badante: eccomi in capo al mondo, al cospetto dell’imperatrice di tutte le Russie! Vi riconosco, Maestà!

Commossa, la badante sfila una baguette dalla borsa della spesa.

Mon ami! Caterina la Grande mi porge le chiavi di San Pietroburgo per farne una grande capitale! Cento cantieri, le migliori maestranze… l’accademia delle scienze, l’istituto Smorny, la borsa, il maneggio, il teatro dell’Ermitage… la città è un’immensa pianta… e gli anni, i decenni  volano come foglie…

Poi il vecchio si interrompe, ha gli occhi lucidi. Guarda i due immigrati e legge nei loro pensieri. C’era ancora il comunismo, lei era una bellissima ragazza, laureata in chimica col massimo dei voti, piena di speranze,… adesso è solo una badante, e appena licenziata!

Il marocchino sa costruire da solo un edificio finito… ma ha un contratto da generico, a 3/4 della paga, e le dimissioni già firmate,  alla ditta basta mettere una data, una pratica diffusa.

Venite con me, avanti amici, seguitemi, nessuno vi aspetta, l’ho capito, sentite come  finisce la mia storia…

Pochi passi, e s’infila nella porticina di servizio di un palazzo nobiliare.  Sale uno scalone, scosta un tendone, si ritrovano in un salone.

Sedete, accomodatevi, ora chiamo la servitù… questa era la mia casa, qui ho spedito i miei libri, i disegni… sognavo il ritorno, lontano dalla patria mi ero ricoperto di gloria… indicibile fu la mia delusione, i miei familiari avevano disperso e venduto le mie cose, il municipio sequestrato i miei beni…

Sul tavolo compaiono piatti, bicchieri, pane e vino nel cartone. Rientrato in Russia… la sofferenza più grande… la morte di mia moglie… anche le feste, quando sei solo… una vita da emigrante… e quando mi intitolano una via, diventa la via degli immigrati…

La badante e il marocchino, barcollando dolcemente, accennano un valzer… c’è la luna sui tetti, e un gatto innamorato, che randagio se ne va, con i ricordi del passato, e un sogno mai sognato… Buon nuite, bonne nuite…

Silenziosamenteil vecchio e se ne va, dimenticando il suo cappotto… ma all’alba, da quel magico giaciglio, viene il vagito di un neonato… il marocchino ringrazia Allah, la badante gli dice di accendere il fuoco, è nata una famiglia…

si sveglia a poco a poco tutta quanta la città, arrivano i vicini, la notizia corre di bocca in bocca: miracolo di Natale in via Quarenghi! 

E si sentono tutti un po’ Quarenghi, vicini e lontani, e portano doni a quel bambino, venuto al mondo da clandestino, in una casa sfitta.

(by Leone Belotti, editoriale per CTRL magazine Dicembre 2013; thanks to Domenico Modugno; imago: caricatura di Giacomo Quarenghi by Alexander Orlovsky, 1802)